GLI
AUDIOLIBRI DI PB
Le versioni audio dei migliori racconti
comparsi sulla rivista, lette dagli autori
o dai membri della redazione di PB. Da ascoltare
on line o scaricare gratuitamente nel proprio
lettore MP3 per portarli con sè in
auto, in metropolitana o... al lavoro. Al
momento sono presenti in archivo
129racconti scaricabili gratuitamente. >>Clicca qui per ascoltare
Alla
fine della lettura de "La valigia del signor
Budischowsky" ho pensato che esso rappresenta,
in qualche modo, la valigia stessa di cui ci
narra. Difatti la Budischowsky, una grossa valigia
di pelle chiamata familiarmente col solo nome
del suo fabbricante, il baffuto signor Budischowsky
boemo di Brno, oramai non è più
preposta a contenere gli abiti dei quattro ragazzini
che essa accompagnava nelle vacanze al mare
ed in montagna. Oggi è riposta in soffitta,
in disuso, ma, come fa appunto questo piccolo
libro, contiene ancora tutti i ricordi dei luoghi,
delle persone e delle esperienze che, durante
quelle vacanze, hanno scandito l'infanzia e
l'adolescenza di quattro fratelli.
Isabella Bossi Fedrigotti rovista in questa
capiente e sformata valigia servendosi di una
prosa delicata ed elegante. Tra gli abitini,
i giochi, e le scarpe, a volte stipati con grande
perizia, altre volte gettati alla rinfusa, la
Bossi Fedrigotti estrae una piccola raccolta
di racconti; cinque brevi storie, nelle quali
la Budischowsky, macchiata e invecchiata dall'uso,
svolge, per un'ultima volta, il suo ruolo e
ci accompagna in un viaggio nel tempo. Con cinque
brevi tappe, la Budischowsky ci conduce attraverso
i ricordi dei luoghi e delle persone che hanno
costellato l'infanzia dei protagonisti, due
sorelle e due fratelli, e ci trasmette i sapori,
gli odori e le sensazioni provati dai quattro
bambini che in essa riponevano le loro cose
alla partenza per le vacanze.
Dall'interno di questa pesante valigia escono,
limpidamente delineati, personaggi quali la
piccola tata che, accompagnatrice delle vacanze
al mare, sapeva tenere a bada i quattro bambini
conciliando fermezza e dolcezza e soprattutto
facendo quadrare i conti con i pochi soldi che
i genitori di questi gli passavano; l'antipatica
signorina Frida che, nelle settimane passate
in montagna, era il catalizzatore di tutti i
giochi e gli scherzi dei quattro monelli; il
"piccolo Lenin", un bambino di nome
Mattia che, compagno di giochi durante una delle
vacanze in campagna, era sembrato troppo "per
benino" ai quattro fratelli per poter veramente
diventare un loro amico; infine, la suora baffuta
e spietata che, nel collegio femminile frequentato
dalle due sorelline, imponeva l'ordine ed esercitava
il controllo agendo con severità assoluta
in un luogo dove la trasgressione era, di per
sé, quasi impossibile.
Aprendo "La valigia del signor Budischowky",
anche chi legge riesce a sentire gli odori delle
estati calde passate in campagna, di quei lunghissimi
pomeriggi di Luglio in cui da bambini si ciondolava
aspettando il passare della calura e delle ore.
Si possono riassaporare quelle merende fatte
nel fresco delle cucine di marmo, dove, nella
penombra delle persiane semichiuse, la fame
di bambini rendeva il pane con la marmellata,
una merenda di una bontà incomparabile.
Si possono ritrovare i ricordi delle estati
passate alla ricerca di nuovi giochi e di nuovi
amici, in un tempo in cui la televisione non
era onnipresente.
Ma non ci sono solo i ricordi buoni dentro questa
vecchia e macchiata valigia. Essa contiene tutta
la fanciullezza dei quattro bambini e quindi,
a cercare bene, assieme alle sfumature di rosa
essa ci rivela i toni di grigio di quell'infanzia
tra fratelli. Piccole e grandi cose che hanno
segnato ugualmente la loro memoria: dall'imbarazzante
confronto con gli altri bambini meglio vestiti
e che, al mare, facevano gruppo lasciando i
quattro fratelli al di fuori dei loro giochi,
alla noia delle vacanze in montagna imposte
dai genitori e durante le quali i giorni sembravano
non passare mai, immobili come in una fotografia;
dai sovradimensionati sensi di colpa per una
qualche marachella al peso dell'assenza, non
solo fisica, dei genitori; dalle frustranti
punizioni subite in collegio alle frequenti
liti coniugali tra due genitori troppo diversi.
E proprio in una di queste ultime la Budischowky,
oltre che testimone era stata anche protagonista.
Promossa al ruolo di arma di dissuasione, in
un momento di crisi matrimoniale, essa era comparsa
all'ingresso di casa piena degli abiti del capofamiglia
e vi era rimasta per mesi come monito dell'incombente
rischio di una separazione.
Come la protagonista di questo libricino, accarezzando
la pelle dura e macchiata della valigia, rivive
i suoi ricordi (che forse sono, in parte, anche
quelli dell'autrice) così il lettore,
sfogliando "La valigia del signor Budischowky",
riesce a cogliere perfettamente le sensazioni
e gli stati d'animo dei bambini protagonisti.
Nel caso in cui l'età di chi legge si
avvicini a quella dell'autrice, com'è
nel mio caso, l'energia di queste sensazioni
si intensifica nutrendosi dei ricordi propri
di chi legge. Si genera così un'emozione
più grande, una sorta di malinconia,
un placido senso di nostalgia che a me ha riportato
d'incanto certe immagini della mia infanzia
che ora trovo, nonostante tutto, incontestabilmente
belle.
L'incipit: "Finita la scuola noi bambini
dovevamo partire subito, a precipizio, per il
mare, probabilmente per non perdere i buoni
prezzi della bassa stagione. I genitori naturalmente
restavano a casa. Nostro padre aveva da lavorare
e la mamma non era interessata ai bagni ed alla
spiaggia: forse lo trovava troppo faticoso e
caldo, forse allora non s'usava ancora. Partivamo
con la nostra tata che, uno dopo l'altro, intorno
ai dodici anni, avremmo superato in statura.
Era piccola ma energica, capace di far viaggiare
in treno quattro bambini vicini d'età,
più varie borse per sé e una grande
valigia comune per noi fratelli."
IMPORTANTE: Il presente sito non costituisce testata giornalistica, non assume carattere periodico e viene aggiornato senza regolarità ogni qualvolta se ne presenti la necessità
ovvero secondo
la reperibilità e disponibilità dei contenuti e delle informazioni. Pertanto, il presente sito non può essere in alcun modo considerato testata
giornalistica assoggettabile
agli obblighi previsti dall’articolo 5 della legge n. 47 del 1948.