Quello che segue è un estratto dalla
tesi di laurea presentata da Vincenzo Madio
e dedicata allo scrittore francese Réné
Barjavel. Ringraziamo lautore per avercene
gentilmente concesso la pubblicazione.
CAPITOLO 1
La nuit des temps : ce qui n'existe pas, existe
!
1.1 I mondi perduti, tra mito e rovine
1968. Da poco son terminati gli
eventi rivoluzionari socio-politici che hanno
scosso profondamente la Francia (gli scioperi
dei lavoratori, le proteste studentesche, la
guerra fredda ancora in corso, la spedizione
militare statunitense nel Vietnam, ecc.) e Réné
Barjavel pubblica La nuit des temps, presso
le edizioni Presses de la Cité.
E' un romanzo, che sancisce il suo ritorno alla
letteratura fantascientifica e che ottiene,
quasi fin da subito, un certo successo popolare.
La sua è una posizione originale, (il
romanzo fa di lui un precursore della science-fiction
ecologica) una posizione che denuncia i pericoli
della scienza mentre si vive in un'epoca in
cui, paradossalmente, il mondo sta pian piano
ritrovando confidenza nei confronti della tecnologia.
Il suo romanzo descrive la fine di una civiltà
tecnologicamente avanzata situata in un lontano
passato, e scoperta quasi per caso da una troupe
di scienziati, che tirano fuori dai ghiacci
una coppia di sopravvissuti alla caduta di questo
"âge d'or".
Il narratore si trova cosi a confrontare la
società contemporanea con una civiltà
scomparsa e radicalmente differente dalla propria,
determinando cosi una serie di riflessioni sociali,
vicine ad un approccio quasi filosofico dell'opera
stessa.
Naturalmente vi è un processo di catarsi
e di evasione ludica nel romanzo di Barjavel
(cosi come in tutti gli altri suoi romanzi),
ma l'autore propone al tempo stesso un vero
messaggio sociale, un messaggio che è
allo stesso tempo filosofico ed ecologico, stimolando
cosi il lettore a riflettere sul progresso tecnologico,
la corsa agli armamenti, la politica e l'intervento,
talvolta negativo, da parte della società
e dell'opinione pubblica.
La missione polare di cui ci parla Barjavel,
attraverso cui scopriamo le antiche rovine di
un rifugio sotto il profondo strato di ghiacci
superficiali, le investigazioni piene di suspence
e il terrificante senso dell'inatteso spingono
il lettore a trovarsi difronte a quella ambientazione
fantastica che lo specialista R.Callois ha definito
come "une rupture de l'ordre reconnu, une
irruption de l'inadmissible au sein de l'inaltérable
légalité quotidienne" .
Ed è cosi che una civiltà futura
calata nel passato, attraverso le sue antiche
rovine, ci appare come una magia, dal momento
che siamo incapaci di dare un senso razionale
a tutto ciò che si mostra dinanzi ai
nostri occhi e a tutto quello che i membri dell'EPI
riescono a scoprire.
Da sempre, le rovine delle civiltà sono
state considerate un mito in letteratura: l'idea
di mito, infatti, cerca di sfruttare i grandi
simboli inconsci che si rifanno ai comportamenti
umani, alla psicanalisi, al complesso di Edipo,
al narcisismo .
Si tratta di una grande ambizione, dal momento
che lo scrittore, attraverso la rappresentazione
di processi "inconsci" e di comportamenti
adottati, cerca di spiegare il senso dell'universo
a tutto il mondo: "En premier lieu, le
mythe apparaît comme une explication pré-scientifique,
et donc vouée à être dépassée,
de l'univers (
) En second lieu, le fait
que le mythe exalte un homme en le plaçant
au-dessus du commun des mortels (
), le
mythe se voit reconnaître une valeur exemplaire"
.
In un contesto leggendario come questo, si inscrivono
anche le rovine che sono da sempre state consideratore
come un oggetto affascinante per la cultura
occidentale.
Scrive Roger Bozzetto: "Elles incarnerait
même le stade ultime de la forme en mouvement.
Signe qui interpelle le passé, souvent
pour le rencostituer, la ruine s'apparente à
une machine à voyager dans le temps,
sans forcément aller dans un seul sens"
.
Inoltre, di fronte al mito dei resti archeologici
storici di una civiltà, "nous laissons
nos fantasmes peupler un temps devenu matérial
onirique, un temps décomposé et
recomposé, un temps sorti de ses gonds.
Bribes de mondes ou traces (
), les ruines
n'en finissent pas de virtualiser passé,
présent et avenir" .
Gli anni cinquanta e sessanta sono anni ricchi
di romanzi fantasy e fantascientifici basati
sulla rappresentazione di mondi immaginari e
La nuit des temps, con il suo intrigo fatto
di approcci romantici, sicuramente rappresenta
uno dei capolavori letterari di questo periodo.
Benoît Cherel, nel suo Mémoire
de Littérature comparée sur les
mondes imaginaires, delinea i caratteri generali
di questo particolarissimo tipo di universo,
definendolo come "un environnement romanesque
proposé par l'auteur qui dépasse
le cadre strict du récit pour s'étendre
au-délà de la vision que peut
en avoir le lecteur" ; inoltre, i mondi
immaginari della fantascienza, là dove
il fantastico fa irruzione nel reale, differiscono
da quelli del fantastico, dal momento che il
"merveilleux ne comporte aucune cohérence
interne ou du mythe qui tente d'expliquer l'univers
réel" .
Da sempre bisogna considerare che la letteratura
francese ha raccontato storie di mondes imaginaires,
attraverso ad esempio, i contes philosophiques
e opere di merveilleux, come il Gargantua e
il Pantagruel di François Rabelais, Le
voyage dans la lune di Cyrano de Bergerac, e
Micromégas di Voltaire.
Si tratta di racconti che cercano in ogni modo
di trovare giusti pretesti per elaborare tesi
a favore della relatività delle cose,
oltre che per rivolgere delle forti critiche
agli ambienti sociali .
L'originalità dello scrittore sta nell'imitare
alla maniera romanesque, gli eventi e gli elementi
della sua vita quotidiana, mescolando a questi,
anche alcune fonti di natura mitica e leggendaria,
sviluppando cosi le storie della Terra di Mezzo
, del pianeta Arrakis o di Gondawa ed Enisorai.
Un'originalità che spesso ha bisogno
di una coerenza interna del plot, visto che
si "passe à travers des descriptions
méticuleuses du moindre détail,
des lieux, des simples objets insolites ou coutumes
inconnues du lecteur, de manière à
comprendre que le monde est certe différent,
mais aussi stable et complet" .
Barjavel adotta una tecnica narrativa progressiva,
sia nella descrizione dei personaggi che nella
strabiliante scoperta scientifica dell'abri
che fa del suo romanzo una storia in grado di
creare pathos nell'animo del lettore.
Un esempio lampante di questo discorso, se vogliamo,
è rappresentato dalla sfera d'oro, uno
degli elementi inimmaginabili della nostra civiltà
che costituisce l'artefatto attraverso il quale
il lettore si ritrova a sognare.
Lo scrittore di Nyons rivoluziona la letteratura
francese del XX secolo: si fa cosi pioniere
in Francia di un sottogenere socio-letterario
di puro stampo americano post anni cinquanta,
ossia l'antimodernismo che risalta la continua
morte e rinascita delle civiltà .
1.2 Gondawa vs.Enisorai
Il romanzo de La nuit des temps
può essere diviso in due parti ben distinte
sin dall'inizio: due gli imperi in lotta tra
di loro, due le civiltà a confronto (quella
di Gondawa e quella del futuro del dottor Simon),
due come il binomio uomo-donna in un contesto
di amore-odio (quindi ancora due, come Hoover/Leonova,
Elea/Paikan, Elea vs. Coban e Elea/Simon), due
come i blocchi Usa/Urss divisi da due diversi
raggruppamenti e alleanze neocoloniali, due
come presente e passato (di natura storica e
narrativa), due come la Torre di Babele e quella
di Enisorai , due infine, come le due diverse
forme narrative adottate dallo scrittore e dal
protagonista, il dottor Simon, cioè alla
prima e terza persona singolare.
Ma partiamo dal dualismo di base del romanzo,
Gondawa in lotta nucleare contro Enisorai.
Gondawa ed Enisorai sono due diverse forme di
organizzazione societaria.
Gondawa, il paese originario di Eléa,
Coban e Paikan, a differenza di Enisorai, non
è affatto un nome inventato dall'autore,
bensi ricollegabile a Gondawana, ossia la parte
più a sud della Pangea, che sarebbe comparsa
circa duecento milioni di anni fa e che avrebbe
compreso i territori dell'attuale America del
Sud, dell'Africa, del Madagascar, dell'India,
della Nuova Zelanda e dell'Australia .
L'altro continente, quello di Enisorai, nell'immaginario
barjaveliano, appare come l'agglomerato costituitosi
dai territori del continente panamericano e
di tutte le terre emerse dal Golfo del Messico.
La società di Gondawa è una società
sviluppatissima, quasi perfetta.
Benoît Cherel sostiene che la società
di Gondawa è originale anche nell'approccio
linguistico sin a cominciare da quando il popolo
di Eléa e quello di Paikan viene designato
dal computer centrale, affinché parlino
due lingue diverse: una per gli uomini e una
specifica per le donne.
Basata sui principi fondamentali della scienza,
Gondawa, con gli anni, si è organizzata
in modo tale da garantire la sopravvivenza della
flora, della fauna e dell'esistenza delle specie
e generazioni future.
I cittadini di questa società dispongono
della famosa chiave, la clé , che rappresenta
una specie di carta di identità ma che
viene usata anche come carta di credito e contraccettivo.
Da perfetto utopista, o se vogliamo da perfetto
anti-utopista, Barjavel ci parla di Gondawa
come di un modello socio-economico perfetto,
dal momento che ci troviamo di fronte ad una
società che vive senza denaro e che usa
la chiave come una autentica carte à
puce, per gli scambi economici e mercantili
.
Una chiave che non può essere utilizzata
se non dal suo porteur iniziale, dal momento
che finisce col perdere tutto il suo valore
se in possesso di altri individui, "non
autorizzati".
Ma, in una società del genere, che sembra
quasi perfetta, esistono più svantaggi
di quanto realmente si possa pensare.
Infatti, i suoi cittadini non possono per niente
esercitare diritti civili, politici o comunque
qualunque altro tipo di libertà umana.
Vivono in condizioni di strettissima sorveglianza
da parte dello stato e non c'è alcuna
libertà di pensiero che venga loro concessa:
anche nella scelta del proprio partner, i gondawiani
sono soggetti al rito della Designazione .
L'uso dell'ordinateur e il rito della designation
viene chiaramente spiegato da Eléa :"l'ordinateur
central possède toutes les clés,
de tous les vivants de Gondawa, et aussi des
morts qui ont fait les vivants. Celles que nous
portons ne sont que des copies. Chaque jour,
l'ordinateur compare entre elles les clés
de sept ans. Il connaît tout de tous.
Il sait ce que je suis, et aussi ce que je serai.
Il trouve parmi les garçons ceux qui
sont et qui seront ce qu'il me faut, ce qui
me manque, ce dont j'ai besoin et ce que je
désire. Et parmi ces garçons il
trouve celui pour qui je suis et je serai ce
qu'il lui faut, ce qui lui manque, ce dont il
a besoin et ce qu'il désire. Alors, il
nous désigne l'un à l'autre"
.
Il computer di Gondawa quindi "non può
sbagliarsi": il rito della Designazione
diventa cosi per la struttura, diciamo pure
amministrativa della società di Gondawa,
il tramite necessario attraverso cui stabilire
solide basi per forti e reggenti strutture familiari.
Gondawa dispone anche di un esercito, di cui
Barjavel ci dà una attenta e analitica
connotazione della sua forza e della sua potenza
distruttiva.
Le guardie bianche uccidono gli uomini senza
alcuna esitazione poiché sono state istruite
al combattimento, alla lotta: non possono far
altro che eseguire alla lettera questi ordini
che sono stati loro impartiti dall'alto, poiché
si tratta della loro specifica professione.
Lo stato di Gondawa, infatti, vuol creare una
società saggia e molto vicina alla perfezione,
ma per far questo, deve necessariamente sottrarre
la democrazia al proprio popolo: è la
democrazia che rende l'uomo libero e capace
di esprimere il suo dissenso nei confronti di
un governo totalitario del genere.
E' proprio la democrazia a mancare a Gondawa
e a diventare la fatidica goccia che farà
traboccare il vaso della guerra civile tra le
parti contrapposte e rivoluzionarie di Gondawa
stessa ed Enisorai.
A questo punto capiamo come uno scrittore come
Barjavel abbia cercato di caricare i personaggi
del suo romanzo di una tale drammaticità
(quella necessaria per rappresentare le passioni
e le relazioni interpersonali violate) che riflette
in pieno la condizione sociale della gente che
vive gli anni 60 come un momento di forte ribellione
verso istituzioni.
Barjavel rappresenta nel suo romanzo un processo
solidale e sociale che tende all'idealité
dell'uomo perfetto, di cui si era fatto sostenitore
G.I.Gurdjieff (uno dei filosofi preferiti di
Réné) che nel suo Rencontre avec
des hommes remarquables sottolineava come gli
uomini straordinari lo sono in quanto capaci
di trasformare (con le proprie azioni) la loro
vita ordinaria in una vita straordinaria sulla
base di scelte mirate, come il rispetto verso
i veri valori di amore e fraternità della
vita.
E la figura degli uomini perfetti (visti naturalmente
in questo modo sotto la dimensione filosofica
di Gurdijeff e nettamente diversa dall'idea
di perfezione di Hiéranie ne La sphère
d'Or di E.Cox ) e idealisti la troviamo in Eléa
e Paikan, una coppia che paradossalmente vive
in un mondo controllato, limitato: due note
stonate, fuori dal coro.
Ma passiamo adesso ad analizzare il mondo di
Enisorai.
Il popolo di Enisorai rassomiglia vagamente
alle razze mongoloidi come i cinesi e i giapponesi,
ma anche come le popolazioni dei Maya, degli
Aztechi, degli Indiani d'America e di tutte
quelle popolazioni che nel corso della storia
son state considerate autoctone e quindi soggette
a persecuzione e sterminio .
L'apparenza fisica degli abitanti di Enisorai
è qui di seguito descritta e il narratore
indica il legame di parentela presente tra questo
popolo antico e quello dei giorni nostri: "Ils
avaient tous les cheveux noirs et lisses, les
yeux bridés, les pommettes saillantes,
le nez busqué du haut et épaté
du bas. Ils étaient incontestablement
les ancêtres communs des Mayas, des Aztèques,
et des autres Indiens d'Amerique, et peut-être
aussi des Japonais, des Chinois et de toutes
les races mongoloides" .
Enisorai differisce completamente da Gondawa
nella sua organizzazione socio-politica perché
basata fondamentalmente sulla libertà
dell'individuo.
Certo, esistono comunque delle restrizioni (stiamo
pur parlando di civiltà vissute nell'epoca
del preistorico), come il divieto di dormire
con gente di sesso diverso dal proprio lontano
dal giorno della fête du temple des nuages
, ma di fatto, ogni cittadino è libero
di decidere con chi vivere e soprattutto chi
amare, senza controlli, senza censure particolari
.
Questa forma di libertà inevitabilmente
provoca una molteplicità di problemi
legati fondamentalmente alla sovrappopolazione
e alla fecondazione simultanea e mal assistita.
Enisorai, tra le altre cose, possiede l'energia
universale di Zoran che gli scienziati sfruttano
solo per la produzione di armi da difesa personale;
mentre il mondo organizzato di Gondawa vuol
farne ben altro uso: e cioè produrre
bombe atomiche di tipo H in grado di scatenare
l'apocalisse descritto dagli occhi innocenti
di Eléa per altro vietate da un pre-accordo
internazionale.
Tutto l'intrigo narrativo del romanzo gioca
su questa sottile linea di demarcazione tra
ciò che è giusto e ciò
che è sbagliato nell'uso e nello sfruttamento
di questa energia.
Sarà infatti la conoscenza e l'uso dell'equazione
di Zoran ad interessare i membri della comunità
scientifica internazionale ai tempi del dottor
Simon, ad interessare l'EPI per avanzare nella
ricerca, ma sarà anche il diabolico oggetto
del desiderio per chissà quale società
segreta che si nasconde dietro la figura delle
spie e di quanti faranno poi concretamente fallire
la missione.
1.3 L'importanza della scoperta
scientifica
La nuit des temps ha un intrigo
narrativo principalmente basato su una scoperta
scientifica. Diventa quindi necessario per lo
scrittore rendere scientificamente plausibile
ogni evento ed elemento descritto all'interno
del romanzo.
Ed è cosi che Barjavel fa risalire la
data dell'esistenza della civiltà di
Atlantide a 900.000 anni fa , poiché
questo periodo storico corrisponderebbe a quello
in cui sarebbe vissuto l'Homo Sapiens.
Tutto questo vuol dire che la gente di Eléa
e di Paikan probabilmente era molto simile a
noi, o per lo meno molto vicina al nostro attuale
stato fisico .
Nel grafico evolutivo di Zeuner si rileva una
catena evolutiva mancante tra la specie dei
"Pithécantropous" e quella
degli "Australo-pithécus" ,
nel periodo compreso tra i 600.000 e un milione
di anni fa, quel periodo che ancora oggi gli
antropologi non sanno spiegare bene e che giustificano
con la scomparsa improvvisa delle razze e dei
dinosauri causata dall'impatto quasi casuale
di un asteroide sulla Terra.
Ebbene Barjavel, avanza un'ipotesi
più personale e anche più fantastica
sulla catastrofe di 900.000 anni fa: sarebbe
stata un'enorme esplosione causata dall'Arme
solare di Gondawa a stravolgere completamente
la rotazione del pianeta .
Ne La plus belle histoire du monde - Les secrets
de nos origines di H.Reeves, J.de Rosnay, Y.Coppens
e D.Simonnet , questi autori si associano per
raccontare le origini della vita e dell'umanità.
"A la fin du jurassique, il y a soixante-cinq
millions d'années, une enorme météorite
de 5 kilomètres de diamètre tombe
dans le golfe du Mexique, près de Yucat'an.
Le choc est tel qu'il est répercuté
de l'autre côté de la planète
et provoque une résurgence du magma.
Ce double bang crée une incendie mondial,
les forêts s'embrasent, libèrent
du gaz carbonique et des poussières qui
recouvrent la Terre d'une immense
voile" .
Se confrontiamo questa interpretazione con quella
di Barjavel, scopriamo a questo punto come lo
scrittore di Nyons si sia potuto relativamente
documentare sulla questione delle catastrofi
passate per rendere molto più credibile
il suo récit.
L'importanza di una certa conoscenza scientifica
da parte di Barjavel, è attentamente
curata nei minimi dettagli dallo scrittore;
persino lo stesso narratore, Simon, è
un medico ed è parte integrante del gruppo
dell'EPI, una compagnia che non fa altro che
raggruppare intorno a sé scienziati di
diverse branche, che permettono cosi a Barjavel
di rispondere direttamente (e implicitamente)
ad ogni possibile quesito sulla credibilità
del testo da parte del lettore.
Inoltre, a dare massimo credito all'aspetto
della vraisemblance scientifica descritta, il
narratore introduce elementi tecnici specifici
del campo scientifico e fantascientifico come:
gli ultrasuoni, il trapezio 381 , lo snodog
, lo snodog-labo , le cable rouge et l'enregistrateur,
les ustensiles , la mange machine , in grado
di produrre dal nulla le vitamine necessarie
per l'autoalimentazione del popolo di Gondawa,
i computer e la Traductrice .
Gli ultrasuoni non sono altro che delle onde
impercettibili, trasmesse da una frequenza che
gli uomini non riescono ad udire, ma che alcune
specie di animali, come i cani e i pipistrelli,
sono in grado di captare; la Traduttrice del
romanzo invece, è un computer dotato
di un potentissimo micro-processore in grado
di tradurre simultaneamente ben diciassette
lingue diverse.
Barjavel è un autentico visionario in
fatto di informatica: intorno ad uno strumento
tanto sofisticato come la Traduttrice, fa snodare
una fitta rete di ordinateurs collegati tra
loro che somiglia tanto all'attuale world wide
web di Internet .
Ancora una volta Barjavel varca quell'importante
soglia rappresentata dalla semplice chiaroveggenza
tecnologica attraverso la pubblicazione di una
serie di Romans extraordinaires; è l'occasione
propizia per rappresentare in modo politicamente
ironico dei prodotti futuristici, talvolta fantastici,
per una società, probabilmente ancora
incapace di comprenderne l'effettiva utilità,
nel periodo in cui fu pubblicato il romanzo.
D'altronde Barjavel segna il passo con una certa
assiduità l'attualità tecnica
e scientifica della sua epoca ed in particolar
modo osserva le nuove scoperte scientifiche
parallelamente alla sua attività di giornalista
presso il Journal de dimanche.
Con interesse infatti, potremmo leggere un piccolo
trafiletto che Barjavel dedica a Jules Hourdiaux
in un articolo del 4 settembre 1977 nel Journal
de dimanche, un genio praticamente sconosciuto
al grande pubblico, ma ritento da Réné
un personaggio fondamentale a Cap Kennedy, durante
il volo della navicella Apollo XI, pronto ad
accogliere Armstrong, Aldrin e Collins di ritorno
dal primo viaggio sulla luna: "Mais, pour
en arriver là, que de péripéties...Hourdiaux,
ni ingénieur ni homme d'affaires, est
le type même de l'autodidacte bricoleur
dont le cerveau et les mains s'accordent en
une espèce de génie, comme ceux
des enfants musiciens prodiges".
Altri oggetti, prodotti o anche semplici concetti
tecnologici introdotti da Barjavel ne La nuit
des temps, ricordano vagamente elementi e scoperte
scientifiche contemporanee come: le stockage
multimediale , le costruzioni di città
o di parchi sotterranei , la realtà virtuale
attraverso le casque de telepatie e l'elettronica
molecolare .
1.4 La mange-machine e l'equazione
di Zoran
Probabilmente, però, ciò
che affascina di più degli oggetti presentati
ne La nuit des temps, è la mange machine
, un autentico concentrato di tecnologia, in
grado di creare dal nulla, la vita e l'energia
universale.
Sempre contraddistintosi per la continua presenza
di un tocco di spiritualità nella sua
scrittura, Barjavel affronta in questo romanzo
del 68 il grande problema della conoscenza,
e della giusta saggezza da utilizzare per essere
padroni di qualsiasi scoperta e del suo pratico
utilizzo.
La Conoscenza nel romanzo è rappresentata
dall'equazione di Zoran espressa attraverso
questa semplice formula: "Ce qui n'existe
pas existe" , enunciato questo che per
Barjavel rappresenta l'idea di universalità,
il sentimento e il fondamento di verità
da ricercare nella propria vita.
L'autore è probabilmente persuaso che
la Verità ultima delle cose sia fondamentalmente
semplice, dal momento che l'equazione di Zoran
è formulata attraverso una banale ma
diretta rappresentazione simbolica: tanta immaginazione
e poca astrazione legata a simboli matematici.
L'equazione di Zoran è un po' come la
Croce della cristianità, principio e
origine del Progetto di creazione di Dio.
L'asse orizzontale della croce rappresenta il
Niente, mentre quello verticale il Tutto che
penetra cosi nel nulla, dando origine all'energia
universale .
L'insieme di Nulla e Tutto è
la Creazione, al suo stato originario.
Eléa traccia l'equazione di Zoran sotto
gli occhi di Simon e lo fa utilizzando forti
tinte rossastre.
Una spiegazione possibile che possa motivare
la scelta di questi tratti (diciamo pure filo-bizantini,
considerando che l'autore fa risalire le origini
di Gondawa ai tempi del "deluge",
delle inondazioni catastrofiche della Pangea
e di parte dell'antica Mesopotamia) adottati
da Barjavel, sta nel fatto che il simbolo deriva
parzialmente dalla calligrafia stilizzata dello
scrittore ed in parte è il frutto di
simboli matematici, ma anche religiosi .
Eléa ben presto spiega che si tratta
di una equazione universale, e che si legge
come le più semplici regole scientifiche,
sia in una specie di linguaggio corrente che
in un linguaggio prettamente scientifico: tutto
questo, seppur difficilmente decifrabile, diventa
uno dei misteri più affascinanti del
romanzo, sia per dei membri dell'EPI che per
il lettore.
Tutte le equazioni della fisica moderna, tutte
quelle che coprono la quasi totalità
dei fenomeni osservabili e comprensibili in
natura, adottano una terminologia e una nozionistica
matematica più o meno semplice come questo
simbolo ridotto alla più banale delle
interpretazioni.
Barjavel in questo è geniale, non solo
perché apre una sorta di finestra scientifica
verso la conoscenza della verità anche
ai "non specializzati", ma anche perché,
allo stesso tempo, realmente crede che la conoscenza
dell'universo sia ricollegabile ad un sistema
ristretto e semplice di possibilità,
varianti e operazioni.
L'equazione di Zoran diventa cosi comprensibile
(o quasi) e leggibile da parte di tutti; inoltre
questa equazione ha valore di simbolo di saggezza
scientifica per la comunità di Gondawa,
dal momento che è alla base dell'energia
necessaria per la realizzazione dell'arma atomica
che determinerà la fine del conflitto
con Enisorai :
non a caso Eléa risponde alle domande
dei medici, parla di Coban, dicendo che "Il
sait tout" .
L'equazione di Zoran è allo stesso tempo
la chiave di volta in grado di schiudere un
pericolosissimo mistero , cosi come la formula
della relatività che è alla base
della potenza devastatrice degli atomi .
Al di là dei misteri della scienza, il
concetto del Tutto che trascende nel le Rien
e viceversa, evoca ulteriormente e intensamente
l'idea quasi mitica del Taoismo di Lao Tseu,
il Tao To King .
1.5 La promessa (e soltanto
quella) di un mondo nuovo
La trama de La nuit des temps
è tutto orientato verso la descrizione
di immense distese polari, e di eventi che si
svolgono con un freddo e con condizioni climatiche
veramente estreme.
In questa sorta di "cornice di cristallo
e ghiaccio" sembra accendersi una fioca
luce di speranza per un mondo migliore attorno
alla quale si riuniscono le nazioni di tutto
il mondo per scoprire e comprendere un mistero
in grado di riportare tutti all'origine della
notte dei tempi.
Sin dalle prime cento pagine, sembra prevalere
il valore della cooperazione tra i membri, della
lotta fraterna contro le avversità del
progresso umano.
Una serie di temi molto cari a Barjavel che
aveva già ampliamente sviscerato i caratteri
in altri due suoi romanzi: La tempête
e Le voyageur imprudent.
Barjavel ha una concezione abbastanza pessimistica
del mondo nella quale si concentrano tutti i
paesi ma anche quelli che negli anni 60 restano
abbastanza isolati poi nella vita reale e verso
i quali di certo lo scrittore non riesce a vedere
dei miglioramenti a breve termine .
L'Unione Europea non viene per nulla citata
nel romanzo e l'ONU sembra essere la sola istanza
internazionale presente (a dir la verità
si parla più di Unesco che di Onu ).
Le forze si sono unite per spiegare e dominare
l'inconnu, fornendo ciascuno le proprio migliori
risorse di cui si è a disposizione; fin
da subito un mondo nuovo sembra costituirsi
.
Prese singolarmente, le nazioni danno prova
di buona volontà e di solidarietà;
lo testimoniano le parole di Moïssov: "Ce
qu'il y a à connaître ici est fantastique.
Et ce que nous pouvons en tirer pour le bien
des hommes est inimaginable" per quel che
riguarda l'aspetto militare della scoperta scientifica.
Moïssov però allo stesso tempo è
profeta poiché anticipa eventi che ben
presto si susseguiranno rapidamente: "Mais
si nous laissons intervenir nos nations, avec
leur idiotie séculaire, leurs généraux,
leur ministres et leurs espions, tout est foutu
!" .
Sembra di assistere ad una autentica marcia
utopica da parte di tanti uomini uniti alla
riconquista del paradiso perduto e anche il
nome dell'EPI sembra, a questo punto, essere
il giusto segno per la rinascita dell'uomo.
Il grano della Bibbia era il simbolo dell'abbondanza
e della prosperità, verso cui le nazioni
impegnate nella spedizione, sembrano volersi
orientare per cibarsi e rigenerarsi; anche l'unità
linguistica ritrovata grazie alla Traduttrice
, dopo la caduta della Torre di Babele, permette
all'uomo di riscoprire la grazia divina concessagli
attraverso una sviluppata intelligenza corale,
mescolata alla tecnologia e alla cooperazione.
L'uomo della base EPI è un uomo puro,
quasi perfetto, che va incontro alla civiltà
perfetta (o meglio, l'uomo crede che Gondawa
sia perfetta) di Gondawa, per riscoprire sé
stesso.
Ma, riportando in vita la più bella donna
di questo mondo pseudo-ideale , l'uomo del ventesimo
secolo non fa altro che risvegliare il ricordo
di una follia omicida e di antichi rancori e
antagonismi militari, verso i quali la società
di Barjavel si riconosce in tutto e per tutto.
Eléa sconvolta, finisce col ricordarsi:
"JE VOIS!
C'est l'Apocalypse!
Une plaine immense
brûlée
vive!
vitrifiée !
Des armées
tombent du ciel !
Des armes crachent la
mort et les détruisent
(
)
Une machine
une machine mostrueuse, (
)
elle emplit le ciel" .
E cosi dopo il successo della rianimazione di
Eléa, l'umanità quasi consapevole
del brusco distacco da questa realtà
onirica, si ributta a capofitto verso il male,
verso i più svariati tentativi di infiltrazione
e distruzione delle scoperte scientifiche acquisite
.
Quel castello di sabbia eretto dall'EPI, quel
castello di pace e armonia viene improvvisamente
distrutto alla base, alle fondamenta: un nuovo
crollo, una nuova Babele come sostiene B.Cherel
.
Ne è la riprova, la scena in cui i rianimatori
di Eléa si ritrovano improvvisamente
gli uni stranieri e incomprensibili agli altri,
anche in seguito alla perdita dei documenti
della Traduttrice .
I due scienziati Hoover e Leonova si ritrovano
completamente impotenti di fronte alla tempesta
di neve che si sta abbattendo nel rifugio e
sono cosi condannati a subire il furore della
natura e degli elementi, che quasi sembra ribellarsi
contro il bellicismo umano.
Tutto rapidamente sembra precipitare ed è
necessario evacuare la stazione polare, che
"brucia" sotto il fuoco dell'atomo
e della tecnologia, cosi come bruciò
la maestosa Roma, distrutta dalle fiamme appiccate
da una serpe che tacitamente covava in seno
.
L'uomo che si era vestito di ori e magnificenze,
si vede ancora una volta denudato per colpa
del suo orgoglio e della sua vanità.
La scena finale nel mondo del passato, con la
distruzione di Enisorai, rassomiglia tanto alla
descrizione apocalittica dello sbarco in Normandia
del 6 giugno 1944 da parte delle truppe alleate
.
Ritornando ai membri dell'EPI, non si saprà
mai perché Lukos tradisce i suoi colleghi:
sappiamo solo che i suoi complici in fuga, porteranno
con loro sul fondo del mare dove il sottomarino-spia
sprofonderà, le ultime traccie di una
civiltà ormai definitivamente perduta
.
Il libro fu pubblicato nel 1968 e quindi in
piena Guerra Fredda: Enisorai e Gondawa, i due
blocchi ideologici contrapposti (e coincidenti
con il presente storico-sociale del romanzo),
non sono altro che Usa e Urss, nel pieno del
loro potenziale bellico.
Nel romanzo sono presenti gli stessi pregiudizi
degli anni 60, se consideriamo il modo in cui
Simon commenta la sua realtà politica:
"C'était le monde organisé"
e lo dice quasi con una certa malinconia e rassegnazione.
Una organizzazione burocratica stupida, superflua,
assolutamente ignorante e incosciente in materia
di sicurezza, fissa e poco reattiva su una ripartizione
bipolare del potere politico mondiale.
1.6 Una latente spiritualità
Se i testi consacrati alla spiritualità
si raccolgono intorno ad un genere letterario
piuttosto didattico, inversamente i romanzi
di fantascienza ed in particolare quelli che
descrivono dei mondi immaginari, finiscono col
dare paradossalmente un posto importante all'aspetto
spirituale della trama, nonostante si tratti
di un tema poco evidente per questo genere letterario.
La maggior parte degli autori di fantascienza
rivendica il proprio ateismo mentre quei pochi
cristiani in letteratura il più delle
volte preferiscono non farsi coinvolgere dalla
propria fede nei romanzi che scrivono .
La fantascienza non a caso si basa su una serie
di teorie razionali per raccontare storie fantastiche
e di conseguenza sembra opporsi alle credenze
e ai miti.
Eppure in un romanzo come quello di Barjavel
viene ampiamente sviluppato l'aspetto mitico
del mondo di Atlantide, arrivando perfino a
dargli un ruolo preponderante all'interno dell'opera.
Il mondo del passato ne La nuit des temps, per
quel che riguarda la spiritualità, resiste
meglio all'intrusione di qualsiasi aspetto religioso;
tuttavia lo scrittore stesso, mescola descrizioni
proprie ed inventate ad immagini bibliche come
nella coppia perfetta Eléa e Paikan che
si avvicina di molto a quella formata da Adamo
ed Eva.
Non si tratta solo di contestualizzare due persone
in un paradiso idilliaco e il loro aspetto di
complementarietà in amore: spesso i loro
corpi sono nudi come quelli delle prime creature
sulla Terra ed Eléa e Paikan vivono con
passione un amore che spesso assume una dimensione
mistica.
I due corpi rinvenuti dalla missione EPI, formano
un duo destinato a divenire la coppia di genitori
di una umanità rinascimentale, quella
in grado di formarsi dopo la guerra tra Gondawa
ed Enisorai.
"Allongés dans ces écrins
de lumière mouvante, ils étaient,
par leur nudité même, revêtus
d'une splendeur d'innocence. (
) Bien qu'il
fût moins parfait que celui de la femme,
le corps de l'homme donnait la même impression
extraordinaire de jeunesse encore jamais vue.
Ce n'était pas la jeunesse d'un homme,
mais celle de l'espèce. Ces deux êtres
étaient neufs, conservés intacts
depuis l'enfance humaine".
Di Eléa invece si dice : "Et parmi
tous les hommes qui (
) regardaient (
)
l'image de cette femme, qui voyaient ces douces
épaules pleines, ces bras ronds enserrant
en corbelle les fruits légers des seins,
et la courbe de ces hanches où coulait
la beauté totale de la Création,
comment ne purent empêcher leurs mains
de se tendre, pour s'y poser?" .
La scoperta dei due corpi nudi all'interno del
rifugio fa inevitabilmente pensare alla coppia
della Genesi, anche in seguito al loro ignorare
completamente il pudore: nella Bibbia di Gerusalemme,
nel libro della Genesi Gn 2, 25, si sottolinea
come l'uomo e la sua donna fossero nudi e di
come non avessero paura l'uno dell'altra .
Numerosi sono i riferimenti che Barjavel fa
alla Genesi nel romanzo, a cominciare da quando
in questo mondo ricoperto di ghiacci si rivive
il mito del paradiso perduto per proseguire
con il giardino dell'Eden abbandonato dagli
uomini in seguito alla collera di Dio, saggiamente
raffigurata dall'Arme Solaire di Gondawa.
L'Arme Solaire ne La nuit des temps si presenta
sottoforma di un fiore : è una apparizione
naturale che simboleggia come la natura si appresti
a riappropriarsi dei suoi diritti sul mondo
e come ancora una volta ritorna il principio
della catarsi ecologica nella letteratura barjaveliana;
cosi avviene nella sacra Bibbia quando Dio si
impegna personalmente a castigare Sodoma e Gomorra
per ristabilire la calma civile .
La gigantesca torre di Enisorai, infine, dove
si svolge la fête des nuages, si ispira,
ancora una volta, alla Torre di Babele : una
torre, questa, la cui architettura è
improntata "aux minarets des ziggorauts
du Moyen-Orient" ma il cui simbolismo e
l'evidente riferimento alla leggenda, non può
lasciare indifferente il lettore.
Quest'ultimo finirà con l'associare Enisorai
alla antica Babilonia: cosi la distruzione di
una torre sarà collegata alla distruzione
dell'altra.
CAPITOLO 2
La nuit des temps : il ruolo dei personaggi.
2.1 Lo studio linguistico
Questa composizione multietnica
e multinazionalistica che non solo i personaggi
delle comunità internazionali forniscono,
ma che anche la Traduttrice svolge all'interno
del romanzo, ci permette di poter di certo affermare
che La nuit des temps è un récit
"parlato", ricco di dialoghi, di interiezioni
.
Cominciamo ad osservare questa scena descrittiva
ricca di onomatopee: "Silence. Un coup
sourd: Voum
Un seul. Silence
silence
silence
Voum
Silence
silence
Voum
Voum
voum
Voum
voum
Voum, voum,
voum..." ; è un estratto fondamentale
che consente al lettore di immedesimarsi fin
da subito con la vita dell'endormie che un po'
alla volta ritorna in vita, anche al suono assordante
di questi motori, con l'incrementarsi di questo
angosciante "Voum, voum".
Numerosi sono i dialoghi e le scene descrittive
di questo tipo che di volta in volta si manifestano
all'interno del romanzo, caratterizzati per
la loro vivacità e per il loro carattere
prettamente realistico .
La scena che segue ad esempio, con i suoi dialoghi,
dimostra ancora una volta, l'occhio attento
e sarcastico di uno scrittore che scava a fondo
nell'animo degli uomini e delle sue istituzioni:
"- Elle ne bougera peut-être pas
du tout, votre Pile! Vous ne pouvez pas faire
quelque chose? La protéger davantage
? Enlever l'uranium ? Vider les circuits ? Faire
quelque chose, quoi ?
Maxwell regarda Rochefoux, qui lui posait cette
question, comme s'il lui avait démandé
s'il pouvait, en levant le nez, sans bouger
de sa chaise, cracher sur la Lune.
- Bon, bon
vous ne pouvez pas, je m'en
doutais, une Pile, c'est une Pile
Eh bien,
attendons
L'accalmie
Les démineurs
Les démineurs vont sûrement arriver.
Mais l'accalmie
- Où sont-ils, ces sacrés bon
sang des démineurs ?
- Le plus proche est à trois heures.
Mais il se posera comment ?
- Que dit la météo ?
- La météo, c'est nous qui lui
fournissons les renseignements pour ses prévisions.
Si nous lui annonçons que le vent faiblit,
elle nous dira qu'il y a une amélioration
"
.
Con la riscoperta di una civiltà
perduta, Barjavel trova la giusta occasione
per esercitarsi a creare un linguaggio, una
cultura, un insieme di usi e costumi nuovi.
La sua fantasia si propone di delimitare e concentrare
le comunicazioni tra i membri dell'EPI al semplice
grido dell'"Ecoutéz!" mentre,
per quel che riguarda il mondo del passato,
ne La nuit des temps, si descrive un linguaggio
immaginario in grado di personalizzare e caratterizzare
l'originalità di questo universo .
Una tendenza questa che si afferma ancora di
più, dal momento che, per validare le
profonde distinzioni tra i due sessi, agli uomini
e alle donne di Gondawa, Barjavel affida due
lingue ben distinte e separate tra di loro.
Gli uomini e le donne di Gondawa ed Enisorai
hanno nomi esotici, composti dalle consonanti
di nomi di origine indiana, o slava (come Coban
o Paikan) ed in particolare, i nomi femminili
terminano prevalentemente per a (Eléa,
Doa, Lona).
Tuttavia l'autore francese ci fornisce soltanto
poche citazioni della lingua di Gondawa: in
particolare, è molto interessante il
gergo del loro linguaggio messo straordinariamente
in rilievo nel romanzo dal loro mot de refuse,
un No che diventa "Pao!" .
Questo "Pao!" ben presto diventerà
una icona di protesta per tutti gli studenti
del mondo che protesteranno non solo nei confronti
delle istituzioni per la distruzione del rifugio
nel desinit del romanzo, ma sarà anche
simbolo di speranza e fiducia nell'incredula
possibilità (concessa alla scienza) di
riportare, ancora una volta in vita, i corpi
dei due uomini avvelenati .
La questione della lingua che mette costantemente
in contatto due culture, due unità spazio-temporali
diverse, dove il passato rivive nel presente,
è largamente evocata dagli scienziati
dell'EPI che cercano di comunicare con la giovane
donna che sono riusciti a risvegliare da un
sonno durato 900.000 anni.
Un aspetto internazionale della situazione scientifica
come quello proposto nel romanzo di Barjavel,
esige la ricerca di un metodo stilistico-letterario
particolare da parte dello scrittore perché
l'aspetto della vraisemblance venga ancor più
recepito dal lettore.
E cosi Barjavel, che riunisce attorno al gruppo
EPI scienziati provenienti da tutti e cinque
i continenti, dota lora di ben diciassette lingue
differenti, un linguaggio in grado di tradurre
a pieno i loro singoli propositi e testimone
di un diverso ceppo linguistico di appartenenza:
"She's awaaake!" , esclama Yuni l'inglese
quando sa del risveglio di Eléa.
Passaggi come questi sono di volta in volta
presentati da Barjavel in maniera coincisa e
basati su una terminologia abbastanza semplice
.
In alcuni casi, come per la citazione appena
fatta, lo scrittore dà, in una nota a
piè di pagina, la traduzione esatta della
frase in francese senza interferire comunque
con lo sviluppo lineare e linguistico del récit.
Una soluzione questa ancora più giustificata
dall'introduzione di quella meravigliosa macchina
che si chiama Traduttrice.
Come abbiamo già detto, si tratta di
un computer programmato per tradurre istantaneamente
tutte le lingue degli scienziati dell'EPI impegnati
nella missione; ognuno porterà sulle
orecchie un paio di cuffie per meglio comprendere
i propositi del rispettivo interlocutore:
"- A weapon
dit-il.
La Traductrice traduisit en dix-sept langues
:
- Une arme
" .
La barriera insormontabile della
lingua che divide i popoli viene cosi abbattuta
da parte degli stessi personaggi implicati nella
vicenda e infondono un certo senso di serenità
nel lettore, pronto a continuare a leggere l'opera
e ad appassionarsi ad essa.
2.2 Il vocabolario anatomico
Per ciò che riguarda la terminologia
scientifica specifica e il vocabolario utilizzato
da Barjavel in questo romanzo, una certa priorità
viene data alla descrizione alle parti del corpo
umano.
La parola "mains" è quella
che compare più spesso (ben 265 volte),
seguita soltanto dagli articoli, dai pronomi
e dagli altri termini grammaticali che in un
certo senso, aiutano a riflettere l'aspetto
caratteriale dei personaggi.
Le mani di Simon, ad esempio, esplorano, toccano,
accarezzano, amano; quelle degli scienziati,
invece, sono, al tocco, di volta in volta, delicate,
attente, precise.
Le mani del "gigante" spia Lukos,
sono dure come dei mattoni; le mani di Leonova,
la scienziata russa, sono tiepide sotto i guanti
a differenza di quelle di Hoover, che sono le
più descritte da Barjavel: mani grande
e paffute che Hoover poggia in maniera quasi
oltraggiosa sulla collega russa, e che sono
al tempo stesso fredde col propagarsi della
tempesta ma anche calde e necessarie quando
la missione comincia a sfuggire di mano .
Alla descrizione dettagliata delle mani, segue
quella degli occhi (nominati 166 volte), il
mezzo di espressione principale delle emozioni
dei personaggi.
Probabilmente è sugli occhi di Eléa
che si concentra maggiormente l'attenzione del
lettore: non sono soltanto occhi dolci ed espressione
predominante della sua bellezza, ma sono soprattutto
di un blu intenso che apre le porte al cielo,
verso la notte, la notte dei tempi.
Nella notte, le brillano paillettes d'or sulle
sopracciglia come fuochi mentre le sue pupille
enormi, fissano il cielo stellato al di là
del rifugio .
Quello di Eléa è uno sguardo che
affascina e incanta le folle: è il fascino
di una vera donna, di una donna in grado di
cambiare il mondo.
Le altre menzioni al corpo umano si riferiscono
principalmente ai "tratti nobili"
del viso (94 apparizioni), della testa (86),
delle orecchie (50) che sono il tramite necessario
tra il cervello (24) e la Traduttrice.
Minor importanza e rilevanza nel testo ricoprono
le descrizioni relative ai piedi (51), ai capelli
(48), alle spalle (44), al ventre (30), al naso
(24), alle labbra (22) , al dorso (19), al busto
(13), ai denti (12), ai polmoni (11), al collo
(10) ed infine a sopracciglia e ginocchia, ognuno
menzionato otto volte.
Pochi, invece, i riferimenti espliciti al sesso
o agli organi genitali dei personaggi, se consideriamo
che comunque tanta importanza ricopre un tema
del genere al centro di una storia d'amore come
quella tra Eléa e Paikan che pervade
tutto il romanzo.
Sesso, viene rappresentato come sexe, ossia
come termine che definisce il genere (2 volte)
ed appena altre otto volte in tutto il romanzo,
per indicare il sesso di Paikan e quello di
Hoover.
I seni (18 apparizioni) si riferiscono quasi
esclusivamente alla bellezza di Eléa,
ad una bellezza di volta in volta sempre più
artistica, idolatrata, spirituale, divina e
solo raramente oggetto di desiderio sessuale.
2.3 L'importanza degli animali
Se gli esseri dotati di intelligenza
e qualità fisiche straordinarie vengono
messi in questi mondi immaginari affinché
li popolino, les bêtes rappresentate danno
un'idea precisa dell'immaginazione debordante
dello scrittore.
Questi animali rappresentano una specie di marchio
di fabbrica per lo scrittore proprio perché
ogni mondo immaginario rappresentato ci permette
di calarci attivamente nella sua realtà
.
Ne La nuit des temps, in seguito alle trivellazioni
dell'EPI, ciò che la popolazione mondiale
scopre prima di trovare il rifugio, sono proprio
degli animali : "Ce que vinrent d'abord
tous les spectateurs du globe, ce fut un cheval
blanc. Il était debout, just arrière
la surface de la glace. Il paraissait mince,
grande, étiré. Il semblait en
train de tomber sur le côté en
hennissant de frayeur, les lèvres retroussées
sur ses dents. Sa crinière et sa queue
flottaient, immobiles depuis 900.000 ans"
.
D'altronde il cavallo è da sempre stato
considerato un animale universale : "Le
cheval, coursier divin: la diversité
des tâches que remplit le cheval dans
le mythe ne connaît guère de limites.
Cependant il demeura toujours et partout le
symbole de vitesse. Coursier du ciel, il servait
au soleil : il était la monture des anges
dans leur lutte contre le dragon de Satan, et
maint héros quitta la terra avec des
chevaux merveilleux pour atteindre les hauteurs
célestes" .
Anche montare a cavallo diventa un momento di
alta poesia nel romanzo di Barjavel : "Sur
son cheval blanc aux longs poils, mince comme
un lévrier, Eléa galopait vers
la Forêt Epargnée
(
)
Paikan avait chiosi un cheval bleu parce que
ses yeux avaient la couleur de ceux d'Eléa.
(
) Son cheval tendit ses naseaux bleus
vers la longue queue blanche qui flottait dans
le vent de la course. L'extrémité
des longs poils soyeux pénétra
dans les narines délicates. Le cheval
bleu secoua sa longue tête, (
) mordit
à pleine bouche la flamme de poils blancs,
et tira de côté" .
Gli animali vengono presentati e calati nella
realtà delle descrizioni dei luoghi per
infondere loro la vita.
Questa natura incontaminata, regolata e dominata
dall'uomo di Gondawa, racchiude delle bestie
che vivono in perfetta armonia con la coppia
adamitica, Eléa e Paikan: "Des vols
d'oiseaux jaunes, pareils à des mouettes,
luttaient de vitesse avec la piste centrale,
en sifflant de plaisir. (
) Des petits
mammifères blonds, au ventre blanc, pas
plus gros que des chats de trois mois, musardaient
dans l'herbe ou se cachaient derrière
des touffes pour guetter les poissons. Ils avaient
une courte queue plate et une poche ventrale
d'où sortaient parfois une petite tête
aux yeux doux et malicieux" .
Queste piccole creature servono indirettamente
allo scrittore per rafforzare la coerenza dell'esistenza
di un mondo antico : ad esempio, se consideriamo
la sacca ventrale di questi mammiferi è
simile a quella dei marsupiali australiani,
considerata oggi una branca dell'evoluzione
dei mammiferi, preservata soltanto dall'isolamento
del loro ambiente .
Notiamo ancora una volta, come questa natura
incontaminata e questo carattere di originalità
e univocità nella descrizione del bestiame
da parte di Barjavel, non sono soltanto il frutto
di una mente votata all'immaginazione, ma rientrano
principalmente in un progetto più ampio
(di cui Barjavel si è fatto pioniere
in Francia): la catarsi ecologica nella fantascienza,
e il ritorno allo stato primitivo dell'uomo.
2.4 Il vocabolario scientifico
Dopo questa predominanza di parole
di carattere anatomico, troviamo
una terminologia fantascientifica più
propriamente detta: si tratta di campi lessicali
relativi alla scienza e alla guerra.
Subito in evidenza viene mostrato il termine
"arme" (84 volte) seguito da "guerre",
menzionato quarantuno volte.
Una guerra che è numericamente (e forse
anche qualitativamente) più presente
della pace (31 apparizioni), cosi come la morte
nei confronti della vita (in un rapporto 61
a 58).
Ricorre spesso il termine "garde",
sentinella (compare ben 73 volte), lasciando
cosi intravedere il pericolo costante rappresentato
da un attacco o da un tradimento all'ingresso
del rifugio (come effettivamente poi avverrà
per mano di Lukos).
Dal punto di vista scientifico, c'è una
netta distinzione tra una terminologia propriamente
tecnologica e di ricerca, ed un'altra, invece,
esclusivamente di stampo medico.
Alla prima appartengono vocaboli come "savants"
(49 volte), "étudiants" (solo
18 volte), "université" (ripetuto
26 volte), "ordinateur" (25) e "équation"
(23); alla seconda invece fanno capo "infirmière"
(29 apparizioni), "médecins"
(22), "opération" (17) e "sérum",
ossia siero (16 volte).
Altri elementi da mettere in rilievo sono sicuramente
il clima e la geografia dei luoghi, anche perché
come sostiene B.Cherel "Les décors
dans lesquels l'action se déroule sont
primordiaux dans ce type de récits. La
place matérielle réservée
dans le texte aux descriptions de lieux est
importante, reflétant la volonté
de l'auteur à caractériser les
lieux de la même manière des personnages.
Le contexte géographique est le principal
support sur lequel s'appuie le narrateur pour
installer les personnages dans un univers différent
de celui du lecteur" .
La "glace" (80 volte nominata nel
romanzo), il vento (66), il freddo (43), ci
ricordano costantemente che ci troviamo sul
suolo antartico e che la "tempête"
(21 volte), le nubi (34) e la foschia (20) rappresentano
quello sfondo dall'aspetto di realisticità
di cui parlavamo prima.
Opposta a questa terminologia "glaciale",
un ulteriore ruolo fondamentale lo svolgono
la "chaleur" (non solo in termini
climatici, ma adottati dallo scrittore per fare
esplicito riferimento al calore dell'uomo e
della sua coscienza) e il termine "solaire"
(12 volte ciascuno).
La notte si oppone al giorno per ben 56 volte
rispetto alle 36 di quest'ultimo; talvolta l'ambiente
è ben poco definito, rischiarato soltanto
da "lumières", ben 56 passaggi
rilevati nell'arco di tutto il romanzo.
Barjavel rappresenta scene dai chiaroscuri,
luoghi dalle tinte pastello mescolate e confuse,
ed è proprio in questa confusione di
colori che emergono le tinte fredde: il bianco
(75), il blu (69), il grigio (33).
Ma il colore più presente all'interno
del romanzo è il "rouge" (87
volte), un colore in grado di esprimere la profonda
contraddizione e contrasto che i colori caldi
impongono a quelli freddi della vita.
Vi è il rosso del sole che si infrange
in maniera quasi equatoriale sull'immensa distesa
ghiacciata dell'Antartide, il rosso striato
degli occhi degli uomini sotto lo sforzo e la
fatica, vi è il rosso della febbre, e
della ruggine.
Barjavel inoltre caratterizza con colori vivi
la mano dell'uomo, i cavi, le maniglie, le giacche
a vento, ma anche le macchine, i motori e le
luci (visibili o invisibili che siano).
Infine ci sono i colori naturali, elementi della
massima espressione ecologica barjaveliana,
rappresentati, ad esempio, da quelli del bianco
dell'uccello morto o del bianco del cavallo
vicino al rifugio, del nero e rosso dei pesci
nella piscina atlantica, e dai colori aggressivi
che lo scrittore usa per parlarci di esplosioni,
di armate in lotta e di sague.
Nel vocabolario scientifico certamente faremo
rientrare anche quello che in modo abbastanza
veritiero, Barjavel cerca di mettere in evidenza
con la realtà sociale ed istituzionale
degli anni 60.
Ne La nuit des temps, tutte le nazioni sono
implicate ; tuttavia, l'autore dà al
suo paese di provenienza, la Francia, un ruolo
di primissimo ordine, citandola ben 50 volte,
anche sotto diverse espressioni, includendo
ad esempio anche Parigi in maniera esplicita.
Ai Francesi fan seguito gli Anglo-Sassoni e
poi i Russi.
E'il mondo, il vocabolo più citato (da
annotare anche qualche intervento di Onu e Unesco)
quasi a testimonianza (fino all'ultimo) della
volontà di pace di Barjavel.
2.5 Eléa, bellezza
divina
Eléa, ovvero la bellezza
perfetta divenuta donna: più che Miss
Universo, per lei si può parlare di Miss
Eternità.
Simon se ne innamora perdutamente al primo sguardo:
"Ils te connaissaient tous, ils avaient
tous vu sur leur écrans la couleur de
tes yeux, l'incroyable distance de ton régard,
les formes bouleversantes de ton visage et de
ton corps. Même ceux qui ne t'avaient
vue qu'une fois n'avaient pu t'oublier. Je les
sentais, derrière les réflexes
de leur curiosité professionnelle, secrètement
emus, déchirés, blessés
Mais, peut-être était-ce ma propre
peine que je projetais sur leurs visages, ma
propre blessure qui saignait quand ils prononçaient
ton nom
" .
La bellezza di Eléa non ha limiti : è
universale, soprannaturale, eterna.
Barjavel ha superato sé stesso, lanciandosi
in un tentativo estremo cercando di descrivere
questa donna ideale, a cominciare dal suo corpo:
"Ses seins étaient l'image même
de la perfection de l'espace occupé par
la corbe et la chair. Les pentes de ses hanches
étaient comme celles de la dune la plus
aimée du vent de sable qui a mis un siècle
à la construire de sa caresse. Ses cuisses
étaient rondes et longues, et le soupir
d'une mouche n'aurait pu trouver la place de
se glisser entre elles" .
Una descrizione che ha qualcosa veramente di
poetico dal momento che lo scrittore di Nyons
non si ferma qui, anzi dice : "Le nid discret
du sexe était fait de boucles dorées,
courtes et frisées. De ses épaules
à ses pieds pareils à des fleurs,
son corps était une harmonie dont chaque
note, miraculeusement juste, se trouvait en
accord exact avec chacune des autres et avec
toutes" .
Di che tinta sono i capelli di Eléa?
Bruni, diremmo subito, ma ad una rilettura più
attenta notiamo che "Ses cheveux d'un brun
chaud semblaient frottés d'une lumière
d'or. Ils entouraient sa tête de courtes
ondulations aux reflets de soleil qui cachaient
en partie le front et les joues et ne laissaient
apparaître des oreilles que le lobe de
celle de gauche, comme un pétale, au
creux d'une boucle" .
Quindi, nonostante Eléa sia essenzialmente
mora, ad una rilettura relativamente ristretta
al campo lessicale, si ha l'impressione di essere
al cospetto di una affascinante bionda, ("ombre
dorée", "chaud", "lumière
d'or", "réflets de soleil")
contrariamente a ciò che si era precedentemente
dedotto: "Elle est calme, immobile. Les
boucles de ses cheveux bruns aux réflets
d'or sont comme une mer apaisée"
.
Ancora un'alternanza di colori, ancora una combinazione
biondo/bruno come nel periodo che segue: "Et
il se penchait de nouveau vers Éléa,
et posait doucement ses lèvres sur sa
main, sur ses doigts, pétales allongés,
reposés, dorés, pâles, fleurs
de lis et de rose brune, et sur la pointe des
seins reposés, apaisés, doux sous
les lèvres comme... aucune merveille
dans le monde des merveilles n'est aussi douce
et tendre et tiède sous les lèvres...,
puis posait sa joue sur le ventre de soie, au-dessus
du gazon d'or discret si mesuré, si parfait...
dans le monde des merveilles aucune merveille
n'était aussi discrète et juste,
de mesure et de couleur, à sa place et
de douceur, à la mesure de sa main qu'il
posa, et sa main le couvrit et il se blottit
dans sa paume avec l'amitié d'un agneau,
d'un enfant" .
Ogni colorazione bruna è contro-bilanciata
da una tinta che si avvicina sempre di più
al biondo naturale
E'necessario inoltre ricordarsi che Eléa
è la donna perfetta e che quindi questa
incongruenza di aspetto può essere stata
realmente voluta da Barjavel, dal momento che
ogni uomo la vede per come la sua immaginazione
realizza e concretizza l'idea di donna perfetta.
Barjavel, grande talento francese degli anni
60, ci fornisce, sulla base dell'idea della
donna ideale, anche l'idea di amore perfetto:
"Amour. (...) Depuis que je t'ai vue vivre
auprès de Paikan, j'ai compris que c'était
un mot insuffisant. Nous disons " je l'aime
", nous le disons de la femme, mais aussi
du fruit que nous mangeons, de la cravate que
nous avons choisie, et la femme le dit de son
rouge à lèvres. Elle dit de son
amant " Il est à moi. " Tu
dis le contraire " Je suis à Païkan
", et Païkan dit : " Je suis
à Éléa. " Tu es à
lui, tu es une partie de lui-même. "
- Je n'étais pas, dit-elle. NOUS étions...
"" .
Non è una simbiosi basata solo ed esclusivamente
sulla parola : si tratta di una vera e propria
osmosi, compenetrazione degli spiriti e dei
pensieri degli innamorati di una civiltà
perduta come leggiamo nel passaggio che segue:
"Coban avait tout expliqué à
Éléa du fonctionnement de l'Abri,
et toute la mémoire d'Éléa
était passée dans celle de Païkan.
Il savait comment fermer la porte d'or"
.
Simon ben presto s'accorge che Eléa è
di Paikan e che proprio nulla le interessa di
ciò che sta avvenendo nel presente narrativo:
"Tu écoutes, tu regardes, mais rien
ne t'intéresse. Tu es derrière
un mur. Tu ne touches pas notre temps. Ton passé
t'a suivie dans le conscient et le subconscient
de ta mémoire. Tu ne penses qu'à
t'y replonger, à le retrouver, à
le revivre. Le présent pour toi, c'est
lui" .
Eléa, grande bellezza divina, è
anche dotata di una intelligenza eccezionale,
un'intelligenza fuori dal comune, ed è
per questo motivo che la donna viene scelta
da un computer di Gondawa tre cinque diverse
"designate" nell'intento di seguire
lo scienziato Coban nel rifugio nucleare, col
compito di ripopolare la Terra, quando tutto
si sarà estinto .
Il computer la definisce "équilibrée",
"rapide", "obstinée",
"offensive", "efficace"
ma Eléa sa fin da subito che questa scelta
indirettamente attribuitale, sancirà
la definitiva separazione dal suo innamorato
di sempre.
Eléa è il punto di contatto col
passato: Simon e gli altri scienziati, conoscono
la vita di 900.000 anni fa grazie ai suoi preziosi
ricordi, ossia mostrando loro la sua società
e ciò che è stato, il rito della
Designazione, il suo numero di serie 3-19-07-91,
gli Enisorai, la guerra, ecc .
Già da bambina, l'eroina del romanzo
è caratterizzata dalla sua estrema bellezza
e dall'assoluta armonia che è riuscita
a stabilire con l'uomo affidatole dall'ordinateur,
Paikan: "La fillette du premier plan, la
plus belle de toutes, était Éléa,
reconnaissable et différente. (
)
Éléa-enfant regardait le garçon,
et le garçon la regardait. Ils étaient
heureux et beaux. Ils se reconnaissaient comme
s'ils avaient marché toujours à
la rencontre l'un de l'autre ; sans hâte
et sans impatience, avec la certitude de se
rencontrer" .
Questo è uno dei motivi per cui si giustifica
il fatto che Eléa ucciderà tre
volte in onore e ricordo del suo amato: uccide
per primo (nel mondo di Gondawa) la guardia
che aveva gabbato, fingendosi di concedersi
per permettere a sé stessa di scappare
dalle grinfie di Coban.
La decisione di avvelenarsi e quindi suicidarsi,
Eléa la prende tristemente dopo aver
preso conoscenza del fatto che non può
più vivere senza Paikan.
Successivamente ucciderà l'uomo che credeva
fosse Coban (e non saprà mai invece che
si trattava di Paikan) e infine uccide sé
stessa, dopo aver tristemente rievocato gli
eventi dolorosi della guerra tra Enisorai e
Gondawa.
Eléa persegue sempre e ostinatamente
le sue idee e anche con gran coraggio, tutte
mirate verso un obiettivo comune: vivere con
Paikan, anche a costo della propria vita.
Eléa selezionata da Coban per rappresentare
l'umanità tutta dopo la devastazione
della guerra, diventa il simbolo della femminilità
perfetta (anche in seguito alla descrizione
che Simon fa di lei ): è un personaggio
eletto che rappresenta per il lettore un pivot,
un ancoraggio sicuro all'interno del romanzo,
che gli permette di avventurarsi meglio in un
mondo sconosciuto come quello di Atlantide.
Eléa è una guida ma rappresenta
anche una certa figura spirituale nel romanzo
poiché diventa in tutto e per tutto un
esempio di vita da seguire per gli altri e per
il lettore in particolare .
2.6 Simon, l'innamorato tragico
Simon, il dottore di origine
francese, è il personaggio principale
del romanzo ed è il primo a scoprire
il segnale radio proveniente dal fondo dei ghiacci.
Simon è uno dei personaggi più
simpatici al primo impatto del romanzo, per
il legame affettivo che lo lega (fin da subito)
alla bellissima Eléa.
Il suo ritratto ci viene dato da Barjavel sin
dall'incipit: la figura di un uomo travagliato
dalla passione e da una avventura straordinaria
che sin dalle pagine successive alle prime,
verrà man mano rappresentata.
Uomo maturo, 32 anni, Simon uomo robusto, di
capigliatura scura e porta una folta barba;
i suoi occhi sono chiari con striature bianche
e rosse .
Simon appare nel romanzo sotto due diverse denominazioni:
"le docteur Simon" e semplicemente
"Simon", privilegiando cosi, di volta
in volta e a seconda delle circostanze, la sua
funzione lavorativa e il suo aspetto più
umano, di uomo tra gli uomini.
Questo nome, Simon, diciamo pure, cosi "comune"
può essere non solo inteso come cognome
ma anche e soprattutto come nome: l'autore ha
voluto dare a questo personaggio una ambigua
denominazione, valorizzando cosi il suo aspetto
solitario e associandolo alla natura romantica
del lettore.
Avvicinandosi ad Eléa, Simon, ancora
una volta, viene chiamato più per nome
che per cognome: questa appellation evoca vagamente
la Francia a cui Barjavel è maggiormente
attaccato, sin al punto di farne la nazione-guida
dell'intero romanzo .
La figura di Simon è originale e fondamentale
grazie e soprattutto ai passaggi trascritti
in corsivo, passaggi che ci permettono di conoscerne
i pensieri più nascosti e più
intimi, come se il lettore diventasse Simon
ed in lui si impersonassero le proprio gioie
e i propri dolori.
La sua storia appare al lettore come un autentico
flash-back, come se Simon volesse rivivere ancora
una volta, questa tragica esperienza di vita,
focalizzando non tanto l'issue, ma cercando
di comprendere a fondo perché si arrivi
ad una fine tragica del romanzo.
Da uomo sensibile e ferito, confida tutte le
sue più recondite sensazioni al diario
segreto che sembra una storia nella storia all'interno
del romanzo, una sorta di mise en abyme: "Je
suis raisonnablement raisonnable, sentimental
et sensuel, et capable de maîtriser mes
émotions et mes instincts. (
) Ce
qui m'a bouleversé, c'est ce que j'ai
vu sur ton visage" .
La normalità sottolineata dalle parole
"raisonnablement raisonnable" sono
tipiche dello scrittore di fantascienza in bilico
tra estro e razionalità, caratteristiche
queste che sono facilmente riscontrabili anche
nel lettore medio di fantascienza .
Il "Je" che ritroviamo in tutti i
passaggi alla prima persona del diario di Simon,
presuppone una testimonianza degna di fede su
tutti gli eventi descritti, rafforzando ancora
una volta l'analogia che ci deve essere tra
il narratore e il lettore.
Il lettore, penetrando lo spirito di Eléa,
si ritrova a confrontarsi nel testo con un altro
"Je", finendo cosi, con l'identificarsi
con l'eroina e con l'immaginario tutto dello
scrittore di Nyons.
E allora il "Je" di Simon, viene rimpiazzato
dal "Je" di Eléa, che rievoca
i suoi ricordi e che diventa narratrice alla
prima persona di questo mondo morto, di cui
lei ne è stata una delle protagoniste
principali; Simon passa quindi nella posizione
di spettatore passivo, come quella del lettore.
Barjavel ha preso in prestito tale tecnica letteraria
dagli scrittori di fantastique per attirare
l'attenzione del lettore, per sorprenderlo,
calandolo in una realtà e in un mondo
e in una serie di regole che lo mantengono e
lo sorreggono, in cui lo stesso lettore finisce
con il non riconoscersi più .
Tornando alla focalizzazione interna dei sentimenti
di Simon, che viene messa, come dicevamo prima,
ancor più in evidenza, dall'illimitato
uso del pronome singolare di prima persona:
"Je le savais. Je regardais tes lèvres.
Je les ai vues trembler d'amour au passage de
son nom. Alors j'ai voulu te séparer
de lui, tout de suite, brutalement, que tu saches
que c'était fini, depuis le fond des
temps, qu'il ne restait rien de lui, pas même
un grain de poussière quelque part mille
fois emporté par les marées et
les vents, plus rien de lui et plus rien du
reste, plus rien de rien... Que tes souvenirs
étaient tirés du vide. Du néant.
Que derrière toi il n'y avait plus que
le noir, et que la lumière, l'espoir,
la vie étaient ici dans notre présent,
avec nous. J'ai tranché derrière
toi avec une hache. Je t'ai fait mal. Mais toi,
la première, en prononçant son
nom, tu m'avais broyé le coeur"
.
Facendo una lettura attenta delle emozioni intime
di Simon, comprendiamo fin da subito che il
suo amore per Eléa è un amore
egoistico e che la sua sarà una passione
désavouée.
Con una missione scientifica praticamente fallita
alle spalle, un amore difficile e impossibile
come quello per la bella Eléa, sarà
l'altro grande enjeu su cui ruoterà l'intera
trama.
Simon incarna l'archetipo del personaggio comune
ma allo stesso tempo tragico della vita di tutti
i giorni; è colto da passioni intramontabili
e irrefrenabili attraverso cui riusciamo facilmente
ad intravedere l'animo romantico di Barjavel
nel voler animare, cambiare e salvare il mondo
finchè possibile.
Simon è il personaggio che fa da tramite
tra il passato rappresentato da Eléa
(e la sua gente) e il presente, cosi come il
mondo parigino diventa l'intermediario mediatico
necessario tra il Polo Sud e il mondo civilizzato.
E'lo stesso Simon che svela il carattere drammatico
degli eventi narrati, influenzandoli al tempo
stesso: "Il y a une façon bien simple
de savoir s'ils sont morts ou vivants, dit la
voix de Simon dans le diffuseur. Et en tant
que médecin, j'estime que c'est notre
devoir il faut essayer de les ranimer..."
, cosi come sin da pag.9 sveli al lettore la
fine tragica del suo amore per Eléa.
2.7 L'amore immacolato
Eléa è di una bellezza
indescrivibile, e tutti (inevitabilmente) finiscono
con ammirarla, ma è Simon ad avere nei
suoi confronti una "reazione particolare":
dal momento che finisce ben presto con l'innamorarsene.
Mentre gli altri non fanno altro che esternare
ammirazione o desiderio disperato, in Simon
nasce la speranza folle d'amore e lo si comprende
presto, non solo sin dalle prime pagine del
romanzo, ma per il verificarsi di priorità
contrastanti tra i membri dell'EPI: mentre gli
scienziati vogliono a tutti i costi mantenere
la "risuscitata" in vita, Simon non
pensa ad altro che a comunicare con Eléa,
per diventare cosi parte principale del dialogo
con la gondawiana e dare sfogo al suo desiderio.
Una prima rappresentazione di questo amore disinteressato
da parte di Simon vien fuori quando la situazione
precipita nella base scientifica, dal momento
che si teme per l'incolumità di Eléa,
incapace di autoalimentarsi.
Davanti alla crudeltà delle misure necessarie
per mantenerla in vita, e cioè solo attraverso
infusione nasale o mediante trasfusione delle
vitamine necessarie, Simon vede il proprio desiderio
di parlarle, lasciare il posto ad un altro desiderio
ben più importante ora: quello di ascoltarla
e di comprenderla per soddisfare i suoi bisogni.
Sarà Simon a stabilire i primi contatti
con lei, anche se fin da subito sarà
ossessionato dall'idea dell'impossibilità
di andare lontano, di andare a fondo: "(
)
lui se répétait la seule question
qui, à son avis, comptait: Comment, comment,
comment communiquer ??" .
Una volta risolto il problema della comunicazione,
Simon tornerà immediatamente in una posizione
attiva, quella del conquistatore.
Ben presto però, il suo desiderio di
amore verrà ferito dai racconti di Eléa,
dalla sua passionale relazione con il suo Paikan:
un artifizio letterario che Barjavel usa per
infondere una certa malinconia, un senso di
solitudine nell'animo del lettore.
In un mondo moderno (come quello di Simon),
il lettore si sente privato del proprio sentimento
d'amore difronte ad un mondo inaccessibile (quello
di Eléa) ma che il fascino dell'ignoto
ha fatto amare, smarrire quasi.
La fitta rete di storie d'amore che è
stata creata dallo scrittore è per l'ennesima
volta, una sorta di mise en abyme: intorno ad
essa ruotano i principali eventi descritti nel
récit, e si divide in una sorta di dualismo,
l'amore di Simon per Eléa (un amore senza
speranza, incompiuto, non consumato) e l'amore
di Eléa per Paikan (gli amanti eterni
e maledetti).
Nel vedere in Eléa il vivo ricordo di
Paikan e il dolore sofferto per la
rievocazione, il lettore, che si è impersonato
in Simon, è sadico dal momento che diventa
osservatore passivo dei ricordi della bella
gondawiana ma al tempo stesso rinfrancato da
un certo bonheur egoistico (lo stesso che prova
Simon) .
Il racconto di Eléa, romanzo nel romanzo,
è la parte che più ampiamente
è stata sviluppata da Barjavel ne La
nuit des temps: è un'irruzione dolorosa
nella storia di un passato che rivive nel presente,
nella relazione-non relazione con Simon.
Ad ascoltare questo lungo racconto c'è
anche il lettore che si sente quasi escluso,
emarginato dall'avventura narrata: è
costretto ad assistere, insieme a Simon, ai
ricordi personali ed emozionati di Eléa.
Quello di Simon è un amore incompiuto,
un échec, come possiamo comprendere fin
da subito , in grado di relegare ad un ruolo
di secondo piano lo stesso dottore all'interno
del romanzo.
Simon è geloso ed è per questo
che si vendica e si consola nello stuzzicare
i ricordi sofferenti di Eléa, di una
donna che, legata a sua volta al ricordo di
un vecchio amore, non rivolge un solo sguardo
d'affetto al dottore francese .
E'un sentimento vero quello di Simon, se vogliamo,
che Barjavel, in qualità di scrittore
realista del suo tempo, sviluppa in tutte le
sue forme, attraverso il romanticismo dei suoi
personaggi: delusione, aggressività,
frustrazione, sentimenti questi approvati in
pieno dal lettore.
Ben presto, però, rinascerà nel
lettore una forte gioia di vivere quando vedrà
che Eléa comincerà a manifestare
il desiderio di vedersi vicino Simon (ancora
una forma d'amore egoistico?), che per lei rappresenta
l'unico, valido, porto di ancoraggio in un mondo
che riconosce molto diverso dal proprio: "-
Simon... Simon... répétait celle-ci.
Elle le cherchait du regard partout dans la
pièce. Depuis qu'elle avait ouvert les
yeux, elle l'avait toujours vu auprès
d'elle, et était habituée à
son visage, à sa voix, aux précautions
de ses gestes" .
La presenza del dottore sarà per Eléa
indispensabile : "Elle se tourna vers lui
et le regarda comme s'il était le seul
être vivant au milieu des morts"
, fin quasi a riscoprirlo completamente : "Elle
ouvrit les yeux et le regarda" .
Non lasciamoci ingannare però : è
pur sempre un amore senza speranza quello che
Simon non può ottenere da Eléa,
e che Eléa non può assolutamente
dare; amarezza e nostalgia prendono cosi il
largo nell'animo del lettore.
Per amare pienamente Eléa, Simon mette
da parte il suo egoismo e le si concede completamente,
nonostante non possa concretizzare né
vedersi corrispondere questo amore.
Le avances di Simon, questo suo completo abbandono
ad Eléa, questi piccoli segni di dolcezza
rispettivi, ripetuti difronte a qualcosa di
impossibile, di inafferrabile, rendono paradossalmente,
l'inimmaginabile, l'incongruo, possibile ed
evidente: sotto questa diversa interpretazione,
sembra che adesso Simon ed Eléa si amino.
Se leggiamo infatti: "Il lui tendit la
main. Elle regarda cette main tendue, hésita
un instant, puis y posa la sienne", Eléa
ritrova nell'affetto di Simon, quello di Paikan
: "La main de Païkan... Une main...
La seule main du monde, le seul secours..."
.
Questo breve scambio di amorosi sensi tra Simon
ed Eléa si consumerebbe in queste poche
ma intense frasi : "Il sentit la main d'Éléa
étreindre la sienne, il vit son autre
main se soulever, se poser sur le drap, le toucher,
le saisir et d'un geste inhabituel, d'un geste
incroyable, le ramener vers elle et couvrir
ses seins nus.
Il se tut. Elle parla. Elle dit, en français
- Simon, je te comprends..." .
Ecco tutto il parossismo del loro amore, pienamente
condiviso ma amaramente e brevemente vissuto;
le parole di amore di Simon, cosi, cadono nel
baratro della notte dei tempi: "Jamais
je ne t'aurais
je le sais, je le sais
mais je t'aime
" .
2.8 Un amore più forte
della morte
Eléa è di Paikan
cosi come Paikan è di Eléa e la
giovane donna non vive, non esiste se non per
lui, con il quale ha condiviso un amore senza
nome, meraviglioso, sconosciuto, indescrivibile.
Facendo ancora una volta ricorso alla tecnologia,
Barjavel materializza, attraverso i ricordi
di Eléa, gli anelli immaginari in cui
sarebbe contenuta la vita e la verità
nuda e cruda dell'amore dei due amanti.
E'un amore forte quello di cui parla Barjavel:
un amore che unisce le coppie indissolubilmente
e fa in modo che un uomo e una donna non abbiano
mai segreti da nascondersi: ognuno vive la vita
dell'altro come se fosse la propria, con il
pieno rispetto dei diritti umani e dei sentimenti.
Ecco quindi che Eléa, entità perfetta
di questa coppia ideale (con Paikan), si trova,
difronte all'amore di un altro essere (Simon),
coinvolta da un turbinio di emozioni contrastanti;
è spinta da potenze e sensazioni incontrollabili
ed incoerenti dal momento che si trova difronte
ad un atroce bivio: che senso dare alle certezze
e alle affermazioni di ieri, all'idea di amore
eterno dal momento che Paikan non c'è
più?
L'amore eterno lo è se lo vive all'istante,
e dal momento che Eléa probabilmente
non crede che in amore tutto possa ricominciare,
preferirà la tranquillità della
morte, in grado di mettere fine a tutti questi
dualismi.
Prima di suicidarsi, Eléa ucciderà
Coban, dissimulando e deviando verso altre piste
di riflessione il suo amore nascente e i suoi
tormenti: tra la perdita certa di Paikan e la
scelta di decretare la fine della propria vita,
è la perdita di Simon (che al momento
si è rassegnato all'idea di non poter
mai avere l'amore di Eléa) l'anello mancante
del trittico di sentimenti che si è formato
e di cui Eléa è diventata, involontariamente,
il centro di interesse.
Eléa non riconosce più i suoi
sentimenti e quel che è peggio è
che non riconosce più sé stessa:
ancora una volta l'originalità di Barjavel,
sui grandi temi dell'amore si è espressa
di certo non facendo banalmente annegare la
trama in una storia d'amore parachutée
tra una donna venuta dalla notte dei tempi e
il suo rianimatore, ma mostrando limpidamente
la fragilità dell'essere umano anche
e soprattutto le diverse sfaccettature dei sentimenti
umani e gli enigmatici intrighi del destino
e dalle forti passioni.
Ritornando all'amore di Eléa per Paikan,
si tratta di un amore unico tra due creature
quasi astratte che non possono amarsi se non
in una letteratura eterea, in una sorta di letteratura
votata ad un sistema rappresentativo tragico
classico dell'amore che lo scrittore fa vagamente
somigliare alle ben più affermate storie
di Romeo e Giulietta , Quasimodo ed Esmeralda
, Tristano e Isotta , ecc.
L'amore più forte della morte: da sempre
si è sempre espressa cosi la letteratura
sin dalle origini, a cominciare dall'antichità
nella storia di Philémon et Baucis, raccontata
da Ovidio nelle sue Metamorfosi , sino alla
ben più conosciuta leggenda celtica di
Tristano e Isotta, che tra l'altro ha ispirato
tantissime storie e tantissimi scrittori del
Medioevo .
L'antichità, il Medioevo, il XX secolo:
il tema dell'amore eterno, ci è da sempre
sembrato rivivere in letteratura.
La lista degli amori celebri è lunga
: si va da Antonio e Cleopatra, Paride ed Elena
nella letteratura greca, sino ai soggetti cinematografici
di Bonnie & Clyde, a quelli dei film L'éternel
retour , e Les visiteurs du soir .
In quasi tutti gli amori tragici, prevalgono
delle corrispondenze simili ed inquietanti,
come le seguenti:
- l'amante è sempre responsabile della
morte dell'amato;
- un sesso di solito predomina sull'altro;
- la donna viene spesso descritta come una creatura
forte e molto più evidenziata all'interno
di ciascuna singola storia narrata.
E'la passione dell'uno nei confronti dell'altro
che termina spesso in tragedia e se non fosse
cosi, l'intera trama perderebbe di tensione
ed interesse.
La fuga di Eléa contro le autorità
è l'occasione giusta per il romanziere
per indirizzare il lettore nel mondo del passato
.
La giovane disperata, che usa evidentemente
tutte le possibilità a sua disposizione
per salvare la propria vita e quella del suo
amato, permette evidentemente al lettore di
scoprire un gran numero di aspetti contraddittori
e di inuguaglianze in un mondo che sembrava
paradisiaco.
Barjavel, cosi sotto un pretesto letterario,
approfitta per dar vita a luoghi impossibili,
in cui Eléa e Paikan sembrano proprio
dei moderni Adamo ed Eva: "Chaque parcelle
restée intacte fut sauvegardée,
soignée, aménagée en centre
de loisirs. Là, c'était un morceau
de forêt qu'on repeuplait d'animaux ;
ailleurs un cours d'eau aux rives préservées,
une vallée, une plage sur l'océan"
.
C'è una completa assenza di pudore tra
Eléa e Paikan, testimoniata dal fatto
che le donne di Gondawa camminano nude per strada.
Eléa mostra agli scienziati dell'EPI,
in tutto e per tutto la sua vita sessuale con
Paikan, fino ai minimi dettagli dell'amplesso,
poiché, probabilmente (e diversamente
dai tabù dei giorni nostri), ai tempi
di Gondawa, la sessualità rappresentava
una componente naturale e quotidiana della vita
di tutti i giorni .
Concludiamo dicendo che è straordinaria
poesia quella che ci offre Barjavel, tra le
pagine e le riflessioni panteistiche del suo
romanzo: "Ils reparurent à la surface
comme un seul corps" , in questa scena
che ci mostra l'iperbole del rapporto sessuale
consumato tra Eléa e Paikan, esaltazione
emblematica e rappresentazione simbolica estrema
di un valore importantissimo per Barjavel, come
quello dell'amore.
2.9 Un caso particolare: la
famiglia Vignont
Qual è la reazione dei
mass media degli anni 60 e soprattutto delle
persone intervistate in quell'epoca, sulla grande
scoperta del rifugio atomico? Una reazione tipica
per la gente che si incontra per strada tutti
i giorni: la maggior parte degli intervistati
non è stato correttamente informato su
cosa realmente si è scoperto, altri invece
ritengono che si tratti di una fandonia assolutamente
ridicola .
Barjavel, ancora una volta, da perfetto visionario,
precorre i tempi: infatti, se guardiamo all'attualità,
alla televisione o semplicemente ai mass media,
noteremo come la società di oggi ci offra
programmi e talk-show scientifici, abbastanza
simili a quelli immaginati da Barjavel.
Da una parte c'è lo spettatore fedele
che si consacra ad una presentazione non oggettiva
delle grandi scoperte, dall'altra invece, la
gente di strada (talvolta anche ignorante) che
in genere non ha alcuna idea dell'utilità
di una discussione su temi cosi astratti.
Anche la carta stampata è cosi: sotto
la sottile influenza della contiua ricerca di
uno scoop, alterna momenti di incredibile esaltazione:
"La plus grande découverte de tous
les temps" ad altri di puro e mero scetticismo:
"Des milliards engloutis pour un mirage"
.
Barjavel, che ama dare libero sfogo ai suoi
miti e alla sua fantasia, è pur sempre
e comunque figlio di una società contadina
e rivoluzionaria come quella francese post-bellica
: questo è il motivo per cui, lo scrittore
focalizza l'attenzione dei mass media e del
lettore, su una piccola famiglia di provincia,
la famiglia Vignont e sui suoi pareri discordanti.
Mamma Vignont critica i giornalisti e il contenuto
delle loro domande ; Vignont-le-père
invece, è l'incarnazione ideale dello
scettico, del razionalista , dello scienziato
rigido nelle sue convinzioni a tutti i costi.
Sarà soltanto la gioventù, la
generazione votata al futuro, a mantenere viva
la fiamma dell'immaginazione, della speranza
insita nei caratteri fondamentali di un racconto
di science-fiction.
Alla distruzione del rifugio, nel desinit del
romanzo, tutte le donne piangono per la sciagura
toccata agli Atlantidi , mentre i giovani studenti
di tutto il mondo, da Berlino alla Malesia,
al grido di "Pao, pao!" , rivolgono
un ultimo accorato appello alla società
perché si faccia ancora qualcosa per
salvare quelle povere anime coinvolte nel disastro
dell'ennesima esplosione del rifugio.
La famiglia Vignont, si raduna intorno alla
tavola per guardare la televisione (come tutte
le famiglie francesi e mondiali di oggigiorno):
"La famille Vignont mangeait à sa
table en demi-lune en regardant le champignon
échevelé en serpents de gorgone
qui marquait la fin de l'aventure généreuse.
Mme Vignont avait ouvert une grande boîte
de raviolis sauce tomate, les avait fait réchauffer,
au bain-marie et servis dans la boîte
même, parce que ça se tient plus
chaud, disait-elle, en réalité
parce que ça allait plus vite, ça
ne salissait pas de plat, et entre nous le décorum
on s'en fiche" .
Un cambiamento netto nell'animo della donna
(che si schiererà dalla parte dei figli)
ci sarà quando papà Vignont, accecato
dalla sua mera cocciutaggine razionalista dirà:
"Ces jeunes, moi, je les foutrais au boulot
"
.
Il romanzo sta terminando ma padre e madre Vignont
all'improvviso sono sorpresi dalla violenta
trasfigurazione che si è manifestata
sul volto dei propri figli: "- On y retournera!
On les sauvera! On trouvera le contrepoison
! Moi, je suis qu'un idiot, mais y en a qui
sauront ! On les tirera de la mort ! On veut
pas de la mort ! On veut pas de vos conneries
!" .
Sono questi i diversi volti della società
francese e dell'animo multisfaccettato dello
stesso Barjavel, che lo scrittore ha voluto
fortemente evidenziare nel suo romanzo, ma sono
anche questi i giovani che danno una speranza,
un fittizio open ending all'intera vicenda.
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