C’era passato centinaia di volte per quella strada. Una strada poco frequentata, a dire il vero. Stretta, un po’ tortuosa, ma tagliava fuori diversi paesi. A Sandro quella strada piaceva e poco gli importava che tutte le volte che incrociava un’altra automobile doveva rallentare fino quasi a fermarsi.
Stava tornando a casa ed era perso nelle consuete considerazioni sulla giornata trascorsa in ufficio dove sembrava che non ci fosse mai tempo per fare tutto, e a quella spiacevolissima sensazione si aggiungeva pure quella di non vedere mai la fine del proprio lavoro. I grandi capi la definivano strategia di équipe: in realtà l’organizzazione del lavoro faceva sì che ognuno progettasse un pezzettino, ma nessuno aveva la soddisfazione di realizzare qualcosa dall’inizio alla fine. Avevano un bel dire: “Siete tutti ugualmente importanti”. Sandro si chiedeva se i capi avessero mai sentito la parola “alienazione”. A questo proposito nutriva grandi dubbi.
Era così perso nei suoi pensieri che solo dopo un centinaio di metri realizzò d’aver visto qualcosa di strano. Frenò, si fermò, diede un’occhiata allo specchietto retrovisore e la vide chiaramente. Si sfregò gli occhi, voltò la testa per controllare che lo specchio non lo stesse ingannando: effettivamente c’era. Affiancò l’auto al bordo della strada e scese per controllare di persona. Man mano che si avvicinava riusciva a distinguere i particolari di quell’assurda porta che si trovava in mezzo ad un prato.
Sandro era pronto a giurare di non averla mai vista prima. Si guardò attorno e vide, appoggiata ad un tronco, una bicicletta da corsa. Niente altro: in giro non c’era anima viva.
Si trattava di una bella porta in legno scuro, intarsiata con motivi geometrici che formavano una specie di quadrettatura. Intorno aveva gli stipiti e niente altro.
Sul lato rivolto verso la strada c’era una gran maniglia di bronzo. Sandro girò attorno alla porta chiedendosi perplesso come potesse stare in piedi. Il retro era perfettamente liscio, senza maniglia, neppure il buco della serratura. Con estrema cautela provò a toccarla temendo di farla cadere: si accorse, invece, che era saldamente fissata.
Più la guardava più Sandro trovava la situazione assurda. Fece un altro paio di giri intorno alla porta, continuando a toccarla per convincersi di non essere vittima di un’allucinazione.
Infine mise una mano sulla maniglia e, con suo gran stupore, la porta si aprì facilmente. Gli venne naturale entrare.
Aveva appena oltrepassato la soglia quando, per poco, non si scontrò con un uomo vestito da ciclista. L’uomo, rapidamente, si infilò attraverso l’apertura prima che la porta si richiudesse. Sandro fece appena in tempo a sentire: “Che incubo…temevo di non uscirne più. Maledetta curiosità!”. Poi la porta si richiuse. Il ciclista, nonostante le gambe molli, inforcò la bicicletta e pedalò via veloce.
Tratto da "Attrazioni e distrazioni" di Cesarina Bo
pubblicato nel 2004 da ExCogita.