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Greenwall
Quando la musica va oltre il muro


Un articolo di Andrea Coco

I muri di solito dividono e servono ad isolare diverse fra loro, come viene ben spiegato nel celebre film-disco dei Pink Floyd, “The Wall”, ma al tempo stesso i muri possono loro malgrado diventare lo spazio ideale per rappresentare idee ed emozioni, soprattutto se, in modo figurato, qualcosa provvede a dargli una bella mano di verde, da sempre il simbolo della speranza. Un Greenwall appunto.
Con tre dischi all’attivo ed un quarto in fase di elaborazione, Greenwall è una band romana che esiste da almeno sette anni e tra le tante peculiarità, ha quella di avere un alto tasso di TLC, poiché ben due componenti, Andrea Pavoni e Alfredo De Donno, sono due colleghi e amici da venti anni che lavorano in un’azienda di telecomunicazioni.
Non è questa ovviamente questa l’unica caratteristica che unisce gli ineffabili cinque (Andrea Pavoni, Fabio Zoeli Ciliberti, Riccardo Sandri, Michela Botti e Alfredo De Donno), ma a raccontarceli sarà proprio Andrea Pavoni, leader e padre fondatore del Gruppo.

Andrea, perché vi chiamate Greenwall?
Questo nome racchiude tre significati. Innanzitutto, scritto in questo modo, è un cognome, un nome d’arte scelto da me. Per il resto, il verde è il mio colore preferito e uno dei gruppi, che considero con maggiore interesse, sono i Pink Floyd, da cui il riferimento al “muro”.

Come si è formato il gruppo?
E' nato dall’opportunità di pubblicare, nel 1999-2000, le registrazioni fatte nel 1989, per l’esattezza, la suite “Il Petalo del fiore”, più altri brani che avevo registrato nel 1990. Questi pezzi sono stati ascoltati da Mauro Moroni, il Responsabile dell’etichetta della Mellow Records, che ha deciso di pubblicarli così come erano senza alcun intervento aggiuntivo o correttivo da parte della casa discografica.. In questo modo è nato il primo CD “di” Greenwall, che si chiama appunto “Il Petalo del fiore e altre storie”. Dovendo poi riproporre quei brani dal vivo ho avuto la necessità di costituire una band e ho trovato sostegno in quella che sarebbe poi diventata la formazione originaria, della quale è rimasto oggi solo il bassista Fabio Ciliberti, che considero a tutti gli effetti un "co-fondatore".

Che genere di musica suonate?
La risposta esatta è nessuno. Ovvero tutti quelli che riusciamo a suonare con il nostro livello di esperienza tecnico-teorica. Un mix di jazz, pop, elettronica, new age, rock, qualche spunto classico e cantautorale. Tutte queste cose messe insieme di solito danno vita a una “cosa” che comunemente è definita “progressive” o “rock progressive” o “rock sinfonico”

...e perché lo avete scelto?
Non abbiamo scelto niente, musicalmente non abbiamo fatto ancora nessuna “scelta”. Tutto quello che ci piace è papabile per essere suonato e inserito in repertorio per i concerti o per i CD.

Ho notato che i testi delle vostre canzoni sono in italiano, è una precisa scelta e se sì perché?
E' una scelta che non esclude l’utilizzo di altre lingue. I testi sono in italiano, ma nei progetti internazionali, cui abbiamo partecipato (Kalevala, Colossus of Rhodes, Tributo King Crimson), abbiamo cantato anche in inglese. Posso dire che scegliamo in quale lingua esprimerci in base al contesto. Inoltre il nome Greenwall, decisamente inglese, ci aiuta a proporre la nostra musica all'estero.

Quali argomenti trattate nelle vostre canzoni?
I testi sono di contenuto vario, così come è vario il nostro approccio ai brani cantati. Tieni presente che il nostro secondo CD “Elektropuzzles” è totalmente strumentale e, quindi, non sentiamo sempre l'esigenza di arricchire i brani con le parole. La nostra strana genesi, inoltre, fa sì che ci rapportiamo con parole e stili di epoche molto distanti fra loro e quindi anche di vario contenuto. Ad esempio, “Il cunicolo” prende ispirazione dalla novella di Kafka “La costruzione” ed è stato scritto nel 1999. “Dondolando su laghi di smeraldo” è stato scritto da un autore poco più che adolescente nel 1987, e parla di innamoramento. “Abbiamo ragione” è addirittura di 2 anni precedente e sembra un testo che parla di politica. Inoltre, su questo nostro ultimo disco, facciamo un largo uso della metafora.

Avete già realizzato tre CD. E’ stato difficile trovare una casa discografica disposta a produrli?
Questa davvero è una storia lunga! La sintetizzerei così: impossibile trovare una casa discografica tra gli anni '80 e '90, facile alla fine degli anni '90 una volta individuato il canale “giusto”, difficile trovare altri sbocchi nella speranza di una maggiore distribuzione del progetto “più grande”, che è appunto questo nostro ultimo “From the treasure box”.  

Avete mai fatto dei concerti?
Si, in vari locali di Roma (Alpheus, Classico, Fonclea). Abbiamo anche avuto l'opportunità di suonare a Lecco per le celebrazioni del trentennale del "Biglietto per l'Inferno", da cui è stato tratto il DVD in vendita su www.btf.it e distribuito da Venus.Qual è la canzone che i vostri fan vi chiedono di suonare più spesso?Non so proprio perché, ma inaspettatamente chi ci conosce si aspetta che suoniamo l'estratto dalla suite "Il Petalo del fiore", che appunto sta sul primo disco. La cosa mi sorprende perché si tratta di un pezzo non facile, ma che incredibilmente forse proprio per questo ha il suo fascino. Quando lo composi, la prima impressione era di aver fatto un pezzo “inutile”. Invece è stato proprio quel brano a catturare l’interesse della casa discografica, ed è ancora quello ascoltato con maggiore attenzione. Ho in progetto di riarrangiarlo e risuonarlo con questo gruppo in un CD ufficiale, ma l'impresa è abbastanza titanica, dato che nella versione originale il pezzo dura ben 34 minuti e all'epoca lo registrai quasi totalmente da solo in un modo abbastanza artigianale, quindi senza particolari obiettivi in termini di qualità, che invece oggi sarebbero irrinunciabili.

L’ultima fatidica domanda: potete parlarci dei vostri progetti futuri?
Ovviamente il quarto disco, al quale stiamo lavorando già da diverso tempo. Ancora non ha preso una forma definita…ma per fortuna non abbiamo fretta! 
Altra novità di questi ultimi giorni è che saremo coinvolti nel progetto “Inferno”, della Colossus finlandese. In questo progetto sono coinvolti circa 30 gruppi da tutto il mondo (uno per ogni canto riferito al Primo Libro della Divina Commedia di Dane Alighieri), tra i quali i notissimi Nathan Mahl (canadesi) e noi musicheremo uno dei canti più belli dell’opera, il quinto, quello dove si narra la storia d’amore tra Paolo e Francesca.

Link al sito: www.greenwall.it

 

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