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LEZIONE 01
Il dialogo


INTRODUZIONE

Il dialogo, a mio giudizio, è forse uno degli aspetti che maggiormente viene sottovalutato nel complesso processo creativo che porta alla realizzazione di un romanzo. Baso questa mia convinzione sul fatto di non aver mai incontrato libri di testo che abbiano affrontato in maniera esaustiva tale argomento. In taluni lo si cita per alcune sue doti mentre in altri lo si tira in causa per sopperire a mancanza che possono derivare da altri fattori della narrazione. In sostanza però, ogni testo ne fa una trattazione nebulosa e parziale che lascia molti interrogativi irrisolti sull'argomento. Persino gli svariati corsi di scrittura da me intrapresi ne facevano soltanto una sommaria introduzione e quando io incalzavo la mano con domande ben specifiche, veniva tutto il peso della risposta demandata alla "sensibilità artistica" dello scrittore. Seppur quest'ultima affermazione è vera, ovvero che la differenza la fa sempre la "sensibilità artistica", va detto che essa va applicata all'interno di determinate regole che governano la scrittura quali ad esempio i generi letterari o il punto di vista dell'io narrante. Quindi, se per creare dei personaggi ci sono delle regole e se per affrontare dei generi letterari ce ne sono delle altre, perché non dovrebbero essercene anche per la costruzione di un buon dialogo?! E' da questa domanda di fondo che ho intrapreso una "crociata" a favore di quello che poi é il cuore della comunicazione di un'opera creativa: il dialogo. Spero che quanto segue possa essere di vostro gradimento e cominciamo subito ponendoci tutti una domanda:

Che cosa è un Dialogo?

I personaggi che compaiono in un film, in una commedia o in un racconto non esistono nella realtà ma sono frutto dello scrittore che ha deciso di dargli vita per raccontare una storia. Il pericolo più grave quindi è rappresentato nel momento in cui li si deve far parlare poiché chi ancora inesperto spesso regredisce nel proprio passato e nelle proprie convinzioni immedesimandomi in chi deve esprimere un concetto e riversando in egli le sue personalissime convinzioni. Ora, che alcuni personaggi siano figure speculari di chi scrive è cosa plausibile e presente in alcune opere, ma non tutti i racconti e non tutti i personaggi di un racconto sono creati per esprimere il punto di vista dello scrittore. Spesso, quasi sempre direi, le storie che si leggono sulla carta o si vedono attraverso l'etere, hanno temi universali come l'amore o l'odio ma tali argomenti vengono sviscerati attraverso una trama che è fatta di differenti personaggi i quali affrontano la vita (e ne parlano) attraverso il loro personale modo di essere al mondo rendendo così ogni storia unica a se stessa. Detto ciò possiamo dare una prima risposta a questa domanda dicendo che:

Un dialogo è il modo in cui ogni singolo personaggio si esprime.

Per capire a pieno questa affermazione dovremmo affrontare l'argomento della caratterizzazione dei personaggi ma non essendo questo il tema centrale della nostra chiacchierata, voglio solo accennare un aspetto del dialogo che affronteremo in seguito: il registro linguistico. Il registro linguistico è il modo in cui un personaggio si esprime. Un uomo di strada parla in maniera differente da uno scienziato come quest'ultimo parla differentemente da un militare. Altri fattori importanti sono l'età e lo stato sociale di chi parla. Ad esempio un bambino parla differentemente da un adolescente, un adulto o un anziano. Queste sono le basi molto rudimentali su cui poi si può giocare per trovare la forma espressiva che meglio si addice ad un dato personaggio ed è forse la prima cosa che ci colpisce di un dialogo, ovvero, come viene presentato. Ma un dialogo non è solo forma (ovvero modo di essere espresso) ma anche contenuto. Oggettiviamo quindi un dialogo scorporandolo da un possibile personaggio che lo enuncia e cerchiamo di individuare le regole universali che si dovrebbero seguire sia che a parlare sia un bambino viziato, un barbone od una anziana donna di nobili origini.

Ancora una volta: Che cosa è un Dialogo?

In primo luogo un dialogo, sia esso creato per la televisione, il teatro od un libro, è finzione. Il suo compito quindi è di servire la storia mettendo a confronto i personaggi affinché la trama si evolva. Sia che si tratti del confronto diretto tra antagonista e protagonista, tra un personaggio secondario e l'eroe della nostra storia oppure di un monologo interiore, il dialogo, deve spingere tutti i personaggi ad agire. Per meglio chiarire questo concetto lasciatemi usare un dettame basilare della cinematografia: ogni singolo secondo di pellicola utilizzata deve essere strettamente funzionale allo svolgimento della scena. Ovvero, considerando gli altissimi costi di produzione di un film, ogni minima ripresa, movimento di macchina e battuta degli attori, deve essere usato per far evolvere il racconto dal punto 1 al punto 2 muovendo i personaggi da A verso B fino alla "naturale" risoluzione della storia. Nel campo della scrittura, anche se spesso si fa grosso uso di digressioni e dettagliate descrizioni di attimi, si può applicare tale regola cinematografica ai dialoghi. Quindi possiamo dire che un dialogo non può mai essere dispersivo e fino a se stesso. Cosa abbiamo quindi imparato fin ora del dialogo?! Proviamo a riassumerlo in una frase.

Il dialogo deve rispecchiare la caratterizzazione del personaggio (registro linguistico) e deve avere una funzione "servile" (ovvero deve muovere i personaggi e la storia verso la risoluzione del racconto)

Osservando questa affermazione e facendo un passaggio a ritroso possiamo affermare di aver dato una prima risposta a due importantissime domande riguardanti il dialogo, ovvero: Come deve presentarsi un dialogo? Qual'è la sua funzione? Facendo una ennesima analisi delle domande e della precedente affermazione possiamo già individuare alcuni dei "difetti" che un dialogo non deve avere:

1- Un dialogo non può essere mono-tono, ovvero il modo di parlare dei personaggi non può essere uguale per tutti.
2- Un dialogo non può essere fine a se stesso non apportando nuove informazioni al lettore sulla storia e sui personaggi.

Sulla base di quanto fin ora detto soffermiamoci ancora un attimo sulla definizione "finzione". Finzione significa che i dialoghi da voi creati devono essere verosimiglianti e cioè emulare un dialogo reale mentre, concretamente, devono puntare ad un obiettivo ben preciso. La verosimiglianza di un dialogo la si ottiene stando ben attenti al registro linguistico della storia e dei singoli personaggi. Ad esempio in un racconto che parla di scuola avremo i professori che si esprimono con una determinata proprietà linguistica contrastati dallo slang dei loro studenti. Per quanto riguarda il puntare ad uno scopo ben preciso, abbiamo visto che un dialogo deve mirare a passare informazioni. A tal proposito un dialogo costruito a tavolino, differentemente da quanto avviene nella realtà dove spesso si parla tanto per dar aria alla bocca, deve avere uno scopo ben preciso e mirare al passaggio di un numero X di dettagli che portano all'evoluzione del racconto... ma facciamo un esempio!

EXE1: Due quindicenni compagni di scuola s'incontrano per strada.

- Ohh Marco!
- Grande France'!
- Come va bello?
- Tutto ok, e tu?
- Ieri la Mercuzzi mi ha interrogato.
- Come è andata?
- Il solito schifo. Ma tu dimmi, come vanno le cose con sto braccio?
- Sto meglio e Lunedì torno… che pizza.
- Ma dai! Non ti sei rotto di stare a casa con 'sto gran caldo?
- Si, però la scuola…
- Ma se hai pure chi ti aspetta a braccia aperte.
- Cosa intendi ?!
- E non fare il finto tonto!
- Certo che fa davvero caldo eh?
- Si cambia argomento tu. Ad ogni modo si, per strada si schiatta.
- Ma che ti lamenti, hai pure i condizionatori a casa!
- Ma chi ci vuole stare a casa.
- Si sempre in giro tu, poi la prof. non fa bene a metterti un brutto voto.
- Oh! Ma che te la fai con il giaguaro ora?
- No, no… però tu dovresti studiare un po' di più o l'anno questa è la volta buona che lo perdi.
- Ed infatti sto andando a ripetizione, mia madre mi ha obbligato oppure niente vacanze se mi bocciano. Ha detto che se non passo in quinta mi fa lavorare tutta l'estate in città… sai che palle?!
- E te lo meriteresti!
- Ma guarda che infame! Senti scappo che stavo andando proprio dalla tipa che mi fa il sostegno.
- Com'è?!
- È un'amica universitaria di mia sorella… un bel pezzo di figliola!
- Sempre il solito tu eh?!
- È la natura amico, la natura!
- Ciao.
- A lunedì!

Prendiamo questo dialogo ed analizziamolo per un attimo. Se fosse posto all'inizio del vostro racconto, probabilmente, potrebbe anche andar bene così poiché ci fa sapere che Marco e Francesco sono amici e compagni di scuola. Che uno dei due è stato assente perché ha avuto dei problemi e che l'altro, come al solito, ha preso un brutto voto. Intuiamo inoltre che c'è una ragazza che ha un debole per Francesco e che Marco non se la cava bene a scuola e per questo deve andare a ripetizione da una bella universitaria. Infine capiamo dall'accenno al tempo che la fine dell'anno scolastico è vicina. Insomma, se fosse la prima cosa che leggete del racconto, andrebbe bene poiché vi passa delle informazioni senza farvene accorgere. Se questo dialogo però fosse posizionato alcune pagine dopo l'inizio della storia, se voi sapeste già buona parte di ciò che i due si dicono, allora tale scambio di battute sarebbe superfluo. Inoltre, tale conversazione, per essere valida all'interno di un testo, potrebbe essere condensata come segue:

EXE2: Due quindicenni compagni di scuola s'incontrano per strada… atto secondo.

- Ciao Marco!
- Che si dice France'?
- Ieri la Mercuzzi mi ha interrogato, Il solito schifo. Ma tu dimmi, come vanno le cose con sto braccio?!
- Sto meglio e lunedì infatti torno a scuola … che pizza!
- Ma non ti sei rotto di stare a casa?! E poi scusa in classe hai pure chi ti aspetta a braccia aperte.
- Certo che fa davvero caldo oggi.
- Cambia argomento, bravo! Comunque si, per strada si schiatta, ma chi riesce però a restare in casa con 'ste giornate.
- Sempre in giro tu eh?!. Guarda che questa volta lo perdi l'anno.
- Lo so, e lo sa pure mia madre che infatti mi ha obbligato a prendere delle ripetizioni. Se non passo in quinta mi fa lavorare tutta l'estate in negozio… sai che palle?!
- Visto mai che capitasse eh?!
- Appunto! Quindi è meglio che scappo se no faccio tardi. A proposito, ma lo sai che la tipa è una bona amica di mia sorella?!
- Sempre il solito tu.
- È la natura amico, la natura…Ciao!
- A lunedì.

Così condensato il dialogo conserva buona parte delle informazioni contenute nel precedente, dandone anche delle ulteriori per mezzo di piccole modifiche, ma risulta più godibile anche grazie alla sua lunghezza ridotta di circa la metà.

Altro aspetto importante della verosimiglianza consiste nel non dire troppo all'interno di un dialogo. In una conversazione reale due persone che si conoscono, difficilmente si racconterebbero in quanto sanno bene chi sono e cosa fanno. Questo è un altro degli sbagli dei "principianti" ovvero, per la necessità di dover passare determinate informazioni al lettore, lasciano raccontare a due personaggi che sono idealmente già informati sui fatti, accadimenti della loro vita. Ma voi, ditemi, raccontereste ad un vostro amico della volta che insieme avete avuto un incidente? Probabilmente no. Molto più probabilmente parlereste dei risvolti dell'accadimento e non dell'accadimento in se. Vediamo quindi un altro esempio.

EXE3: Marco e Francesco si raccontano

- Ohh Marco!
- Grande Francesco.
- Come va bello?
- Dopo l'incidente che mi è successo la settimana scorsa quando siamo usciti con il motorino e mi sono slogato la spalla, il dottore dell'ospedale dove sono stato visitato mi ha detto che lunedì potrò tornare a scuola…. che pizza!
- Ma dai! Non ti sei rotto di stare a casa con 'sto gran caldo? Ormai la fine della scuola si avvicina e con queste belle giornate non c'è di meglio che andare in giro. E poi di che ti lamenti, a scuola c'è Nadia che da quando avete parlato a quella festa organizzata dai ragazzi del quinto anno, non ti leva più gli occhi di dosso.
- Macché, siamo solo amici. Come ben sai lei è fidanzatissima proprio con uno del quinto, figurati se pensa a me. Piuttosto, sempre in giro tu eh?! Non fanno bene poi i prof. a metterti dei brutti voti?
- Oh! Ma che te la fai con il giaguaro ora? Comunque ieri la Mercuzzi mi ha interrogato e come al solito è andata uno schifo, ma tu lo sai no?! Quella mi odia fin da quando abbiamo deciso di mettere piede in quell'istituto. Ti ricordi vero che quando ancora eravamo alle medie e la sorella, nostra professoressa di Italiano, mi venne a dire che se avessi deciso per questo istituto la Mercuzzi mi avrebbe reso la vita impossibile.
- Come noi l'avevamo resa a lei per tre anni del resto. Ti ricordi il nostro vagabondare per i corridoi e quella volta che …

Questo dialogo è pieno di informazioni che lo scrittore vuole passare al lettore. Marco e Francesco sanno bene come è avvenuto l'incidente, e sono anche a conoscenza dell'approssimarsi della fine dell'anno scolastico. Inoltre è molto probabile che entrambi siano a conoscenza che Nadia è fidanzata con uno del quinto anno e che è dalla festa che la ragazza mostra interesse per Francesco. Non hanno bisogno di raccontarsi questo, ne le altre cose contenute in questo brano ed infatti, in una conversazione reale, difficilmente avrebbero parlato in questo modo. Ciò ci porta a considerare l'importanza di cosa va messo od escluso da un dialogo.

Un dialogo deve essere verosimigliante e quindi deve rispecchiare il modo di esprimersi di una determinata categoria di personaggi ma deve essere scremato di tutto ciò che è superfluo alla narrazione. Inoltre può, anzi deve, passare informazioni circa i personaggi senza però raccontare cose di cui i personaggi sono già a conoscenza al sol fine di farlo sapere al lettore.

Un consiglio: non siate precipitosi d'inserire troppe informazioni in un confronto diretto tra due personaggi. Diluitele invece attraverso più scene limitandovi ad inserire in ogni dialogo quanto basta per far capire od intuire la situazione a chi legge e per far evolvere la storia.

Soffermiamoci ancora un attimo sul concetto di "informazioni". Che tipo di informazioni abbiamo ricevuto dal precedente dialogo? A mio avviso molte. Prima di tutto dal dialogo abbiamo capito il rapporto tra i due ragazzi, inoltre abbiamo capito un aspetto della vita privata dei ragazzi: Francesco è timido, Marco più sfrontato. Inoltre abbiamo assimilato informazioni circa la loro età, la loro situazione scolastica e sociale. In breve si può dire che le informazioni che si possono passare attraverso un dialogo sono principalmente di tre tipi:

-PERSONALI: il singolo modo di esprimersi ed essere del personaggio.
-INTERPERSONALI: il modo di relazionarsi con gli altri.
-AMBIENTALI: la singola situazione presente in cui ci si trova, eventi passati, progetti futuri…

Trovare il giusto mix di questi tre fattori a questo punto sta all'esigenza narrativa e a quella famosa "vena artistica" che vi porterà col tempo a stabilire se in un determinato dialogo è meglio far risaltare informazioni ambientali, personali o interpersonali.

Conclusioni

In base a quello fin ora visto possiamo già tirare le somme di alcune informazioni davvero importanti su cui riflettere. Ovvero:

Un buon dialogo deve rispecchiare il modo di parlare di ogni singolo personaggio che deve avere un proprio registro linguistico dettato dal suo stato sociale, età e cultura. Inoltre un buon dialogo deve avere come fine principale quello di informare in maniera non esplicita e diretta il lettore su quelli che sono elementi importanti per lo svolgimento della storia dando, se possibile, informazioni accessorie relative ai singoli personaggi circa la loro vita e il modo di rapportarsi agli altri.

Per il momento credo che sia abbastanza su cui riflettere prima di passare al prossimo importante argomento relativo il dialogo, ovvero, quali sono i segreti di un buon dialogo.

PER GENTILE CONCESSIONE DI PAOLO COSTANTE


ATTENZIONE: Quanto sopraè il frutto di mie personali riflessioni basate su studi effettuati negli anni su differenti tematiche. (scrittura, corsi di comunicazione aziendale e pubblicitaria, psicologia…) Non essendo io però uno scrittore "affermato" od un "professore di linguistica" od altro ancora, vi invito a non prendere per dogmatico quanto da me scritto ma semplicemente come base su cui riflettere al fine di porre le proprie basi di future ricerche sull'argomento. Grazie dell'attenzione, Paul D. Dramelay

 

inserito 26/12/07
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