a cura di
Carlo Santulli
Mario
Puccini (Senigallia, 1887 - Roma,
1957) è ormai considerato come
uno dei più intensi narratori
Italiani del Novecento. Oltre ai romanzi
maggiori - tra cui si ricordano soltanto,
accanto a Viva l'Anarchia (1920),
Dov'é il peccato è
Dio (1922), Il soldato Cola
(1927), Ebrei (1931), La prigione
(1932), Comici (1935) e, postumo,
La terra è di tutti (1958)
- ha scritto qualche decina di romanzi
brevi - la sua misura più felice:
molti di essi sono raccolti nel postumo
Scoperta del tempo (1959) - e qualche
centinaio di racconti. Una sua raccolta
di saggi critici, Da
D'Annunzio a Pirandello, inedita
in Italia, è stata tradotta dallo
spagnolo e pubblicata a cura della Fondazione
Rosellini di Senigallia nel 2007, in
occasione del cinquantennario della
morte. Aderendo alla poetica verista,
il suo costante sperimentalismo accolse
felicemente le suggestioni del grande
romanzo psicologico europeo.
Antidannunziano dichiarato, è
stato anche editore (ha pubblicato Capuana,
Papini, Tozzi, Bontempelli, Cecchi...)
e collaboratore de "La Voce"
oltre che di riviste e giornali italiani
e stranieri di grande diffusione; in
tale veste stabilì saldi contatti
con intellettuali e scrittori in Italia
e all'estero, da Verga a Unamuno, da
Capuana a Pirandello, Valéry
Larbaud, a Proust.
Come saggista si è occupato,
fra gli altri, dell'opera di Dostoieskij
e Baroja, di Gorkij e Gide, offrendo
altresì con il volume Da D'Annunzio
a Pirandello (1927, pubblicato in Spagna
e mai tradotto in italiano) un appassionato
esame della letteratura italiana contemporanea,
dagli Scapigliati a Bontempelli.
Vasco Pratolini, fraterno amico di
sempre, lo definì "uno
dei maestri a cui la letteratura italiana
deve rendere giustizia".
A cura di Carlo Santulli
c.santulli@rdg.ac.uk
L'incipit:
Il mio negozio di libraio era in
una vecchia via di Milano, trascurata
dai piu': e solo oggi, che vi ha preso
stanza la direzione di un giornale di
lotta, si sente che quella strada e'
in una citta' di quasi un milione di
abitanti. Il mio negozio era dunque
in Via Paoloda Cannobbio, venti o ventidue
passi prima che s'incontri, venendo
da via Rastrelli, la strada dei Tre
Alberghi. Poiche' la lettura era allora
la mia passione dominante, io non mi
curavo delle lotte cittadine, e delle
comarate che spesso quella via silenziosa
mutavano in un angiporto chiassoso:
fedele ai miei clienti chje sapevano,
venendo da me, di trovare,
quando non il libro che cercavano, indicazioni
bibliografiche molto precise. Ma io
non ho mai preteso alla fama: sono modesto
e riconosco che la mia volonta' non
e' genio, che ci si possa buttare alle
imprese ardue e cavarne fuori un utile
comesia. E del resto, io ero un uomo
sobrio e, quando avevo venduto cinque
o sei libri in un giorno, la minestra
a colazione e a pranzo l'avevo guadagnata...
Mario Puccini
Viva l'anarchia. Ritratto di un viaggiatore
in poesia
Bemporad, Firenze, 1928