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Le interviste di Progetto Babele
DANIELE BRUSASCHETTO


Una intervista di Davide Riccio

Davide
"Poesia totale dei muscoli"… Un titolo che sembra programmatico, un manifesto… Qual è dunque la premessa indispensabile nell'approccio alla tua musica?

Daniele
"…E' nostro destino tentare goffi voli d'azione o di parola, volando come vola il tacchino… "
.. mi rifaccio a queste parole di un famoso brano di Francesco Guccini.

Davide
Da qualche parte ho letto che hai abbandonato le cavalcate estreme per entrare in una veste di cantautorato che va dal folk a momenti più rumorosi e sonici… Il tuo quinto e ultimo disco potrebbe effettivamente sembrare, a un ascolto superficiale, piuttosto diverso dai precedenti. In continuità con "Blu/Viola", a sua volta in continuità con gli altri, ma dal primo ad oggi potresti risultare quasi irriconoscibile. Sempre con modalità di avanguardia e atipicità, prevale però la forma canzone, un rientrare in ranghi più riconoscibili e ascrivibili al "pop-rock". Più levigato, melodico, godibile da un pubblico più ampio, e come tale più ampiamente o facilmente (passami il termine)… spendibile. E' cambiato in te qualcosa dagli esordi? Quale invece rimane il principale filo continuo?

Daniele
Quello che è cambiato rispetto al passato, forse, è un attuale aumento del desiderio comunicativo.
Dagli esordi ai giorni nostri ho sempre cercato la "sincerità artistica", o per meglio dire il mio intento era, ed è, quello di riflettere in musica le mie "interiora", più o meno o per nulla nascoste.

Davide
Hai sempre inciso e suonato con molti e diversi collaboratori… "Poesia totale" è interamente ideato e registrato da solo in casa. Perché hai sentito a un certo punto questa necessità?

Daniele
La risposta precedente può trovare valenza anche il questo caso. Aggiungerei che sono un dannato egocentrico.

Davide
La completa auto-produzione dei propri dischi è un gesto creativo di assoluta libertà e purezza. Tu lo fai da sempre… Cosa consiglieresti di pratico a tanti iniziandi che rimbalzano sui muri di gomma dello showbiz per autoprodursi e realizzare opere e cd ufficiali senza aspettare invano l'investimento di produttori e ottusi discografici nostrani?

Daniele
Se un individuo non può fare a meno delle personali soddisfazioni musicali, non posso che consigliare semplicemente di risparmiare abbastanza euro per potersi permettere una registrazione in studio, quantomeno dignitosa, quindi per la stampa del cd (.. o supporto che sia).
.. non aspettarsi mai illusorie gratificazioni economiche dal proprio lavoro "artistico".

Davide
Tu hai un'etichetta personale, la Bosco Rec. Ce ne parli?

Daniele
..."Bosco" è uno dei diminutivi coi quali amici e colleghi mi chiamano… volevo usare questo nome per un qualche mio progetto… un'etichetta poteva essere utile .. il gioco era fatto!.. anche se in realtà "bosco rec." è soltanto una ectoplasmica entità.

Davide
Sperimentale è un termine facilmente equivocabile. Può sembrare una volontà di sperimentazione fine a se stessa, mentre oggi (lasciate le Avanguardie storiche) secondo me è più semplicemente un'attitudine a fare quel che appaga l'identità dell'artista e lo svolgersi del suo momento creativo, liberamente. A me pare che tu sia in questo secondo filone, diciamo postmoderno. Ma dimmi tu come intendi la sperimentazione.

Daniele
Appoggio al 100% la tua definizione.

Davide
Hai sempre conciliato la suonata "artigianale" della chitarra, dello strumento musicale, anche se elettrificato, a procedure di potenzialmente infinita manipolazione elettronica del suono fino al suo estremo possibile dell'informatica musicale. Le tecnologie elettroniche oggi ci hanno liberato dalla proibizione-castrazione del caro studio di registrazione, delle strumentazioni diversificate, costose e sofisticate, del limitante numero di ore disponibili per provare e incidere, delle presenze altrui più o meno opportune, portando l'artista o il gruppo a comporre scomporre ricomporre e registrare eccetera indisturbati in ogni momento ispirato senza pressioni esterne, perfino rimanendo in casa propria… Il contraltare è però una maggiore facilità di cadere preda del solipsismo e dell'indisciplina, o di un atteggiamento psicologico di perenne insoddisfazione e rifacimento/ridefinizione, o di una scadente troppo diluita frammentata iperproduzione. Come ti regoli tu rispetto a questa potenziale illimitata libertà; ovvero, quali autolimitazioni o confini infine ti sei dato ad oggi per portare a compimento i tuoi lavori?

Daniele
Hai delimitato con molta precisione luminosità e ombre della registrazione "casalinga".
Purtoppo io sono facile preda del delirio da insoddisfazione… giorni e giorni dietro a diversissimi mixaggi dello stesso brano… etc…
L'iperproduzione "fortunatamente" non mi tocca… a livello di quantità di registrazioni, potrei fare uscire 2 o 3 albums all'anno.. ma le mie strette tasche non potrebbero mai permettermi la loro stampa… forse è un bene.
L'unico mezzo valido per autolimitarsi è per me il bere alcol.

Davide
Se tu dovessi immaginarti la musica, il farla e fruirne, tra mille anni (regressioni di civiltà a parte), come te la immagineresti?

Daniele
Uguale.. ma diversa… cambieranno i metodi, i suoni, i toni, le percezioni… ma alla fine "l'uomo" ha fatto/fa/farà sempre le "stesse" cose, non solo in musica…
"vecchi muri proporranno nuovi eroi…"
… oggi Guccini mi influenza particolarmente..

Davide
Qualcuno ti ha definito un incrocio tra Nine Inch Nails, Maisie e Rino Gaetano…Un industrial cantautore! Non condivido il Rino Gaetano, che proprio mi pare non c'entri nulla. Sento invece molta affinità con Giovanni Lindo Ferretti. In realtà, chi sono le tue muse (non necessariamente riconoscibili né tanto meno "imitate" giacché ormai sicuramente filtrate e depositate nella tua identità sonora)?

Daniele
Innumerevoli le influenze, quindi gli ascolti. ultimamente però faccio fatica ad ascoltare cose non cantate in italiano, passo il tempo con De Andrè, Guccini, Battiato, Gaber, Bugo, Cccp, Paolo Conte, Ivano Fossati, Vinicio Capossela, Csi, Marlene Kuntz, Verdena…
Comunque, in ordine casuale, i grossi nomi che mi vengono in mente quando penso alla "pregnanza fatale" passata/presente sono -oltre ai suddetti-:
swans, metallica, cop shoot cop, sonic youth, slayer, king crimson, aphex twin, pestilence, helmet, emperor, bjork, dimmu borgir, ludmila, napalm death, coroner, brutal truth, terrorizer, carcass, motor angel, bauhaus, the cure, ennio morricone, angelo badalamenti, morbid angel, ronin, ovo, manu chao, marduk, jane's addiction, univers zero, sandblasting, primus, pink floyd, suzanne vega, red hot chili peppers, radiohead, ministry, nirvana, godflesh, kirlian camera, iron maiden, beck, mogwai, kreator, p.j.harvey, merzbow, nick cave, ashtool, neurosis, einsturzende neubauten, nine inch nails, chopin, the young gods, sepultura, soundgarden, handful of hate, black sabbath, venom…

Davide
Beh, niente male… Suoni molto dal vivo e giri parecchio per il mondo. In quali paesi sei oggi maggiormente seguito, dove ti trovi più a tuo agio?

Daniele
Fino a 2 anni fa sono stato in giro parecchio… ora capita davvero di rado…
Dove sono più seguito… non ne ho assolutamente idea… diciamo che conosco singoli "fans" sparsi un po' ovunque. Ma sono proprio pochi..
.. i paesi più poveri economicamente sono tendenzialmente i più ospitali.

Davide
Per chiudere, un anticipazione sul tuo prossimo disco…

Daniele
molta più presenza di elettronica minimale, a volte metal (..chitarre svergognatissime..), solito folk sgangherato e industrial-rock… il brusaschetto al 100%!
Grazie Davide.

Davide
Grazie a te Daniele. A' suivre.

Alcuni brani (uno per album) si possono scaricare e ascoltare dal sito di Daniele Brusaschetto:

https://www.danielebrusaschetto.com

 

 

Daniele Brusaschetto

Il torinese Daniele Brusaschetto è considerato ormai un personaggio cardine della scena underground italiana, ufficialmente sul mercato e ciò nondimeno sempre coerentemente lontano da esso e dalle spesso nefaste e nefande sue influenze sulla purezza creativa dell'artista. La sua musica è ora considerata un perfetto equilibrio tra sperimentazione e canzone d'autore. Ma Brusaschetto è un artista decisamente più complesso e mal gli si confanno definizioni brevi da "Garzantina" della musica. Prende male… Come leggere di David Bowie compresso in 20 righe sulle due colonne della UTET. Qui, di certo meno "immortalante", c'è però più spazio, per fortuna, e quindi proverò a farne un profilo il più possibile soddisfacente. Meglio però sarebbe ancor prima ascoltare i suoi dischi (e così per ogni artista) e amen.

Hard-core e thrash-death-metal sono state le prime passioni musicali di Brusaschetto. Era la seconda metà degli Ottanta, in adolescenza. Quindi, i primi gruppi. Ma quando un artista è davvero un artista, maturando, i canoni ferrei e ligi di un genere soltanto gli diventano stretti e limitanti, e per potersi più ampiamente e individualmente esprimere comincia ad attingere liberamente ad altri linguaggi, a mischiarli secondo il suo flusso di coscienza o (sub)coscienza creativa. Nei primi Novanta arrivano quindi i gruppi Mudcake (rock-noisy-sickedjazzy) e Whip (dark-rock-industrial). Quindi i Down, la cui musica è stata da Brusaschetto definita un'avanguardia situazionista-pseudoimprovvisata…
Dalla metà dei '90 iniziano i progetti solisti. Ufficialmente battezzato con l'Extended Play 7" "Paturnie" nel 1996, e nel 1997 il primo cd solista "Bellies/pance" (che vede la partecipazione dell'etichetta statunitense RRRecords così come il successivo Mamma Fottimi del 1999). Intanto, insieme a Fabrizio Palumbo dei Larsen e Lo Smiao fonda la Zzz Productions producendo fra l'altro cd di ANATROFOBIA, MY CAT IS AN ALIEN, LO DEV ALM, SANDBLASTING e molti altri. Cominciano numerosi i concerti in giro per il mondo e le collaborazioni.
"Bellies/Pance" (1996/1997) è dunque l'esordio di Brusaschetto in cd suonato con Mirco Rizzi, Maurizio Suppo e Marco Milanesio. Un recitarcantando di brevi tormentate poesie e filastrocche ermetiche dal sapore di cut-up à la Burroughs, smarrimento, realtà degradata mista a fantasia allucinata e distorta, parole frante e disperse, brutali eppure ammalianti, ora biascicate con fatica esistenziale, ora scandite come da automa o umana macchina, ora urlate disperatamente o con catartica e veemente rabbia, su musiche cupe e tragiche come Bauhaus, ipnotiche, sul filo del Noise, del purismo elettronico o del tribalismo tecnometropolitano, comunque "fruibile" nonostante il largo utilizzo di musica "stemperata" e concreta nel senso più puro e prossimo a quello originario della definizione coniata nel 1949 dal suo fondatore, l'ingegnere e tecnico del suono francese Pierre Schaeffer: suoni e rumori presenti in natura o prodotti dall'attività dell'uomo dove le apparecchiature elettroniche intervengono sui suoni già registrati per scomporli, manipolarli e ricomporli fino a creare degli oggetti sonori completamente diversi da quelli di partenza, anche totalmente inediti. L'esito dell'album è di grande evidenza sperimentale che non nasce tuttavia per partenogenesi dalla musica sperimentale fine a se stessa, bensì in carne e sangue dagli agguati micidiali della vita e la sua quotidianità.
Il successivo "Mamma Fottimi" (ZZZ productions, RRRecords/Usa) è del 1999. Vi suonano Mirco Rizzi, Daniele Pagliero e Marco Milanesio. Con il declamato sillabato annichilito e annichilente alla Giovanni Lindo Ferretti, le chitarre lancinanti e spigolose o più esplorate in sonorità altre, l'uso straniato-straniante dei suoni e degli strumenti, le percussioni elettroniche o elettronicamente trattate come industrial music, il secondo disco di Brusaschetto è, pur nella sua omogeneità di stile, molto vario. Si va dalle lontane origini No Wave di "Autorità" all'overtone singing tibetano alla Popol Vuh del Mantram der Erdberuhrung di "Martire", dal pulsare del basso di "Ritorno a casa" che mi ha ricordato con piacere una dimenticata "Propiedad Prohibida" del Battiato di Clic al punk noise di "Noioso" fino alla dodicesima traccia senza titolo, ghost-track, semplice chitarra da folk-singer senza voce, un po' di slide e mandolino, un sapore quasi country, ma quello di frontiera, tra Yo La Tengo e Calexico.
Quindi "Scassato/Live", registrazioni live del '98 e '99 a Marghera e a Bruxelles, e in più una manciata di nuovi brani registrati in studio con i Sandblasting di Luca Torasso. Album che comprende un extended remix di dieci minuti intitolati "Anamnesi (Rumori…)", superbo trip elettronico-rumoristico di assoluta purezza, senza cioè alcuna concessione alla preoccupazione delle altrui fruibilità d'ascolto. A seguire una altrettanto spiazzante semplice levità di "Fuck My D'N'B", un po' dub e new world order, con ritmi percussivi di akua e di ritual.
Il quarto album "Blu/viola", 2001, è uscito per la Radon, sempre statunitense. Secondo me è ad oggi il miglior lavoro. Brusaschetto continua imperterrito e coerente sulla sua strada indipendente, tra chitarre non solo distorte, ma direi più "estorte" (nel senso che alle sei corde riesce ad estorcere suoni di ogni fatta e disfatta, ponendosi verso lo strumento - con tutte le debite distanze sempre necessarie a tanta menzione - come una versione istintiva dell'invece iper-intellettuale Robert Fripp). C'è il post-punk dei CCCP o dei Pere Ubu, sprazzi di dark e di industrial, ma anche pop e una "I love you all" ed altro che forse vedono Brusaschetto per la prima volta cantare e cantabile, o momenti più tranquilli con temi chitarristici ambientali, tra arpeggi e armoniche e un trombone con sordina, perfino jazzy (come nella title-track "Blu/Viola") molto primi King Crimson.
Ed ecco l'ultimo "Poesia totale dei muscoli", 2003 (Bosco/Radon). Composto e suonato tutto da solo, in casa, in isolamento, rinunciando a tutti i collaboratori che ad oggi lo avevano seguito.

A cura di
Davide Riccio




 

 

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