Anche
se il giallo nasce in Italia solo negli anni
'30, elementi polizieschi sono presenti in
varie forme d'arte già da prima. Nelle
opere del drammaturgo francese Victorien Sardou,
per esempio, la suspense ed il colpo di scena
sono ingredienti essenziali. Chi ha dimestichezza
con l'opera ricorderà in Tosca di Giacomo
Puccini la finta, poi risultata vera, fucilazione
di Mario Cavaradossi, vendetta postuma di
Scarpia, esempio di capo della polizia corrotto
e corruttore, con la sua coorte di sgherri
dai nomi (Spoletta, Sciarrone) degni di un
film di Thomas Milian. In più Scarpia
emanava tutta una falsità ecclesiastica,
che faceva preoccupare molto Puccini, considerando
che la prima di Tosca ebbe luogo proprio a
Roma, dove l'aristocrazia "nera"
era assidua del Teatro Costanzi. I librettisti
di Puccini avevano capito che l'essenza del
dramma era in quell'intreccio di amore, dissidi
politici, corruzione ed elementi di giallo
ante-litteram, tanto che aveva notevolmente
"asciugato" il dramma di Sardou
da tutti i riferimenti ambientali di origine
francese, riducendolo a due atti, riportati
poi in extremis a tre solo per evitare che
"Tosca", essendo troppo corta per
"fare serata" da sola, fosse abbinata
ai "Pagliacci" dell'amico-nemico
Leoncavallo.
Un altro dramma di Sardou, più o meno
con gli stessi elementi, un assassinio, stavolta
misterioso, oscure trame politiche, un'indagine
della polizia, una donna protagonista, è
"Fedora", che ebbe un successo ancora
più clamoroso negli anni '80 dell'Ottocento,
specie ad opera di Sarah Bernhardt. A Parigi
nel 1889, a vedere l'opera era un giovane
musicista foggiano, Umberto Giordano, che
rimase tanto entusiasta dell'intreccio da
contattare il commediografo per trarne un
libretto d'opera. Le trattative si prolungarono
per quasi dieci anni, durante i quali Giordano
aveva scritto varie altre opere, tra cui il
successo mondiale di "Andrea Chenier".
Finalmente nel 1898, al Teatro Lirico di Milano,
la "Fedora" di Giordano venne presentata,
con notevole successo, dovuto soprattutto
alle interpretazioni di Enrico Caruso e Gemma
Bellincioni.
Gli elementi di giallo sono diffusi un po'
per tutta l'opera, in particolare il primo
atto è costruito con tutte le caratteristiche
di un film poliziesco: l'arrivo di Fedora
Romazoff, affascinata dall'entrare per la
prima volta nella casa del fidanzato Vladimiro
Andrejevich, che domani sposerà, e
la sua attesa speranzosa del suo arrivo. Gli
eventi però precipitano, la polizia
irrompe nella casa, perchè Vladimiro
è stato ritrovato ferito, ad opera
di uno sconosciuto; la testimonianza fondamentale
è quella del cocchiere Cirillo Nicolajevich:
"Ei mi disse/andiamo al tiro./Andammo:
attesi un quarto d'ora./Fulmineamente nel
silenzio/s'odon due spari/Ascolto: nulla,
più nulla,/ tranne i lunghi latrati".
Quel che è certo è che Vladimiro
ha avuto una lettera da una vecchia misteriosa,
lettera che naturalmente non si trova più,
cioè era in un cassetto e poi è
sparita. I sospetti si appuntano su un giovane,
Loris Ipanov, che abita proprio di fronte,
ma che è fuggito: Fedora cerca di seguire
ciò che accade vedendo "quelle
ombre che s'inseguono/dall'una all'altra stanza",
come le suggerisce il diplomatico De Siriex,
ma la sostanza è che Loris è
fuggito. Fedora dà una festa, nel secondo
atto, con l'idea, giallo nel giallo, di smascherare
Loris, che è segretamente innamorato
di lei (beh, nemmeno tanto segretamente, visto
che lo dichiara dopo pochi minuti nella giustamente
famosa romanza "Amor ti vieta",
inserita come un inciso in una discussione
tra Fedora ed il capo della polizia). Quel
che Loris non sa, però, è che
Fedora è a conoscenza dal capo della
polizia che Loris e la sua famiglia, in particolare
il suo fratello Valeriano, appartengono ad
un gruppo di nichilisti: è caratteristico
l'orrore, con cui ella pronuncia la parola
"nichilista", anche reso musicalmente
con una serie di note tenute. Anzi, Fedora
è d'accordo col capo della polizia
per farlo arrestare dopo la festa, in quanto
(vistosa incongruenza del libretto) ha giurato
di vendicare la morte di Vladimiro sulla sua
croce bizantina nel primo atto, benché
in effetti in quel momento ella non sapesse
della sua morte, ma solo del suo ferimento.
Poi, molto in accordo col suo carattere di
vedova passionale ed esagerata ("donna
sull'orlo di una crisi di nervi" l'ha
definita Michele Girardi), ed in modo molto
funzionale sul palcoscenico, Fedora, apprendendo
che si tratta di un delitto d'onore (Vladimiro,
da buon testimone di nozze, le aveva insidiato
la moglie) e non politico, decide di proteggere
Loris ed, improvvisamente amandolo, di andare
a vivere con lui in Svizzera. La caratteristica
interessante è che tutto avviene durante
la festa, col sottofondo di un pianoforte
che suona un falso, ma molto realistico, notturno
di Chopin, eseguito da Boreslao Lazinski "maestro
polacco, nipote e successore di Chopin",
che come si saprà nel terzo atto, oltre
ad essere un pianista, è anche una
spia egli stesso. Durante il notturno, la
polizia aspetta un segnale di Fedora per imprigionare
Loris. Vivranno insieme felici e contenti?
No, troppo tardi, la trama ordita da Fedora
per sbaragliare i nichilisti si ritorce contro
di lei (aveva chiesto di essere delatrice
segreta della polizia, ma si sa, i segreti...),
Valeriano è imprigionato e muore nell'alluvione
della Neva, ed anche sua madre, latrice della
misteriosa lettera nel primo atto, muore di
crepacuore alla notizia. Loris impulsivamente
la maledice e Fedora si avvelena col veleno
nascosto nella croce bizantina, con la quale
lei si pavoneggiava durante la festa (commistione
qui di elementi religiosi e superstiziosi)
nè il tardivo ed un po' opaco pentimento
di Loris vale a salvarle la vita.
Un giallo in piena regola insomma, con doppie
identità, fuga all'estero, veleno,
trame politiche, indagini della polizia, testimonianze,
lettere misteriose, che non sembra scritto
più di un secolo fa. Passando dall'opera
teatrale di Sardou a quella musicale di Giordano/Colautti,
l'erotismo della vicenda della quasi quarantenne
innamorata del giovanotto Vladimiro e poi
dell'ugualmente più giovane Loris viene
molto annacquato, a tutto vantaggio della
trama gialla, con l'aggiunta di quella generica
religiosità che aveva contribuito al
successo di tante opere contemporanee di "Fedora"
ad incominciare da "Cavalleria Rusticana"
e "Pagliacci". In più, il
giallo si tinge di politica, ed é inserito
nel filone della Storia, quella vera: non
a caso durante il ballo del secondo atto si
ha la notizia dell'attentato che costerà
la vita allo zar Alessandro II. Anche se in
questo Sardou tende all'approssimazione e,
come nella Tosca, qualunque giacobino é
un volterriano (da Voltaire, che c'entra fino
ad un certo punto), così qui ogni populista
é un nichilista (anche perché
la parola suona così bene declamata
o cantata
). Al fascino dell'operazione
contribuisce anche la musica di Giordano,
che in alcuni tratti, specie nel primo atto,
sembra molto una colonna sonora cinematografica
(Giordano scriverà anche musica per
film negli anni '30), con la solita tendenza
dell'autore foggiano a far "cantare l'orchestra"
ed all'uso disinvolto di temi diversi, purché
funzionali alla vicenda. Proprio il primo
atto che colpì gli ascoltatori di fine
'800, secondo Massimo Mila, per alcune "avventate
stranezze", come "un'inchiesta poliziesca
iniziata con effetti di autentica suspense
nella frammentazione del discorso strumentale
in esitanti assolo di violino e clarinetto,
e poi continuata su un fugato degli archi,
significante l'arruffato dipanarsi delle indagini".
Una volta tanto, il libretto fa un buon servizio
alla drammaturgia: breve, conciso, con appena
qualche concessione ai brani solistici, rende
"Fedora" un'opera ancor oggi interessante
(e, caratteristica importante per me, povero
studente, all'epoca, tutta "Fedora"
sta in una cassetta da 90 minuti).
© Carlo Santulli
c.santulli@rdg.ac.uk
BREVE BIBLIOGRAFIA
P. Alvera, Giordano, Treves 1986
AA.VV., Umberto Giordano, a cura di M. Morini,
Sonzogno 1968.
M. Girardi, Fedora, una prima donna sull'orlo
di una crisi di nervi (disponibile su Internet)
V. Sardou, Fedora, tradotta da V. Bersezio,
Treves 1925