GLI
AUDIOLIBRI DI PB
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Un'ipotesi
inquietante: cosa sarebbe successo se l'Italia
non avesse combattuto la Seconda Guerra Mondiale
e il fascismo fosse sopravvissuto fino agli
anni '70? Un paese fermo a trent'anni prima,
ma pieno di fermenti politici aperti e sotterranei
si confronta con un futuro incerto: radicalismo
di destra o democrazia "addomesticata"?
E la televisione di Stato non mancherà
di svolgere il suo ruolo.
Pensate all'Italia fascista, pero' non cercate
l'immagine nei ricordi delle vostre letture
di storia, ma pensate ad un'Italia diversa,
che non e' entrata al fianco della Germania
nazista nel Secondo Conflitto Mondiale, ma che,
al pari della vicina Svizzera, ha evitato quella
guerra giocando la carta della neutralita'.
Benito Mussolini non e' stato ucciso a colpi
di arma da fuoco, ma e' morto per un'attacco
cardiaco il 25 Aprile 1944 e il suo posto da
condottiero del regime fascista e' stato preso
dal genero Galeazzo Ciano. Al momento in cui
vi parlo, ci troviamo nel 1976 e la dittatura
fascista, a 54 anni dal suo avvento, e' affannata
e agonizzante. L'Italia e' un paese soggetto
ad un austerity permanente a causa delle ristrettezze
energetiche indotte dal ferreo isolamento politico-economico
che lo schiaccia tra le potenze occidentali
ed il blocco Sovietico. Neanche i possedimenti
coloniali sono in grado di lenire questa condizione
cronica, essendo essi, per il nostro Paese,
fonte di problemi piu' che di risorse. Difatti,
il liso impero coloniale italiano e' scosso
da sanguinose rivolte che costringono il governo
centrale a dislocare annualmente decine di migliaia
di militari italiani per garantire l'ordine
nelle terre di confine. Vi prego, non prendetemi
per pazzo, non sono fuori di me; vi sto solo
anticipando come Giampietro Stocco, nel suo
romanzo "Nero Italiano" edito dalla
Fratelli Frilli Editori (2003, prezzo 8,50 Euro),
si immagina sarebbe andata la nostra storia
se l'Italia non fosse entrata al fianco dei
Nazisti nella Seconda Guerra Mondiale. Le vicende
narrate nel romanzo di Stocco si svolgono a
cavallo tra il 1976 ed il 1977 in un'Italia
fascista guidata da un oramai vecchio e stanco
Galeazzo Ciano a cui il ruolo e la carica di
Duce pesano piu' che mai. E proprio una svolta
politica che lo tiri fuori da questa oramai
obsoleta e scomoda posizione di potere quella
a cui sta pensando il vecchio Ciano quando appoggia
la strategia proposta da un giovane politico
deciso ed intraprendente, Maria De Carli. La
De Carli, una volta nominata ministro degli
esteri, attua un avvicinamento strategico-economico
all'Unione Sovietica guidata da Breznev e, sul
fronte interno, spinge per ottenere un'apertura
del regime al confronto con le altre forze politiche.
Grazie alle importazioni dall'Unione Sovietica
le ristrettezze energetiche terminano e, seguendo
il programma proposto dalla De Carli, l'Italia
sembra muoversi verso libere elezioni. Anche
il sostegno del Re Umberto II di Savoia non
si fa attendere, tanto che il Re d'Italia investe
la De Carli della carica di Presidente del Consiglio
dei Ministri di un Governo in cui, finalmente,
rientrano alcuni dei partiti banditi dal regime
fascista. Il meccanismo dell'uscita dal regime
totalitario sembra oramai avviato, gli Italiani
intravedono la fine di un regime durato troppo
a lungo e guardano apparire all'orizzonte il
ritorno delle liberta' che 54 anni di dittatura
avevano loro negato. Tutto sembra andare per
il meglio, ma anche in questa Italia alternativa,
in questo nostro Paese che in un'altra dimensione
spazio-temporale ha avuto un'evoluzione storica
diversa, la politica non e' limpida e i suoi
giochi sono meno che mai lineari. Giampietro
Stocco, attingendo dalla nostra storia, imbastisce
una trama fanta-politica intrigante, piena di
azione e suspance, degna dei thriller che ci
arrivano da oltreoceano. Dopo una partenza lenta,
che deve la sua pesantezza al carattere eccessivamente
descrittivo della narrazione, il suo romanzo
si sviluppa ed accelera conducendoci attraverso
un travolgente dipanarsi di vicende ed avvenimenti,
punteggiati da numerosi colpi di scena. Lo stile
della scrittura ha un taglio giornalistico,
coerente con il background dell'autore che e'
giornalista della Rai attualmente attivo nel
TG regionale della Liguria. La prosa e' diretta,
senza fronzoli, adatta ad un romanzo di azione.
La struttura della storia si avvale di una buona
integrazione tra le vicende fantastiche create
dalla mente dell'autore e alcune verita' storiche.
Cosi' anche in questa Italia fantastica troviamo
il movimento studentesco, i movimenti di estrema
sinistra, le bande armate e poi personaggi quali
Papa Paolo VI e altri ispirati a politici realmente
esistiti. Tra l'altro, Giampietro Stocco ha
ambientato il suo romanzo a Roma. Il lettore
si trovera' cosi' a muoversi tra Citta' Universitaria,
Stazione Termini e Piazza Venezia, seguendo
i cortei studenteschi, o a nascondersi nelle
stradine secondarie che si dipartono da via
del Corso per sfuggire a pericolose situazioni
di guerriglia urbana. Per alcuni episodi, la
narrazione, cosi' strettamente legata ai luoghi
della capitale, si rivela particolarmente efficace
per chi ha dimestichezza con quella citta'.
I personaggi, dal protagonista, il giornalista
televisivo Marco Diletti, passando al politico
Maria De Carli, fino ad arrivare a Galeazzo
Ciano, sono delineati con tratto sicuro e caratterizzati
con uno spessore psicologico adatto ad un romanzo
d'azione. Alcune vicende sono al limite del
credibile, ma risultano accettabili nel complesso
della visione fanta-politica del romanzo. Il
finale e' aperto a diverse considerazioni e
questa e' una buona cosa. Concludo con un appunto
che va fatto alla casa editrice Fratelli Frilli:
non ho infatti digerito la scelta tipografica
che vede la mancanza dell'"a capo"
quando, nel discorso diretto, la parola passa
da un interlocutore ad un altro e quando, nella
narrazione, si presenta un cambiamento di scena.
Questa scelta, forse legata allo scopo di limitare
il numero di pagine complessivo del libro, all'inizio
induce il lettore in confusione e, nel seguito,
una volta che egli abbia preso confidenza con
questa scelta stilistica, lo affatica in maniera
ingiustificata. Una pecca auspicabilmente eliminabile
in una seconda edizione.
INCIPIT "La notte era fredda e piovosa.
Sull'ampio spiazzo situato in cima alla grande
scalinata, ai due lati dell'enorme lapide di
bronzo, stavano immobili come statue i granatieri
di guardia. Tanta marzialita' era dovuta non
al rispetto per una memoria ormai vecchia piu'
di trenta anni, ma alla luce violentissima che
tre potenti batterie di fari installate nei
Fori di Cesare e di Augusto e su Palazzo Venezia
proiettavano sull'intero monumento. Sulla vecchia
Macchina da Scrivere illuminata a giorno non
ci si poteva rilassare."
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