GLI
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ultima edizione presso Santi Quaranta
Treviso, 1998.
320 pagine- 12,91 euro
Nella
notte che chiude la stagione estiva
di un anno del primo dopoguerra, un
gruppo di ragazzi e giovani di età
da sedici ad oltre trent'anni rivivono
l'estate trascorsa. La scelta di Brignetti,
non facile, è quella di un neorealismo
estremamente concentrato e puntuale,
attento alle dinamiche del gruppo,
e che cerca di rendere esplicite le
difficoltà e le problematiche
dei singoli. Il racconto fa largo uso
di flashback ed ha attenzioni di tipo
cinematografico per i moltissimi personaggi,
cercando di sfuggire al bozzettismo,
nel raccontare questa vicenda di persone
ritrovatesi per caso in un villino dell'Isola
d'Elba. La storia é costruita
in particolare intorno ad Elia, combattuto
tra tre ragazze, la difficile Anna,
l'elegante, ma immatura Luciana, e l'estroversa
Mietta. Il romanzo vive di momenti felici,
quelli vissuti nel ricordo del mare,
dell'agosto che volge al termine, e
quelli che descrivono il paese sottilmente
addormentato, mentre i gruppetti che
hanno formato la festa si rompono e
si ricompongono senza logica apparente.
Il sapore d'epoca é ben presente,
e così lo sconvolgimento della
guerra nelle vite dei ragazzi invitati
alla festa (Alipio, la "coscienza"
della festa, monotonamente, non smette
di ripetere, tra il ridicolo ed il tragico,
che la guerra li ha resi come sono:
"Non c'é nulla che ci emozioni,
siamo come la carne arrosto").
I gruppi si sciolgono e si ricompongono,
al suono del giradischi, che non sembra
mai dare la musica che i ragazzi vorrebbero
scegliere, passando dalla canzone francese
al jazz, con lunghi intermezzi a ballare
instancabilmente il Bolero di Ravel.
Brignetti e' attento alle origini dei
diversi personaggi, alle loro diverse
età e molto varie inclinazioni,
si ricordano per esempio Manrico che
legge instancabilmente poesie, Carmela
innamorata inutilmente di un camione
sportivo locale, ed i tre di Poggio,
tre ragazzi vestiti inadegutamente (ed
in modo un po' inquietante) con maglioni
neri, che si sono "imbucati"
alla festa e che, fatto non trascurabile,
dispongono di un'auto. C'e' qualche
ingenuita' e qualche schematismo, ma
bisogna considerare che La deriva mira
molto in alto, volendo minutamente descrivere
poche ore di vita, in una festa che
non sembra mai decollare, che sembra
anzi spegnersi prima di esser scoppiata,
in oltre trecento pagine fitte di minuscoli
eventi, inutili ed impetuosi come un'onda
di risacca.
Da una porta aperta si vedeva Manrico
che stava recitando di là una
poesia con accento un po' falso: leggeva
e roteava le dita intorno all'orecchio.
A un tratto si voltò e disse:
- Cos'hai da guardare, San Filippo!
Oh, - fece lui confuso. Ma subito si
riprese. - Credi che stessi guardando
proprio te?
Mietta aveva ascoltato la poesia soltanto
perché si trovava lì.
Approfittò dell'occasione. -
Andiamo di là, vieni, - disse
a Manrico.
Di là dove? Questa camera è
il punto meno tempestoso della casa.
Senti - Rimase un momento silenzioso
sollecitandola con un nastro. - Dì,
pigra - le disse, - stai un po' attenta.
Stasera non c'è mica il sole?
- Mietta rispose che aveva caldo lo
stesso. Continuò a spiegare questo
tipo di caldo con una specie di mugolio.
Manrico avrebbe dovuto avvicinarsi di
più a lei, ma non lo fece: leggeva.
Poi s'interruppe e parlò di nuovo
con voce normale. - Ci hanno disturbato
- disse. ...
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