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recensioni
Il
canto dell'upupa di Roberto Mistretta TRATTO DA PB8
Terzo
Millennio Editore
Pag. 320 euro 12
Roberto
Mistretta possiede l'arte del raccontare e lo
fa con semplicità passando da storie
per ragazzi e fiabe sino a questi gialli così
poco tradizionali che Terzo Millennio pubblica
nella collana L'Olivo Saraceno. Mistretta costruisce
le sue storie partendo dal sociale e da un'accurata
analisi della realtà e per lui il racconto
non è mai fine a se stesso ma racchiude
sempre un messaggio importante.
Il canto dell'upupa è la seconda avventura
della serie del maresciallo Bonanno dopo il
buon successo di Non crescere troppo (secondo
al Premio Fedeli per il miglior poliziesco dell'anno)
e prende in esame quella piaga del secolo che
è la pedofilia.
L'argomento è delicato però l'autore
lo affronta con mestiere senza abusare di toni
troppo crudi e particolari scabrosi, ma al tempo
stesso senza cadere nel patetico. Mistretta
sa far intuire le nefandezze che accadono e
preferisce questa strada più letteraria
alla facile scorciatoia del mostrare tutto a
piene mani. L'impacciato e umano maresciallo
Bonanno risolve il mistero seguendo le tracce
di un ragazzino e di una misteriosa upupa, terribile
sigla dalle antiche suggestioni letterarie dietro
la quale si nasconde un'organizzazione di turpi
individui. Le parti più riuscite del
romanzo sono quelle in cui il bambino parla
in prima persona e confessa le sue paure. Qui
incontriamo brani di pura poesia, cose come
"l'upupa continuava a nutrirsi della paura
di Marcellino" meritano da sole l'acquisto
del libro e fanno perdonare un po' di dovuta
struttura da giallo classico. Se si vuole Il
canto dell'upupa è pure una storia del
terrore, perché la spirale nella quale
viene avvolto il maresciallo Bonanno, mano a
mano che la tela del mistero si dipana, non
è certo tranquillizzante. Le parti in
cui il bambino scrive cose orribili nei compiti
di scuola sono narrativa horror di alto livello
e il lettore ne viene fuori sconcertato. Da
notare infine un ottimo uso della lingua siciliana,
sulla scia di Camilleri, che rende i personaggi
più concreti e credibili. La storia,
inutile dirlo, tiene incollati al libro.
La collana L'Olivo Saraceno di Terzo Millennio
si pone all'attenzione nazionale con una serie
di titoli forti. Dopo Non crescere troppo e
Il canto dell'upupa di Roberto Mistretta stanno
uscendo anche l'antologia collettiva Brividi
Neri e Nero Tropicale di Gordiano Lupi. Brividi
Neri raccoglie ventuno autori e si propone di
offrire una panoramica composita di narrativa
del brivido italiana. Nero Tropicale invece
è un'antologia di cinque racconti lunghi
di Gordiano Lupi e comprende: Sangue tropicale,
La vecchia ceiba, Parto di sangue, Il sapore
della carne e l'inedito Nella coda del caimano.
Una carrellata di orrori e misteri caraibici.
Ne ha parlato pure l'Almanacco della Paura di
Dylan Dog in edicola a febbraio.
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