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recensioni
Quasi
quasi faccio anch'io un corso di scrittura
di Gordiano
Lupi
a cura di Simonetta
de Bartolo
Stampa Alternativa
Anno Edizione: 2003
Isbn 88-7226-784-6
Pag. 158 - euro 7,50
In uno stile agile, chiaro, spontaneo,
con un linguaggio familiare, ma tagliente
e non privo di espressioni volgari,
Gordiano Lupi mette a nudo il perbenismo
di facciata del mondo dell'editoria,
degli scrittori, dei corsi di scrittura
e dei concorsi letterari. "Quasi
quasi faccio anch'io un corso di scrittura"
è un libro che solleva, con la
impassibilità di un vecchio chirurgo,
le bende maleodoranti, pur se intrise
di essenza di alloro, delle piaghe del
compromesso, del vuoto spirituale e
dell'insensatezza di tanta produzione
letteraria, delle scelte prezzolate
ed osannate, attraverso media complici
e compiacenti, da falsi sacerdoti del
bello e del vero, delle giurie legate
dal patto del "do ut des"
che muove un mercato che confonde le
idee, degli scrittori che, una volta
etichettati come famosi, consacrati
come oracoli da ascoltare in religioso
silenzio, ricevono applausi ad ogni
"cazzata" da chi, da tempo,
ha ormai rinunciato alla sua testa.
No!, dice Gordiano Lupi, scrivere è
una cosa seria e chi scrive deve sforzarsi
di essere se stesso e non di apparire,
con l'aiuto di truccatori incalliti,
di mecenati del danaro e non del bello,
pur tra le grandi difficoltà
che crea l'entourage dell'editoria di
regime caratterizzato da manovre economiche
e governato da un nostrano Fidel Castro,
pur tra le proposte ingannevoli di alcune
riviste, tra i tanti concorsi e corsi
inutili e a pagamento. "La vita
di chi scrive è come la scala
di un pollaio (ripida e merdosa, diceva
mio nonno) e quanta merda da spalare
che vi aspetta non ve lo aspettate neppure".
La maschera dietro cui scrittori, editori,
politici, personaggi televisivi nascondono
il proprio volto per ingannare il mondo
non è altro che una crudele trappola
della nostra società. Chi la
indossa finisce per ingannare se stesso
La critica duramente sarcastica, originata
dal sentimento dell'odio e dell'amore
nello stesso tempo, verso una certa
realtà è costellata da
spunti autobiografici e accompagnata
da un lento, forse in parte inconsapevole,
esame introspettivo da cui emergono
tratti significativi della personalità
dell'autore: la simpatia, la voglia
di vivere nonostante tutto, lo spirito
di ribellione, la nostalgia del tempo
che passa, il disprezzo di "questo"
progresso, di "questa" realtà,
il desiderio e la malinconia di un recupero
memoriale.
"L'altra faccia del digitale siamo
noi che abbiamo perduto tutto, pure
il tempo di stare a sentire un bambino
che piange L'altra faccia del digitale
sono i bambini che muoiono ché
le bombe saranno pure intelligenti ma
mica lo danno a vedere Lo fermi
mica il progresso E allora scriviamo mica
lo cambi il mondo con le parole "!
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