Cinzia
carissima,
Dunque, il tuo corposo romanzo mi è
arrivato e, sotto un certo aspetto, non
mi ha per niente sorpreso. Via via che
andavi pubblicando storie di assassine,
da sole o in coppia, di delitti londinesi,
di amori tragici, sempre più si
delineava il tuo orientamento verso la
narrativa pura, verso la fiction, come
si usa dire oggi con una parola che mi
è odiosa.
Desiderio sottolineare, prima di tutto,
il tuo involontario coraggio a iniziare
un romanzo di ben 429 pagine con la figura
di uno scienziato hitleriano, Martin Krieger,
che si occupa del problema del sonno.
Ti saresti potuta tirare addosso facili
ironie, come per esempio la domanda: ma
se le cavie umane dello scienziato avessero
letto questo libro, ce lavrebbero
fatta a rimanere svegli? Sto scherzando,
naturalmente.
Perché in realtà il tuo
romanzo, che sintitola appunto Linsonne,
avrebbe potuto essere un prezioso alleato
di Martin Krieger, in quanto è
assai difficile riuscire a gstaccarsi
dalle sue pagine una volta che lo si è
iniziato. Un tempo un paradossale slogan
per magnificare certi romanzi gialli era:
questo libro non vi farà
dormire. E allora ti domando: ma
tu, scegliendo questo titolo, sapevi già
che avresti reso insonni i lettori, anche
se il romanzo non è, a tutti gli
effetti, un giallo tradizionale?
Ti devo confessare che Linsonne
è stato invece, per un altro verso,
una sorpresa. Almeno per me. A forza di
leggere le tue storie di delitti ispirate
alla cronaca, mi ero convinto che il tuo
primo libro di narrativa autonoma sarebbe
stato un romanzo poliziesco con tutti
i sacramenti. Ti sottovalutavo. Il tuo
lo è anche, una sorta di giallo,
ma solo nella seconda parte.
La prima parte è, francamente,
straordinaria. Inizi con una certa quantità
di nascite, una sorta di biblica elencazione
di figli, padri e madri, e poi prosegui
percorrendo un amplissimo arco temporale
che va dagli anni che precedono il nazismo
alla fine della seconda guerra mondiale
ed esponendo nitidamente le varie vicende
singole di una molteplicità di
personaggi, che ora si sfiorano, ora si
attraversano, ora sintersecano,
ora si perdono di vista, ora si ritrovano,
ma sempre in un contesto rigorosamente,
direi pignolescamente, storico.
Qui la tua abilità di narratrice
dà, a mio parere, il meglio di
sé. Ti muovi e ci fai muovere,
con scioltezza, con consapevolezza, con
partecipazione emotiva, adoperando un
tuo personale filo dArianna narrativo,
dentro un labirinto di nomi e di fatti
che mai, in nessun momento, fanno perdere
al lettore linteresse e lattenzione.
Ogni personaggio che fai comparire sulla
pagina è definito perfettamente,
non presenta aspetti tirati via, lati
irrisolti o incomprensibili, ha una sua
forza perché nasce da una vera
necessità di racconto. Brava.
Possiedi il dono di una narrazione fluida,
chiara, che tiene benissimo la lunga durata.
Ti consideravo col respiro di una centometrista,
invece mi hai dimostrato di avere anche
il fiato di una maratoneta.
E la seconda parte è allaltezza
della prima anche perché tra luna
e laltra non ci sono cesure. Anzi,
sei stata abilissima a traghettare il
lettore, ad agganciarlo con quellomicidio
proprio alla fine della prima parte, Max,
Sophie e Thomas, ormai adulti, al centro
di un autentico thriller.
Questa miscela di romanzo storico e di
romanzo dindagine, che sulla carta
poteva parere un poco azzardata, ti è
perfettamente riuscita. Ha un gusto forte,
originale.
Complimenti.
Ti abbraccio e ti auguro un milione di
lettori.
Andrea
Camilleri
(per gentile
concessione dello staff di Cinzia Tani)
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L'insonne
di Cinzia
Tani
Anno
2005 -
Mondadori
Prezzo €
18 -
429 pp.
ISBN
2147483647
Recensione
(a cura di S.Marchesi)
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