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recensioni
L'ottavo
giorno della settimana
Di Roberto Stranieri
a cura di Salvo Ferlazzo
Prezzo
€ 10,00
72 p., brossura
Anno 2004
Editore COEDIT
Collana Prime righe
Dopo la lettura de
lottavo giorno della settimana,
si potrebbe essere tentati dal dare della sociologia
sul fenomeno del disagio sociale, in tutte le
sue articolazioni e in tutte le sue manifestazioni
più p meno palesi. Sarebbe troppo facile.
La periferia, lanonimato, linsofferenza
sarebbero tra gli argomenti principe, e si finirebbe
inevitabilmente per avere un quadro fin troppo
definito di ciò che lautore ha
voluto cogliere con immediatezza, con garbo,
suscitando in chi legge una sana, feconda curiosità.
Lossimoro che balza agli occhi leggendo
il titolo, spinge ad una visione a-temporale
del tempo, ma non per questo non induce ad una
serie di riflessioni sulluso che se ne
fa di esso, quando si srotola lungo situazioni
esistenziali ben definite. Ecco che il tempo
diviene struttura della possibilità e
della progettazione. Anche se non viene espressamente
detto, il tempo, e la sua ottava scansione,
hanno circondato i protagonisti, di primo e
secondo piano, delle storie narrate. I minuti
passano, le ore si assommano e cresce questa
massa scura che è il tempo. Extensio
animae, diceva SantAgostino.
Il tempo è invenzione, o non è
niente, affermava Bergson. Ho scritto
di visione a-temporale del tempo, perche in
questa antinomia si colloca il vasto circo dei
personaggi:Beatrice, trentanni e
non sentirli trentanni e mostrarne
cinquantasei . Lindecisione
dei tre ragazzi, era mezzora
che i tre ragazzi dellalbergo uscivano
e rientravano dal balcone . Fabrizio
e il suo tempo scandito dai furti, larresto,
la galera, la libertà. E il BMW, con
le gomme consumate dallasfalto. E poi,
Antonio e Maria, quattro occhi che
hanno visto tutto insieme e continuano a farlo .
Lavvocato Giancarlo e il suo strozzino,
protagonista questultimo, di un passaggio
veloce che fece da bambino a bastardo inutile.
Tutti vivono il loro tempo, e il loro disagio,
in una società che ha prodotto una sorta
di ideologia della crisi; unideologia
dellemergenza, che pervaso, insinuandosi,
le forme pubbliche e gli starti più intimi
di ognuno di noi. Ecco che il tempo modifica
un aspetto della cultura di una società,
quello che Benasayag e Schmit hanno chiamato
la trasformazione del futuro-promessa
nel suo contrario, il futuro-minaccia.
Questo stato di tensione, spinge la coscienza
ad una continua, penosa oscillazione tra indifferenza
e rifiuto. Si polarizza, così,
in maniera irriducibile il processo temporale,
in una dicotomia esistenziale tra giusto e sbagliato,
o per dirla con Camus tra lenvers
e lendroit. Una figurazione assurda
si snoda lungo tutti i racconti, facendo indossare
ai protagonisti gli abiti della ribellione irriducibile,
dellindifferenza dellesistere, della
pietrificazione della coscienza. Si sedimentano
situazioni drammatiche in una evidenza di guerra
di tutti contro tutti. Tutti colpiti dallurto
violento delluomo contro la storia, in
una più matura e decisa consapevolezza
della propria condizione umana. I personaggi
si muovono su un impianto narrativo scorrevole,
pur nella densità delle vicende, e raccolgono
attorno a sé i colori, ora tenui di una
iniziale storia damore in procinto di
svanire, ora le tonalità accese, vibranti,
passionali di storie che aprono voragini in
ognuno di loro. Per assurdo, proprio in ognuno
di loro, vi è la consapevolezza che la
stessa vita ha in sé qualcosa di miracoloso;
e il miracolo consiste nel ghermire il reale
e di trasfigurarlo, per poi racimolarne, tramite
unautonoma capacità di conoscenza,
pochi brandelli di memoria.
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