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recensioni
Promesse
da Marinaio
di Daniele Filzi
a cura di Carlo
Santulli
Edizioni
dell'Orso 2003
Pagine: 100
Piegare il linguaggio ad esprimere le
nostre esigenze interiori, più ancora
che i nostri sentimenti, è forse il momento
più difficile del "far poesia".
L'ermetismo aveva creato un linguaggio comune,
una "koinè", che esprimeva
il disagio dell'uomo contemporaneo, uscito da
due guerre mondiali e proiettato, quasi gettato,
in un mondo difficile da interpretare, Più
recentemente dati linguistici di origine "comica"
o popolaresca vengono trasfusi ed integrati
in una complessità rivissuta, che cercando
di ripercorrere i moti profondi dell'animo,
non vuole nascondere l'esigenza di "canto"
e di intimo "divertimento" cui la
poesia è da sempre collegata. E da qui
ossessive allitterazioni sono possibili ed anzi
auspicate, quasi liberatorie, come in "Di
onde": "A schiume. A spume (scure)
competono a rincorrimenti/a ricontorsioni.
A caramelle/ a caramelle di caroselli."
Viene in mente la "comicità totale"
di Vito Riviello, dove sono ripresi certi modi
che hanno origine in Apollinaire, con un'ingenuità
tutta nuova, che ne lava via il senso trasgressivo.
E da qui, anche in Filzi, il ricorso alle metriche
popolaresche od infantili è quasi inevitabile:
"Giro giro tornio lenta altalena gioia
di giostra tritone e sirena" Le indentature
frequenti, così tipiche di certa poesia
americana, come in E.E. Cummings, in Filzi ostentano
un forte significato sperimentale, come in "Gioca
a celare (cantiere)": "Gioca a celare
/ giostra già brezza / negl'ingranaggi
di ferrocarezza." Il linguaggio tecnico,
quasi rifiutato nell'ermetismo, qui entra a
parte a pieno titolo del "far poesia"
ed assume un proprio significato autonomo, perso
tra il futurismo e la tentazione del neologismo
ed impreviste convergenze montaliane: "vettori
ovipari sul dado eolico". Da qui, momenti
di maggiore abbandono lirico sono anche presenti,
come in una che a mio parere è delle
più riuscite poesie della raccolta, "Disarmata
interiore", ancora molto montaliana: "Il
limitare all'entasi che smagra tira a sè
il riporto della vita ti guardi controluce di
sfuggita in chiaro - ora scuro -, ora infinita"
Filzi mostra grande consapevolezza dei propri
mezzi espressivi e parte dai dati acquisiti
nella poesia, per cercare e creare una propria
voce autonoma con, mi sembra, buoni risultati.
In "Promesse di Marinaio", il pendolo
oscilla tra una sperimentazione consapevole
e una ricostruita e direi quasi custodita semplicità
e, quel che mi ha più impressionato favorevolmente,
Filzi sembra far tesoro di ogni esperienza poetica
passata per inserire il suo dato personale e
cercare la propria storia poetica. Ne risulta
una lettura gradevole, senza momenti di stanchezza,
grazie anche alla varietà un po' eclettica
dell'ispirazione ed alla proposizione discreta
e umana del proprio vissuto. (Carlo Santulli)
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