GLI
AUDIOLIBRI DI PB
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Il
tema della raccolta di racconti di Patricia
Wolf, "Fuori dal gioco", é
la diversità. Diversità intesa
come particolarità della vita, delle
esperienze, ma anche diversità vista
come disagio. In effetti, il racconto che apre
la raccolta e che mi é sembrato uno dei
più riusciti, "L'alieno", ci
proietta subito verso un mondo lontano, anche
se racchiuso tra quattro mura non troppo diverse
da quelle di casa. E' la diversità che
abita tra noi, vista come nello specchio deformante
di un bar, quasi un Benni rovesciato:"Nel
periodo delle elezioni arrivavano gli esasperati
Sentivi i nomi rimbalzare qua e là insieme
all'acqua con cui Renzo il barman rimetteva
a nuovo i bicchieri e al ticchettare del registratiore
di cassa. Mi ricordo ancora di quando nominavano
Berlinguer e Andreotti ma penso che Andreotti
ci sia sempre stato in quel bar, come nella
vita politica italiana quindi per me che politica
ne mastico poca é giusto un flashback
da niente" (L'alieno).
L'attenzione al multiplo, al doppio, quasi alla
schizofrenia tra la componente positiva e quella
negativa della personalità, si trova
quasi a raccogliere ed a spiegare tutte la difficoltà
della vita, tra quel che si sogna e quel che
si può realizzare: "Spalancò
i suoi occhi e si guardò finalmente.
Era una donna ancora piacente, con le forme
appena appesantite dal tempo, quella che vedeva.
Una donna dalla chioma fluente e le occhiate
morbide assassine" (Cinderella), "E
risentivo la voce di mia madre da piccola e
intravedevo ombre sui muri che mi spaventavano
e riuscivo a guardarle senza paure. Riscoprivo
le mie angosce stupide e inconcludenti e sentivo
come tutta la rabbia che avevo sempre gettato
nelle mie piccole conquiste sentimentali, si
stava quietando in quell'attimo" (Light
my fire).
Non é un caso che nella raccolta si parli
spesso di calcio, dove la differenza tra il
successo ed il fallimento é data, al
di là di ogni sforzo e professionalità,
dall'estro di un attimo, dalla fulminea giocata:
"Era un campione in crisi. Un centravanti
che non prendeva più la mira giusta per
far gol [ ] Appena il giorno prima aveva
giocato la decima partita consecutiva senza
mai centrare lo specchio della porta. Un tiraccio
altissimo, un colpo di testa troppo angolato
e un "liscio" dell'ultimo minuto su
un passaggio perfetto, da una posizione tutto
sommato comoda. Ci voleva una gran faccia tosta
a mancarlo. Fangio l'aveva mancato" (Il
tappo).
Così, l'origine ed il filo conduttore
della raccolta é chiaro ed univoco: quella
letteratura on-the-road che, da Kerouac a Bukowsky,
vive del mito dell'avventura, dello sballo,
dell'amore facile. Patricia Wolf lo vive con
più romanticismo di quanto i suoi modelli
richiedano, al limite, a volte, di una sommessa
commozione. Rivive inoltre in queste pagine
il mito dell'Inghilterra, della vita, del rock,
delle donne di questo paese, mito che io personalmente,
vivendoci, non posso che guardare con bonario
scetticismo e un po' di malinconia. Anche perchè,
dovendo trovare un limite in questo libro, è
proprio la ripetitività di certe situazioni,
troppi padri disattenti e madri fuggite col
primo venuto, troppe sbronze, e poca caratterizzazione
di certi personaggi, come per esempio nel peraltro
pregevole duetto quasi-tragico di "That
is that".
Peccato, perché l'autrice ha uno stile
molto vitale e fortemente personale, quando
segue una sua strada autonoma, in quei ritratti
insoliti, colti tra la gioventù ed un'acerba
maturità, che spaziano dal periodo successivo
al troppo decantato '68 fino ad oggi. Ritratti
che ci suggeriscono, come lettori, di seguire
le prossime mosse di Patricia Wolf con molta
attenzione.
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