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recensioni
Un
lungo viaggio
di Rohinton Mistry
Prezzo
€ 9,00 -424 p.
Anno 2002 Editore Fazi
Collana Tascabili
Un
lungo viaggio. Un viaggio faticoso, incerto,
a volte disperato, a volte confortato dalla
fede e dagli affetti. È il lungo viaggio
di Gustad, impiegato di banca a Bombay, in un
mondo che sembra sempre più sfuggirgli
di mano. Un viaggio tutto interiore, che si
svolge percorrendo le vie del quartiere, che
lo porterà fino a Delhi ma solo per poche
ore e che si concluderà nella camera
da letto dei figli. Un viaggio attraverso le
incertezze della vita: una situazione politica
tesa (è il 1971, anno della guerra fra
India e Pakistan), una figlia piccola che non
vuol guarire, i dubbi sulla buona fede di un
vecchio amico che si fa vivo in cerca d'aiuto,
un caro amico malato di un male incurabile,
un figlio che scappa di casa.
Primo romanzo di Rohinton Mistry, scrittore
di religione parsi nato a Bombay e attualmente
residente in Canada, Un lungo viaggio è
un libro delicato, scritto con un ritmo pacato,
con un tono sempre un po' dimesso, fra l'ironico
e l'amaro, con personaggi ricchi di grande umanità.
Potrei raccontare brevemente la storia, dire
del pacco e della lettera misteriosa che Gustad
riceve, come è scritto in tutte le recensioni,
per creare un senso di mistero che incuriosisca
un ipotetico lettore. Ma sarebbe sbagliato,
in quanto questo è solo uno dei molti
eventi e, più che il mistero in senso
di giallo o thriller, il vero mistero raccontato
nel romanzo è quello di non sapere dove
ci porterà la nostra strada, di non vedere
una soluzione ai nostri problemi e, nonostante
tutto, di continuare ad andare avanti.
Non racconterò quindi la storia, ma
solo due immagini secondarie e a mio avviso
indimenticabili. La prima, un muro lunghissimo
diventato ormai un pisciatoio pubblico a causa
dell'inciviltà dei passanti, trasformato
in altare grazie ai colori di un artista di
strada vagabondo che vi dipinge sopra le divinità
e i santi di tutte le religioni. Il muro profumerà
di incenso e fiori, grazie alle offerte dei
fedeli, ognuno al proprio dio o santo, a Buddha,
Shiva, Zarathustra, Cristo o ai luoghi di culto
musulmani.
Un muro armonioso, pieno di colori, profumato,
con Shiva accanto alla Madonna, con il fedele
musulmano accanto al parsi. Simbolo di come
tutto dovrebbe essere ma non è.
La seconda, una falena che prende il volo,
liberata dalla carta nera attaccata alle finestre
nella stanza dei figli, messa per rispettare
l'oscuramento imposto dalla guerra, ma anche
simbolo di tutta l'oscurità interiore
di un periodo di incertezza. Una falena che
vola spaventata, non profumata e colorata come
il muro, ma finalmente libera. Simbolo di come,
alla fine dei conti, tutto dovrebbe essere e,
a volte, è.
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