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E loro, un giorno, scriveranno di noi
di Giovanni Savoini (da Visioni da un futuro circolare)


Ci sono gli animali nella letteratura? Ci sono gli animali nella letteratura di fantascienza?
Questa domanda all'apparenza è banale: come tutto quel che fa parte della nostra realtà concreta o immaginaria, anche gli animali - realmente esistenti o totalmente inventati - compaiono di frequente nelle opere letterarie di ogni epoca.
Dedichiamo appena qualche riga agli animali nella letteratura cosiddetta non di genere.
Ci sono - per esempio - le lontre dell' "Anello di Acque Lucenti" di Gavin Maxwell, come Mijbil, la lontra giocherellona e curiosa che appartiene ad una razza rarissima, intitolata col nome dello stesso Maxwell che proprio con Mijbil la scoprì; c'è Bauschan, il cane meticcio bracco di Thomas Mann, il quale ha tratto serena ispirazione per pagine notevoli e persino illuminanti dalle passeggiate lunghissime con questo animale.
Animali visti e vissuti e trattati come animali da parte di questi loro sensibilissimi compagni umani capaci di comunicare a noi con la scrittura: nessuna delle loro abitudini è stata stravolta, e allo stesso tempo affetto, rispetto, perspicace attenzione e ascolto curioso sono sempre stati le fondamenta per un rapporto intenso e gratificante - anche quando magari non troppo prolungato nel tempo, a causa delle avversità impreviste del destino.
La fantascienza invece si è occupata di animali visti, vissuti e trattati come 'altro'.
Gli animali possono essere simboli di ricchezza come per il "Cacciatore di Androidi" di Philip Dick: in un mondo troppo angosciosamente simile al nostro, gli animali sono quasi del tutto estinti. L'uomo ne sente la mancanza e ne crea così copie artificiali, da tenere come animali da compagnia. I pochi animali ancora 'autentici' sono posseduti da pochissimi privilegiati e come i loro possessori sono costretti a vivere in un ambiente totalmente artificiale. Gli androidi non sono che il naturale e consequenziale sbocco di questa situazione. Non a caso contano pecorelle elettriche per addormentarsi!
Un parallelo fin troppo facile con la nostra realtà lo si trova nella clonazione. Non sono passati molti anni da Dolly: la clonazione di animali in varie forme e varianti è ormai fin troppo frequente; e di recente lo stesso scienziato che fabbricò la pecora-clone ha diffuso la notizia che ha ottenuto la autorizzazione governativa per la clonazione umana - ma solo a fini terapeutici (!). Che epilogo immaginate voi?
Le frontiere scientifiche sono allo stesso tempo emozionanti e pericolose come le frontiere dello spazio o della geografia. Un'altra frontiera è quella chirurgica degli xeno-trapianti o degli ibridi. Non vi viene in mente l'Isola del Dottor Moreau di Wells? Un racconto esso stesso ibrido tra fantascienza e horror gotico: gli animali innestati e ibridati con metodi vivisettori, alla fine si ribellano al loro creatore.
Al giorno d'oggi le ricerche chirurgiche su questo tipo di trapianto annunciano di continuo entusiastiche conquiste e traguardi, ma volutamente trascurano l'elevata mortalità degli animali trapiantati e in certo qual modo calpestano la sensibilità e la speranza di chi in un trapianto d'organo (umano) davvero ripone ogni sua speranza.
Ad oggi, al massimo, un babbuino ricevente il cuore di un maiale è riuscito a sopravvivere cinque mesi, sotto l'effetto di immunodepressivi e sedativi, ovvero in condizioni incompatibili con una qualità della vita appena accettabile.
Non sappiamo se l'alternativa reale si trovi nelle cellule staminali, come sostenuto anche da molti esponenti politici internazionali, né lo scopo di questo articolo è quello di entrare in simili dibattiti ad alto tasso scientifico, etico, emotivo. Qui si vuole fare solo una più che fulminea carrellata di esempi di animali e fantascienza - ma se nel percorso getteremo qualche seme di riflessione o discussione, ciò potrà solo farci piacere.
Altri animali fantascientifici sono i delfini e gli scimpanzé descritti da David Brin nei suoi romanzi spaziali. Delfini senzienti, coscienti e parlanti, in grado di manipolare tecnologia e astronavi, oltre che di esprimersi sia nella loro lingua (il "trinario delfinese", simile al modo poetico degli haiku giapponesi), che nell'inglese o nelle lingue galattiche aliene. Nell'universo briniano l'intera galassia è popolata da razze evolute che a loro volta ne hanno elevate altre, divenute loro 'clienti' e protette per periodi lunghi interi eoni, fino all'affrancamento che permetterà loro di divenire a loro volta patroni elevatori di altre razze.
Gli umani, all'apparenza orfani di patroni che li abbiano elevati, sono gli ultimi arrivati in una galassia dove il prestigio si valuta sulla base delle razze collegate alla propria - sia come patrone che come clienti. È un esempio di fantascienza spaziale molto avvincente e tecnologica, autenticamente 'made in California'!
L'ottimismo la pervade sempre, tra le righe dell'avventura. Non ci viene nemmeno in mente che l'elevazione è un processo lungo, laborioso, orientato artificialmente.
Risaltano invece la profonda lealtà degli animali elevati nei confronti dei loro elevatori. Nel caso degli umani, in special modo, i sentimenti di gratitudine e affetto da parte di delfini, scimpanzé, cani e poi oranghi, sono molto acuti.
Proprio i cani sono i protagonisti di "Anni senza fine", poetico/profetico romanzo di Clifford Simak. In un futuro lontanissimo, l'uomo non è neppure un ricordo, ma un mito; di lui si trovano labili tracce nella lingua e nelle usanze, e in una strana malinconia che affiora a volte nel fondo della mente dei Cani. Dai racconti mitici apprendiamo poi le tappe che hanno caratterizzato la storia possibile dell'umanità: l'abbandono delle città per la campagna, la partenza verso altri pianeti, e poi verso le stelle; la perdita di una filosofia marziana che avrebbe permesso la sopravvivenza dell'uomo sulla Terra, il tentativo dei Webster di far sopravvivere la civiltà umana ad ogni costo, anche al costo di creare artificialmente delle modificazioni in esseri diversi, come i Cani appunto e le formiche. La Terra, nel mito ormai, vedrà prima la comparsa di robot, che sono non solo essenziali ma addirittura responsabili
delle sorti del pianeta, e poi di Mutanti che troveranno la porta per trasferire nel Mondo delle Ombre l'umanità rimasta, che scivola inesorabilmente su una strada che era riuscita ad abbandonare. Anche i Robot se ne andranno e solo alcuni uomini irriducibili rimarranno in uno stato molto simile alla morte in attesa di un futuro remotissimo, in una città chiusa. Alcuni coraggiosi emigrati su Giove si trasformano in esseri adatti a vivere sul pianeta più grande del Sistema solare, scoprendo con sorpresa che potranno vivere come organismi basati su elementi come ammoniaca e idrogeno piuttosto che acqua e ossigeno. La Terra verrà abbandonata al suo destino: sarà il regno dei topi che, refrattari ad ogni modificazione,
forgeranno il loro destino, "e se il loro destino era quello di rimanere semplici topi, non ci sarebbe stato niente di sbagliato che così fosse."
Il Robot Jenkins, sopravvissuto ai millenni e, in fondo, responsabile di molti degli avvenimenti passati, lascia per ultimo la Terra.
Il respiro di questo romanzo, sul quale non per caso ci siamo attardati, segue il ritmo degli eoni. Pressoché filosofico, mostra e racconta quel che è l'essenza naturale: il divenire, l'incessante ma lunghissimo mutamento di forme di vita, prospettive, ambienti. Gli uomini non sono da sempre sulla Terra, né per sempre la popoleranno.
La Terra stessa può essere assimilata ad un essere vivente, un animale simbiotico di longevità per noi inconcepibile. Esseri viventi di proporzioni planetarie o addirittura solari, come appunto in "Solaris" di Stanislaw Lem o nei romanzi cosmogonici di Gregory Benford non sono infrequenti nella fantascienza, nei suoi romanzi che meglio la avvicinano alla speculazione filosofica più affascinante e stimolante.
Tuttavia la Terra come organismo vivente ci coinvolge di più, letteralmente e fisicamente: è la cosiddetta "Ipotesi Gaia", che persino Isaac Asimov esplorò in alcuni dei suoi ultimi romanzi. La biosfera è un continuum spaziotemporale dove i singoli viventi si succedono senza sosta, come cellule di un organismo assai più vasto e complesso, la cui consapevolezza è maggiore e diversa della mera somma delle consapevolezze dei viventi che la compongono, dal più primitivo procariote fino all'uomo.
Noi uomini allora siamo diventati quasi come una malattia invasiva per il pianeta - è il punto di vista di molti ambientalisti estremi. E siamo in grado di torturarla e vivisezionarla. Come? Con le trivellazioni petrolifere, con i disboscamenti delle foreste e lo scioglimento dei ghiacciai polari, con gli esperimenti atomici sotto gli atolli oceanici, con l'emissione di sostanze gassose, liquide e solide velenose.

Oppure potremo essere come organismi simbiotici utili al corpo vivente che ci ospita. Ecco dove può trasportarci la speculazione fantascientifica!

gsavoini@email.it



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