Io e il Gigi stavamo discutendo tranquillamente sull’ultima mano di briscola e la Mariuccia era seduta vicino a noi, assorta nei suoi pensieri: nulla faceva presagire quanto sarebbe successo da lì a poco. Ci stavamo godendo il fresco nel parco della casa di cura La Quiete e cercavo di convincere il mio amico che è sbagliato tenere la briscola in mano come ultima carta, quando, improvvisamente, il Gigi si è messo a sorridere e poi, come se non avesse avuto più peso, ha iniziato a sollevarsi dal terreno. Fin quando l’ho potuto vedere ha continuato a farci segni di saluto con la mano. Poi è diventato un punticino lontano e, alla fine è scomparso definitivamente.
Io sono rimasto lì, come un allocco. Ho detto alla Mariuccia: -Hai visto il Gigi che fine ha fatto?-, ma lei non ha risposto. Non risponde mai, la Mariuccia. Almeno io non l’ho mai sentita parlare da quando è entrata a far parte della casa di cura per disturbi mentali.
È successo un pandemonio quando, all’ora di cena, gli infermieri si sono accorti che mancava il Gigi. Io sono stato zitto: se raccontavo quello che avevo visto mi avrebbero preso per matto.
Dopo qualche giorno è successo ad Armando. Stava passeggiando da solo, come al suo solito: mani dietro la schiena, viso accigliato, portamento eretto e passo militare. Ero seduto su di una panchina e pensavo ancora al mio amico Gigi, l’unico, tra l’altro, in tutto il nostro gruppo che aveva una vaga idea di come si gioca a briscola; ad un certo punto l’ho visto fermarsi di botto, sorridere e, poi, pure lui ha iniziato a sollevarsi da terra. E mentre saliva ci salutava: mi è venuto istintivo rispondere al saluto. Anzi, c’è mancato poco che scattassi sull’attenti. Quell’Armando mi ha sempre messo in soggezione.
Ovviamente quando gli infermieri hanno visto che mancava anche l’Armando sono andati fuori di testa. Ci hanno interrogati tutti, hanno perlustrato l’intero parco, messo sottosopra la villa. Niente, sparito nel nulla.
-È impossibile che la gente sparisca così- urlava il direttore -proprio impossibile-.
Impossibile o no sta di fatto che si sono sollevate anche la vecchia Ade e la buona Mariuccia, a distanza di poche ore una dall’altra. La vecchia Ade quasi si è sbracciata per salutarci, Mariuccia, invece, si è limitata ad alzare una mano; ma, d’altra parte, la Mariuccia è sempre stata essenziale. Sono arrivati degli uomini, un’intera squadra: hanno controllato il muro di cinta, mattone per mattone, il pesante cancello in ferro, hanno rivoltato in più punti il terreno, chiuso diversi locali con solide porte. Alla fine li ho sentiti dire: -È impossibile che qualcuno se ne sia andato o si sia nascosto oppure sia stato sotterrato-.
Io me ne sto zitto e buono. Certo che non vedo l’ora di salutare tutti.
Impossibile: un’operazione, un’equazione o un problema si dice impossibile se non ammette soluzione.
Racconto tratto da “Attrazioni e distrazioni” di Cesarina Bo pubblicato da ExCogita, 2004, per gentile concessione dell'autrice.