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recensioni
Assassine
Quattro secoli di delitti al femminile
di Cinzia
Tani
a cura di Sabina Marchesi
Mondadori 1999
487 pagine
8,40 Euro
Sconvolgente
perché inusuale questo libro altro non
è che la dimostrazione di quanto possa
colpire uno stereotipo che sotto i nostri occhi
si trasforma nel contrario di sé stesso,
in quanto ci mostra per la prima volta una creatura
ideologicamente angelica, tipicamente affettuosa
compagna, dolce sposa e madre esemplare, nelle
vesti inconsuete ed allarmanti di un'omicida.
Con oltre due anni di lavoro di ricerca, Cinzia
Tani riesce a presentarci trentacinque storie
impressionanti e orrorifiche di altrettante
donne assassine, condotte al delitto da strade
diverse, analizzate nella loro infanzia, nella
loro vita, nel loro carattere per meglio comprendere
chi o che cosa le ha condotte a macchiarsi di
sangue, e a concludere spesso la loro stessa
esistenza sul patibolo, o in carcere.
Ogni piccola storia è trasformata in
un giallo avvincente in stile puro noir, incalzante,
mordente, graffiante. Il pathos e la suspence
ci conducono attraverso i secoli a visualizzare
le storie di trentacinque donne, apparentemente
normali, apparentemente simili a noi, apparentemente
mogli, madri, spose, canonicamente perfette
nel loro ruolo. Forse proprio per questo le
realtà allucinanti che ne scaturiscono
sono così spaventose, perché ci
mostrano donne normali trasformarsi sotto i
nostri occhi in assassine implacabili: per odio,
per amore, per crudeltà, per paura, o
per necessità.
Ci sono storie di tutti i tipi in un periodo
storico di 361 anni che va dal 1604 al 1965.
Donne assassine e imperdonabili, tipo serial
killer, come è il caso della famigerata
Contessa ungherese Erszbet Bathory, che uccise
per puro sadismo e piacere personale ben 610
ragazze, e che morì espiando i suoi atroci
delitti murata viva in una cella del suo stesso
castello.
O fragili ma spietate creature che uccisero
per amore, come Mary Banning che avvelenò
il padre perché si opponeva al suo fidanzamento,
o Madeleine Smith che uccise il suo amante per
non compromettere il fastoso matrimonio che
le si prospettava. Donne che uccisero per puro
calcolo economico, come Leonarda Cianciulli
che assassinava vecchiette facoltose per impadronirsi
dei propri beni, o Kate Bender che gestiva una
locanda e uccideva i clienti per poi derubarli,
o Madame La Voisin che assassinava piccoli infanti
per perfezionare i suoi riti satanatici con
i quali intratteneva mezza corte di Luigi XIV.
Ma ci sono anche donne normali, che hanno ucciso
spinte dalla necessità, soffocate da
una situazione familiare o matrimoniale impossibile,
e che hanno creduto di vedere nel delitto la
loro unica via d'uscita.
Sono comunque tutte indiscutibilmente donne
che hanno rinnegato il loro ruolo tradizionale,
quello che la società abitualmente loro
riserva, di mogli e di madri amorose, di compagne
affettuose e fidate, di pilastri e sostegno
della famiglia, donne che hanno smarrito la
via, e si sono dibattute nel lato oscuro della
loro personalità, fino a non vedere più
la luce, donne schiacciate spesso da un destino
ingrato, a cui non hanno saputo o voluto piegarsi,
preferendo cercare una soluzione diversa, una
via di fuga, un atto estremo che alla fine le
ha comunque condotte a perdersi in qualche modo:
assolte dal tribunale ma bollate a vita come
perfide assassine, vittime di esecuzioni oppure
condannate a vivere lunghissimi anni di carcere.
Alcune sono sopravvissute e si sono rifatte
una vita, altre sono perite espiando il loro
crimine, altre hanno ultimato la loro vita in
carcere. Alcune erano creature perfette, belle,
intelligenti e di buona famiglia, che hanno
ucciso quasi senza motivo, ed è il caso
di Anne Perry, la celeberrima scrittrice di
gialli ambientati in epoca vittoriana, resasi
colpevole in gioventù di un crimine efferato
e violento, complice e forse istigatrice dell'assassinio
della madre della sua migliore amica, rea soltanto
di non concedere il permesso per una vacanza.
Storie comprensibili, dunque, oppure incredibili.
Inquietanti o stupefacenti per la loro terribile
semplicità, agghiaccianti per l'orrore
e l'efferatezza del crimine compiuto, o semplicemente
accettabili per l'ineluttabile scorrere degli
eventi che proprio a un fatto di sangue fin
dall'inizio sembrava portare, fosse solo per
troppa ingenuità.
Fatti ed eventi di ogni tipo, raccolti e rappresentati
con una maestria da gran teatro, in cui ogni
storia è un piccolo sipario che si apre
e si chiude davanti ai nostri occhi, di noi
che condanniamo e assolviamo, comprendiamo o
deprechiamo, ma che comunque siamo condotti
con mano sicura alla totale comprensione di
fatti e caratteri delle persone coinvolte in
fatti di cronaca che non sono poi così
lontani dalla nostra vita di tutti i giorni.
Ad eccezione dei delitti più efferati
la maggior parte dei crimini descritti ci appare
compiuta sotto la spinta di pressioni insopportabili,
frutto di scelte che furono fatte per bisogno,
per amore, per necessità, o per paura,
delitti comprensibili dunque, ragionevoli, accettabili,
se mai ci furono delitti che possano essere
considerati tali, al punto che le situazioni
descritte ci suonano in qualche modo fortemente
familiari perché quotidiane, vere, reali,
tangibili, comuni, a certificare ancora una
volta, se mai ce ne fosse bisogno, quanto la
realtà di questi cosiddetti mostri sia
poi così tanto ma così tanto vicina
alla nostra personale e abituale esistenza da
mettere quasi paura.
E come sempre il confine tra il bene e il male
è costituito soltanto da una sottile
e indefinibile linea facilissima da travalicare
se sottoposti a determinate angosce, drammi,
tensioni e pressioni psicologiche, e proprio
per questo non ci sentiamo di condannare e di
giudicare quelle che tra queste donne hanno
ucciso per motivi comprensibili, e che ci ispirano
pietà e molta tristezza perché
per dirla con le parole di Marie Besnard: "
Sarebbe potuto capitare anche a voi "
Un libro sicuramente da leggere con mentalità
antropologica, perché ci avvicina ancora
di un passo alla comprensione della razza umana,
così complessa e sfaccettata da presentare
ancora a distanza di secoli incredibili misteri,
e perché lo studio del passato ci avvicina
come sempre al presente, e perché in
futuro non accada mai più quel che accadde
a loro, a creature perdute per sempre, imprigionate
contro la loro stessa volontà, vittime
di un tipo di vita inaccettabile, e facili prede
di una società che faceva delle donne
oggetto di scambio in partite matrimoniali,
in cui loro erano destinate a non vincere mai.
S.M.
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