..."Saffica"...
già il titolo del romanzo rende l'idea dell'originalità che permea le pagine del libro.
La vicenda è inusuale, forse al limite del reale, eppure la narrazione è talmente serrata, intrigante e avvolgente che solo alla fine, quando tutto è stato svelato e dopo i dovuti scongiuri, il lettore si pone il problema.
La gamma delle emozioni che Nazareno Barra riesce a far vibrare, con questo lavoro, sono infinite e spaziano dalla tenerezza al terrore, dalla rabbia alla pietà, dall'odio alla delusione, alla commozione, tanto che credo sia riuscito nell'arduo compito di non dimenticare alcun sentimento umano, neppure l'amore. Un'altra caratteristica degna di rilievo di questo breve romanzo, a mio avviso, è quella dei personaggi che a loro modo sono tutti protagonisti principali della vicenda. Ognuno di loro, da quelli reali, a quelli meno veritieri sono delineati perfettamente e non difettano nemmeno di quell'approfondimento psicologico che rende perfettamente l'idea del carattere e dell'indole di ciascuno.
La vicenda è colorata di realtà come reali sono i luoghi del Napoletano in cui si snoda l'avventura e attualissimi i fatti di cronaca descritti. Azzeccata la scelta degli scenari rassicuranti e quasi confortevoli, vicini alla vita di tutti i giorni, in cui si svolgono le azioni e, direi, piacevolmente in contrasto con l'inquietante vicenda narrata.
La scrittura del Barra scorre sicura, incisiva, virile, non si perde in fronzoli ma arriva subito al sodo eppure l'opera non perde di poeticità, né la narrazione ne risente in alcun modo, anzi l'esposizione si arricchisce spesso di vocaboli eruditi che danno al lavoro una sua forte personalità.
La caratteristica meteorologica dell'abbassamento della temperatura che invade l'ambiente e che fa da "colonna sonora" al brano, oltre al finale niente affatto scontato, sono gli altri punti che ritengo salienti e che mi piace far notare. Il freddo, infatti, dalle pagine del libro riesce subdolamente ad avvolgere anche le spalle del lettore, mentre la conclusione della vicenda anche se mi ha lasciata con l'amaro in bocca non poteva e non doveva essere differente. Il lieto fine avrebbe reso ovvio e scontato un lavoro che, carico di un suo particolare pathos, pulsa vivo, palpitante, pieno di aspettativa e di thriller. Diversamente, esso, sarebbe stato privato, di quel flusso di adrenalina che scorre ininterrotto e lo sostiene dalla prima pagina all'ultima parola.