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Réné
Barjavel
(1911-1985)
René
Barjavel nasce nel 1911 a Nyons (Drôme),
in una famiglia molto modesta: conserverà
della sua infanzia un ricordo commosso e
incantato, le cui immagini saranno preziosamente
custodite nella sua autobiografia. Il piccolo
René si crea un suo personalissimo
universo e il suo interesse è rivolto
ai classici di V.Hugo, J.Verne, M.Red, E.Zola
e cosi via. Dopo anni di studi a lungo sofferti
a Cusset e Bourbonnais e ben presto abbandonati,
all'età di diciotto anni, R.Barjavel
diventa impiegato-prefetto, piazzista e
anche impiegato di banca. Ben presto inizia
a lavorare ad un quotidiano regionale chiamato
Le Progrès de l'Allier, dove impara
il mestiere del giornalista. Intanto, René
moltiplica le sue passioni come il cinema,
la fotografia e il teatro. Nel 1951 pubblica
Le Journal d'un homme simple ; ha appena
affrontato l'esperienza terribile della
guerra, ed ha appena deciso di abitare con
sua moglie Madeleine, e i suoi due figli
Jean e Nanou, in un piccolo appartamento
a Parigi. Ed è qui che fa l'importante
conoscenza di Robert Denoël che lo
farà conoscere al mondo intero. Settembre
1939. Le truppe tedesche invadono la Polonia.
Ha inizio la "drôle guerre"
come la chiamano i francesi. Barjavel è
uno dei soldati di leva dell'esercito transalpino:
è sicuramente un'esperienza importante,
questa, per la sua crescita intellettuale
e civile, perché gli consente di
entrare in contatto con le urgenze più
prosaiche della guerra : mangiare, difendersi,
combattere, aiutarsi l'un l'altro. Non c'è
alcun dubbio che Ravage sia nato da una
reale trasposizione letteraria di buona
parte dell'esperienza bellica di Barjavel,
il quale rappresenta il futuro "patriarca"
François ossessionato e in preda
alla continua ricerca di provvigioni per
i suoi concittadini, vittime dei danni dell'elettricità.
Maggio 1940. L'esercito nazista invade il
Belgio. Fine della "drôle guerre",
inizio della "débacle"
e della deportazione, in cui si trova implicato
anche il caporale René Barjavel.
Alla fine dello stesso anno, Pierre Schaeffer
crea e dà voce ad un movimento chiamato
Jeune France, il cui scopo principale è
quello di aiutare i giovani artisti a sfondare,
proponendo loro di organizzare serate a
tema in cui proporre le loro opere durante
il periodo di occupazione. Ma la guerra
incombe e il massacro è spaventoso.
Dappertutto ci sono scene terribili: la
stessa miseria, la stessa disperazione,
la stessa nefasta allucinazione. Le varie
fasi della guerra vengono evocate da Barjavel
attraverso piccoli bozzetti dispersi
E' veramente difficile delineare chiaramente
quali siano state le idee politiche di René
Barjavel; egli riflette, nei suoi romanzi,
buona parte dell'ideologia della classe
media della sua epoca: s'è sempre
comportato da uomo onesto, che per non sbagliare,
non si è mai immischiato in vicende
politiche di un certo peso. Negli anni 60
realizza adattamenti, scenografie e dialoghi
come Le Témoin de minuit (1953),
de Ricardo Blasco e Maurice Cloche, Il ritorno
di Don Camillo (1953), di Julien Duvivier,
Don Camillo e Peppone (1955), Les misérables
(1957), Mademoiselle Ange (1960) di Géza
von Radvànyi, Le Diable et les dix
commandements (1962) di J.Duviver e tanti
altri adattamenti. Scrittore, scenografo,
giornalista, polemista, continua tuttavia
a professare le sue idee oscure e a spronare
una morale che sia a tutti i costi, reazionaria.
Dopo un lungo periodo di silenzio, torna
alla fantascienza nel 1962, con un romanzo
ancora più cupo e poetico: Colombe
de la lune. Gli anni 60 rappresentano per
Barjavel un allontanamento dal mondo del
cinema, dal momento che in quel mondo, ci
trova corruzione e "mercantilismo".
Cosi riporta i temi delle sue riflessioni,
nei romanzi che a breve scriverà,
nient'altro che semplici ma efficaci commenti
sulla società francese dell'epoca.
Più tardi verranno delle opere che
gli varranno un immenso successo: opere
nate come sceneggiature per progetti cinematografici
che divennero degli autentici "ripieghi"
di letteratura per lui: La nuit des temps
(1968) e Le grand secret (1973).
Fine anni 70. Con grande generosità,
lo scrittore, mette la penna e la sua arte
a disposizione di qualche amico, scrittore
o artista, finendo col curare molte prefazioni
e introduzioni di opere presto raccolte
in Si j'étais Dieu, autentica serie
di considerazioni umanistiche da parte di
un autentico creatore di pensieri al quale
fa seguito Lettre ouverte aux vivants qui
veulent le rester, in cui sviluppa ancora
una volta pienamente le sue ferree convinzioni
da ecologista. La multi-sfaccettata carriera
di Barjavel è ormai agli sgoccioli
Cosi nel 1980 appare la sua autobiografia
ufficiale La charrette bleue, album di "souvenirs
d'enfance": una autobiografia che non
soltanto evoca i suoi primi anni da scrittore
ma anche un'ipotetica fine del mondo, la
ricerca del tempo perduto; la charrette
bleue è molto di più di un
semplice volgare rimorchio da "paysan"
dipinta di blu: è un oggetto unico,
un monumento creato pezzo per pezzo dal
carrettiere Illy, il simbolo stesso di un
universo in cui non dominano ancora le macchine
e in cui l'immagine del lavoro manuale è
qualcosa di cui poter andare ancora fieri.
In un certo senso è un mondo che
l'autore vuol difendere e far rivivere alla
fine e in contrapposizione a Ravage. Nel
1985 muore, vittima dell'ennesima crisi
cardiaca in un ristorante. (Vincenzo Madio)
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