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Isaac Asimov e Stefano Benni
ll padre della fantascienza eroica ed il suo dissacratore
di Marco Montanari (da Visioni da un futuro circolare)


Isaac Asimov, scienziato americano di origine russa morto di AIDS nel 1992, e Stefano Benni, poliedrico scrittore italiano vivo e vegeto, sono due figure che ben rappresentano l'inizio e la fine di una certa fantascienza che trovava la sua caratteristica principale nell'essere Science Fiction, non solo Fiction.
Lo sviluppo della fantascienza è, non a caso, avvenuta in America negli anni '50: gli anni del dopoguerra, della fiducia nella tecnologia e nel futuro. È un genere che in Italia non è stato possibile trapiantare, malgrado il suo successo commerciale e le numerose persone che avrebbero voluto provarcisi. L'ostacolo principale sono sempre stati gi editori e, soprattutto, i lettori: mai nessuno avrebbe comprato un libro scritto da un italiano, anzi, da un non-americano. Il motivo di questo ostracismo è sempre stato culturale: l'incapacità di creare una lettura di svago con le stessi basi scientifiche. O pseudo-scientifiche.
Uno dei protagonisti dei cosiddetti anni d'oro della fantascienza è senza dubbio Isaac Asimov. Nato nel 1920 in Russia, emigrato nel 1923 in America, si laureò in chimica nel 1939 per poi ottenere il dottorato nel 1948 e cominciare così la carriera accademica. Nel frattempo trovò il tempo di cominciare anche la sua prolifica carriera di scrittore: in 72 anni ha pubblicato qualcosa come almeno 469 tra testi di narrativa e di saggistica. Proprio nell'unione di questi due ambiti possiamo vedere la caratteristica fondamentale dell'uomo: unire letteratura e scienza in modo godibile. Vorrei qui sottolineare che Asimov ha scritto più testi di astronomia che di fantascienza, e che, sfogliando l'elenco della bibliografia completa di Isaac Asimo (https://www.asimovonline.com/oldsite/asimov_catalogue.html), più della metà delle sue opere sono dedicate alla diffusione della scienza e delle sue teorie.
Parlando di fantascienza Asimov viene ricordato soprattutto grazie a due suoi cicli: quello inerente ai robot e la trilogia della Fondazione. Da notare che "I, robot" viene pubblicato nel 1950 e "Foundation" nel 1951, proprio negli anni di nascita e affermazione della fantascienza moderna. Asimov scrisse quasi tutti i suoi romanzi migliori negli anni '50, poi un solo libro negli anni '60 e '70 per poi riprendere la sua attività a tempo pieno negli anni '80. Gli anni 60 e 70 li dedicò ai racconti brevi e alla saggistica.
Il contributo di Asimov alla letteratura di genere è nella codificazione di almeno due modelli. Il primo è quello che riguarda il rapporto uomo-robot, uomo-tecnologia. Il secondo è quello del ruolo dell'individuo all'interno di una storia dell'uomo ciclica, in cui l'impero universale frana e cede alle barbarie. La forza di questi modelli proposti è tale che venti anni più tardi verranno riproposti da Lucas nella sua prima trilogia delle "guerre stellari".
L'eterno tema uomo-robot fu affrontato in maniera netta da Asimov, fedele alla sua ideologia scientifica. Secondo lui il robot e la sua tecnologia sono comunque innocenti perché legati a regole che saranno sempre e comunque gelosamente rispettate. I danni avvengono per colpa dell'uomo. Senza approfondire troppo, vorrei ricordare che erano anche gli anni in cui iniziava la guerra fredda e in cui la scienza aveva dimostrato con la bomba nucleare la sua faccia più terribile, causando molti dubbi. Asimov rispose in maniera chiara a tutto questo, fissando anche delle leggi della robotica: tre, il numero perfetto. E Lucas non mise robot tra i membri della forze del male, mentre due dei protagonisti buoni sono robot, appunto.
Sempre da Asimov viene un altro tema portante della trilogia delle "guerre stellari": parlo della missione dell'eroe per salvare la federazione, che sembra quasi essere un impero del bene e dell'ordine, che decade e cede alle forze di un impero del male basato sul terrore e sul disordine. In "Foundation" ("La Fondazione") appare un tema simile attraverso la descrizione, in forme futuribili, della decadenza dell'impero romano davanti all'avanzare delle barbarie con la differenza che viene proposta una via d'uscita razionale: la presenza di un progetto segreto che, grazie al genio del protagonista e alle scienze esatte, riporterà la civiltà nell'universo. L'originalità principale di Asimov è quella di indicare questa via d'uscita salvo poi farla fallire affermando la forza dell'individuo e del libero arbitrio, che non possono essere rinchiusi in alcuna regola o teorema scientifico.
Questi due temi, bene o male, hanno rappresentato due punti di riferimento per molta della fantascienza americana fino alla fine degli anni '70 e il loro canto del cigno si può dire sia stato proprio la trilogia di Lucas. I motivi possono essere tanti, qui vorrei solo accennare alla nascita di una fantascienza più sociale, attenta all'uomo e scettica nei confronti delle macchine. In questo senso la fantascienza dell'epoca riconosce come capolavori i romanzi della serie di Dune, in cui i computer non esistono, e tutto il mondo di Philip K. Dick. È però, occorre riconoscerlo, anche la fine della presunzione di scientificità della fantascienza, il ritorno alla pura fiction.
La crisi della science fiction pura si intuisce anche leggendo le opere degli anni '80 di Asimov e paragonandole a Stefano Benni e al suo libro "Terra!". Lo scrittore americano ormai cinquantenne cerca di riproporre, modernizzando, temi di trent'anni prima. Al contrario, l'italiano usa gli stessi temi riproponendoli in maniera grottesca e, a volte, molto più verosimile di come appaiano nei romanzi di Asimov. Con in più un'indubbia freschezza e libertà di linguaggio che chiede e ottiene una divertita partecipazione del lettore.
"Terra!" è stato pubblicato nel 1983, quasi in parallelo ai nuovi libri sulla fondazione scritti da Asimov. Fondamentalmente il romanzo descrive un universo post sesta guerra nucleare dove tutto è in decadenza e gli uomini sono costretti a lottare per sopravvivere. Per salvare la civiltà degli intrepidi eroi devono fare un lungo viaggio che li porterà a conoscere un progetto razionale e geniale che salverà l'umanità. Non solo, ma così facendo svelano al lettore i segreti della misteriosa civiltà inca. Evidentemente la forza della narrazione è l'esagerazione, la descrizione barocca e inverosimile di tutto quello che accede e del come accade.
Il tema delle tecnologie è protagonista di tutto il romanzo: infatti le persone si muovono nell'universo con macchine assurdamente futuristiche con intenti totalmente fuori tempo. Per esempio ci sono le astronavi in orbita che attendono gli asteroidi ricchi di minerali per arpionarli e portarli a casa, come se fosse una caccia alle balene. Allo stesso modo, i robot si sono auto-evoluti e ragionano come gli uomini, trovando perfino il modo di andarsi a sollazzare nei corridoi del piacere delicati a loro. Oppure, in modo più diretto, c'è un parallelismo grandioso con Asimov: nel libro de "The mule" c'è un uomo che suona uno strumento e con questo controlla tutti gli uomini. In "Terra!" una banda mezza rock fa svenire le guardie usando un assolo di violino. Solo che l'americano costruisce un libro su questo tema, mentre Benni lo liquida in poche righe: in effetti il violino gli serve per far riuscire un colpo di stato, mica altro!
Per quanto riguarda la lotta dell'individuo per salvare la federazione del bene, Benni ne mette addirittura cinque di eroi, più un'ape. Non contento li fa viaggiare per l'universo e li affianca con altri due co-protagonisti che se ne stanno a terra, a meditare. Proprio questi ultimi due, apparentemente i meno interessanti della storia, alla fine svelano la razionalità del progetto per salvare il bene e vincere contro il male. Una razionalità del tutto incomprensibile e talmente barocca da riuscire esilarante.
In fondo è questo il segreto di "Terra!": la rinuncia a qualsiasi parvenza di razionalità in nome dell'unica legge che regola l'universo mondo: l'assurdità. Con queste premesse il romanzo di Benni non potrà mai dare vita a un genere letterario o caratterizzarne uno esistente, come è stato invece per i testi di Asimov. In compenso "Terra!" ci mostra come la fantascienza per riuscire a essere ancora viva debba rinunciare alla sua parte scientifica, alla sua Science, per ritornare semplice Fiction. La genialità sta nel farlo con le sue stesse armi.
A conti fatti, il paragone diretto tra "Terra!" di Benni e "La Fondazione" di Asimov è impietoso, anche perché "Terra" è un testo scritto da un trentacinquenne degli anni '80 che ha ben altre cose da dire rispetto ad un trentenne degli anni '50.
Per fortuna, vorrei aggiungere. (Marco Montanari)

 

>>DA LEGGERE SUL SITO:

>>Isaac Asimov (1920-1992)
>>Stefano Benni (1947-)

 

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