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Yukio Mishima è uno dei tipici scrittori noti all’estero e poco amati in patria. Figura ambigua e complessa, ha goduta di grande fama anche per il suo essere un “personaggio forte”, con esiti anche tragicamente grotteschi, come mostra la sua morte. Il suo vero nome era Hiraoka Kimitake (Tokyo 1925- 1970). Figlio di un burocrate e di una casalinga, nei primi nove anni di vita visse sotto l’ombra della nonna paterna con cui condivideva la stanza e a cui doveva ubbidienza cieca. Quando la donna divenne tropop anziana la madre riuscì a riprenderlo con sé. Ricevette un’educazione spartana e molto legata agli ideali aristocratici della nonna paterna. Fin da piccolo fu iscritto al Gakushiin, la scuola d’elite destinata ai figli dei nobili e dell’imperatore, dove rimase fino al termine delle superiori. Completò poi gli studi universitari presso l’elitaria università di Tokyo. Dopo la laurea comincio` la carriera burocratica presso il ministero delle finanze ma dop un anno lasciò per dedicarsi unicamente alla scrittura. La madre, al contrario del padre, lo appoggiò sempre in questa scelta di vita. La sua vita fu caratterizzata da una forte dicotomia tra pubblico e privato, da una vita piena di contraddizioni. Pur essendo omosessuale si sposò ed ebbe due figli. Pur abitando in una casa in stile occidentale propugnava il ritorno a un Giappone puro ed immaginario. Militarista si finse malato per non andare in guerra. Pur dichiarandosi antipolitico arrivò a tentare un colpo di stato. E via dicendo. Cominciò a scrivere giovanissimo, già nel 1938 fu pubblicato un suo romanzo breve. Il vero successo tuttavia arrivò con “Confessioni di una maschera“ nel 1948, due anni dopo che aveva abbandonato la carriera ministeriale per dedicarsi alla scrittura. Fu autore, oltre che di romanzi, anche di testi di teatro Kabuki e di teatro No. Scrisse anche per la televisione giapponese e recitò in alcuni film. Sono stati girati anche diversi film su di lui, il più importante dei quali è sicuramente “Mishima: A Life in Four Chapters” di Paul Schrader con musiche di Philip Glass. Oltre a “Confessioni di una maschera” il libro che lo portò al successo definitivo fu “Il padiglione d’oro”. (Marco Montanari)
Tra i gli scritti più importanti:
Confessioni di una maschera (Kamen no kokuhaku, 1949), Feltrinelli La voce delle onde ( Shiosai, 1954), Feltrinelli Il padiglione d'oro ( Kinkakuji, 1956), Feltrinelli Trastulli d'animali Kemono no tawamure, 1961), Feltrinelli
©
Marco Montanari
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