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19/07/2017
Lacrime d’Inchiostro


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Ricevuto 22/04/2015 da www.delmiglio.it

È mancato improvvisamente Giampiero Dalle Molle, giornalista, editor, promotore culturale e creatore di Inchiostro, la prima e più venduta rivista italiana di narrativa

Lacrime d’Inchiostro

Ancora non riusciamo a crederci. La notizia è stata così fulminea e devastante che la mente fatica ad accettare la realtà. A tutti noi amici di lunga data, sembra impossibile non trovarlo in redazione, seduto al suo mac strapieno col sorriso sornione di sempre o non pensarlo con gli sci ai piedi sulle amate piste di Brunico.
Invece, Giampiero Dalle Molle se n’è andato improvvisamente poco prima dell’alba del 20 aprile 2015, senza che ore di sala chirurgica e mani esperte abbiano potuto nulla per salvarlo.

Giampiero Dalle Molle era nato a Parma nel settembre del 1962 e dalla città emiliana aveva ereditato l’ironia sottile e l’amore per le cose belle e buone della vita; il piacere per la buona cucina, prima di tutto. Ma non solo.

Fin dalle elementari, ha sempre letto almeno un quotidiano al giorno, iniziando da quello che portava a casa il padre. Inoltre, scriveva moltissimo. Per un periodo, da ragazzo, sì è dedicato ai racconti gialli, ma i risultati non l’avevano soddisfatto. La passione per la letteratura è cosa innata, ma l’ambiente familiare, con una madre insegnante di Lettere, ha certamente incoraggiato il giovane Giampiero.
E la scrittura è diventata la sua vita. Giornalista professionista, ha esordito come collaboratore e poi redattore non assunto specializzandosi nel settore economico e politico. La prima testata con cui ha collaborato è stata il Gazzettino, poi il Nuovo Veronese, Gente Money e la corrispondenza dal Veneto per il Secolo XIX di Genova.
Poi è arrivato Inchiostro.

La molla è stata la grande passione per i racconti, genere che in Italia, a suo parere, era sottostimato, al contrario di quel che avveniva nel mondo ispanico o anglosassone, assieme alla consapevolezza che c’erano scarse possibilità di far emergere i talenti letterari. Così nacque Inchiostro, una nuova vetrina per nuovi scrittori, la prima rivista per esordienti in Italia e, forse, in Europa.
Era il 1994 quando Giampiero decise di lasciare il Nuovo Veronese per la nuova avventura, giunta oggi al ventesimo anno d’attività.
Anche se fin dall'inizio la rivista ha avuto una dimensione, un respiro e una distribuzione nazionali, e in certi casi addirittura internazionali, la redazione è sempre stata ancorata alla realtà cittadina: dal 1995 al 2001 la sede di Il Riccio Editore è stata in via Manin, sopra la allora Standa, e da quattordici anni è in via Risorgimento, in Borgo Trento.

In un ventennio, Inchiostro è divenuta il punto di riferimento assoluto, a livello nazionale, per gli autori esordienti e gli scrittori “in erba”: ad oggi, alla redazione sono infatti giunti oltre ventiduemila manoscritti di narrativa e quasi ottomila poesie.
Alcuni di coloro che hanno utilizzato le pagine della rivista veronese come trampolino di lancio per farsi conoscere e uscire dall'anonimato sono poi divenuti scrittori di primo piano: Gianluca Morozzi, Guido Sgardoli e Silvana De Mari, ad esempio, hanno tutti esordito con Inchiostro.

Il segreto del successo della rivista fu forse la scelta di essere leggibili e utilizzabili da chiunque, lontani da un atteggiamento accademico con la puzza sotto il naso.

Costruire una credibilità e un consenso così ampio non è stato facile. Gli ingredienti fondamentali sono stati pazienza e costanza.
«All’inizio le case editrici a malapena ci rispondevano quando chiedevamo i loro libri da recensire, oggi la situazione si è ribaltata e riceviamo pacchi di libri. – raccontava Giampiero – Se poi non escono le recensioni, gli editori quasi si offendono. Adesso che abbiamo costruito una nostra identità, anche gli autori che pubblichiamo vengono tenuti in considerazione».

D’altro canto, la qualità delle opere pubblicate è stata continuamente monitorata. Gli scritti sono sempre stati selezionati con cura da un comitato di lettura composto da numerosi professionisti, ognuno dei quali compilava una scheda di valutazione. L’autore poteva chiamare e chiedere di leggere le schede senza alcun costo, sia che la sua storia venisse pubblicata o meno.
Inchiostro si è configurato nel tempo come un gradino intermedio tra autori ed editori, una palestra e al tempo stesso una vetrina per gli scrittori esordienti.

Fin dall'inizio, poi, accanto alla pubblicazione della rivista, Inchiostro ha dato vita a due attività altrettanto importanti per la crescita e il consolidamento del marchio su scala nazionale: la ricerca e selezione di manoscritti inediti da portare fino alla pubblicazione e l'organizzazione di corsi e laboratori di scrittura creativa.

Nel tempo, quindi, la palestra si trasformata in scuola. Accanto all’iniziativa editoriale, infatti, Giampiero Dalle Molle ha portato avanti un’intensa attività didattica, con centinaia di corsi di scrittura creativa, anche nella formula “vacanza/studio” in località turistiche rinomate con insegnanti professionisti di livello nazionale.
Recente è collaborazione con l’università di Verona che si è avvalsa della professionalità di Giampiero come formatore.

Non va dimenticata anche la veste di editore di qualità di Giampiero Dalle Molle, con pochi titoli attentamente selezionati pubblicati ogni anno, e il suo ruolo di promotore culturale. Nel 2006, infatti, creò e realizzò a Verona “Inchiostro, Fiera dei libri”, kermesse letteraria che si svolse per due anni consecutivi nel palazzo della Gran Guardia, con grande partecipazione di editori, ospiti e visitatori. Gli espositori furono entusiasti dell’affluenza di pubblico e le iniziative, come l’asta benefica di libri battuta da Carlo Lucarelli all’auditorium, furono molto apprezzate.

«Se penso che, nel 1995, chi ci voleva più bene era disposto a concedere ad Inchiostro al massimo sei mesi di vita – spiegava Giampiero – il fatto di essere, dopo vent'anni, non soltanto vivi e vegeti, ma con numeri che crescono anno dopo anno, non può che gratificarci enormemente. Viviamo questo traguardo, però, soprattutto come uno sprone per guardare al futuro e continuare a crescere».

Parole che parlano di futuro pronunciate solo qualche settimana fa, piene di entusiasmo, rivelatrici di progetti ambiziosi, e che oggi suonano dolorose.
Ma proprio il dispiacere, l’affetto per l’uomo e il rispetto per la sua creatura ci fanno dire che il sogno continuerà.


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