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William
Shakespeare nasce a Stratford on Avon
il 23 aprile del 1564. Drammaturgo, poeta
e attore, è senza dubbio la personalità
artistica più originale ed innovativa
del teatro di età elisabettiana;
attraverso la costante ricerca stilistica
e la lunga riflessione sulla società
barocca, infatti, Shakespeare annuncia alcuni
temi fondamentali, che saranno successivamente
sviluppati negli anni della Restaurazione.
A soli diciotto anni, come era costume fare
al suo tempo, William decide di convolare
a nozze e sceglie come moglie la ventisettenne
Anne Hothaway, da cui avrà la figlia
Susan e i due gemelli Hamnet e Judith. Giovane
colto e capace di una sensibilità
artistica non comune, concentra la sua attività
di poeta e di drammaturgo tra la fine del
XVI e gli inizi del XVII secolo; è
in questo periodo che scrive i suoi capolavori,
contemporaneamente riuscendo a superare,
anno dopo anno, i limiti stilistici e tematici
degli esordi, fino a raggiungere una propria
visione del teatro.
Per quanto concerne la cronologia delle
opere shakespeariane, in questa sede si
fa riferimento allo studioso E. K. Chambers,
citato anche ne "L'enciclopedia della
letteratura" edita dall'Istituto Geografico
De Agostini. L'esordio del noto poeta inglese
avviene attraverso due poemetti narrativi
già scritti in uno stile maturo,
destinati a divenire tra le prove di poesia
più alte del periodo elisabettiano:
si tratta di "Venere e Adone"
del 1593 e di "Lucrezia violata"
del 1594. Presentano ancora dei limiti stilistici,
invece, i primi drammi contemporanei alle
opere in versi, che però, secondo
alcuni critici avveduti, probabilmente sono
stati composti precedentemente e per questo
caratterizzati dalle insicurezze tipiche
delle prime prove letterarie. Sono l'"Enrico
VI" e il "Tito Andronico",
dove però è già presente
l'alternarsi di passioni più o meno
intense che caratterizzerà le opere
mature; del resto il primo dramma può
essere considerato un preludio al "Riccardo
III", l'opera dove compare il duca
di Gloucester, uno degli intramontabili
personaggi negativi shakespeariani, ideato
sull'immagine mefistofelica che di Machiavelli
dà Innocent Gentilet. Il "Tito
Andronico" riprende, invece, temi cari
agli autori classici, tra cui il Plauto
dei Menaechmi e dell'Amphitruo; i protagonisti
dell'opera sono semplici maschere sociali
svuotate di vitalità, figure che
si adagiano al ruolo che l'autore prevede
per loro nello svolgersi delle vicende.
I personaggi ritrovano vitalità e
iniziativa di azione ne "La bisbetica
domata", datata 1594. Si tratta di
una commedia tutt'oggi spesso ricordata,
ispirata ai "Suppositi" dell'Ariosto,
con la quale si conclude il primo periodo
sperimentale del drammaturgo inglese, durante
cui l'autore ricerca forme di espressione
e uno stile che possano personalizzare il
suo teatro. Seguono tre opere ormai pienamente
mature: "Giulietta e Romeo", "Riccardo
II" e "Sogno di una notte di mezz'estate",
tutte datate 1595. Per quanto concerne i
due drammi, anche se solitamente vengono
classificati in questo modo, in realtà
i personaggi non giungono mai a concepire
completamente le conseguenze delle loro
sventure, mentre nella restante commedia
si racconta il piacevole delirio di una
calda notte estiva.
Un ulteriore passo avanti verso un'espressione
artistica sempre più matura e consapevole
viene compiuto con "Il mercante di
Venezia" e con "Enrico IV",
datate rispettivamente 1594/95 e 1597/98.
In queste tragedie compaiono due grandi
personaggi negativi shakespeariani: Shylock,
mercante crudele ma che ispira compassione
quando inizia la sua disfatta, e Falstaff,
uomo malvagio che nel succedersi degli eventi
finisce per essere sempre perdonato come
se addirittura fosse un bambino birichino.
In loro l'autore cerca di rappresentare
la complessità della natura umana,
andando oltre la semplice vitalità
delle opere passate, nel tentativo di fare
un teatro che possa essere uno specchio
della realtà. Con Falstaff Shakespeare
è talmente certo di essere riuscito
nel suo intento, da riproporre il personaggio
in "Enrico V" (1599) e nelle "Allegre
comari di Winsor" (1601), anche se
in quest'ultima rappresentazione ormai la
maschera è stata privata del tutto
del suo carattere originale.
Il costante bisogno dell'autore di sperimentare,
però, non è ancora appagato,
così alla necessità di delineare
i tratti della realtà esteriore nel
"Giulio Cesare", opera composta
tra il 1599 e il 1600, affianca l'analisi
psichica dei personaggi, da cui emerge l'inquieto
desiderio di libertà di Bruto. È
attraverso queste prove di stile e la lunga
riflessione sui temi da trattare che Shakespeare
giunge a concepire il suo personaggio psicologicamente
più elaborato, destinato a divenire
una delle immagini più significative
della società del tempo: l'Amleto,
protagonista dell'omonimo dramma concluso
nel 1600.
Oggetto di lunghi studi da parte degli storici
della letteratura inglese e di varie interpretazioni,
il protagonista dell'intramontabile capolavoro
nelle sue incertezze psicologiche va oltre
l'uomo rinascimentale, annunciando i caratteri
tipici della società barocca. Amleto
soffre del complesso di Edipo, che anche
in lui, come sempre accade, ha origine dal
senso di inferiorità rispetto al
padre; nel suo inconscio vorrebbe possedere
sessualmente la madre, così questo
desiderio inappagato lo rende incapace di
avere un rapporto amoroso convenzionale
e, quindi, di ricambiare i sentimenti di
Ofelia.
Una curiosità: il lavoro di lima
e di selezione dell'opera è talmente
accurato, che le parti scartate vengono
riprese dall'autore e sfruttate per la realizzazione
di altri tre drammi di inizio Seicento:
si tratta di "Troilo e Cressidra",
"Tutto è bene quello che finisce
bene" e "Misura per misura".
È un momento particolarmente felice
per Shakespeare, che tra il 1604 e il 1607
compone le sue opere di maggiore livello
artistico, ossia "Otello", "Macbeth",
"Re Lear" ed "Antonio e Cleopatra".
Non hanno certo bisogno di rispettive presentazioni;
in questa sede basti ricordare che, permanendo
ancora un intenso bisogno di sperimentazione,
i quattro capolavori del teatro post elisabettiano
sono notevolmente diversi tra loro per contenuto
e scelte linguistiche. Da quest'ultimo punto
di vista il dramma più riuscito è
senza dubbio Re Lear, dove l'autore seleziona
attentamente le espressioni che attestano
l'irrazionalità dei suoi personaggi.
Sempre di inizio Seicento è la pubblicazione
di una raccolta di sonetti non autorizzata
dal poeta inglese, che rappresenta uno degli
esempi di poesia più alti della letteratura
barocca; in questi versi si manifesta la
necessità di recuperare il tempo
perduto attraverso la memoria, tema che
sarà alla base di tanta letteratura
contemporanea a partire da Proust e Joyce,
che in qualche modo sembrano preceduti nel
tempo da Shakespeare.
Successivamente a questa fortunata raccolta
sono poche le opere del noto drammaturgo
che vanno oltre semplici rappresentazioni
finalizzate alla spettacolarità;
malgrado la sua crisi artistica, però,
l'autore si rivela ancora in grado di descrivere
la natura umana nel "Racconto d'inverno"
del 1611 e ne "La tempesta" del
1612.
William Shakespeare muore a Stratford on
Avon il 23 aprile del 1616, per ironia della
sorte proprio il giorno del suo cinquantaduesimo
compleanno.
Bibliografia
- Enciclopedia della letteratura, Istituto
Geografico De Agostini, Novara, 1983.
- Dizionario della opere e dei personaggi,
Bompiani, Milano, 2005.
- Shakespeare, tutto il teatro, Newton,
Milano, 1997.
- De Angelis Juliana, Shakespeare, una mente
androgina, Jubal Editore, 2005.
©
Giampaolo Giampaoli
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