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recensioni
La
guerra dei castori e dei salmoni di Cinelli e Parisi.
a cura di Carlo Menzinger
Editore: Liberodiscrivere
Collana: Il libro si libera
ISBN: 88-7388-041-X
Pagine: 82
Prezzo Euro: 7,00
In
questi giorni in cui non c'è casa dalle
cui finestre non penda una bandiera con i
colori dell'arcobaleno e la scritta "Pace"
è possibile dire "Mi piace la
guerra"?
Io credo di sì, se la guerra di cui
si parla è "la guerra dei castori
e dei salmoni", il bel romanzo di Cinelli
e Parisi.
Dopo averne letto un estratto sulle pagine
web di Liberodiscrivere (www.liberodiscrivere.it)
mi sono subito detto che quelle righe promettevano
molto bene e che se l'intero romanzo riusciva
a mantenersi su quel livello meritava certo
d'esser letto.
Ho quindi ordinato subito una copia del volume
e, appena possibile, l'ho letto, compiacendomi
del mio intuito: si tratta infatti di un ottimo
libro.
Per ottimo libro intendo dire che descrive
con grande semplicità una bella storia.
Una storia che, nella sua immediatezza, descrive
il nostro mondo assai meglio di tanti saggi
o di romanzi che girano e girano intorno alla
sostanza delle cose senza mai colpire il bersaglio.
Questo non capita al romanzo breve (o racconto
lungo) di Cinelli e Parisi. Ci narrano una
fiaba, con tutte le caratteristiche (tranne
il lieto fine) delle belle favole ma dietro
a questa vicenda di salmoni, castori, aquile
e vermi ci fanno intravedere una visione chiara
della guerra e del terrorismo. Tutto ciò
però senza disturbare con pesanti moralismi
e conservando una trama leggera, così
leggera che ho potuto persino raccontarla
a mia figlia di cinque anni che più
volte già mi ha chiesto di raccontargliela
ancora. E devo dire che ben vedrei questo
racconto trasformato in un cartone animato.
E' questo un romanzo che metterò nella
mia libreria accanto alla "Collina dei
conigli", di cui ha la capacità
di descrivere un mondo animale corale e solo
parzialmente umanizzato, e la "Fattoria
degli animali", di cui sembra conoscere
le metafore favolistiche. Certo se i suoi
due egregi autori avessero avuto la fortuna
di nomi più illustri sarei stato sicuro
che questo volume avrebbe presto potuto figurare
in ben altre librerie accanto a questi e ad
altri romanzi che, parlando di animali, descrivono
l'uomo e i suoi bisogni primordiali. Non posso
cioè non pensare al "Gabbiano
Jonathan Livingstone" o alla "Gabbianella
ed il gatto", per citare i più
moderni ma in realtà la tradizione
cui questi autori si rifanno affonda assai
più indietro nel tempo e c'è
in loro qualcosa di Fedro, Esopo o La Fontaine.
Di questi autori antichi conservano uno sguardo
genuino sul mondo che, nonostante tanti celebri
antenati, gli permette di osservare l'umanità
con occhi privi di sovrastrutture culturali
(questa è la prima impressione ed il
pregio dell'opera ma ben si capisce che il
messaggio lanciato è assai importante
e "culturalmente" profondo).
Ed è quindi divertente il sovrapporsi
ad una simile trama di una serie di note scherzose
al testo con il quale gli autori fingono di
eseguire una "nuova traduzione"
di un antico testo cimmerico-cimbrico in cui
le metafore alludono non al nostro mondo ma
agli antichi conflitti tra tali popoli.
Leggere queste pagine, in giorni come i nostri
in cui i venti di guerra soffiano particolarmente
impetuosi, non può che fare un certo
effetto e fa riflettere su quanto sia giusto
il dominio di certe aquile e quanto possa
rivelarsi inutile e dannosa ogni guerra.
Non voglio dirvi di più per consentirvi
di assaporare meglio la lettura di questo
testo, lettura che sarebbe un peccato per
chiunque procrastinare o evitare.
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