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I giorni dell'abbandono
di Elena Ferrante


a cura di Paolo Durando

Editore: E/O
ISBN: 887641486X
213 pagine - euro 14


Questo romanzo è l'analisi di una vicenda di abbandono. La 38enne Olga, che da Napoli è approdata col marito, dopo anni vissuti all'estero, a Torino, ha investito la parte migliore di se stessa nella vita di famiglia, rinunciando anche ad avere un lavoro, pur conservando qualche aspirazione come scrittrice. Quando il marito Mario all'improvviso la lascia per una ventenne inizia il crollo di tutto un mondo. E' un'esperienza devastante, che obbliga Olga a riconsiderare ogni cosa, a vedere sotto un'ottica diversa i tanti anni di matrimonio più o meno felice. Si ritrova ad un grado zero della sua vita, in cui tutto deve passare sotto il setaccio di una nuova consapevolezza. Si riduce all'ombra di se stessa, attraversa un giorno dopo l'altro trasformata nel profondo : parla sboccato - e non l'aveva mai fatto -, è aggressiva, diventa infrequentabile.
"Consumiamo e perdiamo la vita " leggiamo "…perché un tale, in tempi lontani, per voglia di scaricarci dentro il cazzo, è stato gentile, ci ha eletto tra le donne. Scambiamo per chissà quale cortesia rivolta solo a noi il banale desiderio di fottere. Amiamo la sua voglia di chiavare, ne siamo così abbagliate da pensare che sia la voglia di chiavare proprio noi, soltanto con noi."
Il cane Otto, tanto amato da Mario, le è di peso e le sembrano talvolta inquietantemente estranei anche i figli Ilaria e Gianni, che rappresentano l'intimità perduta con un uomo che dava senso e sostanza al suo vivere. Una volta incontra casualmente Mario e la sua amante, che porta i suoi orecchini, che erano stati della nonna di lui. Questa prova della mancanza completa di sensibilità da parte del marito sconvolge Olga al punto che lo aggredisce, gli strappa la camicia, lo picchia di fronte allo sguardo sconcertato e forse divertito dei passanti. Del resto Olga, nonostante anni di autocontrollo, conserva la "napoletanità" delle origini. Una notte d'agosto, messi a letto i bambini, seduce il musicista del piano di sotto, il 53enne Carrano, per il quale non prova alcuna attrazione. Il mattino successivo rappresenta il fondo di questa esperienza, il punto di non ritorno. Qualcosa è esploso dentro di lei, passato e presente si confondono, è distratta, inefficiente, non riesce neppure ad aprire la nuova porta blindata e pensa di esser prigioniera in casa sua, assieme ai due figli. Gianni è malato mentre Ilaria cerca innocentemente e orgogliosamente un ruolo "adulto" che possa tamponare le falle materne. Il telefono non funziona e, come se non bastasse, il cane Otto muore, probabilmente avvelenato dalla stricnina. Qualcuno potrebbe averlo ucciso intenzionalmente, magari lo stesso Carrano, che non aveva simpatia per quel cane nè per il suo padrone, in quanto non rispettava il decoro delle parti comuni condominiali. Di fronte all'animale morto Olga prorompe in un pianto liberatore, che la restituisce a se stessa. Da quel momento inizia a risalire lentamente la china.
Romanzo eminentemente "femminile" sia per la scrittura che per l'argomento, costituisce un'occasione per osservare da vicino le dinamiche del perdere e ritrovare se stessi. La pagina è costituita di frasi brevi, incalzanti, che rendono la vicenda con l'immediatezza di un risentito impressionismo, registrando con grande acutezza introspettiva ogni moto dell'animo, gesto, elucubrazione. Un tema come quello del tradimento e dell'abbandono molto difficilmente viene scelto e approfondito da uno scrittore maschio, a meno che non si chiami Tolstoj, del quale nel romanzo viene infatti citato "Anna Karenina" (assieme ad una dovuta allusione a "una donna spezzata" di Simone de Beauvoir") . Ma Tolstoj non era solo un'eccezione: era uno scrittore dell'ottocento, quando il maschio rappresentava ancora l'universale e si sentiva autorizzato, avendone la capacità, a parlare anche in nome delle donne. Oggi non è più così, e gli scrittori si attengono maggiormente a tematiche loro più affini. . Non che gli uomini non soffrano dell'abbandono. Le cronache sono oggigiorno piene di mariti e fidanzati che non sopportano di essere stati lasciati e diventano assassini feroci. All'uomo manca la mediazione, la capacità e possibilità di elaborare il lutto, anche attraverso la parola. A farsi carico della comprensione e gestione delle emozioni, a scandagliare la vita quotidiana saranno piuttosto le donne, scrittrici o meno, in un esercizio di quell'autocoscienza che le distingue e, in un certo senso, le separa. Forse proprio qui sta il nocciolo della "differenza sessuale" , che, al di là dei dogmi e degli stereotipi di un passato millenario, alcune intellettuali, in particolare filosofe, hanno posto come questione fondamentale negli anni ottanta, da quando cioè si è concluso il ciclo di lotte del femminismo aggressivo, quello de "il personale è politico" . Se crediamo che la narrativa abbia anche lo scopo di avvicinarci ad una mai raggiungibile verità su noi stessi, sulla nostra presenza sul teatro del mondo, uomini e donne, sapremo apprezzare questo romanzo.
A cura di Paolo Durando (dado.d@libero.it)


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