Prefazione
a cura di Pietro Pancamo
Mi
hanno stancato a man bassa, ininterrottamente.
Mi hanno stancato, in soldoni, instancabilmente.
Come? A forza di decretare, con
spocchia sovrana, stroncature non
trattabili (e in sostanza insindacabili),
ordite allo scopo mirato di ripetere
ossessivamente che nelle proprie
opere lautore (sia egli romanziere,
rimatore, commediografo, regista,
pittore o musicista non importa)
deve parlare del mondo, sempre,
e mai di se stesso.
Mi hanno poi sfiancato senza requie,
a forza di esibirsi in un vizio
reiterato: pugnalare a tradimento,
crocifiggere alle spalle in recensioni
proditorie, affossando di preferenza
(con vigliaccheria sfrontata) su
periodici e giornali, i sogni dei
più deboli, dei più
oscuri, dei più anonimi (insomma...
dei piccoli artisti).
Sì, non cè dubbio:
mi hanno spossato, sfibrato senzappello
gli esponenti della critica imperante;
hanno messo a dura prova (e ormai
consumato) la mia nevrotica, psicolabile
pazienza. Anzi son convinto massicciamente
che se, ad esempio, ricevessero
lincarico di montare un bel
discorsetto sugli artisti per nulla
noti - e gli sconosciuti vengono
da tutti equiparati, istintivamente,
ai dilettanti (figuriamoci quindi
da una congrega dalti
papaveri, abituati a trinciare
giudizi negativi... ) - questi rapaci
(nonché maligni castigatori
di quadri, pellicole, racconti,
sonetti o tragedie altrui) si esprimerebbero,
i ribaldi, grossomodo così:
Commettono,
in segreto, una vita ideale e si
macchiano di poesia, rubando alla
giornata crome di tempo: minuti
provvisori che ognuno trascorre
in atto di pensare, di soffrire,
di sognare.
Ecco descritti voi, artisti feriali,
per cui la vita reale è un
espediente economico in attesa delle
vacanze o della sera, quando, nellintimità
del riposo, vi date finalmente alle
vostre passioni.
Il comico alle prime armi decide,
dunque, di rimbrottare gli ordigni
pericolosi e: «Su, non fare
scorie!», esclama, spazientito,
alla bomba nucleare; il tenore dilettante
singinocchia dinanzi allamata
e, recitando scherzoso lopera
inedita di un amico musicista, intona
in lingua solfeggiata unaria
romantica e romanticona: «Donna
che abbaglia non morde: vadoro
perciò. E spero, fedele,
di non vedervi mai somigliare alla
primiera mia moglie, che cinto mavea
il capo di corna lascive»;
il filosofo impiegato, lontano da
tutto ma non dai tg serali, che
illustrano con pignola indifferenza
disagi e tragedie, si domanda perplesso,
pervaso da orrore in erba: «Perché
Dio non esiste?». Poi, sconvolto
da riflessioni desolate, si accascia
sul balcone, raggomitolato contro
la ringhiera e rantola guardando
il cielo: «Dio, se ci sei,
batti un tuono
». È
così che, durante il primo
temporale estivo, si converte al
politeismo antico.
Infine il poeta nascosto, da una
vita diversa dallarte, da
un lavoro intrapreso per necessità,
cataloga i propri sentimenti in
ordine di sofferenza, dal più
tetro al meno cupo: ed ogni poesia
è la scheda segnaletica di
colori smunti ed emozioni sfregiate.
Negli attimi di buon umore, come
lindiano poggia lorecchio
a terra, egli accosta la mano al
petto e sentendo una vibrazione
continua, riflette ammirato: «Il
mio cuore ha un carattere milanese!
È sempre in movimento, sempre
in attività: perfino di notte,
quando io dormo. È sonnambulo!».
Però, negli attimi dironia,
il pensiero cambia: «Certo,
il mio cuore» - dice il poeta
- «devessere un gran
disperato. Fa come gli uomini pazzi
e furiosi: passa la vita a picchiare
la testa (beh... lui contro il costato,
loro addosso ai muri) fino a spaccarsi
».
Sullultima categoria dei poeti
nascosti è meglio aggiungere,
polemicamente, che alcuni di essi
non sanno distinguere fra passione
e passatempo: adunano componimenti
in album raccoglitori e chiamano
vocazione letteraria ciò
che è, semplicemente, uno
sfogo su carta. A muoverli non è
lispirazione ma il desiderio,
palese, di liberare il sistema nervoso
dalle tensioni dun giorno:
i versi che stilano e creano, quindi,
son definiti in maniera giusta non
dal termine poesia,
bensì (più umilmente,
inglesemente e amatorialmente)
dalla parola... hobby.
Captata?
Capita limpudente e deliziosa
antifona? Chiunque utilizzi la penna
per questioni personali,
e dare almeno il sollievo di un
grido lirico alle incertezze o pene
private con cui quotidianamente
è costretto a misurarsi,
viene tacciato subito dessere
un incompetente, in preda a svaghi
emozionali e meramente liberatori.
Ma a cotanta ciurmaglia (i critici
ottusi) e alle opinioni di cui si
beano, intendo opporre senzindugio
una filastrocca imbizzarrita, che
(lo confesso) mi contraddistingue
da molto:
Dinanzi
a voi,
presunti guardiani
della cultura,
amanti sfegatati
di quello che chiamate
in estasi
lafflato universale
(perché se parla
della propria vita
- stroncate a iosa
nei vostri saggi -
il poeta,
o comunque artista,
non è tale),
questa nenia
- con rabbia originale
e di superiorità -
rivendica senzaltro
la dignità dellindividuo,
del rimatore autocentrato
che poi quandè solo
subito si sceglie
una lama di compagnia,
per narrare di sé
a tutto spiano
ed esclamarvi
in piena faccia:
«Della filosofia
vè rimasta la spocchia.
Ma ho recuperato
luso della spada,
ultimamente:
così ora
alla guida del mio circolo
(il Cenacolo degli isPirati)
io scrittore livoroso
di versi ammutinati
vi tenderò un agguato:
un arrembaggio
da bucanieri
che mi auguro assai facile
e liscio come lodio».
E
labbrivio intrepido dellassalto
è puntualmente costituito
dallantologia telematica che
voi lettori state ora sfogliando
coi tasti del mouse: La ricognizione
del dolore; ovvero un e-book assortito,
forte di ben dodici autori scelti,
i quali - oltre a meditare, senzombra
di vergogna (comè giusto
e sacrosanto che sia), sulle proprie
vicende intime di singoli individui
- ci aiuteranno (abilmente assecondando
il titolo similgaddiano della raccolta)
ad esplorare con cura, ma anche
riscoprire, tutti i sentimenti delluomo;
e specialmente, in ogni sua forma
o implicanza, una componente fondamentale
della nostra identità. Il
dolore esistenziale.
Pietro
Pancamo
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pg. 100 - Octavo (12,85x19,84) BROSSURATO
Prezzo copia stampata:
5.2 euro
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