GLI
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Un
romanzo epistolare, un giallo a sorpresa,
un romanzo storico? Possiamo dire che i
tre generi si mescolano e si integrano così
bene in questo romanzo che ha vinto il Premio
"Elio Vittorini" 2001 per la narrativa
(e che comunque presenta, nonostante tutto,
un'unitarietà e una compattezza incredibili)
da costituire quasi un nuovo genere letterario
decisamente particolare, derivante dalla
fusione di diverse tecniche. Il tutto in
un linguaggio irresistibile e travolgente,
profondamente innovativo nella sua mescolanza
di termini dialettali siciliani, parole
arcaiche, neologismi, parole di uso quotidiano
e di uso letterario, un linguaggio che ormai
in molti non esitano a definire "magmatico".
L'argomento, poi, è così avvincente
e la suspence è talmente costante
che non si può fare a meno di leggerlo
tutto d'un fiato. E' la storia ambientata
in Sicilia di una trovatella tredicenne,
Antonia, che nella notte del 13 dicembre
1794 nel convento che la ospita assiste
al misterioso assassinio di una monaca,
e pertanto ne viene allontanata e data "in
affitto" al violento massaro don Cola.
Esasperata, fuggirà con una compagnia
di attori girovaghi per poi finire "creata",
cioè serva, presso la nobile famiglia
dei Roccaromana. A partire dalla notte del
delitto, però, Antonia è perseguitata
da strani odori nei momenti di paura, odori
che le provocano vomiti e capogiri. Sono
gli stessi odori che caratterizzano la fine
di un'epoca: si sta ormai diffondendo in
Sicilia il giacobinismo proveniente dalla
Francia, la fede in una "repubblica
che ci rende tutti uguali davanti agli uomini
e non solo davanti a Dio". Sono le
stesse idee che hanno conquistato la ribelle
principessa Ignazia di Roccaromana, monacata
a forza con il nome di madre Crocifissione
di Dio, la quale attua un progetto insano:
insegna a leggere e a scrivere alla sua
serva Antonia sui testi degli illuministi.
E la serva si aggira di notte nella biblioteca
del palazzo dei Roccaromana per leggere
di nascosto i libri giacobini. La scoprirà
il Principe Vincenzo, al quale la legherà
un rapporto ambiguo di violenza e di amore,
fino al travolgente epilogo. Lo sfondo storico
è quello di una Sicilia che aspetta
da Napoleone la liberazione e la trasformazione
in Repubblica indipendente, e nel libro
compare non a caso tra i personaggi la figura
del grande poeta Domenico Tempio, cantore
plebeo di quei tempi. La storia della creata
Antonia vi si impone come una metafora del
desiderio di uguaglianza di tutti gli uomini.
La "creata", che ha commesso il
"peccato di sognare", protagonista
di una storia cupa e carnale, si riscatta
in un finale pieno di speranza, l'unico
traguardo possibile per la libertà
di pensiero.
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