GLI
AUDIOLIBRI DI PB
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Qualcuno conosce l'amore per sentito
dire. Qualcuno, forse i guardoni, per
visto fare.
Sono ahimè le aberrazioni del
mondo presente, nel quale, noi abitanti,
abbiamo smarrito o quasi, la nozione
del sentimento; e rinnegato, già
da tempo, ogni pur minima inclinazione
allo spirito, al trascendente, all'incorporeo
in genere. Insomma: tutte cose buone
e giuste, di cui nessuno, ormai, avverte
più la nostalgia. Al punto che
l'arte, l'arte e basta!, continua di
tanto in tanto a volerle recuperare.
Certo: si tratta di tentativi sporadici
(potrebbe essere diversamente, ridotti
come siamo?). Ma perlomeno hanno il
merito di rivelare o manifestare, qua
e là, un nuovo poeta, una nuova
voce. Per esempio quella di Antonino
Genovese, un giovane siciliano che,
incapace d'un solo giorno ancora senza
il conforto rassicurante del cuore,
ha messo l'amore per iscritto, indicandolo
come la via corretta da seguire, per
giungere immediati - da una parte -
al nucleo autentico dell'essere ed evitare
abilmente - dall'altra - di annegare
rovinosi "in languide (cioè
ipocrite?) strette di mano".
Ecco in sintesi le strategie (o comunque
il messaggio esistenziale) della silloge
poetica "Vorrei ", che
(pubblicata nel settembre 2002 per i
tipi delle Edizioni Il Foglio) si rivela
un gioiello di prima bellezza (se non
grandezza), in cui a predominare è
un sentimento illimitato e forte. Il
quale (rapido com'è a guidare
e ricondurre ai valori più fondanti
e originari) irresistibile assume, di
verso in verso, le sembianze innegabili
- persino inconfondibili - di un amore
incondizionato. Di un amore tracciante
e cardinale, felicemente esule - nella
sua saggezza -, da quello scorsoio dello
spasimante disperato; o da quello "retrattile"
del donnaiolo rivierasco, sempre intento
a ritirare il proprio interesse, una
volta trovata, e sfruttata quindi come
valvola o vulvola di sfogo, la sventola
di turno.
Ma se le passioni, esclusivamente fisiche,
sono all'ordine del giorno e poi del
sesso, nella nostra società,
esse in Genovese lasciano invece il
posto a palpiti più complessi
e lirici, che sebbene tendano - in alcuni
casi - a configurarsi come un amore
a serramanico, pronto a ferire gli altri
uomini con il rimpianto, rendendoli
invidiosi di uno splendore femminile
e inafferrabile (le tue ciocche,/penosa
visione/per chi non può averle,/non
può possederle), invariabilmente
si mostrano e dimostrano - nella maggioranza
dei componimenti - come un saldo rifugio
per eludere e deludere il dolore del
mondo, fino a riacquistare per intero
il passato laddove esisteva l'anima,
ancora, e le tradizioni del cuore pulsavano
chiare e distinte dalla materia di oggi.
Perciò, in conclusione, per Genovese
cos'è l'amore? Un patto di vita!
Un patto di vita (sincero e affidabile)
per evadere oltre tornando ad
altro!
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