“Possibile non capisse che una gattina ha soltanto bisogno di compagnia? Se avesse avuto almeno un fratellino con cui azzuffarsi, una farfalla da rincorrere oppure un albero su cui arrampicarsi, lei non avrebbe mica dovuto arrangiarsi col puzzle!”.
Da volontaria di un’associazione sorta per la difesa degli animali e amante dei felini, credo che la speciale protagonista di queste storie abbia trovato una strada fantastica per vincere la noia dei giorni che, scorrendo sempre uguali, rischierebbero di toglierle lo spirito fiero e combattivo che rende ogni gatto, e Ukemi in particolare, insostituibile, originale e unico.
La modernità o meglio l’attualità, traspare in maniera chiara dalle situazioni in cui la nostra eroina viene a trovarsi o negli scenari dei mondi che visita.
Pianeti e piccoli universi che riflettono i problemi con cui ci scontriamo quotidianamente, quali la crudeltà verso gli animali, le sopraffazioni nei confronti dei più deboli, lo sfruttamento indiscriminato dell’ambiente che ci ospita.
Al pari di come ci accadeva da ragazzini ascoltando le favole narrate dai nonni, aspettiamo che l’esuberante gattina Ukemì e la corte dei suoi piccoli amici -primo fra tutti il pipistrello Tenkan- armati del loro candore, ci scendano nel cuore per aiutarci a sognare. Quando quei valori, oggi in via d’estinzione, quali il rispetto per l’amicizia e la solidarietà tra esseri viventi, la bontà e la gentilezza, sono insufficienti a risolvere i problemi più complicati, l’autrice, che conosce gli arcani incantesimi, come una fata madrina, trasforma la favola in fiaba e… ziiippp, la magia riporta l’ordine e l’armonia in ogni situazione.
Le avventure sono semplici, chiare, ricche di dettagli e di richiami che spronano i piccoli lettori a sciogliere le briglie alla loro immaginazione e a librarsi nei cieli dei mondi fantastici in cui vive la moltitudine degli esseri viventi incontrati da Ukemì.
Il libro è così ricco di spunti, di colori, di suoni e di profumi, che non ho difficoltà a immaginare adulti incapaci di resistere alla tentazione di lasciarsi trascinare in inverosimili avventure per veder risorgere la propria creatività avvilita dal tran tran e dai problemi che, puntualmente, ci rabbuiano l’esistenza.
E’ così bello, ogni tanto, spogliarsi del freddo raziocinio e ricordare l’incanto dell’infanzia, dismettere la logica e cavalcare la fantasia, perdersi in quell’universo irreale di animali parlanti, per far rivivere le creature dei miti e delle leggende che rappresentano la cultura originaria, la tradizione più antica, l’anima di ogni popolo.
L’Autrice aderendo alla migliore tradizione della favolistica, non ha trascurato nemmeno l’insegnamento morale. In maniera accorta, con penna leggera, senza appesantire i brani, lascia che ogni racconto impartisca una piccola lezione di vita. Come per un benefico sortilegio, lasciato da una magica polverina impalpabile, il messaggio subliminale è avvertito da chi legge solo alla fine della storia, mentre sta tirando il fatidico sospiro di sollievo per lo scampato pericolo corso dai nostri beniamini.
Eh si, perché come in ogni fiaba che si rispetti, anche Pia Barletta nel suo Ukemì ha voluto regalare al lettore il lieto fine e, personalmente, gliene sono grata.
In un mondo ormai privo di fantasia, in cui l’interesse primario di ognuno si riduce ad accumulare soldi e a raggiungere il potere a qualsiasi costo, a calpestare la morale pur di mettersi in mostra, a interpretare la giustizia secondo i propri disonorevoli fini, ad affogare i sentimenti nell’egoismo più gretto e meschino, a eleggere l’ipocrisia regina incontrastata della nostra vita, a farsi sudditi passivi dell’ottusità per coltivare il razzismo e l’intolleranza, il lieto fine è un diritto che ogni lettore deve esigere per raggiungere la sua catarsi. E’ un’esigenza che viene avvertita principalmente dal pubblico dei più piccoli e ai quali non può essere negata.
I cuccioli d’uomo, infatti, hanno sempre bisogno di sogni per crescere. La tecnologia non basta, devono poter scorrazzare in orizzonti di fiabe e nutrirsi di favole che ispirino a sani principi e inculchino solidi valori per non perdere la speranza nel domani e l’aspirazione a diventare uomini migliori di quelli delle generazioni che li hanno preceduti. In loro è la nostra ricchezza e loro sono il nostro futuro.
Grazie quindi ad Ukemì, a Tenkan, a Sebastian, a Siolas, a Zelda, a Peppe e ai mille altri personaggi di questi fantastici racconti e, più di tutti, grazie a chi con grande sensibilità li ha creati.
E grazie a te, piccolo/grande lettore, che gioirai insieme a questi insoliti eroi. Apri loro il tuo cuore e conserva gelosamente l’eterna amicizia di cui, a fine lettura, ti faranno dono.
Che il lieto fine accompagni ogni azione della tua vita.
Buona favola!