"Ho indossato le mie scarpe
e stretto i lacci,
ho guardato la porta aperta alla strada dei
sogni,
ho pensato che nulla mi trattiene; nessun confine,
nessun limite! Bastava solo alzarsi e camminare."
Questi quattro versi mi sono stati ispirati
da una nota marca di scarpe. Scarpe per spiriti
liberi recitava la pubblicità. Le stesse
scarpe ho utilizzate all'inaugurazione di
una mostra d'arte allestita da Sicilia Solare,
la mia associazione culturale, in occasione
della kermesse "Butera, città
dell'immagine", presso la torre superstite
del Castello Arabo-Normanno che si trova all'interno
di questo ridente paesino siciliano.
Gli artisti partecipanti erano Angelo Salemi,
scultore, nato a Mazzarino un trentennio fa,
ed
Enzo Accardi, pittore, nativo di Butera ma
operante anche a Firenze
in quella terra
di Toscana, sacra patria dell'arte (e del
vino, del buon mangiare e di tanta gente simpatica
che gira film di ridere con un mucchio di
belle donne protagoniste.). Il titolo della
mostra "Acquerelli e Pietra", è
nato per caso, come un esperimento che coinvolgesse
quello che di più delicato c'è
in pittura, l'Acquerello, e la dura pietra
levigata in contrasto. Ma dalla pietra può
nascere una poesia? Che melassa! Ogni blocco
di pietra o di marmo ha un anima che basta
cercare. E dopo che si è cercato l'anima
bisogna trovargli una forma. Michelangelo
diceva di essere solo un umile artigiano poiché
tutto era già intrinseco nella pietra.
O forse non è così? Ho riguardato
le mie scarpe e rimuginato il pensiero della
libertà che dovevano dare e per tutto
il tempo ho riflettuto sull'arte, complice
un buon bicchiere di vino rosso, sangue del
popolo. Sono arrivato alla conclusione di
pensare che l'arte non esiste, magari cambierò
idea prima della fine di questo articolo,
oppure avevo già cambiato idea la stessa
sera dell'inaugurazione (post effetto bicchiere
di rosso, uno solo giuro), ma adesso dico
che l'arte non esiste, non esiste neanche
la pietra, esistono solo gli artisti ed il
loro momento di intuizione. Questo perché
a forgiare in un blocco di marmo il proprio
"Incubo" è stato Angelo Salemi
e non il demiurgo. Lui ha visto nella sua
mente il volto sereno di una donna gentile
e gli ha scolpito addosso i fili dei suoi
pensieri, fino a farne una mitica medusa,
creatura che dona gli incubi agli altri, ma
che è essa stessa soppressa da quei
fili; un poco come l'oracolo Laocoonte ed
i suoi figli sbranati dai due serpenti che
uscirono dalla schiuma del mare. Oppure dobbiamo
dire che quello è l'Incubo di Angelo
Salemi? Un Incubo avuto una notte come le
altre, e trasportato sulla pietra:
Stanotte , la morte è venuta a trovarmi
aveva la forma di un rigurgito senza onore,
il filo singhiozzante della mia esistenza,
che non voleva andarsene, che stentava,
che mi teneva stretto nella sua morsa
di mani fredde
....
e mai avrei immaginato che la morte
era un niente così niente, un nulla
troppo spaventosamente nulla.
Oppure potremmo pensare che è l'Incubo
e basta e di come questo scultore voglia rappresentarlo
ad altri? D'altronde un titolo è un
titolo, ed una spiegazione è una spiegazione.
Poi per dirla come Enzo Accardi: " L'interpretazione
è libera, se no anziché il titolo
avremmo scritto la spiegazione." Giusto!
Però, io, mi chiedo se l'arte esista
o è sempre la poesia dell'artista quella
che scava la pietra, le fa prendere fisionomie,
forme, figure; come un volto di vecchio, a
denti stretti da una morsa di mani e dita
forti e opprimenti. "Oppressione"
altro marmo di Salemi, altro titolo, altro
pezzo forte, altra deprimente angoscia da
lasciare ai posteri, altra prova del fare
soffrire il marmo e di regalarcelo con quella
presa di mano che stringendolo può
fargli male. Come se un volto di pietra stretto
da dita, pur forti, possa sentire il dolore.
Il dolore però è quello voluto
dall'artista e trasferito nella pietra; perché
la pietra è un mezzo che soffre il
dolore, perché la pietra, adesso ha
un'anima. Così, Angelo Salemi, seguendo
il suo istinto artistico crea altri messaggi
globali, come il bronzo platinato "Manipolazione
Genetica" frutto di una tensione emotiva
di anima in movimento, esposta con altri lavori,
fortunatamente più rassicuranti e delicati,
come la bellissima Maternità, madre
e figlio che si staccano dal marmo, oppure
il messaggio musicale de Il Suonatore che
crea note dal bronzo e tanti altri.
Tanti altri lavori di bronzo, di pietra e
legno che vengono esaltati dagli acquerelli
di Enzo Accardi, come gemme preziose in uno
scrigno di diamanti, creati da questo grande
artista più per il suo amico che per
la mostra stessa. Ho avuto l'impressione che
queste due cose si aiutassero a vicenda nell'esaltarsi,
nell'urlare la loro esistenza in un volo munciano,
più grande di quanto abbia voluto presagire
lo stesso Munch. Tutti racchiusi nella splendida
Torre Arabo-Normanna di Butera, opera artistica
adesso, strumento di difesa e morte centinaia
di anni fa. Eccoli lì tutti e tre le
materie della storia dell'arte: scultura,
pittura e architettura.
E se di chi progettò e costruì
la Torre possiamo parlare non conoscendolo,
e se di Angelo Salemi stiamo iniziando a parlarne
adesso, perché adesso stiamo conoscendolo,
di Enzo Accardi, della sua vita di artista,
possiamo parlarne sbagliando, forse, proprio
perché lo conosciamo fin troppo bene.
Possiamo dire che è un grande artista,
sbagliando, sarebbe stato meglio dire che
al momento è tra i più grandi,
ma lui non lo sa. Oppure sarebbe meglio invitare
tutti a vedere le opere di questo pittore,
onde poter capire ciò che è
difficile dire a parole, onde potere capire
il perché sarà la fama a cercare
lui, non lui la fama. Succede per quelli che
hanno il colore nel sangue e possiedono l'arte
del disegno. Oppure è meglio non dire
nulla, tanto questo non cambierà lo
stato delle cose e le cose sono i suoi dipinti.
Tante faccie che urlano, una accanto all'altra,
bocche spalancate. - Cos,è? - Chiedo.
"Ho pensato ai kossovari ed alla loro
tragedia con il popolo serbo." Vedo una
grandiosa tela di sterpi e rovi enormi. Colori
e stati d'animo, arte del vivere, gocciolare
giorno dopo giorno di uomini che rimangono
inascoltati dai figli a caccia di loro sirene.
Dipinti di paesaggi aridi, di grano mietuto,
sconsolato, morto; di giallo immanente, di
pennello aspro, impastato alla terra ed al
sangue contadino.
Una bellissima donna appesa alla parete. Cosa
rappresenta? "E' un semplice nudo di
donna. Non lo vedi?" Già, è
vero!, è semplicemente un bellissimo,
delicato, sensuale, meraviglioso nudo di donna
con il velo; come un sonetto d'amore di Pablo
Neruda:
Nuda sei semplice come una delle tue mani,
liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, strada di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.
Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla come l'estate
in una Chiesa d'oro. Nuda sei piccola
come una delle tue unghie, curva, sottile,
rosea
finchè nasce il giorno e t'addentri
nel sotteraneo del mondo. Come
in una lunga galleria di vestiti e di lavori
la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia
e di nuovo torna ad essere una mano nuda.
Ed ancora una coppia che cammina unita e
sembra sciogliersi nella stretta delle mani,
del colore e dell'amore. Accanto, una grande
tela dove il colore è stato distribuito
per accendere luci lontane, di città
che i viaggiatori d'autostrade scorgono sempre
piene dall'abitacolo freccia della loro auto.
Ho l'impressione di essere nel tempio della
pittura, ma è la casa dove Accardi
vive. Capisco, così, che Enzo Accardi
ed Angelo Salemi, due humanitas totalmente
diversi nelle arti scelte, ambedue con la
loro opera, senza chiedere niente a nessuno,
non fanno altro che difendere il mestiere
dell'arte in quanto tale, ovvero "creatori
di emozioni", per usare una frase di
Francesco Mancini. Creano emozioni senza per
questo cercare di accorciare la strada o prendere
traverse per arrivare prima, anche adesso,
ancora oggi e nell'attuale panorama culturale
dove il vivere d'arte ha preso la strada del
compromesso, delle gallerie modé oppure
dei mercanti, di quelli che in tv vendono
cache, gonfiando i nomi e confondendo i fruitori.
Oppure, illusione peggiore, in nome del collezionismo
e dei soldi c'è chi alle aste londinesi
si porta a casa tiziofiloriomartino a colpi
di yen o di dollari sonanti, perché
ha un nome; anche se l'opera del "nome"
si potrebbe scambiare benissimo con lo spazzolone
del water e nessuno se ne accorgerebbe. Già,
personalmente, di questo tipo di arte moderna
e sperimentale, ne butterei nel cesso almeno
la metà, proprio perché voglio
essere buono. Ma se è vero che i grandi
artisti non esistono più perché
non esistono i grandi committenti, i grandi
mecenati, i grandi re ed i papi che chiesero
a Michelangelo di trasformarsi in pittore,
lui che pittore non era ma scultore, per creare
quel capolavoro insuperato della cappella
Sistina; è anche vero che tutto non
può essere "cacca d'artista",
merda in nome della ricerca sperimentale che
deforma tubi e biciclette. Ci deve essere
una nuova strada, oggi che tutti i sentieri
sono stati percorsi, è questa ricerca
deve essere affidata ad artisti come Angelo
Salemi ed Enzo Accardi, che in solitario,
lontano dalle luci della ribalta della grande
città, delle megalopoli dove più
che la potenza dell'arte conta la potenza
del denaro, creano costruendosi mano, mano;
solo perché è questo il talento
che hanno avuto in dono, e solo perché
è questo che sentono e sanno fare.
Così chi si mette davanti alle loro
opere, sia critico, sia appassionato, ammaliato
o smaliziato, comunque sempre uomo del nostro
tempo, saprà che non potrà essere
ingannato. Saprà che la virtù,
la ricerca dell'aretè di codesti artisti,
inizia e finisce lì: nella "Voglia
di volare" di Salemi e del suo personaggio
che vuol volare anche se di bronzo, oppure
nell'arsura e nella fatica che sembra sudare
nella tela del contadino di Accardi.
Così può accadere che le scarpe
indossate per percorrere la strada dei sogni
di questi spiriti liberi, vengano dimessi,
perché fuori c'è freddo e piove,
ed in certi momenti basta il fuoco di una
stufa ed una coperta, in quanto prima di tutto
si è uomini, cresciuti nelle botteghe
artistiche, nel colosseo della ricerca estetica,
nella eterna lotta dei sensi tra lo scalpello
ed il colore; ma solo e sempre uomini.
roccochimera@yahoo.it
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