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La
prima volta che ho mandato un mio dattiloscritto
alle case editrici, pensavo che lo stessero
aspettando da almeno qualche decennio e che
mi avrebbero risposto subito, ricoprendomi di
lodi e di scuse per non avermi scovato loro,
mentre ero davanti al mio computer, nella mia
stanza, nel mio condominio, nella periferia
di Torino.
Invece le uniche risposte tempestive e di questo
tenore mi arrivarono da pseudoeditori che sarebbe
più corretto chiamare tipografi: questi
signori, dopo dieci pagine mielose, aggiungevano
una piccola postilla per richiedere un grande
contributo economico. Questi signori, probabilmente,
avevano letto il mio dattiloscritto nello stesso
modo in cui l'avevano fatto quei Grandi Editori
che si fregiano del titolo di "talent-scout"
e che però mi rispedivano la mia busta
senza nemmeno averla aperta. Si sa, uno dei
superpoteri di certi Grandi Editori, è
la vista a raggi X.
A questo punto molti autori si sarebbero già
scoraggiati e avrebbero maledetto il sistema
editoriale per il resto della loro vita. Io,
invece, ho continuato la caccia. Grazie ad Internet
sono venuto in contatto con quello che sarebbe
diventato il mio primo editore, Di Salvo. Sul
suo sito annunciava che stava cercando giovani
autori e che - cosa importante - non chiedeva
una lira all'autore. Gli ho spedito subito il
testo come allegato di un'e-mail, risparmiando
anche un po' di carta, e nel giro di sei mesi
quel file è diventato un libro, il mio
primo libro: "Quelli di Goldrake".
Eravamo nel 2000, e siccome nel frattempo non
avevo smesso di scrivere, alla fine di quell'anno
avevo pronto un secondo romanzo. Ricominciai
la trafila, eliminando gli editori a pagamento
e quelli che non mi avevano mai risposto. Le
copie imbustate e spedite questa volta furono
decisamente meno...
I mesi passavano e nessun editore si faceva
vivo. Dopo un anno e mezzo, pensavo che nessuno
mi avrebbe più risposto e per questo
mi ero convinto a pubblicare anche il secondo
romanzo con Di Salvo. Ma una bella ricevetti
un'e-mail della Marsilio. Mi chiedevano di mettermi
al più presto in contatto con loro. Avevano
letto il mio libro, "Bambole cattive a
Green Park" e lo volevano pubblicare. E'
stato tutto improvviso e veloce. Be', quasi
tutto: dopo aver firmato il contratto, ho dovuto
aspettare un altro anno e mezzo prima di vedere,
l'otto ottobre 2003, "Bambole cattive a
Green Park" in libreria. Ma, vi assicuro,
è stata la più dolce delle attese.
Andrea Malabaila
www.andreamalabaila.it
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