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Réné Barjavel, anticipazioni di un poeta visionario

Estratto dalla tesi di laurea di Vincenzo Madio


Quello che segue è un estratto dalla tesi di laurea presentata da Vincenzo Madio e dedicata allo scrittore francese Réné Barjavel. Ringraziamo l’autore per avercene gentilmente concesso la pubblicazione.

CAPITOLO 1
La nuit des temps : ce qui n'existe pas, existe !

1.1 I mondi perduti, tra mito e rovine

1968. Da poco son terminati gli eventi rivoluzionari socio-politici che hanno scosso profondamente la Francia (gli scioperi dei lavoratori, le proteste studentesche, la guerra fredda ancora in corso, la spedizione militare statunitense nel Vietnam, ecc.) e Réné Barjavel pubblica La nuit des temps, presso le edizioni Presses de la Cité.
E' un romanzo, che sancisce il suo ritorno alla letteratura fantascientifica e che ottiene, quasi fin da subito, un certo successo popolare.
La sua è una posizione originale, (il romanzo fa di lui un precursore della science-fiction ecologica) una posizione che denuncia i pericoli della scienza mentre si vive in un'epoca in cui, paradossalmente, il mondo sta pian piano ritrovando confidenza nei confronti della tecnologia.
Il suo romanzo descrive la fine di una civiltà tecnologicamente avanzata situata in un lontano passato, e scoperta quasi per caso da una troupe di scienziati, che tirano fuori dai ghiacci una coppia di sopravvissuti alla caduta di questo "âge d'or".
Il narratore si trova cosi a confrontare la società contemporanea con una civiltà scomparsa e radicalmente differente dalla propria, determinando cosi una serie di riflessioni sociali, vicine ad un approccio quasi filosofico dell'opera stessa.
Naturalmente vi è un processo di catarsi e di evasione ludica nel romanzo di Barjavel (cosi come in tutti gli altri suoi romanzi), ma l'autore propone al tempo stesso un vero messaggio sociale, un messaggio che è allo stesso tempo filosofico ed ecologico, stimolando cosi il lettore a riflettere sul progresso tecnologico, la corsa agli armamenti, la politica e l'intervento, talvolta negativo, da parte della società e dell'opinione pubblica.
La missione polare di cui ci parla Barjavel, attraverso cui scopriamo le antiche rovine di un rifugio sotto il profondo strato di ghiacci superficiali, le investigazioni piene di suspence e il terrificante senso dell'inatteso spingono il lettore a trovarsi difronte a quella ambientazione fantastica che lo specialista R.Callois ha definito come "une rupture de l'ordre reconnu, une irruption de l'inadmissible au sein de l'inaltérable légalité quotidienne" .
Ed è cosi che una civiltà futura calata nel passato, attraverso le sue antiche rovine, ci appare come una magia, dal momento che siamo incapaci di dare un senso razionale a tutto ciò che si mostra dinanzi ai nostri occhi e a tutto quello che i membri dell'EPI riescono a scoprire.
Da sempre, le rovine delle civiltà sono state considerate un mito in letteratura: l'idea di mito, infatti, cerca di sfruttare i grandi simboli inconsci che si rifanno ai comportamenti umani, alla psicanalisi, al complesso di Edipo, al narcisismo .
Si tratta di una grande ambizione, dal momento che lo scrittore, attraverso la rappresentazione di processi "inconsci" e di comportamenti adottati, cerca di spiegare il senso dell'universo a tutto il mondo: "En premier lieu, le mythe apparaît comme une explication pré-scientifique, et donc vouée à être dépassée, de l'univers (…) En second lieu, le fait que le mythe exalte un homme en le plaçant au-dessus du commun des mortels (…), le mythe se voit reconnaître une valeur exemplaire" .
In un contesto leggendario come questo, si inscrivono anche le rovine che sono da sempre state consideratore come un oggetto affascinante per la cultura occidentale.
Scrive Roger Bozzetto: "Elles incarnerait même le stade ultime de la forme en mouvement. Signe qui interpelle le passé, souvent pour le rencostituer, la ruine s'apparente à une machine à voyager dans le temps, sans forcément aller dans un seul sens" .
Inoltre, di fronte al mito dei resti archeologici storici di una civiltà, "nous laissons nos fantasmes peupler un temps devenu matérial onirique, un temps décomposé et recomposé, un temps sorti de ses gonds. Bribes de mondes ou traces (…), les ruines n'en finissent pas de virtualiser passé, présent et avenir" .
Gli anni cinquanta e sessanta sono anni ricchi di romanzi fantasy e fantascientifici basati sulla rappresentazione di mondi immaginari e La nuit des temps, con il suo intrigo fatto di approcci romantici, sicuramente rappresenta uno dei capolavori letterari di questo periodo.
Benoît Cherel, nel suo Mémoire de Littérature comparée sur les mondes imaginaires, delinea i caratteri generali di questo particolarissimo tipo di universo, definendolo come "un environnement romanesque proposé par l'auteur qui dépasse le cadre strict du récit pour s'étendre au-délà de la vision que peut en avoir le lecteur" ; inoltre, i mondi immaginari della fantascienza, là dove il fantastico fa irruzione nel reale, differiscono da quelli del fantastico, dal momento che il "merveilleux ne comporte aucune cohérence interne ou du mythe qui tente d'expliquer l'univers réel" .
Da sempre bisogna considerare che la letteratura francese ha raccontato storie di mondes imaginaires, attraverso ad esempio, i contes philosophiques e opere di merveilleux, come il Gargantua e il Pantagruel di François Rabelais, Le voyage dans la lune di Cyrano de Bergerac, e Micromégas di Voltaire.
Si tratta di racconti che cercano in ogni modo di trovare giusti pretesti per elaborare tesi a favore della relatività delle cose, oltre che per rivolgere delle forti critiche agli ambienti sociali .
L'originalità dello scrittore sta nell'imitare alla maniera romanesque, gli eventi e gli elementi della sua vita quotidiana, mescolando a questi, anche alcune fonti di natura mitica e leggendaria, sviluppando cosi le storie della Terra di Mezzo , del pianeta Arrakis o di Gondawa ed Enisorai.
Un'originalità che spesso ha bisogno di una coerenza interna del plot, visto che si "passe à travers des descriptions méticuleuses du moindre détail, des lieux, des simples objets insolites ou coutumes inconnues du lecteur, de manière à comprendre que le monde est certe différent, mais aussi stable et complet" .
Barjavel adotta una tecnica narrativa progressiva, sia nella descrizione dei personaggi che nella strabiliante scoperta scientifica dell'abri che fa del suo romanzo una storia in grado di creare pathos nell'animo del lettore.
Un esempio lampante di questo discorso, se vogliamo, è rappresentato dalla sfera d'oro, uno degli elementi inimmaginabili della nostra civiltà che costituisce l'artefatto attraverso il quale il lettore si ritrova a sognare.
Lo scrittore di Nyons rivoluziona la letteratura francese del XX secolo: si fa cosi pioniere in Francia di un sottogenere socio-letterario di puro stampo americano post anni cinquanta, ossia l'antimodernismo che risalta la continua morte e rinascita delle civiltà .

1.2 Gondawa vs.Enisorai

Il romanzo de La nuit des temps può essere diviso in due parti ben distinte sin dall'inizio: due gli imperi in lotta tra di loro, due le civiltà a confronto (quella di Gondawa e quella del futuro del dottor Simon), due come il binomio uomo-donna in un contesto di amore-odio (quindi ancora due, come Hoover/Leonova, Elea/Paikan, Elea vs. Coban e Elea/Simon), due come i blocchi Usa/Urss divisi da due diversi raggruppamenti e alleanze neocoloniali, due come presente e passato (di natura storica e narrativa), due come la Torre di Babele e quella di Enisorai , due infine, come le due diverse forme narrative adottate dallo scrittore e dal protagonista, il dottor Simon, cioè alla prima e terza persona singolare.
Ma partiamo dal dualismo di base del romanzo, Gondawa in lotta nucleare contro Enisorai.
Gondawa ed Enisorai sono due diverse forme di organizzazione societaria.
Gondawa, il paese originario di Eléa, Coban e Paikan, a differenza di Enisorai, non è affatto un nome inventato dall'autore, bensi ricollegabile a Gondawana, ossia la parte più a sud della Pangea, che sarebbe comparsa circa duecento milioni di anni fa e che avrebbe compreso i territori dell'attuale America del Sud, dell'Africa, del Madagascar, dell'India, della Nuova Zelanda e dell'Australia .
L'altro continente, quello di Enisorai, nell'immaginario barjaveliano, appare come l'agglomerato costituitosi dai territori del continente panamericano e di tutte le terre emerse dal Golfo del Messico.
La società di Gondawa è una società sviluppatissima, quasi perfetta.
Benoît Cherel sostiene che la società di Gondawa è originale anche nell'approccio linguistico sin a cominciare da quando il popolo di Eléa e quello di Paikan viene designato dal computer centrale, affinché parlino due lingue diverse: una per gli uomini e una specifica per le donne.
Basata sui principi fondamentali della scienza, Gondawa, con gli anni, si è organizzata in modo tale da garantire la sopravvivenza della flora, della fauna e dell'esistenza delle specie e generazioni future.
I cittadini di questa società dispongono della famosa chiave, la clé , che rappresenta una specie di carta di identità ma che viene usata anche come carta di credito e contraccettivo.
Da perfetto utopista, o se vogliamo da perfetto anti-utopista, Barjavel ci parla di Gondawa come di un modello socio-economico perfetto, dal momento che ci troviamo di fronte ad una società che vive senza denaro e che usa la chiave come una autentica carte à puce, per gli scambi economici e mercantili .
Una chiave che non può essere utilizzata se non dal suo porteur iniziale, dal momento che finisce col perdere tutto il suo valore se in possesso di altri individui, "non autorizzati".
Ma, in una società del genere, che sembra quasi perfetta, esistono più svantaggi di quanto realmente si possa pensare.
Infatti, i suoi cittadini non possono per niente esercitare diritti civili, politici o comunque qualunque altro tipo di libertà umana.
Vivono in condizioni di strettissima sorveglianza da parte dello stato e non c'è alcuna libertà di pensiero che venga loro concessa: anche nella scelta del proprio partner, i gondawiani sono soggetti al rito della Designazione .
L'uso dell'ordinateur e il rito della designation viene chiaramente spiegato da Eléa :"l'ordinateur central possède toutes les clés, de tous les vivants de Gondawa, et aussi des morts qui ont fait les vivants. Celles que nous portons ne sont que des copies. Chaque jour, l'ordinateur compare entre elles les clés de sept ans. Il connaît tout de tous. Il sait ce que je suis, et aussi ce que je serai. Il trouve parmi les garçons ceux qui sont et qui seront ce qu'il me faut, ce qui me manque, ce dont j'ai besoin et ce que je désire. Et parmi ces garçons il trouve celui pour qui je suis et je serai ce qu'il lui faut, ce qui lui manque, ce dont il a besoin et ce qu'il désire. Alors, il nous désigne l'un à l'autre" .
Il computer di Gondawa quindi "non può sbagliarsi": il rito della Designazione diventa cosi per la struttura, diciamo pure amministrativa della società di Gondawa, il tramite necessario attraverso cui stabilire solide basi per forti e reggenti strutture familiari.
Gondawa dispone anche di un esercito, di cui Barjavel ci dà una attenta e analitica connotazione della sua forza e della sua potenza distruttiva.
Le guardie bianche uccidono gli uomini senza alcuna esitazione poiché sono state istruite al combattimento, alla lotta: non possono far altro che eseguire alla lettera questi ordini che sono stati loro impartiti dall'alto, poiché si tratta della loro specifica professione.
Lo stato di Gondawa, infatti, vuol creare una società saggia e molto vicina alla perfezione, ma per far questo, deve necessariamente sottrarre la democrazia al proprio popolo: è la democrazia che rende l'uomo libero e capace di esprimere il suo dissenso nei confronti di un governo totalitario del genere.
E' proprio la democrazia a mancare a Gondawa e a diventare la fatidica goccia che farà traboccare il vaso della guerra civile tra le parti contrapposte e rivoluzionarie di Gondawa stessa ed Enisorai.
A questo punto capiamo come uno scrittore come Barjavel abbia cercato di caricare i personaggi del suo romanzo di una tale drammaticità (quella necessaria per rappresentare le passioni e le relazioni interpersonali violate) che riflette in pieno la condizione sociale della gente che vive gli anni 60 come un momento di forte ribellione verso istituzioni.
Barjavel rappresenta nel suo romanzo un processo solidale e sociale che tende all'idealité dell'uomo perfetto, di cui si era fatto sostenitore G.I.Gurdjieff (uno dei filosofi preferiti di Réné) che nel suo Rencontre avec des hommes remarquables sottolineava come gli uomini straordinari lo sono in quanto capaci di trasformare (con le proprie azioni) la loro vita ordinaria in una vita straordinaria sulla base di scelte mirate, come il rispetto verso i veri valori di amore e fraternità della vita.
E la figura degli uomini perfetti (visti naturalmente in questo modo sotto la dimensione filosofica di Gurdijeff e nettamente diversa dall'idea di perfezione di Hiéranie ne La sphère d'Or di E.Cox ) e idealisti la troviamo in Eléa e Paikan, una coppia che paradossalmente vive in un mondo controllato, limitato: due note stonate, fuori dal coro.
Ma passiamo adesso ad analizzare il mondo di Enisorai.
Il popolo di Enisorai rassomiglia vagamente alle razze mongoloidi come i cinesi e i giapponesi, ma anche come le popolazioni dei Maya, degli Aztechi, degli Indiani d'America e di tutte quelle popolazioni che nel corso della storia son state considerate autoctone e quindi soggette a persecuzione e sterminio .
L'apparenza fisica degli abitanti di Enisorai è qui di seguito descritta e il narratore indica il legame di parentela presente tra questo popolo antico e quello dei giorni nostri: "Ils avaient tous les cheveux noirs et lisses, les yeux bridés, les pommettes saillantes, le nez busqué du haut et épaté du bas. Ils étaient incontestablement les ancêtres communs des Mayas, des Aztèques, et des autres Indiens d'Amerique, et peut-être aussi des Japonais, des Chinois et de toutes les races mongoloides" .
Enisorai differisce completamente da Gondawa nella sua organizzazione socio-politica perché basata fondamentalmente sulla libertà dell'individuo.
Certo, esistono comunque delle restrizioni (stiamo pur parlando di civiltà vissute nell'epoca del preistorico), come il divieto di dormire con gente di sesso diverso dal proprio lontano dal giorno della fête du temple des nuages , ma di fatto, ogni cittadino è libero di decidere con chi vivere e soprattutto chi amare, senza controlli, senza censure particolari .
Questa forma di libertà inevitabilmente provoca una molteplicità di problemi legati fondamentalmente alla sovrappopolazione e alla fecondazione simultanea e mal assistita.
Enisorai, tra le altre cose, possiede l'energia universale di Zoran che gli scienziati sfruttano solo per la produzione di armi da difesa personale; mentre il mondo organizzato di Gondawa vuol farne ben altro uso: e cioè produrre bombe atomiche di tipo H in grado di scatenare l'apocalisse descritto dagli occhi innocenti di Eléa per altro vietate da un pre-accordo internazionale.
Tutto l'intrigo narrativo del romanzo gioca su questa sottile linea di demarcazione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato nell'uso e nello sfruttamento di questa energia.
Sarà infatti la conoscenza e l'uso dell'equazione di Zoran ad interessare i membri della comunità scientifica internazionale ai tempi del dottor Simon, ad interessare l'EPI per avanzare nella ricerca, ma sarà anche il diabolico oggetto del desiderio per chissà quale società segreta che si nasconde dietro la figura delle spie e di quanti faranno poi concretamente fallire la missione.

1.3 L'importanza della scoperta scientifica

La nuit des temps ha un intrigo narrativo principalmente basato su una scoperta scientifica. Diventa quindi necessario per lo scrittore rendere scientificamente plausibile ogni evento ed elemento descritto all'interno del romanzo.
Ed è cosi che Barjavel fa risalire la data dell'esistenza della civiltà di Atlantide a 900.000 anni fa , poiché questo periodo storico corrisponderebbe a quello in cui sarebbe vissuto l'Homo Sapiens.
Tutto questo vuol dire che la gente di Eléa e di Paikan probabilmente era molto simile a noi, o per lo meno molto vicina al nostro attuale stato fisico .
Nel grafico evolutivo di Zeuner si rileva una catena evolutiva mancante tra la specie dei "Pithécantropous" e quella degli "Australo-pithécus" , nel periodo compreso tra i 600.000 e un milione di anni fa, quel periodo che ancora oggi gli antropologi non sanno spiegare bene e che giustificano con la scomparsa improvvisa delle razze e dei dinosauri causata dall'impatto quasi casuale di un asteroide sulla Terra.

Ebbene Barjavel, avanza un'ipotesi più personale e anche più fantastica sulla catastrofe di 900.000 anni fa: sarebbe stata un'enorme esplosione causata dall'Arme solare di Gondawa a stravolgere completamente la rotazione del pianeta .
Ne La plus belle histoire du monde - Les secrets de nos origines di H.Reeves, J.de Rosnay, Y.Coppens e D.Simonnet , questi autori si associano per raccontare le origini della vita e dell'umanità.
"A la fin du jurassique, il y a soixante-cinq millions d'années, une enorme météorite de 5 kilomètres de diamètre tombe dans le golfe du Mexique, près de Yucat'an. Le choc est tel qu'il est répercuté de l'autre côté de la planète et provoque une résurgence du magma. Ce double bang crée une incendie mondial, les forêts s'embrasent, libèrent du gaz carbonique et des poussières qui recouvrent la Terre d'une immense
voile" .
Se confrontiamo questa interpretazione con quella di Barjavel, scopriamo a questo punto come lo scrittore di Nyons si sia potuto relativamente documentare sulla questione delle catastrofi passate per rendere molto più credibile il suo récit.
L'importanza di una certa conoscenza scientifica da parte di Barjavel, è attentamente curata nei minimi dettagli dallo scrittore; persino lo stesso narratore, Simon, è un medico ed è parte integrante del gruppo dell'EPI, una compagnia che non fa altro che raggruppare intorno a sé scienziati di diverse branche, che permettono cosi a Barjavel di rispondere direttamente (e implicitamente) ad ogni possibile quesito sulla credibilità del testo da parte del lettore.
Inoltre, a dare massimo credito all'aspetto della vraisemblance scientifica descritta, il narratore introduce elementi tecnici specifici del campo scientifico e fantascientifico come: gli ultrasuoni, il trapezio 381 , lo snodog , lo snodog-labo , le cable rouge et l'enregistrateur, les ustensiles , la mange machine , in grado di produrre dal nulla le vitamine necessarie per l'autoalimentazione del popolo di Gondawa, i computer e la Traductrice .
Gli ultrasuoni non sono altro che delle onde impercettibili, trasmesse da una frequenza che gli uomini non riescono ad udire, ma che alcune specie di animali, come i cani e i pipistrelli, sono in grado di captare; la Traduttrice del romanzo invece, è un computer dotato di un potentissimo micro-processore in grado di tradurre simultaneamente ben diciassette lingue diverse.
Barjavel è un autentico visionario in fatto di informatica: intorno ad uno strumento tanto sofisticato come la Traduttrice, fa snodare una fitta rete di ordinateurs collegati tra loro che somiglia tanto all'attuale world wide web di Internet .
Ancora una volta Barjavel varca quell'importante soglia rappresentata dalla semplice chiaroveggenza tecnologica attraverso la pubblicazione di una serie di Romans extraordinaires; è l'occasione propizia per rappresentare in modo politicamente ironico dei prodotti futuristici, talvolta fantastici, per una società, probabilmente ancora incapace di comprenderne l'effettiva utilità, nel periodo in cui fu pubblicato il romanzo.
D'altronde Barjavel segna il passo con una certa assiduità l'attualità tecnica e scientifica della sua epoca ed in particolar modo osserva le nuove scoperte scientifiche parallelamente alla sua attività di giornalista presso il Journal de dimanche.
Con interesse infatti, potremmo leggere un piccolo trafiletto che Barjavel dedica a Jules Hourdiaux in un articolo del 4 settembre 1977 nel Journal de dimanche, un genio praticamente sconosciuto al grande pubblico, ma ritento da Réné un personaggio fondamentale a Cap Kennedy, durante il volo della navicella Apollo XI, pronto ad accogliere Armstrong, Aldrin e Collins di ritorno dal primo viaggio sulla luna: "Mais, pour en arriver là, que de péripéties...Hourdiaux, ni ingénieur ni homme d'affaires, est le type même de l'autodidacte bricoleur dont le cerveau et les mains s'accordent en une espèce de génie, comme ceux des enfants musiciens prodiges".
Altri oggetti, prodotti o anche semplici concetti tecnologici introdotti da Barjavel ne La nuit des temps, ricordano vagamente elementi e scoperte scientifiche contemporanee come: le stockage multimediale , le costruzioni di città o di parchi sotterranei , la realtà virtuale attraverso le casque de telepatie e l'elettronica molecolare .

1.4 La mange-machine e l'equazione di Zoran

Probabilmente, però, ciò che affascina di più degli oggetti presentati ne La nuit des temps, è la mange machine , un autentico concentrato di tecnologia, in grado di creare dal nulla, la vita e l'energia universale.
Sempre contraddistintosi per la continua presenza di un tocco di spiritualità nella sua scrittura, Barjavel affronta in questo romanzo del 68 il grande problema della conoscenza, e della giusta saggezza da utilizzare per essere padroni di qualsiasi scoperta e del suo pratico utilizzo.
La Conoscenza nel romanzo è rappresentata dall'equazione di Zoran espressa attraverso questa semplice formula: "Ce qui n'existe pas existe" , enunciato questo che per Barjavel rappresenta l'idea di universalità, il sentimento e il fondamento di verità da ricercare nella propria vita.
L'autore è probabilmente persuaso che la Verità ultima delle cose sia fondamentalmente semplice, dal momento che l'equazione di Zoran è formulata attraverso una banale ma diretta rappresentazione simbolica: tanta immaginazione e poca astrazione legata a simboli matematici.
L'equazione di Zoran è un po' come la Croce della cristianità, principio e origine del Progetto di creazione di Dio.
L'asse orizzontale della croce rappresenta il Niente, mentre quello verticale il Tutto che penetra cosi nel nulla, dando origine all'energia universale .

L'insieme di Nulla e Tutto è la Creazione, al suo stato originario.
Eléa traccia l'equazione di Zoran sotto gli occhi di Simon e lo fa utilizzando forti tinte rossastre.
Una spiegazione possibile che possa motivare la scelta di questi tratti (diciamo pure filo-bizantini, considerando che l'autore fa risalire le origini di Gondawa ai tempi del "deluge", delle inondazioni catastrofiche della Pangea e di parte dell'antica Mesopotamia) adottati da Barjavel, sta nel fatto che il simbolo deriva parzialmente dalla calligrafia stilizzata dello scrittore ed in parte è il frutto di simboli matematici, ma anche religiosi .
Eléa ben presto spiega che si tratta di una equazione universale, e che si legge come le più semplici regole scientifiche, sia in una specie di linguaggio corrente che in un linguaggio prettamente scientifico: tutto questo, seppur difficilmente decifrabile, diventa uno dei misteri più affascinanti del romanzo, sia per dei membri dell'EPI che per il lettore.
Tutte le equazioni della fisica moderna, tutte quelle che coprono la quasi totalità dei fenomeni osservabili e comprensibili in natura, adottano una terminologia e una nozionistica matematica più o meno semplice come questo simbolo ridotto alla più banale delle interpretazioni.
Barjavel in questo è geniale, non solo perché apre una sorta di finestra scientifica verso la conoscenza della verità anche ai "non specializzati", ma anche perché, allo stesso tempo, realmente crede che la conoscenza dell'universo sia ricollegabile ad un sistema ristretto e semplice di possibilità, varianti e operazioni.
L'equazione di Zoran diventa cosi comprensibile (o quasi) e leggibile da parte di tutti; inoltre questa equazione ha valore di simbolo di saggezza scientifica per la comunità di Gondawa, dal momento che è alla base dell'energia necessaria per la realizzazione dell'arma atomica che determinerà la fine del conflitto con Enisorai :
non a caso Eléa risponde alle domande dei medici, parla di Coban, dicendo che "Il sait tout" .
L'equazione di Zoran è allo stesso tempo la chiave di volta in grado di schiudere un pericolosissimo mistero , cosi come la formula della relatività che è alla base della potenza devastatrice degli atomi .
Al di là dei misteri della scienza, il concetto del Tutto che trascende nel le Rien e viceversa, evoca ulteriormente e intensamente l'idea quasi mitica del Taoismo di Lao Tseu, il Tao To King .

1.5 La promessa (e soltanto quella) di un mondo nuovo

La trama de La nuit des temps è tutto orientato verso la descrizione di immense distese polari, e di eventi che si svolgono con un freddo e con condizioni climatiche veramente estreme.
In questa sorta di "cornice di cristallo e ghiaccio" sembra accendersi una fioca luce di speranza per un mondo migliore attorno alla quale si riuniscono le nazioni di tutto il mondo per scoprire e comprendere un mistero in grado di riportare tutti all'origine della notte dei tempi.
Sin dalle prime cento pagine, sembra prevalere il valore della cooperazione tra i membri, della lotta fraterna contro le avversità del progresso umano.
Una serie di temi molto cari a Barjavel che aveva già ampliamente sviscerato i caratteri in altri due suoi romanzi: La tempête e Le voyageur imprudent.
Barjavel ha una concezione abbastanza pessimistica del mondo nella quale si concentrano tutti i paesi ma anche quelli che negli anni 60 restano abbastanza isolati poi nella vita reale e verso i quali di certo lo scrittore non riesce a vedere dei miglioramenti a breve termine .
L'Unione Europea non viene per nulla citata nel romanzo e l'ONU sembra essere la sola istanza internazionale presente (a dir la verità si parla più di Unesco che di Onu ).
Le forze si sono unite per spiegare e dominare l'inconnu, fornendo ciascuno le proprio migliori risorse di cui si è a disposizione; fin da subito un mondo nuovo sembra costituirsi .
Prese singolarmente, le nazioni danno prova di buona volontà e di solidarietà; lo testimoniano le parole di Moïssov: "Ce qu'il y a à connaître ici est fantastique. Et ce que nous pouvons en tirer pour le bien des hommes est inimaginable" per quel che riguarda l'aspetto militare della scoperta scientifica.
Moïssov però allo stesso tempo è profeta poiché anticipa eventi che ben presto si susseguiranno rapidamente: "Mais si nous laissons intervenir nos nations, avec leur idiotie séculaire, leurs généraux, leur ministres et leurs espions, tout est foutu !" .
Sembra di assistere ad una autentica marcia utopica da parte di tanti uomini uniti alla riconquista del paradiso perduto e anche il nome dell'EPI sembra, a questo punto, essere il giusto segno per la rinascita dell'uomo.
Il grano della Bibbia era il simbolo dell'abbondanza e della prosperità, verso cui le nazioni impegnate nella spedizione, sembrano volersi orientare per cibarsi e rigenerarsi; anche l'unità linguistica ritrovata grazie alla Traduttrice , dopo la caduta della Torre di Babele, permette all'uomo di riscoprire la grazia divina concessagli attraverso una sviluppata intelligenza corale, mescolata alla tecnologia e alla cooperazione.
L'uomo della base EPI è un uomo puro, quasi perfetto, che va incontro alla civiltà perfetta (o meglio, l'uomo crede che Gondawa sia perfetta) di Gondawa, per riscoprire sé stesso.
Ma, riportando in vita la più bella donna di questo mondo pseudo-ideale , l'uomo del ventesimo secolo non fa altro che risvegliare il ricordo di una follia omicida e di antichi rancori e antagonismi militari, verso i quali la società di Barjavel si riconosce in tutto e per tutto.
Eléa sconvolta, finisce col ricordarsi: "JE VOIS!… C'est l'Apocalypse!… Une plaine immense… brûlée vive!… vitrifiée !… Des armées tombent du ciel !… Des armes crachent la mort et les détruisent… (…) Une machine… une machine mostrueuse, (…) elle emplit le ciel" .
E cosi dopo il successo della rianimazione di Eléa, l'umanità quasi consapevole del brusco distacco da questa realtà onirica, si ributta a capofitto verso il male, verso i più svariati tentativi di infiltrazione e distruzione delle scoperte scientifiche acquisite .
Quel castello di sabbia eretto dall'EPI, quel castello di pace e armonia viene improvvisamente distrutto alla base, alle fondamenta: un nuovo crollo, una nuova Babele come sostiene B.Cherel .
Ne è la riprova, la scena in cui i rianimatori di Eléa si ritrovano improvvisamente gli uni stranieri e incomprensibili agli altri, anche in seguito alla perdita dei documenti della Traduttrice .
I due scienziati Hoover e Leonova si ritrovano completamente impotenti di fronte alla tempesta di neve che si sta abbattendo nel rifugio e sono cosi condannati a subire il furore della natura e degli elementi, che quasi sembra ribellarsi contro il bellicismo umano.
Tutto rapidamente sembra precipitare ed è necessario evacuare la stazione polare, che "brucia" sotto il fuoco dell'atomo e della tecnologia, cosi come bruciò la maestosa Roma, distrutta dalle fiamme appiccate da una serpe che tacitamente covava in seno .
L'uomo che si era vestito di ori e magnificenze, si vede ancora una volta denudato per colpa del suo orgoglio e della sua vanità.
La scena finale nel mondo del passato, con la distruzione di Enisorai, rassomiglia tanto alla descrizione apocalittica dello sbarco in Normandia del 6 giugno 1944 da parte delle truppe alleate .
Ritornando ai membri dell'EPI, non si saprà mai perché Lukos tradisce i suoi colleghi: sappiamo solo che i suoi complici in fuga, porteranno con loro sul fondo del mare dove il sottomarino-spia sprofonderà, le ultime traccie di una civiltà ormai definitivamente perduta .
Il libro fu pubblicato nel 1968 e quindi in piena Guerra Fredda: Enisorai e Gondawa, i due blocchi ideologici contrapposti (e coincidenti con il presente storico-sociale del romanzo), non sono altro che Usa e Urss, nel pieno del loro potenziale bellico.
Nel romanzo sono presenti gli stessi pregiudizi degli anni 60, se consideriamo il modo in cui Simon commenta la sua realtà politica: "C'était le monde organisé" e lo dice quasi con una certa malinconia e rassegnazione.
Una organizzazione burocratica stupida, superflua, assolutamente ignorante e incosciente in materia di sicurezza, fissa e poco reattiva su una ripartizione bipolare del potere politico mondiale.

1.6 Una latente spiritualità

Se i testi consacrati alla spiritualità si raccolgono intorno ad un genere letterario piuttosto didattico, inversamente i romanzi di fantascienza ed in particolare quelli che descrivono dei mondi immaginari, finiscono col dare paradossalmente un posto importante all'aspetto spirituale della trama, nonostante si tratti di un tema poco evidente per questo genere letterario.
La maggior parte degli autori di fantascienza rivendica il proprio ateismo mentre quei pochi cristiani in letteratura il più delle volte preferiscono non farsi coinvolgere dalla propria fede nei romanzi che scrivono .
La fantascienza non a caso si basa su una serie di teorie razionali per raccontare storie fantastiche e di conseguenza sembra opporsi alle credenze e ai miti.
Eppure in un romanzo come quello di Barjavel viene ampiamente sviluppato l'aspetto mitico del mondo di Atlantide, arrivando perfino a dargli un ruolo preponderante all'interno dell'opera.
Il mondo del passato ne La nuit des temps, per quel che riguarda la spiritualità, resiste meglio all'intrusione di qualsiasi aspetto religioso; tuttavia lo scrittore stesso, mescola descrizioni proprie ed inventate ad immagini bibliche come nella coppia perfetta Eléa e Paikan che si avvicina di molto a quella formata da Adamo ed Eva.
Non si tratta solo di contestualizzare due persone in un paradiso idilliaco e il loro aspetto di complementarietà in amore: spesso i loro corpi sono nudi come quelli delle prime creature sulla Terra ed Eléa e Paikan vivono con passione un amore che spesso assume una dimensione mistica.
I due corpi rinvenuti dalla missione EPI, formano un duo destinato a divenire la coppia di genitori di una umanità rinascimentale, quella in grado di formarsi dopo la guerra tra Gondawa ed Enisorai.
"Allongés dans ces écrins de lumière mouvante, ils étaient, par leur nudité même, revêtus d'une splendeur d'innocence. (…) Bien qu'il fût moins parfait que celui de la femme, le corps de l'homme donnait la même impression extraordinaire de jeunesse encore jamais vue. Ce n'était pas la jeunesse d'un homme, mais celle de l'espèce. Ces deux êtres étaient neufs, conservés intacts depuis l'enfance humaine".
Di Eléa invece si dice : "Et parmi tous les hommes qui (…) regardaient (…) l'image de cette femme, qui voyaient ces douces épaules pleines, ces bras ronds enserrant en corbelle les fruits légers des seins, et la courbe de ces hanches où coulait la beauté totale de la Création, comment ne purent empêcher leurs mains de se tendre, pour s'y poser?" .
La scoperta dei due corpi nudi all'interno del rifugio fa inevitabilmente pensare alla coppia della Genesi, anche in seguito al loro ignorare completamente il pudore: nella Bibbia di Gerusalemme, nel libro della Genesi Gn 2, 25, si sottolinea come l'uomo e la sua donna fossero nudi e di come non avessero paura l'uno dell'altra .
Numerosi sono i riferimenti che Barjavel fa alla Genesi nel romanzo, a cominciare da quando in questo mondo ricoperto di ghiacci si rivive il mito del paradiso perduto per proseguire con il giardino dell'Eden abbandonato dagli uomini in seguito alla collera di Dio, saggiamente raffigurata dall'Arme Solaire di Gondawa.
L'Arme Solaire ne La nuit des temps si presenta sottoforma di un fiore : è una apparizione naturale che simboleggia come la natura si appresti a riappropriarsi dei suoi diritti sul mondo e come ancora una volta ritorna il principio della catarsi ecologica nella letteratura barjaveliana; cosi avviene nella sacra Bibbia quando Dio si impegna personalmente a castigare Sodoma e Gomorra per ristabilire la calma civile .
La gigantesca torre di Enisorai, infine, dove si svolge la fête des nuages, si ispira, ancora una volta, alla Torre di Babele : una torre, questa, la cui architettura è improntata "aux minarets des ziggorauts du Moyen-Orient" ma il cui simbolismo e l'evidente riferimento alla leggenda, non può lasciare indifferente il lettore.
Quest'ultimo finirà con l'associare Enisorai alla antica Babilonia: cosi la distruzione di una torre sarà collegata alla distruzione dell'altra.

CAPITOLO 2
La nuit des temps : il ruolo dei personaggi.

2.1 Lo studio linguistico

Questa composizione multietnica e multinazionalistica che non solo i personaggi delle comunità internazionali forniscono, ma che anche la Traduttrice svolge all'interno del romanzo, ci permette di poter di certo affermare che La nuit des temps è un récit "parlato", ricco di dialoghi, di interiezioni .
Cominciamo ad osservare questa scena descrittiva ricca di onomatopee: "Silence. Un coup sourd: Voum… Un seul. Silence… silence… silence… Voum… Silence… silence… Voum… … … Voum… voum… … … Voum… voum… Voum, voum, voum..." ; è un estratto fondamentale che consente al lettore di immedesimarsi fin da subito con la vita dell'endormie che un po' alla volta ritorna in vita, anche al suono assordante di questi motori, con l'incrementarsi di questo angosciante "Voum, voum".
Numerosi sono i dialoghi e le scene descrittive di questo tipo che di volta in volta si manifestano all'interno del romanzo, caratterizzati per la loro vivacità e per il loro carattere prettamente realistico .
La scena che segue ad esempio, con i suoi dialoghi, dimostra ancora una volta, l'occhio attento e sarcastico di uno scrittore che scava a fondo nell'animo degli uomini e delle sue istituzioni:
"- Elle ne bougera peut-être pas du tout, votre Pile! Vous ne pouvez pas faire quelque chose? La protéger davantage ? Enlever l'uranium ? Vider les circuits ? Faire quelque chose, quoi ?
Maxwell regarda Rochefoux, qui lui posait cette question, comme s'il lui avait démandé s'il pouvait, en levant le nez, sans bouger de sa chaise, cracher sur la Lune.
- Bon, bon… vous ne pouvez pas, je m'en doutais, une Pile, c'est une Pile… Eh bien, attendons… L'accalmie… Les démineurs… Les démineurs vont sûrement arriver. Mais l'accalmie…
- Où sont-ils, ces sacrés bon sang des démineurs ?
- Le plus proche est à trois heures. Mais il se posera comment ?
- Que dit la météo ?
- La météo, c'est nous qui lui fournissons les renseignements pour ses prévisions. Si nous lui annonçons que le vent faiblit, elle nous dira qu'il y a une amélioration…" .

Con la riscoperta di una civiltà perduta, Barjavel trova la giusta occasione per esercitarsi a creare un linguaggio, una cultura, un insieme di usi e costumi nuovi.
La sua fantasia si propone di delimitare e concentrare le comunicazioni tra i membri dell'EPI al semplice grido dell'"Ecoutéz!" mentre, per quel che riguarda il mondo del passato, ne La nuit des temps, si descrive un linguaggio immaginario in grado di personalizzare e caratterizzare l'originalità di questo universo .
Una tendenza questa che si afferma ancora di più, dal momento che, per validare le profonde distinzioni tra i due sessi, agli uomini e alle donne di Gondawa, Barjavel affida due lingue ben distinte e separate tra di loro.
Gli uomini e le donne di Gondawa ed Enisorai hanno nomi esotici, composti dalle consonanti di nomi di origine indiana, o slava (come Coban o Paikan) ed in particolare, i nomi femminili terminano prevalentemente per a (Eléa, Doa, Lona).
Tuttavia l'autore francese ci fornisce soltanto poche citazioni della lingua di Gondawa: in particolare, è molto interessante il gergo del loro linguaggio messo straordinariamente in rilievo nel romanzo dal loro mot de refuse, un No che diventa "Pao!" .
Questo "Pao!" ben presto diventerà una icona di protesta per tutti gli studenti del mondo che protesteranno non solo nei confronti delle istituzioni per la distruzione del rifugio nel desinit del romanzo, ma sarà anche simbolo di speranza e fiducia nell'incredula possibilità (concessa alla scienza) di riportare, ancora una volta in vita, i corpi dei due uomini avvelenati .
La questione della lingua che mette costantemente in contatto due culture, due unità spazio-temporali diverse, dove il passato rivive nel presente, è largamente evocata dagli scienziati dell'EPI che cercano di comunicare con la giovane donna che sono riusciti a risvegliare da un sonno durato 900.000 anni.
Un aspetto internazionale della situazione scientifica come quello proposto nel romanzo di Barjavel, esige la ricerca di un metodo stilistico-letterario particolare da parte dello scrittore perché l'aspetto della vraisemblance venga ancor più recepito dal lettore.
E cosi Barjavel, che riunisce attorno al gruppo EPI scienziati provenienti da tutti e cinque i continenti, dota lora di ben diciassette lingue differenti, un linguaggio in grado di tradurre a pieno i loro singoli propositi e testimone di un diverso ceppo linguistico di appartenenza: "She's awaaake!" , esclama Yuni l'inglese quando sa del risveglio di Eléa.
Passaggi come questi sono di volta in volta presentati da Barjavel in maniera coincisa e basati su una terminologia abbastanza semplice .
In alcuni casi, come per la citazione appena fatta, lo scrittore dà, in una nota a piè di pagina, la traduzione esatta della frase in francese senza interferire comunque con lo sviluppo lineare e linguistico del récit.
Una soluzione questa ancora più giustificata dall'introduzione di quella meravigliosa macchina che si chiama Traduttrice.
Come abbiamo già detto, si tratta di un computer programmato per tradurre istantaneamente tutte le lingue degli scienziati dell'EPI impegnati nella missione; ognuno porterà sulle orecchie un paio di cuffie per meglio comprendere i propositi del rispettivo interlocutore:
"- A weapon… dit-il.
La Traductrice traduisit en dix-sept langues :
- Une arme…" .

La barriera insormontabile della lingua che divide i popoli viene cosi abbattuta da parte degli stessi personaggi implicati nella vicenda e infondono un certo senso di serenità nel lettore, pronto a continuare a leggere l'opera e ad appassionarsi ad essa.

2.2 Il vocabolario anatomico

Per ciò che riguarda la terminologia scientifica specifica e il vocabolario utilizzato da Barjavel in questo romanzo, una certa priorità viene data alla descrizione alle parti del corpo umano.
La parola "mains" è quella che compare più spesso (ben 265 volte), seguita soltanto dagli articoli, dai pronomi e dagli altri termini grammaticali che in un certo senso, aiutano a riflettere l'aspetto caratteriale dei personaggi.
Le mani di Simon, ad esempio, esplorano, toccano, accarezzano, amano; quelle degli scienziati, invece, sono, al tocco, di volta in volta, delicate, attente, precise.
Le mani del "gigante" spia Lukos, sono dure come dei mattoni; le mani di Leonova, la scienziata russa, sono tiepide sotto i guanti a differenza di quelle di Hoover, che sono le più descritte da Barjavel: mani grande e paffute che Hoover poggia in maniera quasi oltraggiosa sulla collega russa, e che sono al tempo stesso fredde col propagarsi della tempesta ma anche calde e necessarie quando la missione comincia a sfuggire di mano .
Alla descrizione dettagliata delle mani, segue quella degli occhi (nominati 166 volte), il mezzo di espressione principale delle emozioni dei personaggi.
Probabilmente è sugli occhi di Eléa che si concentra maggiormente l'attenzione del lettore: non sono soltanto occhi dolci ed espressione predominante della sua bellezza, ma sono soprattutto di un blu intenso che apre le porte al cielo, verso la notte, la notte dei tempi.
Nella notte, le brillano paillettes d'or sulle sopracciglia come fuochi mentre le sue pupille enormi, fissano il cielo stellato al di là del rifugio .
Quello di Eléa è uno sguardo che affascina e incanta le folle: è il fascino di una vera donna, di una donna in grado di cambiare il mondo.
Le altre menzioni al corpo umano si riferiscono principalmente ai "tratti nobili" del viso (94 apparizioni), della testa (86), delle orecchie (50) che sono il tramite necessario tra il cervello (24) e la Traduttrice.
Minor importanza e rilevanza nel testo ricoprono le descrizioni relative ai piedi (51), ai capelli (48), alle spalle (44), al ventre (30), al naso (24), alle labbra (22) , al dorso (19), al busto (13), ai denti (12), ai polmoni (11), al collo (10) ed infine a sopracciglia e ginocchia, ognuno menzionato otto volte.
Pochi, invece, i riferimenti espliciti al sesso o agli organi genitali dei personaggi, se consideriamo che comunque tanta importanza ricopre un tema del genere al centro di una storia d'amore come quella tra Eléa e Paikan che pervade tutto il romanzo.
Sesso, viene rappresentato come sexe, ossia come termine che definisce il genere (2 volte) ed appena altre otto volte in tutto il romanzo, per indicare il sesso di Paikan e quello di Hoover.
I seni (18 apparizioni) si riferiscono quasi esclusivamente alla bellezza di Eléa, ad una bellezza di volta in volta sempre più artistica, idolatrata, spirituale, divina e solo raramente oggetto di desiderio sessuale.

2.3 L'importanza degli animali

Se gli esseri dotati di intelligenza e qualità fisiche straordinarie vengono messi in questi mondi immaginari affinché li popolino, les bêtes rappresentate danno un'idea precisa dell'immaginazione debordante dello scrittore.
Questi animali rappresentano una specie di marchio di fabbrica per lo scrittore proprio perché ogni mondo immaginario rappresentato ci permette di calarci attivamente nella sua realtà .
Ne La nuit des temps, in seguito alle trivellazioni dell'EPI, ciò che la popolazione mondiale scopre prima di trovare il rifugio, sono proprio degli animali : "Ce que vinrent d'abord tous les spectateurs du globe, ce fut un cheval blanc. Il était debout, just arrière la surface de la glace. Il paraissait mince, grande, étiré. Il semblait en train de tomber sur le côté en hennissant de frayeur, les lèvres retroussées sur ses dents. Sa crinière et sa queue flottaient, immobiles depuis 900.000 ans" .
D'altronde il cavallo è da sempre stato considerato un animale universale : "Le cheval, coursier divin: la diversité des tâches que remplit le cheval dans le mythe ne connaît guère de limites. Cependant il demeura toujours et partout le symbole de vitesse. Coursier du ciel, il servait au soleil : il était la monture des anges dans leur lutte contre le dragon de Satan, et maint héros quitta la terra avec des chevaux merveilleux pour atteindre les hauteurs célestes" .
Anche montare a cavallo diventa un momento di alta poesia nel romanzo di Barjavel : "Sur son cheval blanc aux longs poils, mince comme un lévrier, Eléa galopait vers la Forêt Epargnée…(…) Paikan avait chiosi un cheval bleu parce que ses yeux avaient la couleur de ceux d'Eléa. (…) Son cheval tendit ses naseaux bleus vers la longue queue blanche qui flottait dans le vent de la course. L'extrémité des longs poils soyeux pénétra dans les narines délicates. Le cheval bleu secoua sa longue tête, (…) mordit à pleine bouche la flamme de poils blancs, et tira de côté" .
Gli animali vengono presentati e calati nella realtà delle descrizioni dei luoghi per infondere loro la vita.
Questa natura incontaminata, regolata e dominata dall'uomo di Gondawa, racchiude delle bestie che vivono in perfetta armonia con la coppia adamitica, Eléa e Paikan: "Des vols d'oiseaux jaunes, pareils à des mouettes, luttaient de vitesse avec la piste centrale, en sifflant de plaisir. (…) Des petits mammifères blonds, au ventre blanc, pas plus gros que des chats de trois mois, musardaient dans l'herbe ou se cachaient derrière des touffes pour guetter les poissons. Ils avaient une courte queue plate et une poche ventrale d'où sortaient parfois une petite tête aux yeux doux et malicieux" .
Queste piccole creature servono indirettamente allo scrittore per rafforzare la coerenza dell'esistenza di un mondo antico : ad esempio, se consideriamo la sacca ventrale di questi mammiferi è simile a quella dei marsupiali australiani, considerata oggi una branca dell'evoluzione dei mammiferi, preservata soltanto dall'isolamento del loro ambiente .
Notiamo ancora una volta, come questa natura incontaminata e questo carattere di originalità e univocità nella descrizione del bestiame da parte di Barjavel, non sono soltanto il frutto di una mente votata all'immaginazione, ma rientrano principalmente in un progetto più ampio (di cui Barjavel si è fatto pioniere in Francia): la catarsi ecologica nella fantascienza, e il ritorno allo stato primitivo dell'uomo.

2.4 Il vocabolario scientifico

Dopo questa predominanza di parole di carattere anatomico, troviamo
una terminologia fantascientifica più propriamente detta: si tratta di campi lessicali relativi alla scienza e alla guerra.
Subito in evidenza viene mostrato il termine "arme" (84 volte) seguito da "guerre", menzionato quarantuno volte.
Una guerra che è numericamente (e forse anche qualitativamente) più presente della pace (31 apparizioni), cosi come la morte nei confronti della vita (in un rapporto 61 a 58).
Ricorre spesso il termine "garde", sentinella (compare ben 73 volte), lasciando cosi intravedere il pericolo costante rappresentato da un attacco o da un tradimento all'ingresso del rifugio (come effettivamente poi avverrà per mano di Lukos).
Dal punto di vista scientifico, c'è una netta distinzione tra una terminologia propriamente tecnologica e di ricerca, ed un'altra, invece, esclusivamente di stampo medico.
Alla prima appartengono vocaboli come "savants" (49 volte), "étudiants" (solo 18 volte), "université" (ripetuto 26 volte), "ordinateur" (25) e "équation" (23); alla seconda invece fanno capo "infirmière" (29 apparizioni), "médecins" (22), "opération" (17) e "sérum", ossia siero (16 volte).
Altri elementi da mettere in rilievo sono sicuramente il clima e la geografia dei luoghi, anche perché come sostiene B.Cherel "Les décors dans lesquels l'action se déroule sont primordiaux dans ce type de récits. La place matérielle réservée dans le texte aux descriptions de lieux est importante, reflétant la volonté de l'auteur à caractériser les lieux de la même manière des personnages. Le contexte géographique est le principal support sur lequel s'appuie le narrateur pour installer les personnages dans un univers différent de celui du lecteur" .
La "glace" (80 volte nominata nel romanzo), il vento (66), il freddo (43), ci ricordano costantemente che ci troviamo sul suolo antartico e che la "tempête" (21 volte), le nubi (34) e la foschia (20) rappresentano quello sfondo dall'aspetto di realisticità di cui parlavamo prima.
Opposta a questa terminologia "glaciale", un ulteriore ruolo fondamentale lo svolgono la "chaleur" (non solo in termini climatici, ma adottati dallo scrittore per fare esplicito riferimento al calore dell'uomo e della sua coscienza) e il termine "solaire" (12 volte ciascuno).
La notte si oppone al giorno per ben 56 volte rispetto alle 36 di quest'ultimo; talvolta l'ambiente è ben poco definito, rischiarato soltanto da "lumières", ben 56 passaggi rilevati nell'arco di tutto il romanzo.
Barjavel rappresenta scene dai chiaroscuri, luoghi dalle tinte pastello mescolate e confuse, ed è proprio in questa confusione di colori che emergono le tinte fredde: il bianco (75), il blu (69), il grigio (33).
Ma il colore più presente all'interno del romanzo è il "rouge" (87 volte), un colore in grado di esprimere la profonda contraddizione e contrasto che i colori caldi impongono a quelli freddi della vita.
Vi è il rosso del sole che si infrange in maniera quasi equatoriale sull'immensa distesa ghiacciata dell'Antartide, il rosso striato degli occhi degli uomini sotto lo sforzo e la fatica, vi è il rosso della febbre, e della ruggine.
Barjavel inoltre caratterizza con colori vivi la mano dell'uomo, i cavi, le maniglie, le giacche a vento, ma anche le macchine, i motori e le luci (visibili o invisibili che siano).
Infine ci sono i colori naturali, elementi della massima espressione ecologica barjaveliana, rappresentati, ad esempio, da quelli del bianco dell'uccello morto o del bianco del cavallo vicino al rifugio, del nero e rosso dei pesci nella piscina atlantica, e dai colori aggressivi che lo scrittore usa per parlarci di esplosioni, di armate in lotta e di sague.
Nel vocabolario scientifico certamente faremo rientrare anche quello che in modo abbastanza veritiero, Barjavel cerca di mettere in evidenza con la realtà sociale ed istituzionale degli anni 60.
Ne La nuit des temps, tutte le nazioni sono implicate ; tuttavia, l'autore dà al suo paese di provenienza, la Francia, un ruolo di primissimo ordine, citandola ben 50 volte, anche sotto diverse espressioni, includendo ad esempio anche Parigi in maniera esplicita. Ai Francesi fan seguito gli Anglo-Sassoni e poi i Russi.
E'il mondo, il vocabolo più citato (da annotare anche qualche intervento di Onu e Unesco) quasi a testimonianza (fino all'ultimo) della volontà di pace di Barjavel.

2.5 Eléa, bellezza divina

Eléa, ovvero la bellezza perfetta divenuta donna: più che Miss Universo, per lei si può parlare di Miss Eternità.
Simon se ne innamora perdutamente al primo sguardo: "Ils te connaissaient tous, ils avaient tous vu sur leur écrans la couleur de tes yeux, l'incroyable distance de ton régard, les formes bouleversantes de ton visage et de ton corps. Même ceux qui ne t'avaient vue qu'une fois n'avaient pu t'oublier. Je les sentais, derrière les réflexes de leur curiosité professionnelle, secrètement emus, déchirés, blessés… Mais, peut-être était-ce ma propre peine que je projetais sur leurs visages, ma propre blessure qui saignait quand ils prononçaient ton nom…" .
La bellezza di Eléa non ha limiti : è universale, soprannaturale, eterna.
Barjavel ha superato sé stesso, lanciandosi in un tentativo estremo cercando di descrivere questa donna ideale, a cominciare dal suo corpo: "Ses seins étaient l'image même de la perfection de l'espace occupé par la corbe et la chair. Les pentes de ses hanches étaient comme celles de la dune la plus aimée du vent de sable qui a mis un siècle à la construire de sa caresse. Ses cuisses étaient rondes et longues, et le soupir d'une mouche n'aurait pu trouver la place de se glisser entre elles" .
Una descrizione che ha qualcosa veramente di poetico dal momento che lo scrittore di Nyons non si ferma qui, anzi dice : "Le nid discret du sexe était fait de boucles dorées, courtes et frisées. De ses épaules à ses pieds pareils à des fleurs, son corps était une harmonie dont chaque note, miraculeusement juste, se trouvait en accord exact avec chacune des autres et avec toutes" .
Di che tinta sono i capelli di Eléa? Bruni, diremmo subito, ma ad una rilettura più attenta notiamo che "Ses cheveux d'un brun chaud semblaient frottés d'une lumière d'or. Ils entouraient sa tête de courtes ondulations aux reflets de soleil qui cachaient en partie le front et les joues et ne laissaient apparaître des oreilles que le lobe de celle de gauche, comme un pétale, au creux d'une boucle" .
Quindi, nonostante Eléa sia essenzialmente mora, ad una rilettura relativamente ristretta al campo lessicale, si ha l'impressione di essere al cospetto di una affascinante bionda, ("ombre dorée", "chaud", "lumière d'or", "réflets de soleil") contrariamente a ciò che si era precedentemente dedotto: "Elle est calme, immobile. Les boucles de ses cheveux bruns aux réflets d'or sont comme une mer apaisée" .
Ancora un'alternanza di colori, ancora una combinazione biondo/bruno come nel periodo che segue: "Et il se penchait de nouveau vers Éléa, et posait doucement ses lèvres sur sa main, sur ses doigts, pétales allongés, reposés, dorés, pâles, fleurs de lis et de rose brune, et sur la pointe des seins reposés, apaisés, doux sous les lèvres comme... aucune merveille dans le monde des merveilles n'est aussi douce et tendre et tiède sous les lèvres..., puis posait sa joue sur le ventre de soie, au-dessus du gazon d'or discret si mesuré, si parfait... dans le monde des merveilles aucune merveille n'était aussi discrète et juste, de mesure et de couleur, à sa place et de douceur, à la mesure de sa main qu'il posa, et sa main le couvrit et il se blottit dans sa paume avec l'amitié d'un agneau, d'un enfant" .
Ogni colorazione bruna è contro-bilanciata da una tinta che si avvicina sempre di più al biondo naturale…
E'necessario inoltre ricordarsi che Eléa è la donna perfetta e che quindi questa incongruenza di aspetto può essere stata realmente voluta da Barjavel, dal momento che ogni uomo la vede per come la sua immaginazione realizza e concretizza l'idea di donna perfetta.
Barjavel, grande talento francese degli anni 60, ci fornisce, sulla base dell'idea della donna ideale, anche l'idea di amore perfetto: "Amour. (...) Depuis que je t'ai vue vivre auprès de Paikan, j'ai compris que c'était un mot insuffisant. Nous disons " je l'aime ", nous le disons de la femme, mais aussi du fruit que nous mangeons, de la cravate que nous avons choisie, et la femme le dit de son rouge à lèvres. Elle dit de son amant " Il est à moi. " Tu dis le contraire " Je suis à Païkan ", et Païkan dit : " Je suis à Éléa. " Tu es à lui, tu es une partie de lui-même. " - Je n'étais pas, dit-elle. NOUS étions... "" .
Non è una simbiosi basata solo ed esclusivamente sulla parola : si tratta di una vera e propria osmosi, compenetrazione degli spiriti e dei pensieri degli innamorati di una civiltà perduta come leggiamo nel passaggio che segue: "Coban avait tout expliqué à Éléa du fonctionnement de l'Abri, et toute la mémoire d'Éléa était passée dans celle de Païkan. Il savait comment fermer la porte d'or" .
Simon ben presto s'accorge che Eléa è di Paikan e che proprio nulla le interessa di ciò che sta avvenendo nel presente narrativo: "Tu écoutes, tu regardes, mais rien ne t'intéresse. Tu es derrière un mur. Tu ne touches pas notre temps. Ton passé t'a suivie dans le conscient et le subconscient de ta mémoire. Tu ne penses qu'à t'y replonger, à le retrouver, à le revivre. Le présent pour toi, c'est lui" .
Eléa, grande bellezza divina, è anche dotata di una intelligenza eccezionale, un'intelligenza fuori dal comune, ed è per questo motivo che la donna viene scelta da un computer di Gondawa tre cinque diverse "designate" nell'intento di seguire lo scienziato Coban nel rifugio nucleare, col compito di ripopolare la Terra, quando tutto si sarà estinto .
Il computer la definisce "équilibrée", "rapide", "obstinée", "offensive", "efficace" ma Eléa sa fin da subito che questa scelta indirettamente attribuitale, sancirà la definitiva separazione dal suo innamorato di sempre.
Eléa è il punto di contatto col passato: Simon e gli altri scienziati, conoscono la vita di 900.000 anni fa grazie ai suoi preziosi ricordi, ossia mostrando loro la sua società e ciò che è stato, il rito della Designazione, il suo numero di serie 3-19-07-91, gli Enisorai, la guerra, ecc .
Già da bambina, l'eroina del romanzo è caratterizzata dalla sua estrema bellezza e dall'assoluta armonia che è riuscita a stabilire con l'uomo affidatole dall'ordinateur, Paikan: "La fillette du premier plan, la plus belle de toutes, était Éléa, reconnaissable et différente. (…) Éléa-enfant regardait le garçon, et le garçon la regardait. Ils étaient heureux et beaux. Ils se reconnaissaient comme s'ils avaient marché toujours à la rencontre l'un de l'autre ; sans hâte et sans impatience, avec la certitude de se rencontrer" .
Questo è uno dei motivi per cui si giustifica il fatto che Eléa ucciderà tre volte in onore e ricordo del suo amato: uccide per primo (nel mondo di Gondawa) la guardia che aveva gabbato, fingendosi di concedersi per permettere a sé stessa di scappare dalle grinfie di Coban.
La decisione di avvelenarsi e quindi suicidarsi, Eléa la prende tristemente dopo aver preso conoscenza del fatto che non può più vivere senza Paikan.
Successivamente ucciderà l'uomo che credeva fosse Coban (e non saprà mai invece che si trattava di Paikan) e infine uccide sé stessa, dopo aver tristemente rievocato gli eventi dolorosi della guerra tra Enisorai e Gondawa.
Eléa persegue sempre e ostinatamente le sue idee e anche con gran coraggio, tutte mirate verso un obiettivo comune: vivere con Paikan, anche a costo della propria vita.
Eléa selezionata da Coban per rappresentare l'umanità tutta dopo la devastazione della guerra, diventa il simbolo della femminilità perfetta (anche in seguito alla descrizione che Simon fa di lei ): è un personaggio eletto che rappresenta per il lettore un pivot, un ancoraggio sicuro all'interno del romanzo, che gli permette di avventurarsi meglio in un mondo sconosciuto come quello di Atlantide.
Eléa è una guida ma rappresenta anche una certa figura spirituale nel romanzo poiché diventa in tutto e per tutto un esempio di vita da seguire per gli altri e per il lettore in particolare .

2.6 Simon, l'innamorato tragico

Simon, il dottore di origine francese, è il personaggio principale del romanzo ed è il primo a scoprire il segnale radio proveniente dal fondo dei ghiacci.
Simon è uno dei personaggi più simpatici al primo impatto del romanzo, per il legame affettivo che lo lega (fin da subito) alla bellissima Eléa.
Il suo ritratto ci viene dato da Barjavel sin dall'incipit: la figura di un uomo travagliato dalla passione e da una avventura straordinaria che sin dalle pagine successive alle prime, verrà man mano rappresentata.
Uomo maturo, 32 anni, Simon uomo robusto, di capigliatura scura e porta una folta barba; i suoi occhi sono chiari con striature bianche e rosse .
Simon appare nel romanzo sotto due diverse denominazioni: "le docteur Simon" e semplicemente "Simon", privilegiando cosi, di volta in volta e a seconda delle circostanze, la sua funzione lavorativa e il suo aspetto più umano, di uomo tra gli uomini.
Questo nome, Simon, diciamo pure, cosi "comune" può essere non solo inteso come cognome ma anche e soprattutto come nome: l'autore ha voluto dare a questo personaggio una ambigua denominazione, valorizzando cosi il suo aspetto solitario e associandolo alla natura romantica del lettore.
Avvicinandosi ad Eléa, Simon, ancora una volta, viene chiamato più per nome che per cognome: questa appellation evoca vagamente la Francia a cui Barjavel è maggiormente attaccato, sin al punto di farne la nazione-guida dell'intero romanzo .
La figura di Simon è originale e fondamentale grazie e soprattutto ai passaggi trascritti in corsivo, passaggi che ci permettono di conoscerne i pensieri più nascosti e più intimi, come se il lettore diventasse Simon ed in lui si impersonassero le proprio gioie e i propri dolori.
La sua storia appare al lettore come un autentico flash-back, come se Simon volesse rivivere ancora una volta, questa tragica esperienza di vita, focalizzando non tanto l'issue, ma cercando di comprendere a fondo perché si arrivi ad una fine tragica del romanzo.
Da uomo sensibile e ferito, confida tutte le sue più recondite sensazioni al diario segreto che sembra una storia nella storia all'interno del romanzo, una sorta di mise en abyme: "Je suis raisonnablement raisonnable, sentimental et sensuel, et capable de maîtriser mes émotions et mes instincts. (…) Ce qui m'a bouleversé, c'est ce que j'ai vu sur ton visage" .
La normalità sottolineata dalle parole "raisonnablement raisonnable" sono tipiche dello scrittore di fantascienza in bilico tra estro e razionalità, caratteristiche queste che sono facilmente riscontrabili anche nel lettore medio di fantascienza .
Il "Je" che ritroviamo in tutti i passaggi alla prima persona del diario di Simon, presuppone una testimonianza degna di fede su tutti gli eventi descritti, rafforzando ancora una volta l'analogia che ci deve essere tra il narratore e il lettore.
Il lettore, penetrando lo spirito di Eléa, si ritrova a confrontarsi nel testo con un altro "Je", finendo cosi, con l'identificarsi con l'eroina e con l'immaginario tutto dello scrittore di Nyons.
E allora il "Je" di Simon, viene rimpiazzato dal "Je" di Eléa, che rievoca i suoi ricordi e che diventa narratrice alla prima persona di questo mondo morto, di cui lei ne è stata una delle protagoniste principali; Simon passa quindi nella posizione di spettatore passivo, come quella del lettore.
Barjavel ha preso in prestito tale tecnica letteraria dagli scrittori di fantastique per attirare l'attenzione del lettore, per sorprenderlo, calandolo in una realtà e in un mondo e in una serie di regole che lo mantengono e lo sorreggono, in cui lo stesso lettore finisce con il non riconoscersi più .
Tornando alla focalizzazione interna dei sentimenti di Simon, che viene messa, come dicevamo prima, ancor più in evidenza, dall'illimitato uso del pronome singolare di prima persona: "Je le savais. Je regardais tes lèvres. Je les ai vues trembler d'amour au passage de son nom. Alors j'ai voulu te séparer de lui, tout de suite, brutalement, que tu saches que c'était fini, depuis le fond des temps, qu'il ne restait rien de lui, pas même un grain de poussière quelque part mille fois emporté par les marées et les vents, plus rien de lui et plus rien du reste, plus rien de rien... Que tes souvenirs étaient tirés du vide. Du néant. Que derrière toi il n'y avait plus que le noir, et que la lumière, l'espoir, la vie étaient ici dans notre présent, avec nous. J'ai tranché derrière toi avec une hache. Je t'ai fait mal. Mais toi, la première, en prononçant son nom, tu m'avais broyé le coeur" .
Facendo una lettura attenta delle emozioni intime di Simon, comprendiamo fin da subito che il suo amore per Eléa è un amore egoistico e che la sua sarà una passione désavouée.
Con una missione scientifica praticamente fallita alle spalle, un amore difficile e impossibile come quello per la bella Eléa, sarà l'altro grande enjeu su cui ruoterà l'intera trama.
Simon incarna l'archetipo del personaggio comune ma allo stesso tempo tragico della vita di tutti i giorni; è colto da passioni intramontabili e irrefrenabili attraverso cui riusciamo facilmente ad intravedere l'animo romantico di Barjavel nel voler animare, cambiare e salvare il mondo finchè possibile.
Simon è il personaggio che fa da tramite tra il passato rappresentato da Eléa (e la sua gente) e il presente, cosi come il mondo parigino diventa l'intermediario mediatico necessario tra il Polo Sud e il mondo civilizzato.
E'lo stesso Simon che svela il carattere drammatico degli eventi narrati, influenzandoli al tempo stesso: "Il y a une façon bien simple de savoir s'ils sont morts ou vivants, dit la voix de Simon dans le diffuseur. Et en tant que médecin, j'estime que c'est notre devoir il faut essayer de les ranimer..." , cosi come sin da pag.9 sveli al lettore la fine tragica del suo amore per Eléa.

2.7 L'amore immacolato

Eléa è di una bellezza indescrivibile, e tutti (inevitabilmente) finiscono con ammirarla, ma è Simon ad avere nei suoi confronti una "reazione particolare": dal momento che finisce ben presto con l'innamorarsene.
Mentre gli altri non fanno altro che esternare ammirazione o desiderio disperato, in Simon nasce la speranza folle d'amore e lo si comprende presto, non solo sin dalle prime pagine del romanzo, ma per il verificarsi di priorità contrastanti tra i membri dell'EPI: mentre gli scienziati vogliono a tutti i costi mantenere la "risuscitata" in vita, Simon non pensa ad altro che a comunicare con Eléa, per diventare cosi parte principale del dialogo con la gondawiana e dare sfogo al suo desiderio.
Una prima rappresentazione di questo amore disinteressato da parte di Simon vien fuori quando la situazione precipita nella base scientifica, dal momento che si teme per l'incolumità di Eléa, incapace di autoalimentarsi.
Davanti alla crudeltà delle misure necessarie per mantenerla in vita, e cioè solo attraverso infusione nasale o mediante trasfusione delle vitamine necessarie, Simon vede il proprio desiderio di parlarle, lasciare il posto ad un altro desiderio ben più importante ora: quello di ascoltarla e di comprenderla per soddisfare i suoi bisogni.
Sarà Simon a stabilire i primi contatti con lei, anche se fin da subito sarà ossessionato dall'idea dell'impossibilità di andare lontano, di andare a fondo: "(…) lui se répétait la seule question qui, à son avis, comptait: Comment, comment, comment communiquer ??" .
Una volta risolto il problema della comunicazione, Simon tornerà immediatamente in una posizione attiva, quella del conquistatore.
Ben presto però, il suo desiderio di amore verrà ferito dai racconti di Eléa, dalla sua passionale relazione con il suo Paikan: un artifizio letterario che Barjavel usa per infondere una certa malinconia, un senso di solitudine nell'animo del lettore.
In un mondo moderno (come quello di Simon), il lettore si sente privato del proprio sentimento d'amore difronte ad un mondo inaccessibile (quello di Eléa) ma che il fascino dell'ignoto ha fatto amare, smarrire quasi.
La fitta rete di storie d'amore che è stata creata dallo scrittore è per l'ennesima volta, una sorta di mise en abyme: intorno ad essa ruotano i principali eventi descritti nel récit, e si divide in una sorta di dualismo, l'amore di Simon per Eléa (un amore senza speranza, incompiuto, non consumato) e l'amore di Eléa per Paikan (gli amanti eterni e maledetti).
Nel vedere in Eléa il vivo ricordo di Paikan e il dolore sofferto per la
rievocazione, il lettore, che si è impersonato in Simon, è sadico dal momento che diventa osservatore passivo dei ricordi della bella gondawiana ma al tempo stesso rinfrancato da un certo bonheur egoistico (lo stesso che prova Simon) .
Il racconto di Eléa, romanzo nel romanzo, è la parte che più ampiamente è stata sviluppata da Barjavel ne La nuit des temps: è un'irruzione dolorosa nella storia di un passato che rivive nel presente, nella relazione-non relazione con Simon.
Ad ascoltare questo lungo racconto c'è anche il lettore che si sente quasi escluso, emarginato dall'avventura narrata: è costretto ad assistere, insieme a Simon, ai ricordi personali ed emozionati di Eléa.
Quello di Simon è un amore incompiuto, un échec, come possiamo comprendere fin da subito , in grado di relegare ad un ruolo di secondo piano lo stesso dottore all'interno del romanzo.
Simon è geloso ed è per questo che si vendica e si consola nello stuzzicare i ricordi sofferenti di Eléa, di una donna che, legata a sua volta al ricordo di un vecchio amore, non rivolge un solo sguardo d'affetto al dottore francese .
E'un sentimento vero quello di Simon, se vogliamo, che Barjavel, in qualità di scrittore realista del suo tempo, sviluppa in tutte le sue forme, attraverso il romanticismo dei suoi personaggi: delusione, aggressività, frustrazione, sentimenti questi approvati in pieno dal lettore.
Ben presto, però, rinascerà nel lettore una forte gioia di vivere quando vedrà che Eléa comincerà a manifestare il desiderio di vedersi vicino Simon (ancora una forma d'amore egoistico?), che per lei rappresenta l'unico, valido, porto di ancoraggio in un mondo che riconosce molto diverso dal proprio: "- Simon... Simon... répétait celle-ci.
Elle le cherchait du regard partout dans la pièce. Depuis qu'elle avait ouvert les yeux, elle l'avait toujours vu auprès d'elle, et était habituée à son visage, à sa voix, aux précautions de ses gestes" .
La presenza del dottore sarà per Eléa indispensabile : "Elle se tourna vers lui et le regarda comme s'il était le seul être vivant au milieu des morts" , fin quasi a riscoprirlo completamente : "Elle ouvrit les yeux et le regarda" .
Non lasciamoci ingannare però : è pur sempre un amore senza speranza quello che Simon non può ottenere da Eléa, e che Eléa non può assolutamente dare; amarezza e nostalgia prendono cosi il largo nell'animo del lettore.
Per amare pienamente Eléa, Simon mette da parte il suo egoismo e le si concede completamente, nonostante non possa concretizzare né vedersi corrispondere questo amore.
Le avances di Simon, questo suo completo abbandono ad Eléa, questi piccoli segni di dolcezza rispettivi, ripetuti difronte a qualcosa di impossibile, di inafferrabile, rendono paradossalmente, l'inimmaginabile, l'incongruo, possibile ed evidente: sotto questa diversa interpretazione, sembra che adesso Simon ed Eléa si amino.
Se leggiamo infatti: "Il lui tendit la main. Elle regarda cette main tendue, hésita un instant, puis y posa la sienne", Eléa ritrova nell'affetto di Simon, quello di Paikan : "La main de Païkan... Une main... La seule main du monde, le seul secours..." .
Questo breve scambio di amorosi sensi tra Simon ed Eléa si consumerebbe in queste poche ma intense frasi : "Il sentit la main d'Éléa étreindre la sienne, il vit son autre main se soulever, se poser sur le drap, le toucher, le saisir et d'un geste inhabituel, d'un geste incroyable, le ramener vers elle et couvrir ses seins nus.
Il se tut. Elle parla. Elle dit, en français
- Simon, je te comprends..." .
Ecco tutto il parossismo del loro amore, pienamente condiviso ma amaramente e brevemente vissuto; le parole di amore di Simon, cosi, cadono nel baratro della notte dei tempi: "Jamais je ne t'aurais… je le sais, je le sais… mais je t'aime…" .

2.8 Un amore più forte della morte

Eléa è di Paikan cosi come Paikan è di Eléa e la giovane donna non vive, non esiste se non per lui, con il quale ha condiviso un amore senza nome, meraviglioso, sconosciuto, indescrivibile.
Facendo ancora una volta ricorso alla tecnologia, Barjavel materializza, attraverso i ricordi di Eléa, gli anelli immaginari in cui sarebbe contenuta la vita e la verità nuda e cruda dell'amore dei due amanti.
E'un amore forte quello di cui parla Barjavel: un amore che unisce le coppie indissolubilmente e fa in modo che un uomo e una donna non abbiano mai segreti da nascondersi: ognuno vive la vita dell'altro come se fosse la propria, con il pieno rispetto dei diritti umani e dei sentimenti.
Ecco quindi che Eléa, entità perfetta di questa coppia ideale (con Paikan), si trova, difronte all'amore di un altro essere (Simon), coinvolta da un turbinio di emozioni contrastanti; è spinta da potenze e sensazioni incontrollabili ed incoerenti dal momento che si trova difronte ad un atroce bivio: che senso dare alle certezze e alle affermazioni di ieri, all'idea di amore eterno dal momento che Paikan non c'è più?
L'amore eterno lo è se lo vive all'istante, e dal momento che Eléa probabilmente non crede che in amore tutto possa ricominciare, preferirà la tranquillità della morte, in grado di mettere fine a tutti questi dualismi.
Prima di suicidarsi, Eléa ucciderà Coban, dissimulando e deviando verso altre piste di riflessione il suo amore nascente e i suoi tormenti: tra la perdita certa di Paikan e la scelta di decretare la fine della propria vita, è la perdita di Simon (che al momento si è rassegnato all'idea di non poter mai avere l'amore di Eléa) l'anello mancante del trittico di sentimenti che si è formato e di cui Eléa è diventata, involontariamente, il centro di interesse.
Eléa non riconosce più i suoi sentimenti e quel che è peggio è che non riconosce più sé stessa: ancora una volta l'originalità di Barjavel, sui grandi temi dell'amore si è espressa di certo non facendo banalmente annegare la trama in una storia d'amore parachutée tra una donna venuta dalla notte dei tempi e il suo rianimatore, ma mostrando limpidamente la fragilità dell'essere umano anche e soprattutto le diverse sfaccettature dei sentimenti umani e gli enigmatici intrighi del destino e dalle forti passioni.
Ritornando all'amore di Eléa per Paikan, si tratta di un amore unico tra due creature quasi astratte che non possono amarsi se non in una letteratura eterea, in una sorta di letteratura votata ad un sistema rappresentativo tragico classico dell'amore che lo scrittore fa vagamente somigliare alle ben più affermate storie di Romeo e Giulietta , Quasimodo ed Esmeralda , Tristano e Isotta , ecc.
L'amore più forte della morte: da sempre si è sempre espressa cosi la letteratura sin dalle origini, a cominciare dall'antichità nella storia di Philémon et Baucis, raccontata da Ovidio nelle sue Metamorfosi , sino alla ben più conosciuta leggenda celtica di Tristano e Isotta, che tra l'altro ha ispirato tantissime storie e tantissimi scrittori del Medioevo .
L'antichità, il Medioevo, il XX secolo: il tema dell'amore eterno, ci è da sempre sembrato rivivere in letteratura.
La lista degli amori celebri è lunga : si va da Antonio e Cleopatra, Paride ed Elena nella letteratura greca, sino ai soggetti cinematografici di Bonnie & Clyde, a quelli dei film L'éternel retour , e Les visiteurs du soir .
In quasi tutti gli amori tragici, prevalgono delle corrispondenze simili ed inquietanti, come le seguenti:
- l'amante è sempre responsabile della morte dell'amato;
- un sesso di solito predomina sull'altro;
- la donna viene spesso descritta come una creatura forte e molto più evidenziata all'interno di ciascuna singola storia narrata.
E'la passione dell'uno nei confronti dell'altro che termina spesso in tragedia e se non fosse cosi, l'intera trama perderebbe di tensione ed interesse.
La fuga di Eléa contro le autorità è l'occasione giusta per il romanziere per indirizzare il lettore nel mondo del passato .
La giovane disperata, che usa evidentemente tutte le possibilità a sua disposizione per salvare la propria vita e quella del suo amato, permette evidentemente al lettore di scoprire un gran numero di aspetti contraddittori e di inuguaglianze in un mondo che sembrava paradisiaco.
Barjavel, cosi sotto un pretesto letterario, approfitta per dar vita a luoghi impossibili, in cui Eléa e Paikan sembrano proprio dei moderni Adamo ed Eva: "Chaque parcelle restée intacte fut sauvegardée, soignée, aménagée en centre de loisirs. Là, c'était un morceau de forêt qu'on repeuplait d'animaux ; ailleurs un cours d'eau aux rives préservées, une vallée, une plage sur l'océan" .
C'è una completa assenza di pudore tra Eléa e Paikan, testimoniata dal fatto che le donne di Gondawa camminano nude per strada.
Eléa mostra agli scienziati dell'EPI, in tutto e per tutto la sua vita sessuale con Paikan, fino ai minimi dettagli dell'amplesso, poiché, probabilmente (e diversamente dai tabù dei giorni nostri), ai tempi di Gondawa, la sessualità rappresentava una componente naturale e quotidiana della vita di tutti i giorni .
Concludiamo dicendo che è straordinaria poesia quella che ci offre Barjavel, tra le pagine e le riflessioni panteistiche del suo romanzo: "Ils reparurent à la surface comme un seul corps" , in questa scena che ci mostra l'iperbole del rapporto sessuale consumato tra Eléa e Paikan, esaltazione emblematica e rappresentazione simbolica estrema di un valore importantissimo per Barjavel, come quello dell'amore.

2.9 Un caso particolare: la famiglia Vignont

Qual è la reazione dei mass media degli anni 60 e soprattutto delle persone intervistate in quell'epoca, sulla grande scoperta del rifugio atomico? Una reazione tipica per la gente che si incontra per strada tutti i giorni: la maggior parte degli intervistati non è stato correttamente informato su cosa realmente si è scoperto, altri invece ritengono che si tratti di una fandonia assolutamente ridicola .
Barjavel, ancora una volta, da perfetto visionario, precorre i tempi: infatti, se guardiamo all'attualità, alla televisione o semplicemente ai mass media, noteremo come la società di oggi ci offra programmi e talk-show scientifici, abbastanza simili a quelli immaginati da Barjavel.
Da una parte c'è lo spettatore fedele che si consacra ad una presentazione non oggettiva delle grandi scoperte, dall'altra invece, la gente di strada (talvolta anche ignorante) che in genere non ha alcuna idea dell'utilità di una discussione su temi cosi astratti.
Anche la carta stampata è cosi: sotto la sottile influenza della contiua ricerca di uno scoop, alterna momenti di incredibile esaltazione: "La plus grande découverte de tous les temps" ad altri di puro e mero scetticismo: "Des milliards engloutis pour un mirage" .
Barjavel, che ama dare libero sfogo ai suoi miti e alla sua fantasia, è pur sempre e comunque figlio di una società contadina e rivoluzionaria come quella francese post-bellica : questo è il motivo per cui, lo scrittore focalizza l'attenzione dei mass media e del lettore, su una piccola famiglia di provincia, la famiglia Vignont e sui suoi pareri discordanti.
Mamma Vignont critica i giornalisti e il contenuto delle loro domande ; Vignont-le-père invece, è l'incarnazione ideale dello scettico, del razionalista , dello scienziato rigido nelle sue convinzioni a tutti i costi.
Sarà soltanto la gioventù, la generazione votata al futuro, a mantenere viva la fiamma dell'immaginazione, della speranza insita nei caratteri fondamentali di un racconto di science-fiction.
Alla distruzione del rifugio, nel desinit del romanzo, tutte le donne piangono per la sciagura toccata agli Atlantidi , mentre i giovani studenti di tutto il mondo, da Berlino alla Malesia, al grido di "Pao, pao!" , rivolgono un ultimo accorato appello alla società perché si faccia ancora qualcosa per salvare quelle povere anime coinvolte nel disastro dell'ennesima esplosione del rifugio.
La famiglia Vignont, si raduna intorno alla tavola per guardare la televisione (come tutte le famiglie francesi e mondiali di oggigiorno): "La famille Vignont mangeait à sa table en demi-lune en regardant le champignon échevelé en serpents de gorgone qui marquait la fin de l'aventure généreuse. Mme Vignont avait ouvert une grande boîte de raviolis sauce tomate, les avait fait réchauffer, au bain-marie et servis dans la boîte même, parce que ça se tient plus chaud, disait-elle, en réalité parce que ça allait plus vite, ça ne salissait pas de plat, et entre nous le décorum on s'en fiche" .
Un cambiamento netto nell'animo della donna (che si schiererà dalla parte dei figli) ci sarà quando papà Vignont, accecato dalla sua mera cocciutaggine razionalista dirà: "Ces jeunes, moi, je les foutrais au boulot…" .
Il romanzo sta terminando ma padre e madre Vignont all'improvviso sono sorpresi dalla violenta trasfigurazione che si è manifestata sul volto dei propri figli: "- On y retournera! On les sauvera! On trouvera le contrepoison ! Moi, je suis qu'un idiot, mais y en a qui sauront ! On les tirera de la mort ! On veut pas de la mort ! On veut pas de vos conneries !" .
Sono questi i diversi volti della società francese e dell'animo multisfaccettato dello stesso Barjavel, che lo scrittore ha voluto fortemente evidenziare nel suo romanzo, ma sono anche questi i giovani che danno una speranza, un fittizio open ending all'intera vicenda.

Vincenzo Madio - vincenzo2692@inwind.it

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