GLI
AUDIOLIBRI DI PB
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Si potrebbe pensare che organizzare un concorso letterario non sia, in fondo, una cosa complicata. L'osservazione è certo legittima, se proveniente da qualcuno che non lo ha mai fatto.
Questo perché, in genere, le cose (tutte) se viste da fuori hanno la spiacevole tendenza a sembrare molto facili.
Chiedo, quindi, ai cortesi lettori di questa prefazione... Non sarete tanti, immagino. Di solito le prefazioni si saltano, per leggerle, eventualmente, dopo aver terminato il libro. E' assolutamente legittimo (anche Pennac ne converrebbe) e, chissà, forse è anche meglio. Chiedo ai lettori – dicevo - di fare un piccolo sforzo e di fidarsi della mia parola, laddove dico che la fatica necessaria alla preparazione di questa piccola antologia mi sembra, a volte, assolutamente sproporzionata al centinaio di pagine che ne è risultato. Per fortuna mi basta leggere qualche riga a caso, qua e là, perché mi si stampi sul viso un sorriso di soddisfazione che, per quanto faccia, non riesco a nascondere. Per inciso, leggere qualche riga a caso è, senza ombra di dubbio, il modo migliore per valutare la qualità di un libro sconosciuto, si tratta di un metodo affatto scientifico ed ampiamente collaudato che tutti i frequentatori di bancarelle e polverosi repositori di volumi di seconda mano conoscono benissimo; da Onetti ai pochi, fortunati visitatori del cimitero dei libri perduti che si trova, come tutti sanno, da qualche parte nel Barrio Gotico di Barcellona.
Non che mi stia lamentando, ci mancherebbe altro. Incontrare, sia pur virtualmente, i dieci autori presenti in questa antologia, è stato un piacere cui non avrei rinunciato per niente al mondo; diciamo che questa premessa è il mio modo, un po' perverso, per scusarmi ancora una volta con loro per averli costretti ad attendere tanto prima di poter vedere, accuratamente impaginato e mirabilmente rilegato, il frutto del loro genio.
Mi rendo conto, a questo punto, di aver forse dato per scontate alcune cose che, chissà, il lettore casuale o chi trovasse questo libro, per dire, nella sala d'attesa di un dentista, potrebbe ignorare. Molto brevemente, quindi, ricordiamo che: questa antologia contiene i dieci racconti finalisti del primo Premio Letterario UNIBOOK, organizzato da Progetto Babele Rivista Letteraria in collaborazione con Unibook.com e terminato nel mese di Settembre 2009. Unibook è, ma questo è ovviamente noto, uno dei più importanti gruppi operanti sul WEB nell'ambito del Print on Demand (a livello europeo); più modestamente, Progetto Babele è una rivista letteraria sospesa fra cartaceo e digitale che ho avuto il piacere di fondare nel 2002 e che, da allora, nel bene e nel male, indegnamente conduco.
Un po' in ritardo (per via di svariati problemi organizzativi) e sospettosamente vicino al termine dell'edizione 2010, oggi, 20 Agosto, consegno infine alle stampe l'antologia che avete tra le mani. Prova (quasi) vivente che a volte val la pena attendere. (Uhm... questo mi pare di averlo già scritto, e più di una volta. Sarà perché non riesco – mai – a rispettare una deadline?)
In realtà, i problemi organizzativi cui è dovuto il ritardo di cui sopra sono legati, non tanto alle mie limitate capacità (che sono, comunque, limitate), quanto al successo inatteso – non si dice sempre così, per falsa modestia? - del concorso. Oltre cinquecento i racconti “validi” - cioè conformi al bando – ricevuti, almeno un centinaio quelli degni di menzione, cinquanta o più quelli veramente “buoni”. Da qui la necessità di lavorare, dolorosamente, di cesello per ridurli a dieci, come previsto dalle postille inflessibili e microscopiche del regolamento. Nell'impossibilità di ottenere dalla giuria un risultato unanime, ci siamo spesso affidati alla brutale praticità delle medie aritmetiche, ovviamente (e colposamente) forzando un giudizio complesso nella crudele asetticità di un numero percentuale.
Non sto dicendo che abbiamo “sbagliato”, ovviamente. La competenza e la professionalità dei giurati, che ringrazio ancora una volta per la pazienza e l'impegno, è fuori discussione: i dieci racconti che trovate qui di seguito sono – molto probabilmente e tenendo conto della soggettività di una simile affermazione – i migliori tra quelli che ci sono stati inviati dai lettori della rivista e dai frequentatori del sito di Unibook, e tuttavia... sarebbe stato forse necessario pubblicarne venti (o più) per rendere giustizia a tutti quegli autori la cui abilità, originalità, fantasia avrebbero meritato ben più di una semplice citazione da parte della giuria.
Sia quel che sia, questa è la natura di ogni competizione ed ai lettori spetta il compito di giudicare le scelte dei giurati, così come questi hanno implacabilmente giudicato i racconti pervenuti in redazione.
Nelle pagine che seguono troverete, dunque, il racconto vincitore dell'edizione 2009 del Premio Letterario Unibook. Si tratta di: Mi mancano i plugin, poetica ed arrabbiata riflessione sull'alienazione legata al mondo del lavoro, scritta dal bravo (e giovane) Emanuele Serra, del quale abbiamo voluto premiare tanto l'originalità stilistica quanto la profondità dei contenuti. Come prevedeva il bando del premio, Emanuele ha vinto, oltre al diritto ad essere inserito in questo volume, la pubblicazione di una antologia personale che dal racconto vincitore prende il titolo e che può essere acquistata direttamente sul sito di UNIBOOK (www.unibook.com) oppure tramite Progetto Babele Rivista Letteraria (www.progettobabele.it). A costo di sembrare parziale (non che me ne importi...), mi permetto di suggerirvi di procurarvene una copia, magari chiedendo all'autore, con un po' di sfacciataggine, di autografarvela. Non si mai. In ogni caso, non credo che ne rimarrete delusi.
Per quanto riguarda gli altri nove finalisti, non ci è parso opportuno compilare “classifiche” che non avrebbero avuto un riscontro oggettivo, incontrerete quindi nove autori per altrettanti racconti di alto livello, che ciascuno potrà classificare a seconda del proprio gusto personale. Apre l'antologia Renata di Sano, con Due scrittrici, interessante riflessione sulla scrittura vista “dall'altro lato del libro”, ovvero con gli occhi disillusi e forse miopi della correttrice di bozze di una casa editrice, incaricata di riscrivere all'infinito la medesima, cortese, lettera di rifiuto. Questo, almeno, fino al giorno in cui...
Segue Al tvajol ed Furmajin di Roberto Vaccari, intelligente cronaca a rebours del suicidio dell'editore modenese di origini ebraiche Formiggini; disperata, e muta protesta contro l'introduzione delle leggi razziali volute dal governo fascista. Racconto cui sono particolarmente affezionato e del quale sono un po' invidioso, perché si tratta di un evento ingiustamente dimenticato che, da anni, avrei voluto raccontare io stesso. Ma sono contento di essermi trattenuto, perché Vaccari lo ha certamente fatto meglio di come avrei potuto farlo io.
Se Il cuore di un unicorno, di Carmine Caputo, è un brillante (e ben riuscito) esempio di quel particolare genere di narrativa che trasforma lo sport in metafora di vita, Il passato immobile di Sara Passerini potrebbe essere definito (se le definizioni fossero ammesse), una breve, inusuale storia d'amore, la cui protagonista reinventa sé stessa attraverso la trama labile e mutevole dei ricordi. Oppure, citando Sara Passerini che cita Kundera, potremmo semplicemente dire: “Pensate che il passato, solo perché è già stato, sia compiuto ed immutabile?”. Anche Mai dire revival di Patricia Wolf (robusto racconto, che riprende in pieno lo stile consolidato e carismatico della sua autrice) è una specie di storia d'amore a due voci, dove il passato gioca un ruolo da protagonista; anche se, date le premesse, il finale ci porta abbastanza lontano. Tutt'altro registro narrativo per Il talismano bastardo di Françoise Vital, un racconto molto particolare, come particolare (e importante) è il tema che affronta, ma quello che lo caratterizza è la forza e la potenza delle immagini che trasmette al lettore attraverso l'uso sapiente della parola, in un calibrato crescendo di tensione che culmina nel crudo grido finale. Preambolo di un tappettappatore di Francesco Massinelli è – lo si intuisce già dal titolo, vero? – un racconto decisamente inusuale. Certo, l'invenzione semantica gioca un ruolo fondamentale, così come l'uso sperimentale del linguaggio, c'è tuttavia molto di più da scoprire, così come nel breve, intenso, lirico: Quelli che vanno ma che, poi, tornano di Grazia D'Altilia o in Tratto da una storia vera di Marco Bottoni, ironica (ma neanche troppo) riflessione sulla pazzia quotidiana, racconto che conclude questo volume.
Dunque, cosa state aspettando?
E' ora di voltare pagina e di cominciare a leggere!
Marco R. Capelli
Benalmadena, Malaga
Ringrazio di cuore Marco Rizzini, responsabile di Unibook Italia e Unibook Spagna, senza il quale tutto questo non sarebbe stato possibile.
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