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Ernest Hemingway nasce da una famiglia protestante il 21 luglio del 1898 nell'Illinois ad Oak Park, una località non troppo distante dalla città di Chicago. Durante l'infanzia compie lunghe esplorazioni in compagnia del padre, che talvolta si spinge per il suo lavoro fino alla zona dei Grandi Laghi; in questi soggiorni lontano da casa, il dottor Hemingway presta servizio sanitario presso le riserve indiane. Il contatto con una natura viva e selvaggia ispira nell'animo del piccolo Ernest quella irriducibile passione per l'avventura, che si riverserà costantemente in ogni sua opera letteraria. Il futuro narratore, però, non gode solo di un ottimo rapporto con il padre, ma è molto legato anche al fratello Leicester, che diverrà il suo miglior biografo. Difficile e caratterizzato da incomprensione, invece, è il rapporto con la madre che, lungi dal rappresentare motivo di insicurezza e debolezza, contribuisce ad alimentare il carattere insofferente verso ogni imposizione del piccolo Ernest. Appena diplomato, Hemingway inizia la sua carriera giornalistica presso il Kansas City Star, un quotidiano che si caratterizza per l'adozione di un linguaggio diretto e moderno. Le lunghe esperienze di cronista compiute in tutto il mondo contribuiranno ad accrescere il suo interesse verso la lingua parlata, per l'elaborazione di un modello letterario finalizzato alla rappresentazione dei molteplici aspetti della realtà. Con la Grande Guerra parte per l'Europa. Un difetto alla vista gli preclude l'accesso ai reparti combattenti, ma il giovane scrittore non ha assolutamente intenzione di evitare una partecipazione diretta al conflitto, così entra a far del servizio di ambulanza sul fronte italiano. Nei momenti di emergenza, addirittura, escogita l'espediente di portare i medicinali ai feriti in trincea avvalendosi di una bicicletta. L'assiduo impegno di soccorso, compiuto nel totale sprezzo del pericolo, costa ad Hemingway il ricovero in infermeria per una ferita ad un occhio; qui conosce Agnes Von Kurowski, bella e affettuosa infermiera, che ricambia la sua passione amorosa, ma rifiuta di sposarlo facendolo soffrire. Alla fine del conflitto mondiale il giovane giornalista viene decorato per il suo coraggio con la Croce di Guerra Americana e con la Medaglia d'Argento Italiana. La lunga e sofferta esperienza nel primo conflitto mondiale si riversa in "Addio alle armi", che viene scritto e pubblicato successivamente nel 1929. Nell'opera, dove un Hemingway ormai maturo rivisita la sua gioventù di soldato, emerge l'avvicendarsi dei fatti reali raccontanti con un'intensità espressiva, che rispecchia la profondità dell'esperienza compiuta dall'autore. C'è l'interesse a riportare vicende di vita vissuta non solo attraverso l'ordinario succedersi degli avvenimenti, ma anche adottando una scrittura capace di trasmettere nel lettore le sensazioni provate. Sopra ogni ideale civile e morale, si pone l'amore infelice per la bella infermiera. Tornato nell'Illinois, la deludente vita di reduce di guerra e ulteriori contrasti con la madre, spingono Hemingway ad abbracciare definitivamente la carriera giornalistica. Nel 1919 lavora come inviato al Toronto Star e sposa la prima moglie Hadley Richardson, in compagnia della quale parte per la Francia con lo scopo di realizzare una serie di servizi sulla società europea. A Parigi stringe contatti con autori che influiranno in modo positivo sulla sua formazione artistica: tra questi il poeta Ezra Paund, James Joyce e Scott Fitzgerald. Con il Trattato di Losanna, che mette fine alla guerra tra Grecia e Turchia, il giovane scrittore ha l'occasione di intervistare Benito Mussolini, ma nel suo articolo realizza un ritratto negativo e sferzante del futuro dittatore. Nel 1923 viene dato alle stampe il primo libro di Hemingway dal titolo "Tre racconti e dieci poesie", dove vengono raccolti alcuni lavori compiuti negli anni precedenti, ma ben più significativa risulta la successiva raccolta delle diciotto prose lirico narrative "Nel nostro tempo". Sono scritti brevi ma intensi, capaci di trasmettere una notevole sensibilità; è la sensibilità avvertita dall'autore per le persone e gli oggetti che avevano caratterizzato la sua fanciullezza. È invece datato 1926 il primo capolavoro, il romanzo "Fiesta", ritratto di una società prossima al declino, che suscita aspre polemiche, ma contemporaneamente porta notorietà allo scrittore esordiente. L'opera riassume le impressioni maturate sulla società spagnola, conosciuta a fondo attraverso due viaggi, il primo in compagna dell'editore Mc Almon e poi con la moglie a Pamplona, antica capitale della Navarra. L'autore rimane a tal punto affascinato dalla corrida, da voler incentrare la sua opera sull'affascinante spettacolo; addirittura chiamerà il futuro figlio con il nome di un noto torero, Nicanor di Villalta, conosciuto di persona e apprezzato per la piacevole compagnia. Da tale straordinario personaggio Hemingway si fa raccontare varie imprese di tori e di toreri, riassunte successivamente con la sua scrittura, che mantiene quei caratteri di immediatezza e realismo già presenti ne "Il nostro tempo". Il 1929 è l'anno di "Addio alle armi"; il romanzo viene tradotto e letto in varie lingue, ma non conosce diffusione paradossalmente proprio in Italia, il paese dove si svolgono le vicende narrate. La censura del regime fascista, infatti, depenna l'opera solo per i rimandi in essa contenuti alla disfatta di Caporetto, un evento che Mussolini voleva assurdamente cancellare dagli "annali" della storia del suo paese. Nei primi anni trenta Hemingway si avvicina ad un rinnovato impegno di carattere politico e sociale; biasima le contraddizioni insite nella società borghese statunitense, esternando il suo giudizio negativo solo dopo un'attenta analisi realistica. Il disprezzo per l'era della tecnologia e dei consumi è presente anche in "Avere e non avere", opera data alle stampe nel 1937, dove si riassumono le ideologie maturate mediante la lunga riflessione. Lo stesso anno lo scrittore americano torna in Spagna per la guerra civile, dove conosce la terza moglie, la giornalista Martha Gellhorn. Il conflitto tra fascisti e comunisti, che si risolverà a favore del dittatore Franco, rappresenta un ulteriore stimolo per Hemingway, che continua a riflettere sulla realtà della guerra e sulle sue dure conseguenze. Di questo periodo è l'interessante racconto "Il vecchio e il ponte", dove si parla della sofferenza dell'uomo comune, che non comprende i grandi ideali per cui viene combattuta un conflitto. Conclusa anche questa esperienza, l'ormai noto narratore si trasferisce a Cuba e nel 1939 scrive buona parte di "Per chi suona la campana". Il romanzo, come un po' tutte le sue opere, alla sua comparsa nelle librerie alterna vendite notevoli a critiche e giudizi pesanti da parte dei lettori più attenti. Si compone di cinquecento pagine; un'opera di dimensioni considerevoli, ma in cui vengono narrati solo gli ultimi tre giorni della vita del protagonista, il sostenitore del fronte popolare Robert Jordan. Questi desidera un'esperienza esistenziale totale, aspirazione che si contrappone all'immobilismo a cui lo costringe l'impresa che deve portare a termine: far saltare il ponte d'acciaio. La varietà delle sensazioni che il giovane eroe avverte è notevole ed è questo l'aspetto più interessante della sua personalità; tra i sentimenti prevale, però, il profondo amore nato e vissuto in poco tempo per la compagna Maria. Sul finale la disfatta dell'esercito repubblicano stabilirà la fine non solo della vita di Jordan, ma anche di tutti gli ideali che egli ha provato a difendere. Con il dicembre del 1941 e i fatti di Pearl Harbor, Hemingway attrezza il suo battello per il pattugliamento antisommergibile; non teme il confronto diretto con le forze nemiche, lo spirito dedito all'avventura in lui ha costantemente il sopravvento sulla piatta razionalità. Come Jordan, anche Ernest deve vivere la sua vita intensamente. Successivamente partecipa in qualità di inviato di guerra allo sbarco in Normandia e alla liberazione della Francia; sono imprese che consolidano la sua attività di giornalista attento agli avvenimenti bellici, avventure che si ricollegano alle esperienze compiute in gioventù, durante il primo conflitto mondiale. È del 1946 il terzo divorzio, a cui segue il matrimonio con la quarta moglie Mary Welsh, poi nel 1953 Hemingway riceve il premio Pulitzer per "Il vecchio e il mare", mentre l'anno successivo gli arriva il Nobel. Quest'ultimo romanzo, osannato alla sua comparsa nelle librerie, sarà successivamente biasimato da alcuni critici: infatti, per la sua brevità rappresenterebbe più un assaggio di letteratura, che letteratura vera e propria. Con tutto ciò, non si può sottovalutare che ne "Il vecchio e il mare" l'autore porta il suo modello narrativo alla piena maturità. Nella lotta del pescatore contro il colossale pesce e nella successiva perdita della preda, si ravvisa il rapporto secolare di odio e amore che l'uomo vive con l'ambiente. Un romanzo di vita vissuta, perché solo un pescatore come Hemingway avrebbe potuto comunicare in modo talmente particolareggiato le sensazioni avvertite dal protagonista, le sensazioni di un uomo a confronto con il mare. L'impegno nel raccontare in "Festa Mobile", che uscirà postumo, la sua gioventù trascorsa a Parigi, coincide con le prime crisi depressive di cui è vittima lo scrittore americano; siamo alla fine degli anni cinquanta e il tumore che porta in corpo lo consuma lentamente, giorno dopo giorno. Chi ha vissuto l'esistenza in modo assoluto, apprezzandone ogni sfaccettatura, per poi narrarla agli altri cercando di comunicare la grandezza insita nella totalità di pensiero e di azione, non può accettare una morte che sopraggiunge gradualmente, ma inesorabile. Ernest Hemingway si suicida il 2 luglio 1961, sparandosi con un fucile mentre la moglie saliva le scale del pianerottolo per rincasare.
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Giampaolo Giampaoli
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