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Reietti
- CAPITOLO
QUARTO-
XOANON
di Luigi Panzardi
Il Negromante Xoanon fissava uno schermo fatto
di densa nebbia ed avente una vaga struttura
di nudo cinescopio. Anche se sordo, il sistema
costruito dagli Elfi che in principio aveva
fatto ridere incredulo il Simulacro, si era
già rivelato perfettamente attivo nell'invio
di immagini. Per comportarsi correttamente però
aveva bisogno di occhi dalla vista lunga e di
cervelli da usare come ripetitori. Il meccanismo
infatti funzionava grazie ad una spia che inviava
telepaticamente le immagini del proprio campo
visivo al ripetitore più vicino a sè.
Questi, in una sorta di catena telepatica, spediva
il flusso di informazioni ricevute ad un altro
ripetitore, fino a quando il segnale giungeva
vicino al Negromante tanto da essere captato
dal cinescopio che poi lo riproduceva in immagini
ben chiare. Per far ciò occorrevano molte
spie asservite al potere del Simulacro, ma questo
non era stato un grosso problema, la Contea
era diventata ormai una società imbelle
e per lo più corrotta, e trovare uomini
da sfruttare come trasmettitori di flussi elettromagnetici
non era stato affatto difficile.
D'improvviso, nel veder comparire le prime immagini,
al Simulacro uscì un ghigno feroce. Sulla
metà sinistra del volto le labbra si
dischiusero in una espressione di scherno.
Aveva l'altra metà del volto come una
scatola di metallo brunito, dai bordi affilati
e sollevati. Tutt'uno con essa i denti: grossi
cunei d'avorio. Sotto la fronte, anch'essa coperta
in parte da una sottile lastra di metallo, vi
erano i grossi e rotondi occhi attraversati
da un reticolo di capillari.
Il cinescopio mostrò a Xoanon le immagini
del vecchio Terry che, in compagnia del suo
giovane apprendista Varior, si accingeva ad
andare verso la Capitale, poi la nebbia avvolse
le figure. Successivamente mostrò quei
due sul punto di entrare nella città.
Era sempre così, le immagini più
recenti si sovrapponevano a quelle più
vecchie creando una sorta di film che in pochi
minuti poteva mostrare lo svolgersi di interi
giorni. Varior e Terry avanzarono tra le strade
ancora sonnolenti della città in direzione
della torre del Sommo Collegio. Il Simulacro
li vide entrare nella torre, salire le scale
e raggiungere l'ingresso della sala dove gli
anziani Druidi erano già riuniti. Appena
Maestro e discepolo posero piede nel corridoio
antistante la sala delle riunioni le immagini
sparirono. Segno che il Negromante non era riuscito
a piazzare spie all'interno del Collegio. Capì
comunque che il vecchio era stato sconfitto
dallo scoramento che gli intristiva il volto
all'uscita dalla riunione. Sicuramente gli anziani
del Sommo Collegio avevano ritenuto i suoi argomenti
il solito vaneggiare di chi non voleva arrendersi
alla quiete della pace. Il Negromante osservò
poi il confabulare misterioso di Terry con Varior
ed il loro separarsi. Ci fu un altro momento
in cui lo schermo si annerì. Poco dopo
il vecchio Druido riapparve sul loggione dove
si affacciavano le abitazioni dei mercanti di
seta. Il Simulacro ricordava il posto e sapeva
che lì vicino si trovava la casa della
sarta sua nemica: Pique, valorosa guardia druidica,
dotata di poteri eccezionali. Terry era fermo,
sembrava che scrivesse, poi Xoanon vide la civetta
e capì che il Druido voleva avvisare
la Grande Sacerdotessa per invocare l'aiuto
della Dea.
Avvicinando la bocca all'apertura di una lunga
catena di conchiglie affusolate, il Negromante
chiamò a sé il luogotenente Tzimar.
Quella catena portò a destinazione la
voce, rendendola ancora più cupa di quanto
già non fosse. Intanto sullo schermo
del cinescopio apparve brevemente la casa di
Pique confermando così i suoi sospetti.
Subito dopo, una forza opposta alla sua, fece
svanire definitivamente le immagini.
Trasportato da una energia in forma di nastro
mobile, il luogotenente Tzimar apparve al cospetto
di Xoanon.
"Si, mio Signore?"
"La civetta deve morire!"
Tzimar, in silenzio, si inchinò e un
attimo dopo sparì. Appena la candida
macchia dell'animale apparve sopra il mare,
un dardo luminoso come lampo partì dalla
Grande Nave ormeggiata dietro la Scogliera.
Tzimar, dalla sommità del suo antro,
vide il corpo piroettare e cadere in acqua.
Avuta conferma della morte della civetta, Xoanon,
che ormai era diventato l'incontrastato signore
del Dominio, riprese a perfezionare il piano
di battaglia. La conquista dell'immenso giacimento
di xenite presente all'interno della Grande
Muraglia era il pretesto giusto per coinvolgere
tutti i Reietti in quella campagna di distruzione.
Ma il suo obbiettivo più importante era
la vendetta: uccidere il Druido Terry e il suo
discepolo.
Non riusciva ancora a sopportare l'onta per
la sconfitta subita durante la prima guerra,
resa ancora più atroce dallo scontro
diretto con il vecchio. I due si affrontarono
a suon di magie e pozioni, fino a quando la
Guardia Druidica si aprì alla magia nera.
Il grande segreto. L'allora giovane Terry raccolse
con uno sforzo disperato un viluppo di energie
negative vaganti per l'aria, disperse dopo l'intervento
della Grande Sacerdotessa, le unì a quelle
positive che già possedeva e ne scaturì
un fulmine che scaraventò sul Negromante.
Questi intuì che quella magia era troppo
potente per lui e riuscì a schivare il
colpo che lo avrebbe di certo ucciso. Un vento
caldo però lambì la sua parte
sinistra che iniziò subito a bruciare.
In un attimo la pelle che copriva il corpo dal
collo fino all'inguine si sciolse come neve
al sole, diffondendo nell'aria un orribile puzzo
di carne bruciata. Gli organi interni, cuore,
costole, milza erano ora mal trattenuti da una
viscida pellicola sanguinolente. Privo di forza,
Xoanon rantolava al suolo mentre Terry, sfilata
la sua corta spada, si apprestava a finire l'opera.
In quel momento con una azione fulminea l'elfo
nero Onigo involse il corpo del suo Signore
in un sottile schermo metallico riflettente.
Il druido fu accecato dalla luce del sole e
per un attimo rimase immobile permettendo ad
Onigo di sollevare la cariatide e fuggire veloce
attraverso la la Foresta Nera.
Trovato rifugio in un profondo e oscuro dirupo,
di cui però conosceva bene ogni anfratto.
Xoanon ebbe un ultimo singulto, si guardò
inorridito il corpo e perse conoscenza. L'elfo
fu soddisfatto di ciò poiché poté
così dedicarsi alla sostituzione della
pelle morta con una ben più resistente
e metallica.
Si mise all'opera, forgiò, plasmò,
cucì un'armatura metallica perfetta e
duttile, con una intelaiatura di sostegno all'interno
che l'avrebbe resa indistruttibile ed inviolabile.
La saldò con arte di magia nera al corpo
di Xoanon, di modo tale che s'integrasse con
la metà di carne ancora intatta e rimase
estasiato a mirare la sua opera. Per un breve
istante lo sguardo gli andò sul volto
deforme e ripugnante del suo Signore. Ma quello
non era opera sua.
Da quel giorno erano trascorsi molti anni ed
in tutto questo periodo Xoanon aveva profuso
ogni sua energia per la ricostruzione di un
esercito. Si era installato definitivamente
in quel dirupo. Varior aveva quasi rischiato
di caderci dentro quando al limite della Foresta
Nera si era scontrato con i Nugul. Il buio e
la fitta vegetazione che cresceva anche sotto
i margini del crepaccio glie ne aveva nascosta
la presenza. Con la luce del giorno poi la sua
attenzione fu attratta esclusivamente dall'apparizione
della nave nera nella Baia Incantata.
Le pareti della depressione erano una groviera
di grotte che aprivano cunicoli i cui percorsi
attraversavano boscaglie di affilate stalattiti
e stalagmiti. Una di quelle grotte, molto grande
e pulita, si apriva a metà costa e proseguiva
in linea retta fino alla Baia Incantata, terminando
appena sopra la superficie del mare, proprio
di fronte all'ormeggio della Nave Nera. E veniva
da questa nascosta e protetta. Nessuno infatti
poteva scorgere l'ampia passerella che univa
il ponte di coperta della nave alla bocca della
grotta.
Gli abitante della Contea, druidi , elfi bianchi
e tutti gli altri non avrebbero mai sospettato
che sette grandi cunicoli erano stati costruiti
dagli Elfi neri e che fossero già vicini
alla Grande Muraglia. Questi cunicoli erano
fatti a raggiera in modo da circondare il territorio
della Contea. C'era molto da scavare ancora,
ma i tre quarti del progetto erano compiuti.
Xoanon non aveva fatto più ritorno sulle
navi, salvo talora per ispezionare i reparti.
Esse erano troppo visibili per essere sicure.
Il contrario di quei sotterranei tortuosi dove
viveva in compagnia degli Elfi Neri, esperti
artigiani del metallo, ben capaci di sfruttare
tutte le potenzialità dello Xenite. Grazie
alle conoscenze tecniche, che integravano con
le doti magiche, tramite la lavorazione dei
metalli e con la creazione di leghe speciali
quella razza aveva costruito nei labirinti sotterranei
un mondo di scintillante efficienza.
Il popolo elfico conosceva il Negromante fin
dalle sue remote origini, aveva sperimentato
talora la sua forza acquisita con le frequenti
celebrazioni di riti funebri, durante i quali
egli evocava malvagie entità dell'Oltre-Vita,
appropriandosi delle loro energie. I suoi occhi
avevano una luce che se accesa dall'odio e dall'ira
avrebbe trafitto e bruciato chi ne fosse stato
colpito. Tutto il suo corpo, o meglio quel simulacro
che lo teneva in vita, era circondato da un
denso campo di forze nere, impenetrabile da
qualsiasi arma, umana o magica che fosse. Per
questi poteri tutti quei popoli male assortiti
che popolavano il territorio tra la Contea e
il mare lo adoravanocome un dio.
Ora Xoanon stava immobile davanti allo schermo
nero, nel buio della sua reggia. Pensava. Non
gli piaceva il mistero che aveva avvolto la
casa di Pique. Perché Varior si era separato
da Terry? Perché Terry era andato dalla
sarta? Dove stava il complotto?
"Se le informazioni portate da Varior non
hanno convinto i vegliardi del Collegio, Terry
si darà da fare per addurre prove inconfutabili"
pensò ad alta voce il Simulacro. "Ma
deve aver capito che le forze nemiche si sono
organizzate, e quindi ha cercato per il giovane
discepolo un rinforzo di superiore magia e dei
validi compagni. Il vecchio ha tentato anche
di avvisare la Grande Sacerdotessa. Pertanto
è consapevole della sua inferiorità."
Nel silenzio tombale della sala, rilucente di
un nero metallico, Xoanon pensò preoccupato
alla Dea. Si convinse subito che bisognava arrivare
al più presto con i cunicoli al di là
della Muraglia, dato che questa sarebbe stata
l'alternativa in caso di sconfitta delle truppe
che combattevano in superficie. I Reietti avrebbero
invaso la Contea sbucando dal sottosuolo. La
condizione fondamentale per realizzare un simile
piano era la segretezza assoluta. La Dea aveva
il potere di penetrare quel segreto e principalmente
per questo, ma non solo, Xoanon la temeva.
L'unico accesso critico al labirinto sotterraneo
era costituito dal crepaccio che come un piccolo
cratere si trovava sul margine della Foresta
Nera. La vegetazione non era sufficiente a nasconderlo
ad uno sguardo più attento. Era necessario
escogitare qualcosa di meglio. Il Negromante
progettò insieme ad Onigo un sistema
a due superfici mobili che compiendo un quarto
di giro avrebbe coperto perfettamente la bocca
del cratere. Simile a due tronconi di un ponte
girevole. Lo stesso Onigo, aiutato dai suoi
compagni, doveva provvedere alla realizzazione
pratica del progetto. Per accertarsi della situazione
dei lavori Xoanon, avvicinando la bocca all'originale
interfono, chiamò l'Elfo. Che giunse
subito dopo.
"A che punto è la costruzione della
copertura ?" Chiese.
"E' pronta per le prove, mio signore."
"Non c'è tempo per provare. Il druido
Terry ha tentato di avvisare la Grande Sacerdotessa
ed il giovane Varior ha forti poteri ed eccezionale
forza d'animo, e questa volta se verrà
non sarà solo. Non siamo ancora pronti
ad affrontarli: con loro presto potrebbe esserci
la Dea."
"Mio signore, la Dea ci ignora."
"Non per molto. Il vecchio Terry quando
scoprirà la morte del suo messaggero
partirà egli stesso per avvisare la Grande
Sacerdotessa e questa allora correrà
a svegliare la Forza della Dea. Va' quindi,
stendi sul Cratere la copertura. E sulla copertura
prepara la sorpresa. Tu sei abile, sicuramente
avrai fatto un buon lavoro."
"Spero proprio di si." rispose Onigo,
allontanandosi.
Qualche momento dopo un rumore di argani e pulegge
riempì il vuoto della reggia, il Negromante
ne fu soddisfatto.
Non era sicuro se ci sarebbe stata una spedizione
da parte dei druidi, né come eventualmente
sarebbe stata organizzata. Ma le precauzioni
prese erano sufficienti a difendere i suoi territori.
Bisognava aspettare. Il sistema delle spie che
aveva organizzato all'interno della Contea,
avrebbe funzionato anche oltre la Muraglia.
Aveva fatto dislocare piccoli Goblins per tutta
la zona che si stendeva fino al mare. Il compito
di quegli esseri era solo di guardare e se scoperti
di non reagire, ma di morire suicidandosi. Sullo
schermo si scorgevano le porte vicino alle torri
abbandonate della muraglia e nessun movimento.
Chiunque fosse uscito da quelle porte sarebbe
stato osservato.
Fuori incominciava ad albeggiare. Varior aveva
convinto il capitano della Guardia Druidica
a seguirlo nella missione e questi aveva scelto
quattro uomini per rinforzo. Pique camminava
a fianco del giovane. Così uscirono dalla
porta che in linea d'aria era contrapposta alla
grande nave nera dei Reietti. Xoanon si accorse
appena di un movimento furtivo avvenuto nella
grande sala, come di un cubo d'aria appena mosso.
"Vieni Onigo. Hai fatto bene ad entrare.
Speri di vedere Varior?"
"E' lui il discendente di Terry, il druido
che stava per ucciderti."
"Stai tranquillo. Mai più avranno
un'altra uguale occasione."
"Ecco mio signore, c'è movimento
vicino alla Grande Muraglia."
"Si, si vede bene. Sono in sette. Avanti
c'è Varior ed attaccata a lui, come sospettavo,
Pique."
"Piccola ma forte" disse trepidante
Onigo.
"Forte ma piccola" lo corresse Xoanon.
La vorresti come amante?" Chiese il Negromante
ghignando.
"Avanzano tra le felci" rispose l'elfo
cambiando così discorso. "Gli altri
cinque chi sono? Guardie druidiche?>>
"Contadini, ciabattini e falegnami. Di
Guardie druidiche quelli hanno solo il nome."
"Adesso sono saliti sul poggio."
"Certo. Per allargare il panorama. Potranno
meglio osservare l'accampamento dei Trolls"
"Ormai è quasi giorno. Quegli esseri
sono tutti chiusi nelle loro tende" osservò
Onigo.
"Infatti vedranno solo tende e dalla quantità
di queste crederanno di poter dedurre il numero
dei soldati."
"Geniale" lo adulò,"guarda,
sembrano ridere della disposizione caotica delle
tende"
"Perché non riescono a vederne la
funzionalità."
"Hanno ripreso il cammino verso l'accampamento
dei Goblins" aggiunse Onigo eccitato.
L'accampamento consisteva in casupole di legno
circondate da più anelli di bastoni appuntiti,
piantati nel terreno. Vi erano decine di capanne,
ordinate in file parallele e ben distanziate.
In cima ad esse si trovavano alloggiati poderosi
archi, muniti di tendini fatti di viscere di
animali. La tranquillità data dalla superiorità
numerica e dal segreto ben celato sotto il suolo
delle Foresta Nera, consentì al Negromante
di darsi a battute facete.
"Secondo te cosa avrà pensato Pique
alla vista di quelle strutture?"
"Che i Goblins devono essere dei gran lussuriosi
se hanno piantato tutti quei falli intorno alle
loro abitazioni."
"Pique ti ha sedotto" commentò
Xoanon e Onigo sorrise.
I due continuarono a seguire la spedizione che
procedeva guardinga ma ignara di essere spiata.
Il gruppo andava in direzione delle navi ormeggiate
nella Baia Incantata dove avrebbero trovato
le prove certe della presenza dei Reietti.
Durante la prima missione, Varior aveva ritenuto
prudente camminare di notte e stare nascosto
di giorno. Inoltre, non conoscendo i luoghi,
spesso indugiava a verificare che non ci fossero
trappole. Questo gli aveva fatto prolungare
il viaggio per molti giorni. Ora invece andava
spedito e baldanzoso in testa al suo gruppo,
scegliendo i sentieri più tranquilli.
Avevano superato gli accampamenti ed erano giunti
al confine della valle. Il sole era ormai al
tramonto e presto la notte avrebbe nascosto
tutto nel suo buio. Conoscendo la natura dei
Nugul, per non andare incontro ad inutili rischi,
Varior dispose di trascorrere le ore notturne
nascosti in qualche anfratto del terreno. L'indomani,
mentre i Nugul dormivano nelle loro conchiglie
immerse nella sabbia della spiaggia, avrebbero
ripreso il cammino. Non era loro compito ingaggiare
battaglie col nemico e quindi così fecero.
Appena i primi raggi di sole illuminarono l'orizzonte,
Varior e il suo gruppo iniziarono a muoversi
entrando senza indugi nella Foresta Nera. Giunto
quasi alla fine della fitta boscaglia, il gruppo
scoprì un campo di forma appena convessa
e coperto da lussureggiante vegetazione. I fiori
si ergevano forti, con fusto e foglie irti di
peli grossi come aculei. In cima agli steli
svettavano petali larghi e carnosi, di colore
rosso sanguigno. I frutti erano grossi come
glandi di membri poderosi, sembravano ricolmi
di ambra divina, in realtà contenevano
frammenti di xenite radioattiva. Crescevano
in forma irregolare, dando all'intero campo
una varietà naturale di cui l'occhio
godeva. Alcuni fiori in gruppo a formare cespugli,
come cuori pulsanti. Altri isolati a macchiettare
la campagna. Sembrava che in quel pianoro la
natura avesse profuso un po' della sua arte
più viva. Al contrario, in quell'opera
la natura non aveva messo né mano né
arte. Ben lo sapeva Onigo, che ne era il creatore.
"Questo aggeggio non rende giustizia alla
bellezza del tetto che ho costruito sopra di
noi." disse l'elfo indicando lo schermo
che riproduceva in maniera sfocata la scena.
"Speriamo solo che il gruppo non ne scopra
la funzione" rispose il Negromante sminuendo
così la sua eccitazione
Il giovane Varior ricordava di non aver visto
quella fioritura nel suo primo viaggio ed esitò
un attimo, ma la sua baldanza giovanile lo spinse
a proseguire. Gli altri lo seguirono fiduciosi.
"Attenzione! Varior è diventato
prudente. Sceglie i sentieri più liberi.
Sta lontano dai fiori. Forse ne ha intuito il
pericolo. Ma i miasmi nell'aria dovrà
pur respirarli!" fu il commento di Onigo.
L'Elfo trepidava per il suo capolavoro. Insieme
a Xoanon vedeva l'ultimo druido avvicinarsi
ai fiori, rimanerne attratto. La Guardia si
avvicinava ad uno isolato e splendido nel suo
turgore, ne spezzava lo stelo, lo avvicinava
al naso per aspirarne il profumo. Poi lo porgeva
al compagno più vicino. Questi sembrava
diffidare, infine, tranquillizzato, prendeva
il fiore e l'annusava.
"E' fatta!" esclamò il Simulacro."Ora
anche le altre guardie imiteranno i compagni
e coglieranno i fiori."
"Non è indispensabile odorarli per
aspirare i germi, l'aria intorno ne è
satura" disse Onigo, sicuro di sé.
"Piuttosto bisognerà vedere se Varior
e Pique sono protetti da qualche magia. La sarta
è molto abile a preparare sortilegi."
"Non ha importanza. Se sfuggiranno ai papaveri,
più avanti i Troll appostati sono pronti
a chiudere la trappola. La cosa più importante
è che la loro fine sembri avvenuta per
circostanze fortuite e non per aggressione nemica"
precisò Xoanon.
Ancora intenti a parlare, il Simulacro e l'elfo
videro nello schermo del cinescopio le figure
delle quattro Guardie e del loro capitano principiare
una sorta di danza scomposta che diventava sempre
più frenetica. Con la stessa successione
con cui avevano odorato i papaveri, ora si buttavano
tra i cespugli, si rotolavano fra i fiori, gridando
frasi sconnesse ed emettendo suoni sibilanti.
All'improvviso, il sopraggiungere di una calma
assoluta. I cinque corpi giacevano esanimi,
coperti dai petali rossi sgualciti da quella
folle danza. Varior e Pique si guardarono attoniti.
Tutto si era svolto senza che avessero potuto
dare alcun soccorso. Pique capì che sarebbe
toccata loro la stessa sorte se non avessero
bevuto prima della partenza l'antidoto.
Constatando che ormai nulla più avrebbero
potuto fare per i cinque compagni e ritenendo
di vitale importanza uscire immediatamente da
quel campo malefico, si allontanarono correndo
tra i fiori, raggiungendo in breve il limite
estremo del pianoro.
Anche se ancora lontana, la Grande Nave dominava
l'orizzonte. Davanti ad essa sulla spiaggia
vedevano una fitta serie di gobbe, come se una
folla di cammelli distesi sulla sabbia stesse
riposando al sole .
Il giovane Varior sentiva ora una leggera ma
costante euforia, gli sembrava tutto fresco
e arioso e un forte ottimismo gli si gonfiava
dentro, postulando alla missione un successo
che era ancora tutto da verificare. Si imponeva
in lui con gioia la certezza che sarebbe arrivato
alla nave scoprendone i segreti, che vi avrebbe
individuato il comandante dei Reietti, convinto
com'era che il quartier generale fosse allocato
proprio sulla nave, sicuramente difesa anche
da forze magiche. Per neutralizzare quest'ultime
confidava nell'aiuto di Pique.
La donna, pur essendo anch'essa pervasa da calda
euforia, sapeva bene che quello era solo il
principio di una missione ancor più difficile:
raggiungere indenni la Nave Nera. Suggerì
a Varior di unire le forze per creare uno scudo
protettivo abbastanza forte da celare la loro
presenza a degli occhi indiscreti. In quel preciso
momento lo schermo del cinescopio si annerì.
Xoanon e Onigo si guardarono perplessi. Subito
dopo il Negromante chiamò nuovamente
a sé Tzimar: era giunto il momento di
agire.
Luigi Panzardi
(...continua....)
NOTE per i continuatori:
1) Varior e Pique riusciranno a salvarsi
e a compiere la missione?
2) Xoanon riuscirà a contrastare la Forza
della Dea?
3) Cosa nasconde la Grande nave?
4) Perché Xoanon desidera conquistare
i giacimenti di Xenite?
>>CAPITOLO
TERZO<<
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