GLI
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La mia storia è analoga a quella di molte donne di oggi. Mi sono innamorata a quarant’anni, mi sono innamorata di nuovo e non perché fossi insoddisfatta della mia vita, anzi avevo raggiunto un mio equilibrio di saggezza, di appagamento, e stavo proprio bene con me stessa; insegnavo e insegno tuttora , avevo ed ho un ottimo rapporto con mio marito, avevo ed ho tre bellissimi figli. Quindi, non è stata colpa dell’insoddisfazione, come spesso si crede, né di un difficile matrimonio. Tutt’al più avevo una percezione antipatica dell’inesorabile scorrere del tempo, che presto mi avrebbe trascinato con sé verso le rughe, la pelle flaccida, mentre mia figlia splendeva della sua femminilità appena scoperta. Sì, ero un po’ impaurita, a dire il vero, dall’idea dell’invecchiamento, dalla vita diversa che mi aspettava, con i figli cresciuti e lontani da casa, con i genitori vecchi e ammalati, se non già morti, con la spada di Damocle sul collo di un possibile tradimento di mio marito, per colpa di qualche ventenne disinvolta. Però, se ci penso, ancora non riesco a credere che la responsabilità della mia cotta sia legata a questi stati d’animo latenti. La verità è che capita, e basta. E quando capita non ci puoi far niente, non conviene nemmeno lottare, perché sei perdente in partenza, di fronte ad un sentimento così totalizzante e coinvolgente. Ti innamori e perdi la testa. Quelle cose che prima erano prioritarie diventano marginali: continui a farle, è chiaro, ma cerchi di concludere in fretta, perché devi correre da lui e ti pesano, mentre prima erano un divertimento. Fare una torta per i figli, sferruzzare un maglione, correggere i compiti erano lavori quasi divertenti, ma sono diventati nel giro di un mese occupazioni fastidiose e distraenti dal mio dio. Una cotta, insomma, con tutti i crismi, di quelle che ti fanno pensare sempre a lui, a dove possa trovarsi in quel momento, a cosa stia facendo, a quali siano i suoi sentimenti, le reazioni ad un dato fatto, quelle cotte che ti fanno pensare ai suoi capelli, alle mani, agli occhi e che ti trasformano. Sei più allegra, vitale, piena di energia positiva, il tuo sguardo è vivo oltre misura, la pelle tesa e luminosa, i capelli lucidi. E poi ami il mondo: niente più ira, risentimento per quello che non hai, per quello che ti fanno, no, ami il mondo intero e vorresti comunicare a tutti la tua gioia. “ Ehi, mamma, mi stai a sentire?” quante volte a quell’epoca, i figli mi hanno pregato di scendere dalle nuvole e restare tra loro, ma la mia mente volava dietro ai miei pensieri ed era come se vivessi due vite, una lì con loro ed una insieme a lui; un’altra storia che parallelamente portavo avanti. Ed il bello era che la creavo come volevo io, con una sensazione di onnipotenza. Il mio lui, come creta tra le mie mani, mi assecondava, senza replicare. Più giovane, sì, più giovane di me; non so perché mi siano piaciuti uomini più piccoli. Anche ora che con lui è finita e il mio cuore è volato accanto ad altri, ho preferito uomini sui quaranta. Come è finita? E’ finita e basta: quando la storia è arrivata al capolinea e non c’era più nulla da dire, ho messo la parola fine ed ho voltato pagina. Mio marito ed i figli hanno tirato un sospiro di sollievo, pensando che finalmente tutto sarebbe tornato com’era prima; ma nulla torna mai come prima, quando è passato un ciclone come l’amore. E allora perché mio marito ha accettato tutto questo? Perché mi vuol bene ed ha capito che per me è troppo importante. Anche se tolgo tempo a lui e alla famiglia, non mi dice niente, perché ha capito quanto mi faccia felice tutto questo. E così, quando mi chiudo in camera o nello studio per scrivere la storia del momento, anziché mettermi alla televisione con lui, non se la prende più. Mi accetta per come sono diventata. Per quello che sono diventata: una scrittrice.
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