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recensioni
Superstizione
di David Ambrose
MERIDIANO
ZERO 2004
297 pp. bross. € 14.50
Ecco
un libro da leggere tutto in un fiato,
un vero trip per notti insonni. David
Ambrose ha saputo costruire su temi
poco frequentati dalla narrativa, attinenti
alla sfera della ricerca scientifica
sul paranormale e l'occulto, una storia
coerente e plausibile. Una solida informazione
sulle attuali acquisizioni in questi
campi e sulle conseguenze possibili
delle spiazzanti teorie della fisica
del XX secolo, rende questa lettura
istruttiva oltre che coinvolgente. Sam
Towne, psicologo alla Manhattan University,
decide di organizzare un gruppo di volontari
attorno ad un obiettivo: tentare di
creare un fantasma con la forza del
pensiero.Partecipa ai lavori anche Joanna
Cross, di cui diverrà amante,
rampante giornalista di una rivista
newyorchese, decisa a descrivere tutte
le fasi dell'esperimento. Ma l'esperienza
va molto oltre le aspettative e non
solo il "fantasma" dà
segni della sua presenza, ma pare fermamente
intenzionato a rivendicare il suo "essere
esistito". Si tratta di Adam Wyatt,
immaginaria comparsa della rivoluzione
francese, che gravita al seguito di
torbidi personaggi quali Cagliostro
o il marchese de Sade. Ce ci si pensa
bene non è difficile intuire
il problema di fondo che a questo punto
si pone: il mondo in cui Adam è
stato inventato non può essere
lo stesso in cui Adam è realmente
esistito. Le paradossali e terrificanti
conseguenze di questo dato di fatto
porranno fine al rassicurante quadretto
di quotidianità americana di
cui i vari personaggi sono, in vario
modo, rappresentativi.
A volte appare evidente come gli sviluppi
della fisica, a partire dalla relatività
einsteiniana, non abbiano fondamentalmente
intaccato il senso comune, che rimane
quello newtoniano ed ottocentesco. Il
fatto che il tempo non sia più
un assoluto, che la realtà ai
suoi livelli infinitesimali paia non
esistere affatto o dipendere fortemente
da chi la osserva, non è stato
per nulla assimilato dall'uomo della
strada, pronto magari ad indignarsi
ad ogni riferimento a fatti inspiegabili,
cultura esoterica et similia. Forse
si tratta di una reazione salutare:
abbiamo bisogno delle nostre certezze
e non siamo disposti a perderle per
nessun motivo. E' un'autodifesa che
però, stranamente, viene meno
nella religiosità istituzionale,
anche nelle sue derive fondamentaliste.
Bizzarra schizofrenia del nostro tempo,
a cui porrebbero rimedio, probabilmente,
una più adeguata informazione
ed una maggiore umiltà.
La frattura cognitiva novecentesca è
passata anche attraverso l'arte e la
letteratura, ma qui ci sono state meno
resistenze. La decontestualizzazione
dadaista o il gruppo 63 non hanno mai
minato veramente nulla. E' stato un
terremoto fecondo ma nient'affatto sostanziale.
Lo prova il fatto che oggi certe "sperimentazioni"
appaiono tutto sommato poco interessanti.
La psicanalisi gode di miglior salute,
ma sempre meno sono coloro che la ritengono
veramente esplicativa.
La vera rivoluzione è stata quella
della fisica. David Ambrose lo sa bene
e con questo romanzo ci invita ad una
riflessione spassionata e senza pregiudizi.
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