GLI
AUDIOLIBRI DI PB
Le versioni audio dei migliori racconti
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"C'è
un vigile che regola il traffico. Ci sono uccelli
sugli alberi, barcaioli sul fiume, pescatori lungo
gli argini. C'è una merciaia che tira su
la saracinesca del suo negozio. I ragionieri allineano
colonne di cifre. Gli apprendisti pasticcieri
riempiono di crema file di paste mignon. I pianisti
fanno le scale. Seduti alla loro scrivania, meditabondi
e concentrati, gli scrittori allineano parole".
(Georges Perec).
Premessa
"Il mondo odierno inclina un poco a sottovalutare
i libri. Si trovano molti giovani, oggigiorno,
cui sembra ridicolo e indecoroso amare i libri,
invece della realtà viva: stimano che
la nostra vita sia troppo breve e troppo preziosa
per questo, eppure trovano il tempo di trascorrere
molte ore, sei volte la settimana, ascoltando
musica da caffè-concerto e ballando.
Per animate che siano le università e
le officine, la Borsa e i locali di divertimento
del mondo 'reale', è certo che lì
non siamo più vicini alla vera vita di
quanto lo siamo se ogni giorno dedichiamo una
o due ore ai saggi e ai poeti del passato".
(Hermann Hesse: 'Una biblioteca della letteratura
universale', Adelphi, Milano, '84 - pag. 54,
scritta nel 1929).
"Il generale riconobbe le scatole nere
allineate lungo le pareti. Si trattava certamente
di libri. Immaginò che nella parete a
nicchia in fondo alla stanza fosse collocato
il ricevitore che avrebbe tramutato i libri,
a richiesta, in uno spettacolo tridimensionale
animato. Non aveva mai visto un apparecchio
simile in funzione; ma ne aveva sentito parlare".
(Isaac Asimov: 'Il crollo della galassia centrale',
Mondadori, Milano, '76 - pag. 7).
In questi due brani è riassunto il
presente e un probabile futuro del libro. Ma
una cosa lega le due considerazioni: la presenza
stessa del libro, libro come oggetto e come
immaginario. E, in fondo, la convinzione che
il libro non morirà. Lo stesso atto di
fede, lo stesso invito ad avvicinarsi ai libri,
che sorregge la presente ricognizione, che avrebbe
potuto anche intitolarsi 'Come decostruire un
romanzo', poiché il campo di ricerca
proposto parte dall'analisi dei testi per comporne
altri.
Un libro lo si sfoglia, lo si tocca con piacere,
lo si espone in libreria, ci consente in un
attimo di tornare indietro di trenta pagine,
lo si può leggere a letto. Non è
assolutamente vero che le vie telematiche lo
soppianteranno. Sono gli ingenui giovanotti
urbani rampanti a credere questo.
E' forse vero che le carte di credito hanno
soppiantato la moneta spicciola? Forse il telefono
ha soppiantato le lettere o il motorino ha scalzato
la bicicletta? Caso mai, si è andati
verso una complessità dei sistemi, ma
mai una tecnica ha monopolizzato il settore
di appartenenza, così, nel campo della
comunicazione interpersonale, è rimasta
la lettera, il telefono, il telegrafo, a cui
via via si sono aggiunti il fax, il modem, Internet
e chissà quante altre cose, ma tutte
assorbite, complementari, perchè la duttilità
mentale della popolazione non cresce di pari
passo con la tecnologia, così come non
cresce in maniera uniforme la ricchezza. E chi
ne è sicuro... beh, vuol dire che non
ha mai aperto un libro.
Il guaio maggiore dell'intellettualismo, che
è un concetto su cui si basa gran parte
della cultura di alcuni paesi occidentali, è
quello di credere che un'idea sia migliore delle
altre. Invece, se mai vi capitasse di andare
in Lucania, notereste che è più
la gente che ancora ricama o sferruzza a mano
che non quella addetta ai telai, per dire qualcosa
che ricorda la rivoluzione industriale. Insomma,
l'aereo non ha soppiantato il treno, che a sua
volta non ha soppiantato l'automobile e, nelle
grandi città, la metropolitana, che avrebbe
dovuto risolvere i problemi del movimento dal
centro alla periferia, e viceversa, a causa
di una crescita esponenziale della stessa periferia,
è insufficiente ad assicurare a tutti
un passaggio fino a casa, con la conseguenza
che, a volte, si passa da un autobus a un treno,
per poi proseguire con l'auto, per un certo
tragitto, che va comunque completato a piedi.
Così è col libro. Cosa accompagna
in genere un computer? Un libro di istruzioni;
e che libro! C'è Internet, ed ecco spuntare
come funghi manuali per interpretarne il senso.
Credo di essere stato chiaro. Per non dire dell'istruzione
scolastica: passerà un secolo, prima
che tutta la popolazione studentesca vada a
scuola con un personal computer, invece che
con dei libri. E come la mettiamo con la scuola
dell'obbligo? Chi costringerà i genitori
all'acquisto di un computer, quando potrà
trovare ancora testi di seconda mano sulle bancarelle,
per i propri figli?
Se qualcuno cade nell'errore di seguire il consiglio
di guardare oltre i libri, non fa che dare spazio
ai soliti scrittori che hanno monopolizzato
la seconda metà del secolo che sta finendo,
i quali, imperterriti, continueranno a scrivere
fino alla morte. Che cosa c'è di male,
allora, a scrivere? Non c'è nulla di
male nel voler partecipare alla religione letteraria.
Anzi, invito tutti a leggere e scrivere: la
società ne trarrebbe un giovamento, poiché
rinuncerebbe, in parte, ad altre occupazioni,
più pericolose, come il calcio e la sua
violenza o alla stupidità della televisione
e cose del genere. Inoltre, bisogna dire che
la lingua è il codice più potente
che esista, poiché consente di descrivere
tutto il resto del creato e anche se stessa;
non solo, ma consente anche di combattere se
stessa. Nessuno rinuncerebbe a questa possibilità
che l'uomo ha coltivato fin dai tempi remoti.
"Imparare a leggere, nel più alto
senso della parola, non si potrà mai
sui giornali e nemmeno su quel che ci capita
in mano della letteratura contemporanea, ma
solo sui capolavori. I quali, a volte, hanno
un sapore meno dolce e meno piccante delle letture
di moda. Vogliono essere presi sul serio, vogliono
essere conquistati... se vogliamo che i capolavori
dimostrino a noi quello che valgono, tocca a
noi dimostrare loro ciò che valiamo".
(Hermann Hesse: 'Una biblioteca della letteratura
universale', Adelphi, Milano, '84 - pag. 55).
E poi, ammesso che leggeremo sempre e solo
sugli schermi o sui videoterminali, cosa leggeremo?
Ci sarà comunque qualcuno che scriverà,
perché la magia dello scrivere consiste
nell'aggiungere alla realtà qualcosa
che prima non c'era. Allora, ecco il motivo
del presente testo: come scrivere un romanzo.
E' quello che c'interessa, per il momento. Dove
lo si potrà leggere, se su carta o su
byte, lo deciderà il tempo. E l'ultima
cosa di cui bisogna preoccuparsi, all'inizio,
è trovare la casa editrice che lo pubblicherà
o la maniea in cui verrà diffuso. Bisognerà
pensare prima a fare qualcosa di buono, poiché
questo darà in seguito la sicurezza nei
propri mezzi e con ciò si potrà
chiedere attenzione con maggiore convinzione.
Pur essendo vero quanto mi ha detto Elisabetta
Rasy, e cioè che la scrittura di un romanzo
ha sempre un lato oscuro e solitario, cui non
si può sfuggire e che non può
essere indagato, per fare qualcosa di buono
è però necessario acquisire consapevolezza
dei mezzi espressivi, concentrandosi alla fine
su una determinata tecnica narrativa, che è
anche la necessità di selezionare gli
elementi oggetti del nostro interesse in base
alle esigenze artistiche e disporli secondo
uno schema che sia esteticamente valido e coinvolgente.
Chiarire infine il rapporto fra azione e osservatore:
come si dispone quest'ultimo nei confronti dei
fatti narrati? E' attore, osservatore distaccato,
o è un presente assente? Tutto questo,
e altro ancora, sarà il modello stilistico.
(CONTINUA)
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