LA PRIMA ANTOLOGIA DI PROGETTO BABELE 57 pagine, 35.032 parole, 222.441 caratteri 11 racconti di fantascienza: Bussolo, Rulvoni, Fregonese, Capelli, Baccelli, Santulli, Rulvoni, Mochi, Scapola, Durando e Franco.
(...)le
visioni di fine millennio che vi presentiamo
in questo Speciale Progetto Babele,
ci portano da tutt'altra parte. Attraverseremo
periferie infinite, brulicanti di moltitudini
devastate dalla povertà e dalla
malattia, società disumanizzate
(A hard day di Roberta Mochi) dove gli
uomini, per tentare di restare tali,
sono costretti a nascondersi da macchine
governative onnipresenti che desterebbero
l'invidia del Grande Fratello orwelliano
( Occhi di Andrea Franco ). Mondi in
cui perfino esistere è un reato.
Non a caso il novecento è stato
il secolo che ha visto il tramonto delle
ideologie, tutte, siamo più vecchi,
signori, fortunatamente più esperti,
sfortunatamente più cinici. Predomina
la paura, ma anche un'attitudine al
fatalismo e alla rassegnazione che non
ha precedenti nella storia della letteratura,
salvo risalire, forse, agli ultimi testi
della romanità! (...) Editoriale, a cura di Marco R. Capelli
(...) Un tema ricorrente di questo fascicolo
è quello della clonazione, non
cè da stupirsene, dato
che si tratta forse della tematica a
cavallo fra scienza e fantascienza che
ha avuto il maggior impatto emotivo
sul grosso pubblico negli ultimi anni,
legandosi a timori e speranze quasi
sicuramente esagerati, ma che certamente
esistono nellimmaginario collettivo,
da un lato la speranza del raggiungimento
di una sorta di quasi immortalità,
dallaltro il timore di generare
mercé il connubio adultero con
la tecnologia, una specie da noi distinta
ed a noi nemica; senza scordarsi neppure
che per molti versi, a molti questa
tematica sembra una versione scientificamente
aggiornata di alcuni vecchi temi dellocculto
e del fantastico, del doppio, del doppelgaenger,
del golem, cari a Meyrink, a Wilde,
a Poe.(...) dalla Recensione a cura di Fabio Calabrese
Dall'editoriale:
"Alla fine del secolo XIX si aveva l'impressione che i principi fondamentali che governano il comportamento dell'universo fisico fossero sufficientemente noti ". La maggior parte degli scienziati era convinta che lo studio della fisica fosse giunto alla sua naturale conclusione, che mancassero, insomma, soltanto pochi dettagli ancora da codificare.
Sebbene verso la fine degli anni novanta venissero scoperte alcune curiosità quali i raggi Rontgen capaci di trapassare la maggior parte delle sostanze, e che, proprio in virtù del mistero che costituivano, furono chiamati "X", o la capacità dell'uranio di impressionare, misteriosamente, una lastra fotografica senza venirne fisicamente in contatto , gli ambienti accademici non si scomposero e si limitarono a considerare questi fenomeni come "curiosità" o stranezze che avrebbero potuto, in qualche modo, essere ricondotte nell'ambito delle leggi fisiche allora note.
Probabilmente nessuno di loro arrivò neppure ad immaginare come queste scoperte avrebbero condizionato lo svolgimento del secolo che stava per iniziare. Si trattava di una situazione sostanzialmnte stabile, che non lasciava intravvedere nessun mutamento radicale ed il sentimento comune era di fiducioso ottimismo verso un futuro che si presentava privo di fondamentali incognite e caratterizzato da un lento e continuo miglioramento.
Ovviamente, sbagliavano.
Nessun secolo ha generato tanti mostri, aberrazioni e paure come quello che si è appena concluso. Mai, nelle epoche precedenti, la nostra conoscenza si era dimostrata così incompleta e fallace. Ogni nuova scoperta ha generato un nuovo terrore, ogni passo compiuto nel cammino della conoscenza ha rivelato la nostra sostanziale inadeguatezza e la nostra totale impossibilità di controllare gli eventi. Ogni scatola cinese ne ha rivelata al suo interno una nuova, più piccola, più complessa, più impenetrabile, nell (...) - (continua)
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