A
me questa antologia (La
ricognizione del dolore)
è piaciuta, lo confesso
so che il mio parere è
strettamente personale, quindi,
sulla scia di tutta la condivisibile
prefazione di Pietro Pancamo,
mi consento il diritto di
elogiare e sostenere curatore
e poeti che si esprimono in
queste pagine.
Noto
anchio come sia difficile
entrare nel sancta sanctorum
della poesia ufficiale, della
letteratura dotta e autorevole,
e conosco anche laltro
aspetto, quello dei molti
autoreferenti poeti, una schiera
di improvvisatori che possono
corrispondere a quei criteri
riportati da Pancamo. Penso
anche, però, che vi
sia una nuova via da percorrere,
che cè davvero
una poesia che nasce dallispirazione
e che non conosce titoli accademici,
ma si manifesta con intensa
espressività e proprietà
di linguaggio
Se la
scelta di raccontarsi attraverso
la poesia, che se ne conoscano
o meno le regole (figure,
metrica ecc.), riesce a produrre
opere valide e piacevoli,
per il contenuto, per la forma,
perché non prestare
attenzione e rifiutarne a
priori la possibile validità?
Daltra
parte, così come nella
musica, chi può stabilire
quali siano i confini entro
cui definire valida o meno
una composizione? Se allo
studioso sono necessari relativi
parametri cui attenersi, per
quanto riguarda tecniche e
stili, chi può dire
che la musica di Mozart sia
da preferire a quella dei
"Genesis"?
Questa
antologia presenta degli autori
che, a mio avviso, hanno qualità
comunicative e letterarie
che ne rendono fruibile e
gradevole la lettura.
Pur
nel rispetto della tematica
comune, ciascuno esprime in
maniera originale, intensa
e personale, la propria voce.
Non
mostrano, non esibiscono sentimenti,
si raccontano con le parole
che nascono da un profondo
sentire, dalle esperienze
vissute, con toni e stili
diversi, comè
giusto che sia.
Al
lettore attento non sfuggirà
la genuinità di questo
incontro.
Cristina
Bove