Il
Brasile confina a nord
con Colombia, Venezuela, Guyana,
Suriname e Guyana Francese,
a est con l'Oceano Atlantico,
a sud con l'Uruguay, a ovest
con Argentina, Paraguay, Bolivia
e Perù.
Area
Totale: 8.511.965 km²
(5° paese al mondo)
Fuso orario: UTC -2 a
-5
Valuta: Real
Prefisso tel.: +55
Sigla autom.: BR
Festa nazionale: 7 Settembre
(Rivoluzione di maggio)
Popolazione: 184.101.109
ab. (2004)
Densità: 22 ab./kmq
Tasso di alfabetizzazione:
84%
Studenti universitari:
1.710.000
Lingua
ufficiale: Portoghese
Capitale: Brasilia (2.016.497
ab./ 2000)
Politica
: Repubblicafederale
Capo di stato: Luiz Inácio
Lula da Silva (2005)
Indipendenza: Dal Portogallo
7 Set.1822
Ingresso all'ONU: 1945
Fonte: WIKIPEDIA
|
Introduzione
alla letteratura brasiliana
a cura di Marco
R. Capelli
Secoli
XVI, XVII e XVIII
Si considera, simbolicamente,
atto di nascita della letteratura
brasiliana la lettera con cui Pero
Vaz de Caminha, scrivano di bordo
dell'armata di Cabral, diede notizia
al sovrano di aver scoperto una nuova
terra. Era il mese di Aprile dell'anno
1500.
Il
primo letterato nato in Brasile fu
probabilmente B.T.Pinto (1545-1620)
autore di un poema di 750 versi intitolato
Prosopopea,
comunque, la prima figura di
rilievo della letteratura brasiliana
è Josè de Anchieta (1534-1597)
cui si devono: una grammatica tupì,
testi teatrali trilingui (latino,
portoghese e tupì)
e numerose liriche a carattere religioso.
Tra i cronisti ricordiamo invece V.
do Salvador, monaco francescano autore
della Storia del Brasile.
Lo stile delle prime opere composte
in Brasile ricalca ovviamente i modelli
europei (spagnolo e portoghese), in
particolare si diffonde - soprattutto
a Bahía, uno dei primi centri
letterari del paese - un manierismo
detto gongorismo
(in quanto ispirato a Luis de Góngora
y Argote).
Alla
fine del '500 vede la luce Os
Lusíadas (pubblicato nel 1572
ma probabilmente terminata nel 1556)
poema
in versi scritto da Luís Vaz
de Camões (1524-1580) che sarà
destinato a diventare l'epopea portoghese
per eccellenza. L'opera è composta
di dieci canti per un totale di 1102
strofe (decasillabi divisi in ottave
con schema fisso AB AB AB CC) ed il
tema centrale è la scoperta
del cammino marittimo per le Indie
da parte di Vasco da Gama, cui vengono
aggiunti altri episodi storici a celebrazione
della gloria del Portogallo. Oltre
a descrivere
diffusamente la scoperta delle Colonie,
il poema di Camões costituisce
un modello per tutta la produzione
brasiliana di lingua portoghese a
cavallo tra i secoli XVI e XVII, sempre
intrisa di un forte senso dell'orgoglio
nazionale e spesso incentrata sulle
gesta dei colonizzatori.
Tra
le voci del seicento barocco si distingue
per originalità il poeta satirico
G. De Mantos Guerra (1633-1696) detto
bocca d'inferno
la cui opera, bizzarramente sospesa
fra lirismo e volgarità,
verrà però pubblicata
soltanto nel 1882 ed il gesuita portoghese
A.Vieira (1608-1697), maestro di arte
oratoria che prese le difese delle
popolazioni indigene americane chiedendo
per loro un trattamento più
umano e si scagliò contro gli
olandesi, che nel XVII secolo attaccarono
ripetutamente il Brasile.
Il
settecento risente pesantemente delle
influenze europee (nascita di accademie,
imitazioni dell'arcadia, sviluppo
della cultura scientifica e storica).
Tra gli autori più interessanti
citiamo: S. da Rocha Pinta (1660-1738),
ex colonnello di fanteria autore di
una monumentale Storia dell'America
portoghese (1730) e
N. Marques Pereira (1652-1731) autore
del Pellegrino nell'America.
Il
gruppo più originale è
quello dell'arcadia ultramarina,
che si raccoglie
a Villa Rica nello stato di Minas
Gerais (oggi Ouro Preto) attorno a
poeti come Claudio Manuel Da Costa
(1729-1789), Tomas Antonio Gonzaga
(1744-1810) e Basilio da Gama (1740-1795)
autore, quest'ultimo, del poema antigesuitico
Uruguay (1769),
centrato sulle guerre condotte da
Spagna e Portogallo contro le missioni
dell’Uruguay. Degno di nota
è anche Caramuru(1785),
poema epico composto da frate José
de Santa Rita Durão sulla scoperta
di Bahía. La storia dell'arcadia
si
conclude tragicamente in seguito al
fallimento della congiura antiportoghese
dell'inconfidencia mineira
(o Conjuração
Mineira) nel
1789.
L'episodio
è interessante e merita una
citazione perchè antesignano
dei moti nazionalisti dell'America
Latina. Nel 1785 il Portogallo aveva
proibito ogni attività artigianale
o industriale nella colonia, imponendo
contemporaneamente pesanti dazi sulle
importazioni dall'Europa, le tensioni
generate da questa decisione, sommate
all'odio che il popolo provava nei
confronti del governatore di Capitania
de Minas Gerais: D. Luís da
Cunha Meneses, uomo violento e arrogante,
avevano creato un forte malcontento
tra i benestanti della colonia (proprietari
rurali, militari, intellettuali e
ecclesiasti) che si riunirono in una
sorta di complotto segreto cui presero
parte anche i già nominati
poeti Cláudio Manuel da Costa
e Tomás Antônio Gonzaga.
La cospirazione si proponeva di interrompere
la dominazione portoghese nella provincia
di Minas Gerais creando un paese indipendente.
Ovviamente nessuno di loro aveva pensato
alla liberazione dell'intero Brasile
perchè una vera coscienza nazionale
ancora non si era formata, tuttavia
i rivoltosi si erano riproposti di
fondare una Repubblica ispirandosi
sia ai principi dell'illuminismo francese
che all'esempio dettato dalla recente
indipendenza ottenuta dagli Stati
Uniti d'America (1776). I rivoltosi
arrivarono anche a disegnare la bandiera
del nuovo stato, una bandiera bianca
con un triangolo ed il motto latino
Libertas Quæ Sera
Tamen, distico
che fa parte di un verso di Virgilio.
Non trovarono invece mai un accordo
sul problema della schiavitù,
soprattutto perchè molti di
loro erano proprietari terrieri e
quindi sullo schiavismo basavano la
loro ricchezza...
La
rivolta, comunque, fu scoperta per
il tradimento di Joaquim Silvério
dos Reis ed i rivoltosi furono arrestati
ed inviati a Rio per essere processati.
Era, curiosamente, proprio il 1789,
anno della Rivoluzione Francese. Il
poeta Cláudio Manuel da Costa
morì in prigione, probabilmente
assassinato, altri dodici cospiratori
furono condannati a morte il 18 Aprile
1792 ma per decreto di Donna Maria
I le condanne vennero sospese ed i
rivoltosi furono destinati al carcere.
Tutti tranne Joaquim José da
Silva Xavier, detto Tiradentes
(1746-1792), che per la sua condizione
sociale inferiore fu condannato a
morte per impiccagione, dopo la morte
il suo corpo venne
squartato e la testa fu issata su
un palo ed esposta nella cittadina
di Villa Rica. Nella volontà
della corona portoghese questo crudele
trattamento avrebbe dovuto essere
un esempio per chiunque pensasse di
ribellarsi, in realtà Tiradentes
divenne
il primo martire dell'indipendenza
del Brasile, protagonista di numerose
ballate popolari.
Dal romanticismo
al modernismo
Nell'Ottocento
si riscontra l'introduzione di forme
di poesia nuove e più libere
dall'influsso portoghese. Si impongono
temi e problemi del tutto nazionali,
come quelli inerenti al sertão
(l'altopiano centrale, una sorta di
Far West brasiliano) e alla
selva, ossia la giungla amazzonica.
Il primo esponente di questa tendenza
fu Domingos José Gonçalves
de Magalhães (1811-1882), autore
di Suspiros poéticos e sãudades
(1836, Sospiri poetici e nostalgia),
che è ritenuto uno dei primi
innovatori della poesia brasiliana,
responsabile dell'importazione (dalla
Francia) dei temi del romanticismo
europeo. Altri poeti, più propriamente
romantici, sono Antonio Goncalves
Dias (1823-1864) (interessato soprattutto
alla civiltà indigena americana
e autore di un Dizionario
della lingua tupi
(1858) e di tre volumi di poesie,
Cantos
(1846, 1848, 1851, Canti), ricchi
di vivaci descrizioni della natura
tropicale), C.De Abreu (1839-1860)
e A.De Castro Alves (1847-1871), poeta
dalla forte vena sociale, e T.Barreto
(1839-1889) co-fondatori della scuola
romantica condoreira,
nonché il panassiano L.Guimaraes
(1845-1898).
Per
la prosa ricordiamo J.de Alemcar (1829-1877)
che per la prima volta introdusse
nel romanzo un personaggio indi,
M.A.
De Almeida (1831-1861) e Joaquim
Maria Machado de Assis (1839-1908),
forse la figura più prestigiosa
della narrativa brasiliana del secolo
XIX. I suoi romanzi si distinguono
per la profondità dell’indagine
psicologica anticipando, in alcune
intuizioni, le scoperte della psicoanalisi.
Tra le opere più famose: Memórias
póstumas de Brás Cubas
(1881, Memorie dell’aldilà),
Dom Casmurro
(1899) e Memoriale di Aires
(1908).
Merita una citazione
anche A.Azevedo (1857-1913) la cui
prosa strettamente naturalistica è
intrisa di un sottile pessimismo.
Il
passaggio tra Ottocento e Novecento
è segnato, per la poesia, dalla
divisione tra parnassianesimo
(A.De
Oliveira (1857-1937), R.Correia (1859-1911)
e O.Bilac (1865-1918)) e simbolismo
(Joao
da Cruz e Sousa (1861-1898), detto
il Cigno Nero in quanto afroamericano,
e il mistico A.de Guimaraes (1870-1921)).
In
prosa si sviluppa una tendenza al
regionalismo
che ha un'espressione molto interessante
nei Racconti Gaucheschi
(1912) di
S.Lopes Neto (1865-1916). Os
desertoes
(1902) di Euclides da Cunha (1866-1909)
è invece un esempio di inchiesta
giornalistica (descrive la drammatica
insurrezione di un gruppo di fanatici
religiosi, offrendo allo stesso tempo
un accurato resoconto della vita sociale,
della geografia e perfino della geologia
e della zoologia delle zone più
interne e spopolate del Brasile) elevata
a livello di opera letteraria.
Raccontano
la vita degli indiani d’America
anche romanzieri come José
Martiniano de Alencar (autore
di O Guarani (1857)) e Bernardo
da Silva Guimarães.
Altri
Esponenti di questa
tendenza realistica e naturalistica
furono Manuel Antônio de Almeida,
autore di Memórias de um
sargento de milicías (1854-55,
Memorie di un sergente), e
Alfredo d’Escragnolle, visconte
di Taunay, che nei suoi romanzi descrive
la regione del Mato Grosso e Aluisio
Azevedo, che in O Mulato (1881,
Il mulatto), racconta la storia di
un mulatto assassinato per impedire
che sposasse una donna bianca.
Si incontrano nel tardo
ottocento anche buoni esempi di romanzo
psicologico (R.Pompeia (1863-1895)),
sociale (L.Barreto (1881-1922)) e
filosofico (J.Pereira da Graca Arancha
(1868-1931)).
Il Novecento
Nel
1922 esplode a San Paolo, con la Settimana
di arte moderna, il
modernismo brasiliano, avanguardista
e, soprattutto, antieuropeo.
Tra
le personalità più in
vista, ci sono sicuramente Mario de
Andrade (1893-1945) autore della 'rapsodia
romanzesca' Macunaima
(1928), nella quale
propone temi legati al folclore in
uno stile volto a ricreare gli effetti
sonori della parlata brasiliana, O.de
Andrade (1890-1954), fondatore del
movimento dell'antropofagia
il
cui massimo esempio sarà Conbra
Norato
scritto da R.Bopp(1898-1984), e M.Bandeira
(1886-1968) poeta di vena crepuscolare.
Interessante, anche
se legata ai temi del regionalismo
tardo ottocentesco, è anche
l'opera di M.Lobato (1882-1948) che
stilizza nei suoi romanzi la figura
dell'indio degenerato.
Comunque
negli anni trenta anche il regionalismo
si rinnova e si sviluppa soprattutto
nel Nord-Est con scrittori come Jose
Lins do Rego (1901-1957) autore del
ciclo della canna da zucchero
(ricordiamo:
Menino de engenho
(1932, Il ragazzo della
piantagione)),
G.Ramos (1892-1953) e Jorge
Amado (1912), cantore
di Bahia con romanzi che alternano
forte impegno sociale a una sorridente
leggerezza (ricordiamo: Le
terre del finimondo
1942, Gabriella, garofano
e cannella 1958,
Guardiani della notte
1964,Donna
Flor e i suoi due mariti
1966 e Tocaia grande 1984).
Con
Grande sertao
(1956) di G. Guimaraes Rosa (1908-1967)
assistiamo al tentativo, parzialmente
irrisolto, di creare una nuova lingua
brasiliana.
Dal
punto di vista della poesia assistiamo
alla nascita di voci di livello universale
come J.de Lima (1895-1953) autore
de Invenzione di Orfeo,
M.Mendes (1901-1975), poeta apocalittico
legato a tematiche religiose, Carlos
Drummond de Andrade (1902-1987)
poeta
di grande capacità stilistica,
ora lirico, ora ironico e V.de Moraes
(1913-1980) che mescola con grande
originalità musica popolare
e poesia.
Tra
i movimenti più recenti si
segnala la generazione del '45
la cui produzione è caratterizzata
dallo sviluppo di tematiche sociali
e politiche. Fra gli esponenti più
in vista ricordiamo
João
Cabral de Melo Neto (1920),
la cui lirica (Poesie complete,
1968) affonda le sue radici nel folclore
nazionale.
I
romanzi realistici di Erico
Veríssimo (1905-1975)
(Il resto è silenzio,
1943; Il signor ambasciatore,
1967) proseguono, modernizzandola,
la tradizione naturalista brasiliana.
Ispirato dal romanziere americano
William Faulkner è invece
Guimarães Rosa,
autore di Sagarana (1946) e
Grande sertão (1956).
Il più popolare autore brasialiano
vivente è oggi forse Paulo
Cohelo, autore del best seller
mondiale
L'alchimista che
rielabora in forma personale (e vagamente
mistica) gli insegnamenti del realismo
magico.
La
letteratura brasiliana non ha prodotto
drammaturghi celebri, ricordiamo comunque:
Carlos Drummond de Andrade, Ariano
Suassuna, autore di opere che attingono
al patrimonio folclorico e religioso
e Jo
Soares. (Marco R. Capelli)
Ovvero
dentista. Uno dei tanti mestieri
che aveva praticato.
Fonti:
Breve
storia della letteratura brasiliana
di
Stegagno Picchio Luciana
Editore Il Nuovo
Melangolo - 2005 ISBN: 8870185672
Guide
DADA (Letteratura sudamericana)
Enciclopedia Universale
Garzanti Vol.V
Autori: