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Una volta il Sole, re della luce, ordinò ai suoi astro-ministri di allestire una grande festa. Organizzò un banchetto maestoso e per concludere, uno spettacolo di fuochi d'artificio preparato da Halley, la famosissima cometa. Parteciparono ospiti importanti del nostro sistema solare, come Venere, Mercurio, Marte, detto anche il pianeta rosso; Giove, accompagnato dai suoi dodici satelliti e Saturno, adornato di anelli luminosi. Tutti erano in ottima forma, solo Mercurio si presentò un po' meno splendente del solito. Inoltre, ai festeggiamenti presero parte astri e pianeti provenienti dalle più lontane costellazioni. Il Sole, per mostrare a tutti la propria popolarità, aveva invitato anche migliaia di spettatori-asteroidi, tra i quali spiccavano Cerere ed Eros. Non furono invitate solo le stelle supergiganti come Antares ed Epsilon Aurigae. Accanto al Sole, ospite di particolare riguardo fra i numerosi commensali, si accomodò la Luna.
Era splendida, attraente e i suoi raggi sfolgoranti erano incantevoli. Di proposito, aveva portato con sé dei bellissimi regali, in più aveva raccolto lungo le vie del firmamento mazzolini di stelle scintillanti da dare in omaggio al Sole.
La Luna e il Sole rimasero insieme per diverso tempo, si divertirono, quindi Lei tornò alla sua orbita.
Adesso toccava al Sole contraccambiare, ma non sapeva che tipo di regalo portarle. Pensava fra sé e sé: "Ed io, cosa potrei donarle? Cosa offrirle?". Il Sole si sentiva in difficoltà, perché non aveva esperienza in questo campo. Rifletté intensamente e decise di regalarle un abito da sera sfavillante, ricamato e ornato di brillanti, cucito su misura per un corpo così grazioso. Chiamò una fra le più brave stelle-sarte, e le illustrò la sua idea, ma la stella gli raccontò un fatto di cui soltanto le stelle che giravano attorno alla Luna e chiacchieravano con lei, erano venute a conoscenza: «Vostra Altezza! Come farò a cucire il vestito alla Luna, se non ha mai la stessa corporatura?
«Oggi è robusta e tutta tonda, domani dimagrirà, dopo qualche giorno le spunterà una gobba da stregaccia. Ora, tu che ci guidi e sei sapiente più di tutti noi messi insieme, mi potresti consigliare come fare a prendere le misure e a indovinare la taglia precisa della Luna?»
Il Sole, dopo aver pensato un po' rispose: «Lasciate, lasciate stare!»
Giunto il momento, si presentò alla Luna senza portare alcun dono. Lei fece di tutto per servire e riverire il re della luce, ma quando s’accorse che il dominatore dei cieli era arrivato a mani vuote, si accigliò e disse: «Ero venuta a trovarti, portandoti tantissimi regali, come scorta avevo radunato gli astri più stupendi che ero riuscita a vedere durante il mio viaggio, ma tu sei arrivato da solo, e per giunta senza portare nulla. Non vorrai sostenere che te ne sei scordato.»
«In un certo senso sì», rispose il Sole. «Ma non è come tu pensi. È stato proprio per via del dono, che ho rimandato la mia visita di giorno in giorno. Pensavo, mia bella Luna, di donarti un vestito da regina, perciò avevo convocato la migliore delle stelle-sarte affinché lo cucisse su misura per te. Lei mi ha rivelato che tu cambi faccia e corporatura abitualmente; per questo, non mi sono interessato del vestito e sono venuto da te come mi vedi. Tuttavia, non avrei mai immaginato che per te fossero più importanti i regali delle mie premure. Mi rendo conto della tua natura, e capisco il perché non potremmo mai stare insieme.»
Dopo una breve pausa, il Sole affranto asserì orgoglioso: «A questo punto tu ed io non abbiamo più nulla da dirci. Comunque, se avrai bisogno della mia luce per abbellirti, la metto tutta a tua disposizione. Non desidero aggiungere altro, perciò ti saluto.» Così dicendo, l'almo Sole si congedò cortesemente e andò via.
La Luna si rese conto dell'accaduto: l'inutile stratagemma dei regali che aveva preparato per conquistare il re della luce non aveva funzionato, ma ormai era troppo tardi per rimediare. Indispettita, impallidì amaramente, e rassegnandosi al proprio destino, ancora oggi segue la stessa orbita tenendosi a debita distanza dal Sole.
©
Gino Luka
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