GLI
AUDIOLIBRI DI PB
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EDIZIONI PANGLOSS 2000
116 pagine - Prezzo 7.75 euro
Un
libro di estrema piacevolezza, un testo
snello e di facile lettura, nel quale
la scrittura leggera ed elegante di
Filippo Mezzetti ci accompagna attraverso
dieci racconti ed altrettante vite,
svelate dalla penna affilata ma mai
crudele dell'autore. Sono vite immaginate
ma non certo immaginarie, che Mezzetti
seziona, manovrando il bisturi con mano
ferma. Pure traspare, dietro il linguaggio
quasi freddo, sempre distaccato, una
pietà profonda ed un'autoironia
agrodolce, per questi personaggi che
si aggirano spaesati attraverso vite
che non possono scegliere. L'universo
che ne esce è un cosmo caotico
ed imprevedibile dove non esistono il
bene o il male, il premio o la punizione
ma tutto è regolato dai capricci
del caso. Pure i personaggi di Mezzetti,
non perdono mai la speranza, neppure
alla fine, come la protagonista di "Se
rinasco voglio essere Greta Garbo"
che a quarant'anni, impantanata come
disegnatrice di pin-up per un'infima
casa editrice, continua a sperare di
trovare, un giorno, un lavoro da architetto.
Siamo chiari, non credono che domani
andrà meglio, ma in fondo, non
lo escludono a priori, si limitano a
proseguire per la loro strada, un po'
per stoicismo, ed un po' perchè
non hanno scelta. Andra' diversamente
in una prossima vita, se ce n'è
una, E se non c'è una prossima
vita... forse è anche meglio,
perchè una, basta ed avanza!
COME NASCE UNA RACCOLTA DI RACCONTI?
Filippo Mezzetti ci racconta la genesi
di "Se rinasco voglio essere John
Wayne"
Una domanda che molti scrittori
dovrebbero porsi prima ancora di prendere
in mano la penna è: Chi è
il mio lettore? Cosa pensa, cosa mangia,
come vive?"
Allora mi sono detto: io sono il primo
lettore di quello che scrivo, quindi
perché non cominciare da me?
Mi sono guardato addosso e ho cominciato
a fare un'analisi di come vivevo.
Quando ho scritto questi racconti lavoravo
in un ufficio tra il kafkiano e il fantozziano;
quindi nulla di particolarmente interessante,
e soprattutto nulla
di nuovo. Però cosa sarebbe accaduto
se quello che mi è andato bene
fosse andato male, e quello che mi è
andato male fosse andato peggio?
E ancora: che effetto avrebbe avuto
la contrapposizione di una vita come
quella che mi apprestavo a descrivere
con quella dei grandi miti di celluloide?
Tutto questo però non viene descritto
nel libro perché fa parte del
bagaglio di conoscenze del lettore:
quello che rappresenta John Wayne è
già racchiuso nel
suo nome.
A questo punto, dopo aver osservato
e fatto a pezzi la mia vita, dopo aver
scaraventato questi pezzi nel fango,
dopo aver tolto tutto quello che c'era
di buono e aver peggiorato tutto quello
che buono non era; sorgeva un dilemma:
lasciare questo racconto isolato o inserirlo
in un contesto più ampio?
Il racconto che avevo appena scritto
non mi sembrava male, e sentivo che
avrebbe meritato qualcosa di più
che finire in un cassetto o magari in
una raccolta di
storie che con lui non c'entravano nulla.
Sentivo che dovevo creargli dei fratelli
e delle sorelle.
Quello che avevo fatto con me lo potevo
fare anche con chiunque altro: bastava
girare nei posti pubblici con le orecchie
all'erta, percepire tutte le lagne di
chi
li frequenta, estremizzare queste lagne,
inserirle in delle vite grottesche e
il gioco era fatto.
Mentre scrivevo questo libro ho letteralmente
vampirizzato la realtà che mi
circondava. Giravo per i posti pubblici
annotando su un taccuino tutto quello
che attirava la mia attenzione.
Uscivo dall'ufficio e mi fiondavo nelle
strade a spiare la gente; mi fermavo
davanti alle vetrine per guardare, non
quello che c'era nei negozi, ma chi
ci
lavorava dentro.
In conclusione chiunque legga questo
libro potrà trovare un segmento
della propria vita nella vita di almeno
uno dei personaggi, e chi lo leggerà,
oltre a rivedere un po' di sé
stesso potrà trovare tracce di
gente che conosce.
Perché in questo libro ci sono
dieci personaggi che dicono a modo loro
quello che tutti sappiamo: che comunque
la rigiri siamo nei casini.
E che, come è scritto nella quarta
di copertina, la vita è a colori,
ma il bianco e nero è più
realistico.
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