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Editore I fiori di Campo, 2002
Pagine 32 - euro 6.50
E'
facile accusare l'amministratore di
condominio, chiamato per mestiere a
metter le mani sui nostri soldi comuni,
di truffarci dei nostri risparmi, anzi
di sfruttare o piegare allo scopo le
difficili somme e ripartizioni delle
interminabili tabelle e le voci non
sempre chiare del bilancio. Non c'e'
condominio dove qualcuno non abbia qualche
recriminazione contro l'amministratore,
recriminazione che spesso fa parte di
una piu' generale trama di piccoli (e
a volte grandi) odi e ripicche che passa
tra scale, androni e pianerottoli.
Quando poi, come nel racconto di Alessandra
Spagnolo, l'amministratore sparisce,
si tratta, da subito e per tutti, di
una fuga con il "bottino",
cioe' con la cassa condominiale. Ma
siamo in un racconto giallo, e quindi
la verita' non e' la prima, anzi e'
forse l'ultima cosa a trasparire, come
in filigrana. Nel frattempo, una serie
di ritratti di donne si dipana intorno
al disincantato e forse anche un po'
annoiato ispettore di polizia inviato
ad investigare in quel palazzo di via
Raggio, gia' assediato dai soliti, aggressivi
giornalisti. Donne che raccontano la
loro realta' con parole taglienti, a
volte aspre, e danno ciascuna una letturadiversa
al "giallo", come Maria, oppressa
dalla colpa e da un matrimonio soffocante:
"Il gesto dell'amministratore e'
estremo, lo so, disonesto, ma ha rotto
lo schema, le sbarre della mente. Si
sentiva in prigione ed e' evaso, e'
fuggito; perche' io non posso farlo?
Non ho scontato abbastanza la mia colpa?".
O come Paola che deve proteggere con
la sua infelicita' il marito assassino
per leggerezza: "Io che avevo troppa
paura di perdere lui e tutto il mio
mondo ho annuito in silenzio".
E tante altre piccole vicende, ma difficili
e faticose anche da dichiarare e da
tirar fuori dall'opaca luce della quotidianita',
figuriamoci poi davanti ad un ispettore
di polizia che non vede l'ora che tutto
sia finito e il mistero risolto.
Mi e' venuto in mente, leggendo "L'amministratore",
un romanzo di George Perec, "La
vita: istruzioni per l'uso", dove
la vita di un palazzo parigino e' scoperta
e riletta in chiave storica passando
attraverso i muri. Qui invece in una
citta' italiana, probabilmente Genova,
e' il presente che domina, la ripetitivita'
della vita, riflessa nell'iterazione
delle stesse frasi in bocca a persone
diverse, frasi sempre uguali che sboccano
in storie tanto diverse tra loro. Un
racconto in cui non ci si incontra e
si cerca, con cura molto femminile,
di non scontrarsi, piuttosto si tenderebbe
ad evitarsi, se la struttura del condominio
non costringesse tutte queste donne,
e queste storie, a riconoscersi nella
loro angoscia claustrofobica.
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