Chi, in un modo o in altro, ha incrociato il proprio percorso con le Edizioni del Frisco, non potrà non guardare con interesse all’uscita di Friscospeaks, il magazine curato dalla casa editrice di Francesco Ciaponi in collaborazione con Concretipo Studio. Si tratta di un semestrale, il cui primo numero è già in circolazione, nato con un obiettivo ambizioso: quello di muoversi, con passo agile e sguardo il più possibile anarchico, tra il mare magnum della cultura underground, con particolare riferimento alla grafica, ai fumetti, agli illustratori che, nel corso degli anni, hanno contribuito a tirare fuori dal cilindro idee, formare nuovi linguaggi, meglio se folli, libertari, urticanti, distanti da qualsiasi schema precostituito.
L’esordio di Friscospeaks, oltre a muoversi attorno a un flusso di stili, vira all’interno di un compendio di arte nata e cresciuta al di fuori dei canali mainstream, povera da un punto di vista strettamente economico o commerciale, in compenso ben attrezzata per quel che riguarda l’originalità, la libertà espressiva, la voglia (la necessità?) di sperimentare. Una rivista che apre le porte non solo alla grafica, al fumetto e alla loro storia sotterranea, ma anche alla narrativa, alla pittura, all’illustrazione, alle recensioni di libri e fanzine, giusto per ribadire l’inutilità di alcun tipo di barriera (si parla anche di Cyberpunk, per dire). Meritevoli di attenzione la storia di Corita Kent, la suora cattolica di Port Dodge (Iowa) che insegnava a stampare poster pop e politici attraverso la tecnica della serigrafia, quella di “Flapper”, il periodico nordamericano che, negli anni ’20 dello scorso secolo, provò a cavalcare, con invidiabile sprezzo del pericolo, la rivoluzione femminista dell’epoca, le interviste ai nuovi protagonisti del macrocosmo underground, come il fumettista texano Jimmy Alonzo che, peraltro, ha firmato l’immagine riportata in copertina.
Friscospeaks, in realtà, rappresenta molto, molto di più: è una deflagrazione di colori, un concentrato (o una jam session, come amano dire da quelle parti) da far girare la testa, uno strumento, fondamentale – e, a ben vedere, unico nel nostro Paese – per fare i conti con una cultura, quella underground, ancora in grado di dimostrare tutta la sua deflagrante vitalità, che mai si è sognata, nemmeno per un attimo, di adagiarsi sui fasti di un sia pur glorioso passato. Un magazine che mancava, e che adesso c’è. Il secondo numero è in preparazione, per informazioni info@edizionidelfrisco.com.